Alimentatore da autocostruirsi.
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setteali ha scritto:Personalmente non li ho montati, ma li ho venduti ad amici e alcuni li ho provati dopo montati.
Ok


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Mi sbaglierò ma forse state ponendo un po’ troppe speranze sulla preregolazione di un alimentatore variabile.
Come fa un alimentatore variabile a funzionare correttamente con una tensione d’ingresso “X” e, alla bisogna, con la metà della predetta tensione?
Non basta commutare la tensione, bisogna intervenire anche su altre parti.
Tutte le polarizzazioni dei componenti attivi, gli zener, i led, la tensione negativa, i partitori per la regolazione della corrente e della tensione. Ho letto molte proposte su questa tecnica ma se tale tecnica è limitata alla riduzione della tensione d’ingresso, credo che il buon funzionamento del dispositivo sia una chimera.
Sono invece interessato alla proposta di
woodcat, ma non sono sicuro di averne ben compreso il senso. Forse vorresti che si aprisse una discussione dedicata al miglioramento del progetto che hai schematizzato con FidoCad?
In tal caso io ci sarei. Ho bisogno di un po’ di tempo per portare a termine alcuni impegni ma sono a buon punto, questione di qualche giorno. Dovrei anche aver conservato tutta la documentazione dei miei esperimenti su quel dispositivo, più è ricordarmi dove l’ho imboscata.
Possiamo riparlarne tra qualche giorno?
Come fa un alimentatore variabile a funzionare correttamente con una tensione d’ingresso “X” e, alla bisogna, con la metà della predetta tensione?
Non basta commutare la tensione, bisogna intervenire anche su altre parti.
Tutte le polarizzazioni dei componenti attivi, gli zener, i led, la tensione negativa, i partitori per la regolazione della corrente e della tensione. Ho letto molte proposte su questa tecnica ma se tale tecnica è limitata alla riduzione della tensione d’ingresso, credo che il buon funzionamento del dispositivo sia una chimera.
Sono invece interessato alla proposta di

In tal caso io ci sarei. Ho bisogno di un po’ di tempo per portare a termine alcuni impegni ma sono a buon punto, questione di qualche giorno. Dovrei anche aver conservato tutta la documentazione dei miei esperimenti su quel dispositivo, più è ricordarmi dove l’ho imboscata.
Possiamo riparlarne tra qualche giorno?
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gianniniivo
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gianniniivo ha scritto:Forse vorresti che si aprisse una discussione dedicata al miglioramento del progetto che hai schematizzato con FidoCad?
Esattamente. Ho due kit presi a quattro soldi da un mercante cinese ma non ne ho ancora assemblato uno; ricordo di aver letto peste e corna di quel circuito su vari fòri di cui non ritrovo i link.
Si parlava, comunque, di fare alcune modifiche oltre ad usare amplificatori operazionali che reggono tensioni più alte.
gianniniivo ha scritto:Possiamo riparlarne tra qualche giorno?
Certamente!
Dalle vigenti norme:
Non costruire, compra!
Non riparare, ricompra!
Non costruire, compra!
Non riparare, ricompra!
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gianniniivo ha scritto:Come fa un alimentatore variabile a funzionare correttamente con una tensione d’ingresso “X” e, alla bisogna, con la metà della predetta tensione?
Basta rendere indipendente la parte regolazione dalla parte di potenza usando un piccolo alimentatore ausiliario.
Questa tipologia viene detta "floating" e permette di realizzare alimentatori per tensioni e correnti molto differenti mantenendo lo stesso circuito di base. Esempi vengono riportati anche nel datasheet del 723.
L'alimentatore Lambda (marchio notissimo negli alimentatori) a componenti discreti citato in [20], progettato probabilmente negli anni '70, usava già una tipologia floating.
Utilizzo da talmente tempo questa architettura nei miei alimentatori da aver sviluppato un modulo comune a tutti.
Cambiando un minimo di componenti posso realizzare un alimentatore da 0-12 V 10 A come 0-200 V 0,1 A, il circuito d regolazione è sempre uguale.
Lo schema che

