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Premessa
Da tempo continua il mio sconcerto nel constatare una sorta di rinascita del vinile come supporto di memoria musicale. I vecchi LP che tanto mi facevano penare fin da ragazzo non erano mai abbastanza puliti, la puntina del giradischi non era mai abbastanza buona, la testina che la accoglieva, nemmeno, il sistema Hi Fi non era mai abbastanza acusticamente disaccoppiato. Il disagio prodotto dal non poter ascoltare in pace qualcosa di “pulito”, esente da crepitii e distorsioni improvvise in perenne agguato, sembrava non poter finire mai. Si costruivano giradischi sempre più pesanti, sempre più precisi nella velocità, sempre meno rumorosi, con errore di tangenzialità tendente a zero (fino al mio meraviglioso Revox B790 con braccio servocontrollato), sempre più costosi, simili a sculture degne del newyorkese Museum Of Modern Art. Un vero appassionante incubo.
“Ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più!”
Quando cominciarono a uscire i primi CD, il sollievo fu enorme. “Acqua azzurra acqua chiara, con le mani posso finalmente bere”. Finalmente si sarebbero potuti ascoltare solo i suoni in tutta la loro chiarezza. Che felicità! Bastava solo procurarsi i nuovi lettori, che tanto semplici e a buon mercato non erano, certo, ma tutta la loro complicazione rimaneva chiusa nel loro box, serenamente inaccessibile. Finalmente il suono era pulito, la dinamica elevata, la durata adeguata senza dover girare il disco … Ma subito ebbe inizio un brusio di voci contrarie al “suono digitale”, considerato una sorta di blasfema alterazione di un fenomeno percettivo che noi tutti consideriamo, giustamente direi, “analogico”. Voci mai sopite, nemmeno oggi: secondo questi detrattori solo l’incisione analogica dell’LP era degna di memorizzare la Musica. Anzi, negli ultimi anni il brusio sta avviandosi a diventare frastuono. In un articolo del NY Times del dicembre 2009 “Vinyl Records and Turntables Are Gaining Sales” si legge di una “curious resurgence of vinyl” e si viene a sapere che al negozio J&R Music, 23 Park Row southeast of City Hall Park si trovano molti “album di rock classico in vinile stampati di fresco, nonché versioni in vinile della ultime uscite di pop star quali Norah Jones e Lady Gaga”. Mentre le vendite dei CD stanno crollando, pare che quelle dei dischi in vinile siano in aumento, richiesti soprattutto dai più giovani che, cresciuti tra Ipad e Iphone, sono affascinati da questi grossi e sottili dischi neri. E, aumentando la domanda, l’industria si è dovuta ingegnare per trovare spazi a un volume di produzione che nessuno aveva previsto: “E’ facile dire che il vinile non ha senso quando si guarda alla praticità, alla portabilità e a cose del genere” dice Mr. Jbara, CEO della distribuzione Warner Music Group, “ma tutto quello che c’è di grande nella nostra vita ha la sue radici nell’amore e nella passione”. Come dire che l’amore trionfa sempre, un concetto che da noi ha di recente riguadagnato molto terreno. Parallelamente a quello del vinile è risorto naturalmente anche il mercato dei giradischi, arricchiti però da convertitori mp3 e interfacce USB. Come abitare in una casa del ‘700 ma dotata di tutti i confort odierni. Dovunque si legge del “bel suono del vinile”. Ma da dove deriva questa diffusa convinzione? Una prima ipotesi è che abbia origine da una credenza (non quella in cui si tengono i piatti!). Spesso conta infatti non la realtà in sé ma ciò che si crede che essa sia; come ben dimostrano non solo religioni e superstizioni, ma anche il mondo della pubblicità, quello della politica, etc. E la credenza, presumibilmente, si sviluppa come reazione a qualche bisogno o stimolo oppure ha “radici nell’amore e nella passione”.
