Eh... dura da spiegare, diciamo che andando a 0V si maneggia più facilmente il cortocircuito.
Ragazzi, è chiaro che disponendo di una tensione negativa tutto si semplifica, ma cerchiamo di ottenere il massimo da ciò che abbiamo. Cerchiamo la soluzione più semplice e intelligente che ci consenta di toccare il circuito il meno possibile.
Mi è venuta un'idea, che se vi piace possiamo sviluppare. Seguite il ragionamento:
- In condizioni di cortocircuito, la corrente sul carico è sempre e comunque pari a

, quindi 4,5A indipendentemente da quanto regolato dal potenziometro di corrente. Perché? Perché fra il pin 5 e il pin 2, in condizioni di limitazione di corrente, ci sono (circa) 0.45V. Visto che il pin 2 non può scendere sotto il riferimento di massa, giocoforza il pin 5 sarà a 0.45V.
- Questo significa che la regolazione di corrente funziona solo per tensioni d'uscita superiori a 0.45V. Ma in cortocircuito, la tensione è zero volt, su questo non ci piove!
- Per aggirare l'ostacolo, si può alimentare l'operazionale a tensione duale, o almeno tirare giù il rail negativo, un paio di volt sotto la massa. Però che noia ricorrere a tensioni negative...
- Proposta:
invece di "abbassare il pin 2", perché non "alziamo il pin 5"? Teniamo il pin 2 collegato alla tensione d'uscita, e interponiamo un mosfet fra il pin 5 e la resistenza di shunt. Per ottenere la limitazione di corrente voluta, non andremo dunque a toccare la tensione al pin 2, bensì ad "allargare" la tensione fra pin 2 e pin 5, aprendo o chiudendo il mosfet secondo le esigenze.
Lo schema sarà modificato come segue:
Lo stadio IC2-A è un classico amplificatore differenziale, che consente di riferire il segnale di corrente allo zero, ed amplificarlo di un fattore fisso.
Lo stadio IC2-B è, di fatto, il regolatore di corrente. Funziona così: fino a che al morsetto invertente ci sarà una tensione inferiore a VREF (leggi: la corrente è inferiore a una certa soglia), l'uscita rimane saturata alla tensione massima, portando il transistor bipolare a lavorare in saturazione piena.
Non appena la corrente supera il valore di soglia, IC2-A inizia a depolarizzare il transistor, creando il gap fra i pin 5-2 necessario a generare gli zero volt all'uscita, pur mantenendo la corrente al valore impostato. In condizioni di limitazione di corrente, sarà IC2-A a fare tutto il lavoro, mantenendo la corrente al livello VREF.
poiché VREF la generiamo noi, possiamo decidere di impiegare un riferimento molto più preciso di quello interno al L200 (che abbiamo visto avere una tolleranza molto elevata, dalle parti del 15%!), basta uno zener o un grazioso TL431.
Il guadagno dello stadio IC2-A, la scelta della tensione VREF, la scelta del bipolare, son tutte cose che vedremo una volta che lo schema sarà convalidato, vorrei il parere di tutti, secondo voi l'idea sta in piedi?
Linee generali per il dimensionamento:
Guadagno dello stadio differenziale: deve essere tale da avere Vout = VREF in condizioni di minima corrente, e Vout < Vcc-2V in condizioni di massima corrente (per non far saturare l'opamp).
In condizioni di massima corrente, assunta pari a 4.5A, avremo ai capi di R2 una tensione di 0.45V. Essendo l'LM358 alimentato a circa 18V (siamo conservativi), la tensione d'uscita del differenziale non dovrà essere superiore a 18V-2V = 16V. Il guadagno dello stadio sarà dunque

La tensione VREF si può dunque calcolare imponendo

in condizioni di minima corrente. Il calcolo restituisce 175 mV.
[WORK IN PROGRESS]
Alberto.