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Scusa
edgar ma non ho capito cosa commuti oltre alla tensione. Quella foto che hai pubblicato mi sembra il regolatore di un alimentatore con ua723, tipo quello di NE. Forse intendi dire che sostituisci la scheda di regolazione lasciando invariati gli stadi precedenti e successivi e a quel punto puoi commutare la tensione del trasformatore?
Ok
woodcat, appena mi libero ritorniamo in argomento, magari nella sezione Crowd Design, perché qui rischiamo di pasticciare la discussione e vedrai che miglioreremo le prestazioni e l'affidabilità dell'alimentatore.

Ok

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gianniniivo
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Non parlo della commutazione, è per rispondere alla tua domanda:
Con un'architettura floating basta commutare la tensione, non serve altro.
Un alimentatore di tipo floating opportunamente dimensionato non ha nessun problema a gestire una tensione di ingresso variabile. Il mio alimentatore da 65 volt ha un preregolatore a SCR che mantiene un differenziale tra ingresso e uscita di circa 6 volt. Se imposto 5 volt in uscita, all'ingresso dei transistor serie ho circa 11 volt, se ne imposto 65 ho 71 volt in ingresso. Funziona che è un piacere.
gianniniivo ha scritto:Come fa un alimentatore variabile a funzionare correttamente con una tensione d’ingresso “X” e, alla bisogna, con la metà della predetta tensione?
Non basta commutare la tensione, bisogna intervenire anche su altre parti.
Con un'architettura floating basta commutare la tensione, non serve altro.
Un alimentatore di tipo floating opportunamente dimensionato non ha nessun problema a gestire una tensione di ingresso variabile. Il mio alimentatore da 65 volt ha un preregolatore a SCR che mantiene un differenziale tra ingresso e uscita di circa 6 volt. Se imposto 5 volt in uscita, all'ingresso dei transistor serie ho circa 11 volt, se ne imposto 65 ho 71 volt in ingresso. Funziona che è un piacere.
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Ok edgar, adesso forse ho capito, si tratta di inserire un preregolatore e alzare il riferimento del regolatore lineare. E’ una soluzione che non mi ha mai entusiasmato per le ragioni che esporrò più avanti. Era quello che avevo intenzione di abbinare all'alimentatore Elektor che ho realizzato una decina di anni fa e che tu hai linkato in qualche pagina precedente.
Li per li, non ho realizzato il preregolatore perché non sono riuscito a trovare una bobina adatta. Un altro motivo di rinuncia, è stato il parere non troppo incoraggiante di un mio amico ingegnere, purtroppo defunto, che mi ha messo in guardia sulla minore stabilità al repentino collegamento e scollegamento del carico. Inoltre mi ha riferito che senza i dovuti accorgimenti circuitali, al momento dell’accensione, il dispositivo avrebbe potuto erogare per un tempo breve la massima tensione in uscita. Per di più avrebbe generato rumore, non di facile eliminazione, che avrebbe sporcato la continua d’uscita, oltre che determinare un aumento dell’ingombro. Il vantaggio principale consisteva nel mantenimento di una bassa temperatura d’esercizio; non è cosa da poco ma tra un motivo e l’altro la realizzazione non è andata “in porto”.
Quell'alimentatore l’ho realizzato con componenti tutti recuperati durante un agosto che non ho potuto allontanarmi dai dintorni casa/lavoro. L’ho costruito per curiosità e sono rimasto ben impressionato dal funzionamento anche senza preregolatore. Ho utilizzato uno stadio di potenza composto da 6 grossi finali in parallelo e se non ricordo male regolava una tensione da 0 a 50V. Il problema era determinato dal peso, volume e temperatura. Il peso era inevitabile per via del trasformatore e i grossi elettrolitici di antica e pregiata fattura che ho utilizzato (100.000 microF). Il volume sarebbe stato possibile ridurlo un po’ utilizzando dei componenti moderni e non di recupero. La temperatura di esercizio a correnti elevate e a tensioni basse, invece, non era negoziabile, faceva parte della sua natura.
