Perché la presenza di un induttanza di magnetizzazione nel trasformatore significa non poterlo usare in DC?
Inoltre mi è chiaro il principio di funzionamento in alternata per mezzo dell'induzione ma non capisco un'altra cosa: se applicassi una tensione continua al primario avrei come corrente una rampa (da V=Ldi/dt) e quindi un flusso non costante; devo aspettarmi una tensione e corrente anche al secondario? in tal caso funzionerebbe anche in DC..
Aspetto delucidazioni
ciao
Grazie
Induttanza di magnetizzazione trasformatore
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SandroCalligaro
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Tommino ha scritto:se applicassi una tensione continua al primario avrei come corrente una rampa (da V=Ldi/dt) e quindi un flusso non costante; devo aspettarmi una tensione e corrente anche al secondario? in tal caso funzionerebbe anche in DC..
vero finché c'è variazione di corrente e quindi di flusso, ovvero durante il transitorio.
ma a regime la corrente diventa costante e di/dt diventa pari a zero, ergo nessuna tensione indotta.
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Un esempio pratico puoi averlo dai sistemi d'accensione dei veicoli a benzina di vecchia generazione: la bobina d'induzione viene alimentata sull'avvolgimento primario dai 12 volt della batteria, che come noto fornisce corrente continua. Solo che questa corrente viene continuamente interrotta (al momento opportuno) dalle "puntine", e ad ognuna di tali brusche interruzioni (agevolate da un condensatore) si ha un picco di tensione sull'avvolgimento secondario della bobina, di circa 20.000 volt, che tramite un distributore raggiunge poi la candela, provocando l'accensione della miscela aria-benzina.
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Se il trasformatore non avesse alcuna resistenza serie (e la sorgente nemmeno), la corrente salirebbe indefinitamente, senza arrivere mai ad un valore di regime. E' la resistenza che limita, nella realtà, la corrente, a tensione fissata.
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SandroCalligaro
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Tommino ha scritto:Perché la presenza di un induttanza di magnetizzazione nel trasformatore significa non poterlo usare in DC?
Potresti spiegarti meglio? Dove hai letto questa affermazione?
Tommino ha scritto:[...]se applicassi una tensione continua al primario avrei come corrente una rampa (da V=Ldi/dt) e quindi un flusso non costante; devo aspettarmi una tensione e corrente anche al secondario?
Sono piu' di dieci anni che porto avanti una battaglia personale: prima il concetto fisico, il principio di funzionamento, il perche' un fenomeno funziona in un certo modo e poi, se rimane tempo, impariamo anche la formuletta, le derivate e tutti i simboli annessi e connessi.
Il tuo e' il classico esempio di uno studente che ha imparato una legge, magari sa anche applicarla per esercizi-tipo, ma non l'ha compresa fino in fondo.
La tensione V di alimentazione e' quella imposta dall'esterno e il suo andamento, entro certi limiti, lo decidi tu a prescindere da cosa alimenti.

Tu alimenti il primario con la tensione V e, a causa della variazione di flusso sopravvenuta, si induce una f.e.m.
In pratica avresti dovuto scrivere


A questo punto dobbiamo identificare il tipo trasformatore (ideale? Non ideale? I circuiti hanno una resistenza?) al fine di verificare se le formulette e il modello elettrico che hai testa portino a descrivere un assurdo.
Comunque, provo a rispondere anche alla prima domanda.
Come al solito confondiamo il modello elettrico (un banale strumento di calcolo) con il principio di funzionamento della macchina.

Secondo il classico modello elettrico del trasformatore, l'induttanza di magnetizzazione, a regime c.c., e' un cortocircuito pertanto il secondo ramo a valle (quello del carico) viene cortocircuitato e di conseguenza il carico non sara' alimentato.
Ma questo non e' il vero motivo.
La ragione risiede nel principio fisico di funzionamento del trasformatore che si basa sulla legge di Faraday-Neumann-Lenz.
Il trasformatore e' una macchina elettrica pertanto il suo scopo e' quello di trasformare potenza elettrica per alimentare un carico. Se in corrente continua non riesci ad alimentare il carico, diciamo che, in accordo a tale scopo, il trasformatore non funziona in corrente continua.
Il Conte di Montecristo
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