Dal punto di vista puramente tecnico
Il disco LP in vinile è dotato di buone caratteristiche. Rispetto ai vecchi dischi a 78 giri il salto di qualità fu enorme. Ma rispetto al CD (che ha ormai circa 30 anni) il confronto tecnico è inesorabilmente perdente. Ed è logico che sia così. Il primo aspetto da considerare è la dinamica, definita come la differenza (in dB) tra il massimo e il minimo livello sonoro che può essere inciso e che può essere riprodotto. Per il vinile, non è detto che questi quattro livelli a due a due coincidano. Anzi, certamente non coincidono. Non solo, ma nel tempo le differenze peggiorano a causa dell’usura del supporto e anche del lettore (puntina). Il massimo livello (di ampiezza dell’onda) nel vinile è limitato dalla massima ampiezza del solco, determinata da vari fattori tra cui spicca la capacità della testina di incisione e di quella di riproduzione nel seguirne le curve a seconda della velocità. Questa capacità è una delle cause della distorsione di non linearità, che a un certo punto, dopo qualche per cento, diventa intollerabile (ma non è così semplice, perché la tolleranza alla distorsione dipende anche dalla composizione spettrale originale e dal modo in cui si altera). In generale è difficile ottenere distorsioni inferiori a 1% nella gamma di frequenza centrali, considerando la catena braccio di incisione - testina di incisione – solco – braccio di riproduzione - testina di riproduzione; ciò a causa degli elementi meccanici in gioco, la cui linearità è garantita solo entro certi intervalli di valori. La distorsione inoltre aumenta man mano che la puntina si muove dalla periferia verso il centro del disco, dove è massima; infatti la curvatura del solco, considerato come un arco di cerchio, è maggiore verso il centro del disco che verso la sua periferia, e questo rende più difficile per la puntina seguire fedelmente il solco. Il solco a sua volta è costituito da due pareti tra loro ortogonali, ciascuna inclinata di 45 gradi rispetto alla superficie del disco, in modo da rendere indipendenti i due canali dello stereo (ortogonalità = indipendenza). Il minimo livello di ampiezza è legato al rumore di fondo derivante dalla granulosità del materiale. E’ vero che l’orecchio, date le sorprendenti abilità di correlazione che possiede, è in grado di percepire suoni anche meno intensi del rumore; tuttavia non si può chiamare “riproduzione di qualità” quella caratterizzata da un rapporto segnale rumore negativo. Il rumore di fondo è teoricamente assente in un CD, mentre non è facile tenerlo basso in un LP, soprattutto in forma di crepitii.
Dinamica
Mentre la dinamica di un CD supera i 90 dB, quella di un LP raggiunge a malapena i 70 dB in condizioni favorevolissime, ma in pratica non supera i 50 (se va bene); che del resto non sono pochi per la musica. Al di fuori della musica cosiddetta “classica”, e di più quella composta dopo il periodo barocco, tutti gli altri generi sono caratterizzati da una dinamica abbastanza contenuta, valutabile in poche decine di dB: pop e rock suonano sempre genericamente forte, il jazz può variare un po’ di più. Quasi sempre era necessario comprimere dinamicamente il segnale prima di inciderlo su LP, sia perché l’orchestra sinfonica può raggiungere i 90 dB di dinamica sia perché altri generi hanno a volte picchi di intensità, in genere dovuti ad elementi ritmici. E la compressione, essendo un’operazione tipicamente non lineare, introduce a sua volta ulteriore distorsione. Se si pensa poi che anche i migliori diffusori acustici esibiscono distorsioni dello stesso ordine di grandezza (diciamo l’1%), si può immaginare quanta influenza abbiano gli zeri dopo la virgola nella distorsione degli amplificatori … I dischi di musica classica vengono incisi con un livelli in media più bassi per garantirsi una maggiore dinamica e una minore distorsione; di contro, ai bassi volumi il rumore di fondo si fa sentire di più. Gli altri generi di musica soffrono un po’ meno la distorsione, come si può ben immaginare: anche se tutto il suono viene manipolato con vari strumenti di elaborazione (filtri, compressori, distorsori (sic!), eco, etc.), l’uso degli strumenti acustici, per i quali la distorsione è problematica, è sempre più limitato, a favore degli strumenti trattati elettronicamente o nativamente elettronici (sintetizzatori).
Durata
Un altro aspetto negativo è la deteriorabilità del supporto. I solchi del vinile vengono “grattati” dalla puntina senza pietà a velocità dell’ordine di 5 – 7 cm/s, cosa che produce una certa usura e un conseguente degrado della qualità. Il problema è stato risolto in anni più recenti con lettori di solco a laser, che però sono molto costosi; se gli LP tornassero a diffondersi, però, il costo potrebbe abbassarsi di molto. Il deterioramento è maggiore alle alte frequenze, e la banda di ascolto si riduce ad ogni riproduzione successiva. I dischi in vinile comunque durano in sé molti anni, perché il materiale non subisce deterioramenti apprezzabili. Ci sono problemi però di manutenzione: oltre alla ovvia polvere, si possono formare insidiose muffe che si annidano nei solchi, per le quali l’unico rimedio è il lavaggio con acqua distillata (buona proprio per il fatto che non contiene sali). La durata dei CD dovrebbe essere molto maggiore, a patto che il materiale di cui sono composti sia di buona qualità. Graffi nell’LP producono sempre danni irreversibili, mentre nel CD possono spesso rivelarsi ininfluenti: se il graffio produce errori di lettura, (cosa che non sempre avviene) il codice a correzione d’errore di cui è dotato può in certi casi recuperare. Come si sa, tale codifica (codice Reed Solomon con blocchi da 8 bit trasformati in blocchi da 14 bit, cui vengono aggiunti 3 bit di sincronismo; con questi blocchi da 17 bit, aggiungendone altri di servizio, si formano frame da 588 bit) serve proprio a rimediare agli inevitabili errori che si verificano in fase di incisione (e anche in lettura).
