Al di là del fatto che l'economia Italiana (ed in particolare la strategia energetica) sia programmata più o meno male, rimane il discorso di fondo della validità di una economia programmata o di un'economia di libero mercato , cui faceva riferimento

Rimanendo invece su un piano pragmatico e tecnologico, non è vero che l'energia debba essere generata vicino ai centri di carico.
Le fonti di energia, rinnovabili e non, vanno raccolte sui territori dove sono presenti in forma più economica e sostenibile da sfruttare.
E' ad esempio il caso della produzione idroelettrica: da oltre un secolo i grandi bacini idrologici vengono sfruttati per la produzione di energia elettrica, realizzando grandi infrastrutture di trasmissione per il trasporto di energia fino ai centri di carico.
Ciò avviene anche in Italia, con enormi sforzi condotti dagli anni '20 agli anni'50 del secolo scorso:
Lo stesso accade ancora all'estero, con risultati a volte ciclopici. La diga di Itaipu in Brasile presenta due linee di trasmissione a 600 kV in corrente continua per 6300 MW di potenza e circa 800 km di distanza. La diga delle tre gole è equipaggiata con 3 collegamenti HVDC per oltre 7000 MW di potenza e da numerose linee in altissima tensione e corrente alternata per oltre 10'000 MW di potenza trasportabile, con lunghezze nell'ordine del migliaio di km.
La diga di Xiangjiaba, è equipaggiata con un collegamento HVDC da 800 kV e oltre 6000 MW di potenza, lunga 2000 km!
Discorsi analoghi valgono per le fonti non rinnovabili; se pensiamo al gas naturale come fonte di energia, esso viene estratto tipicamente a migliaia di km di distanza e trasportato verso i luoghi di consumo tramite infrastrutture di trasporto fisso (metanodotti, rigassificatori, impianti di liquefazione) e navi.
Anche per i giacimenti carboniferi a basso potere calorifico, è spesso conveniente la realizzazione di centrali termoelettiche a bocca di miniera e la trasmissione di energia fino ai centri di carico, anche per evitare l'inquinamento in prossimità dei grandi centri urbani.
La linea Changji-Guquan in Cina serve per trasportare anche la produzione da centrali a carbone (oltre che impianti fotovoltaici) dalle remote aree interne della Cina fino alle province sulla costa, con una potenza di 12'000 MW ed una distanza di 3000 km (a 1100 kV in HVDC).
Si tratta, per ciascuna fonte, di valutare le modalità più convenienti (ed ambientalmente sostenibili) di raccolta e trasporto. Per il fotovoltaico, la distribuzione è relativamente uniforme sul territorio, per l'eolico è l'esatto contrario; le aree maggiormente sfruttabili sono in Italia molto lontane dai centri di carico.
Il problema è che le scelte di strategia economica, fondamentali in un contesto di economia programmata come quello in cui viviamo, sono state scelte ignorando gli effettivi impatti economici e, soprattutto, di accettazione sui territori. Con la scelta al referendum sul nucleare in Italia si è, di fatto, scelto di basare il futuro energetico sulle rinnovabili: ora servirebbe assumersi la responsabilità di realizzare tutte quelle centrali e relative infrastrutture.