Re: Una curiosità sulla programmazione oggi.

La spiegazione è banale.
Se produco macchine per la MRI o apparecchiature da sala rianimazione, devo assicurarmi che il mio software sia curato almeno quanto l'hardware, corredato da tutte le certificazioni del caso e sottoposto a tutti i test che ritengo necessari. Se mi serve un bisturi per operare una cornea devo prendere il migliore, non c'è discussione che tenga.
Ma se devo produrre uno schedino per il timer di un forno o di una lavatrice, un interruttore crepuscolare col WiFi, un telecomandino per la striscia LED, è chiaro che cerco di spendere il meno possibile. Meno test, meno raffinatezze, meno ore dedicate al software. Ecco quindi sul mercato orologi che sbagliano l'ora, telecomandi che divorano le batterie, lavatrici con programmi sbagliati. Tanto non si lamenterà nessuno e il prodotto vende lo stesso, anzi meglio perché costa poco.
Si produce quel che il consumatore vuole, e oggi il consumatore vuole (spesso) spendere il meno possibile. La ragione è presto detta: informarsi è difficile, costa tempo e sforzo mentale; meglio categorizzare tutto solo in base al prezzo e vivere così felici.
Noto spesso questa levata di lance contro il mondo accademico e sinceramente non la capisco. L'Università mette a disposizione mezzi straordinari agli studenti che vogliono imparare davvero. Ricordo l'esame di Progettazione di Elettronica Analogica: ho passato sei mesi a dormire tre ore a notte pur di mettere mano al circuito su cui stavo lavorando e usare uno strumento leggendario che non avevo a casa: l'oscilloscopio. Volete sapere quanti iscritti si sono presentati all'esame? 6 (SEI).
I corsi-spazzatura, a parità di numero di crediti e a un centesimo dello sforzo erano sovraffollati.
Malesani (lavarsi la bocca prima di pronunciare il suo nome) diceva che l'Università dovrebbe prevedere un corso formativo di 30 anni per poter insegnare tutto, ma quel punto diverrebbe praticamente inutile. Molto meglio dunque dare la libertà al singolo di scegliere come impostare il proprio percorso di studi, offrendo competenze e laboratori e sperando di formare i grandi progettisti del domani.
Messa in termini economici: gli studenti davvero motivati sono il 3~5% degli iscritti. Dovessimo aprire l'Università solamente a loro, si finirebbe presto in bancarotta.
Se produco macchine per la MRI o apparecchiature da sala rianimazione, devo assicurarmi che il mio software sia curato almeno quanto l'hardware, corredato da tutte le certificazioni del caso e sottoposto a tutti i test che ritengo necessari. Se mi serve un bisturi per operare una cornea devo prendere il migliore, non c'è discussione che tenga.
Ma se devo produrre uno schedino per il timer di un forno o di una lavatrice, un interruttore crepuscolare col WiFi, un telecomandino per la striscia LED, è chiaro che cerco di spendere il meno possibile. Meno test, meno raffinatezze, meno ore dedicate al software. Ecco quindi sul mercato orologi che sbagliano l'ora, telecomandi che divorano le batterie, lavatrici con programmi sbagliati. Tanto non si lamenterà nessuno e il prodotto vende lo stesso, anzi meglio perché costa poco.
Si produce quel che il consumatore vuole, e oggi il consumatore vuole (spesso) spendere il meno possibile. La ragione è presto detta: informarsi è difficile, costa tempo e sforzo mentale; meglio categorizzare tutto solo in base al prezzo e vivere così felici.
wruggeri ha scritto:Aggiungo a quanto da loro scritto che le università oggi non fanno nulla (in ogni ambito, e in questo in particolare) per contrastare questa tendenza o almeno far notare agli studenti che - sai com'è - si potrebbe anche usare il cervello qualche volta. E credete che gli studenti si lamentino di questo? Niente affatto: oggi, il problema degli studenti e di chi li rappresenta è garantire il diritto al pezzo di carta, mica il diritto a un'istruzione di qualità!![]()
Noto spesso questa levata di lance contro il mondo accademico e sinceramente non la capisco. L'Università mette a disposizione mezzi straordinari agli studenti che vogliono imparare davvero. Ricordo l'esame di Progettazione di Elettronica Analogica: ho passato sei mesi a dormire tre ore a notte pur di mettere mano al circuito su cui stavo lavorando e usare uno strumento leggendario che non avevo a casa: l'oscilloscopio. Volete sapere quanti iscritti si sono presentati all'esame? 6 (SEI).
I corsi-spazzatura, a parità di numero di crediti e a un centesimo dello sforzo erano sovraffollati.
Malesani (lavarsi la bocca prima di pronunciare il suo nome) diceva che l'Università dovrebbe prevedere un corso formativo di 30 anni per poter insegnare tutto, ma quel punto diverrebbe praticamente inutile. Molto meglio dunque dare la libertà al singolo di scegliere come impostare il proprio percorso di studi, offrendo competenze e laboratori e sperando di formare i grandi progettisti del domani.
Messa in termini economici: gli studenti davvero motivati sono il 3~5% degli iscritti. Dovessimo aprire l'Università solamente a loro, si finirebbe presto in bancarotta.