Distorsione
Tornando alla distorsione dell’LP, certamente la frazione maggiore è prodotta dal lettore, considerando che la produzione del master può essere molto accurata, mentre il processo di stampaggio non sembra presentare particolari criticità. Nella lettura del disco, invece, dobbiamo considerare gli aspetti meccanici sia del giradischi (piatto di appoggio del disco + motore) sia del braccio + testina (trasduttore meccanico-elettrico). Una fonte di alterazione è la non costanza della velocità angolare del piatto, che può contenere variazioni (dette “wow” e flutter”) responsabili di altrettante variazioni di frequenza riprodotta. Piatti pesanti e ben calibrati riducono l’inconveniente ma fanno aumentare il costo. Il valore assoluto della velocità angolare generalmente ha origine dalla frequenza della rete elettrica 220 V (responsabile anche dell’induzione nella testina di lettura del rumore, detto “hum”, a 50 Hz) e a cinghie (o peggio a ruote) di demoltiplica; mentre la frequenza di rete è sufficientemente precisa (mi pare, ma potrei sbagliarmi, dotata di una stabilità di 10-4), il sistema di demoltiplica si può alterare nel tempo, con il risultato che l’intonazione e anche lo spettro saranno traslati in frequenza, con conseguenti variazioni timbriche. Il piatto deve anche essere il più possibile meccanicamente “isolato” dal resto del sistema, in modo le vibrazioni dovute al motore e quelle provenienti dall’ambiente esterno non inducano rumore aggiuntivo. In particolare il guadagno d’anello del feedback acustico deve essere sempre minore di 1, ad evitare fastidiosi inneschi: infatti potrebbe accadere che il segnale sonoro proveniente dagli altoparlanti produca vibrazioni nel giradischi, rilevate dalla puntina insieme a quelle “buone” generate dal percorrere i solchi del disco. Il braccio del giradischi, essendo imperniato in un punto, non può porre sempre la testina di lettura tangente al solco, ciò che introduce un errore “di tangenzialità”. Tale errore può essere eliminato tramite un braccio “tangenziale”, ossia un supporto mobile che mantiene la testina sempre sulla tangente geometrica del solco, assimilato a un cerchio, ma in realtà una spirale lineare lunga circa 5 km. La testina di lettura è di tipo elettromagnetico (esistevano di tipo piezoelettrico ma erano di bassa qualità), a “riluttanza variabile”, in cui generalmente alla puntina è associato un piccolo magnete che in una bobinetta induce f.e.m. di pochi millivolt. Esistevano anche testine in cui la bobina era solidale con la puntina, ma erano più costose e meno efficienti, anche se forse di qualità. Per vari motivi, il segnale da incidere viene prefiltrato (pre-enfasi) secondo una curva detta RIAA (Recording Industry Association of America standardizzata nel 1953), attenuando le basse frequenze ed esaltando le alte frequenze: un filtro inverso dovrà quindi essere presente nel preamplificatore in modo da riportarsi in condizioni di risposta piatta.
E il suono?
In confronto, il CD non soffre di tutti questi inconvenienti, almeno sul piano teorico. Nella pratica, il fatto che esistano CD che suonano peggio di un buon LP non deve sorprendere. Incisioni approssimative e mal curate sono frequenti; se poi a questo si aggiunge un mediocre lettore di CD è facile che un LP suoni meglio! Spesso però la distorsione indotta dalla compressione dinamica (operazione certamente non lineare) può rivelarsi piacevole, così come accade per gli amplificatori a valvole, apprezzati proprio per la distorsione, caratterizzata dall’esaltazione delle armoniche pari che rendono il suono meno “aspro”, più “rotondo”. Questo pare sia il motivo principale dell’attribuzione di “bel suono” all’LP. Anche il rumore di fondo svolge una sua funzione: ci comunica che “qualcosa sta suonando”. La situazione sarebbe simile a quella del telefono negli anni 60, quando, avendo praticamente eliminato il rumore di fondo tramite la tecnologia digitale, si fu costretti a reintrodurlo, perché chi conversava non aveva più la sensazione che la comunicazione fosse attiva (“comfort noise”). Poco tempo fa, parlavo con un amico, professore universitario di fisica e molto appassionato di musica, che possiede oltre a un migliaio di CD anche alcune centinaia di LP; tra l’altro diceva: “Ma gli LP suonano molto meglio dei CD, non c’è paragone!”. Che dire? L’LP ha certo il fascino del vintage; inoltre offre ai dj possibilità d’intervento “creativo”, il che gli conferisce un’aura magica agli occhi di molti. Continuerà la “rinascita” dell’LP? Non è certo da escludere. Nelle cose di consumo, la realtà tecnica ha un’importanza relativa, mentre quella percettiva ha l’importanza preponderante. Voler credere qualcosa, convincersi, suggestionarsi spesso prevale su argomenti razionali; a volte è rischioso ma non è detto che sia necessariamente un male. Io, nella fattispecie, pur preferendo i CD (anch’essi del resto tecnologicamente ormai superati), i miei LP me li tengo e volentieri li faccio suonare dal mio giradischi.