L’ho realizzato su una tavola di legno corrispondente alla misura del contenitore che avrebbe dovuto ospitarlo. L’alimentatore c’è ancora, è imboscato da qualche parte ma non è mai stato inscatolato e non è mai entrato in servizio. Insomma, mentre valutavo i problemi di peso, di volume e di incertezza è arrivato il momento di tornare al lavoro e il prototipo è finito in qualche scatola. Avendo già un alimentatore duale da 30+30V e un singolo da 60V, non ero poi così motivato a proseguire. Mi sono tolto uno sfizio, come ho fatto per tutti i dispositivi che ho costruito. Diciamo che sono state esperienze utili e anche divertenti. L'ho fatta un po' lunga, chiedo venia, mi sono preso un momento di relax...
Li per li, non ho realizzato il preregolatore perché non sono riuscito a trovare una bobina adatta. Un altro motivo di rinuncia, è stato il parere non troppo incoraggiante di un mio amico ingegnere, purtroppo defunto, che mi ha messo in guardia sulla minore stabilità al repentino collegamento e scollegamento del carico. Inoltre mi ha riferito che senza i dovuti accorgimenti circuitali, al momento dell’accensione, il dispositivo avrebbe potuto erogare per un tempo breve la massima tensione in uscita. Per di più avrebbe generato rumore, non di facile eliminazione, che avrebbe sporcato la continua d’uscita, oltre che determinare un aumento dell’ingombro. Il vantaggio principale consisteva nel mantenimento di una bassa temperatura d’esercizio; non è cosa da poco ma tra un motivo e l’altro la realizzazione non è andata “in porto”.
Quell'alimentatore l’ho realizzato con componenti tutti recuperati durante un agosto che non ho potuto allontanarmi dai dintorni casa/lavoro. L’ho costruito per curiosità e sono rimasto ben impressionato dal funzionamento anche senza preregolatore. Ho utilizzato uno stadio di potenza composto da 6 grossi finali in parallelo e se non ricordo male regolava una tensione da 0 a 50V. Il problema era determinato dal peso, volume e temperatura. Il peso era inevitabile per via del trasformatore e i grossi elettrolitici di antica e pregiata fattura che ho utilizzato (100.000 microF). Il volume sarebbe stato possibile ridurlo un po’ utilizzando dei componenti moderni e non di recupero. La temperatura di esercizio a correnti elevate e a tensioni basse, invece, non era negoziabile, faceva parte della sua natura.
L’ho realizzato su una tavola di legno corrispondente alla misura del contenitore che avrebbe dovuto ospitarlo. L’alimentatore c’è ancora, è imboscato da qualche parte ma non è mai stato inscatolato e non è mai entrato in servizio. Insomma, mentre valutavo i problemi di peso, di volume e di incertezza è arrivato il momento di tornare al lavoro e il prototipo è finito in qualche scatola. Avendo già un alimentatore duale da 30+30V e un singolo da 60V, non ero poi così motivato a proseguire. Mi sono tolto uno sfizio, come ho fatto per tutti i dispositivi che ho costruito. Diciamo che sono state esperienze utili e anche divertenti. L'ho fatta un po' lunga, chiedo venia, mi sono preso un momento di relax...
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gianniniivo
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gianniniivo ha scritto:L’alimentatore c’è ancora, è imboscato da qualche parte ma non è mai stato inscatolato e non è mai entrato in servizio
Roba in stato vegetativo ne abbiamo un po' tutti, poi un giorno in cui non abbiamo di meglio da fare, come Lazzaro la riportiamo in vita

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edgar ha scritto:...Roba in stato vegetativo ne abbiamo un po' tutti...
Immagino ti ricorda qualcuno!
Se quello che funziona basta non lo tocca' sennò te lassa!
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