Su Repubblica è stata pubblicata una lista dettagliata degli incidenti mortali sul lavoro negli ultimi mesi.
Molti di questi eventi non hanno avuto una grande copertura mediatica: i morti sul lavoro non portano molti voti (ad eccezione di alcuni lavori specifici).
Credo sia molto utile, un po' per tutto, leggere la lista.
Serve per capire quanto la realtà sia lontana dalla percezione generale del rischio e di quanto ci sia da fare per cambiare la cultura del rischio nella nostra comunità.
https://www.repubblica.it/economia/2019 ... 238418060/
Statistiche incidenti sul lavoro
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Mi sembra solo un'aggregazione di fatti di cronaca.
Lavorando minimo 1/3 delle ore giornaliere, ma non sono pochi quelli che arrivano quasi ai 2/3, da quando escono di casa a quando si ritirano, direi che morire "sul lavoro" sia la probabilità maggiore.
Al di la dei fini assicurativi, penso che i decessi relativi al tragitto casa/lavoro (ma anche agli spostamenti durante il lavoro) non andrebbero considerati. Non ho letto tutto l'elenco delle vittime ma mi sembra che sia una percentuale abbastanza significativa.
Lavorando minimo 1/3 delle ore giornaliere, ma non sono pochi quelli che arrivano quasi ai 2/3, da quando escono di casa a quando si ritirano, direi che morire "sul lavoro" sia la probabilità maggiore.
Al di la dei fini assicurativi, penso che i decessi relativi al tragitto casa/lavoro (ma anche agli spostamenti durante il lavoro) non andrebbero considerati. Non ho letto tutto l'elenco delle vittime ma mi sembra che sia una percentuale abbastanza significativa.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Salvatore Quasimodo
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Sentendo le statistiche si può dire che domani mattina tre persone si alzeranno per andare a lavorare e non tornearanno più a casa. Così fa più effetto.
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luxinterior
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fpalone ha scritto:Serve per capire quanto la realtà sia lontana dalla percezione generale del rischio e di quanto ci sia da fare per cambiare la cultura del rischio nella nostra comunità.
La scorsa settimana, ho partecipato ad un corso di aggiornamento sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, un corso realizzato da un ente formativo esterno all'azienda e rivolto a tutti i dipendenti.
E' un occasione per rispolverare alcuni aspetti relativi alla sicurezza, ed un occasione per avere un aggiornamento in tema di normative e/o procedure utilizzate in casi specifici, e la possibilità di interfacciarsi con un docente, e magari togliersi qualche dubbio in proposito di sicurezza. Ma sempre in questa occasione, a mio avviso c'è la possibilità di vedere/ascoltare, da alcuni interventi come sia lontana la conoscenza del significato del termine rischio e di conseguenza la percezione del rischio, che porta poi ad avere dei dubbi e purtroppo ad assumere atteggiamenti sbagliati. Quanto c'è da fare ? A mio avviso molto, si potrebbe ad esempio rendere il refresh sulla sicurezza più frequente, di solo 8 ore in un anno, particolarmente dove ci sono attività lavorative ad alto rischio.
A tal proposito, mi ritengo fortunato di far parte di un'azienda dove la "sicurezza" è ancora un elemento considerato "prioritario" nell'attività lavorativa, pertanto anche da un punto di vista formativo, al contempo mi chiedo se nelle piccole aziende, o piccole realtà lavorative sia equamente considerato, se ci sia una formazione corretta e come prevista dal legislatore .. e non credo che sia così.
Leggendo rapidamente la lista che ha linkato

Purtroppo seguire/attivare una procedura di lavoro, con le adeguate misure di sicurezza, spesso e purtroppo per alcuni soggetti è considerata come una perdita/rallentamento dell'attività lavorativa, e da faciloni si procede bypassando o a mio umile avviso ignorando quanto il legilsatore ed il normatore prevedono per l'attività specifica. E pure basta veramente poco, per applicare una/le procedura/re per svolgere un'attività in sicurezza, che di certo non garantirà la sicurezza certa, ma se la procedura è figlia di un'attenta valutazione del rischio, di certo applicare la pos eviterà/limiterà di molto che si concretizzi un evento con il conseguente danno .
I circuiti sono controcorrente. Seguono sempre la massa
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Ho passato velocemente l'elenco, andando a cercare episodi dei quali sono a conoscenza ma, come è stato scritto, non hanno avuto risonanza mediatica a livello nazionale.
D'altra parte la visibilità di certi argomenti segue una tendenza del momento, difficile da motivare o spiegare, di cosa sia figlia poi non si sà.
E' vero che informazione e formazione fanno prevenzione, la crescente sensibilità sulla sicurezza certamente ha limitato le tragedie, cosa che al tempo stesso, purtroppo, non implica una riduzione degli episodi.
Per quanto riguarda le dinamiche degli incidenti, a volte, un retropensiero lascia il dubbio che un'esposizione all'imponderabile, per quanto attenti, ci sia sempre ... purtroppo.
Nella triste lista ve ne sono diversi, ne prendo uno, "[...] è morto folgorato mentre stava lavorando in un cantiere edile (...) l'operaio stava lavorando a una gettata di cemento e stava manovrando il lungo tubo da cui fuoriesce il calcestruzzo.A un tratto, il braccio metallico da cui passa il cemento aspirato da una betoniera, manovrato da un collega, ha toccato una linea elettrica da 15mila volt di potenza che si è scaricata sull'uomo [...]"; magari scrivo una stupidata, non so se questa possibilità è contemplata ma non mi stupirebbe se non fosse menzionata in un POS o in altri documenti.
Per assurdo(ma neanche tanto) potrebbe essere evidenziata nelle istruzioni d'uso fornite insieme all'acquisto d'una canna da pesca al carbonio.
Ecco la sensazione restituita da certe cronache: ci si dovrebbe mettere sempre del proprio, valutare mentre si sta facendo ma spesso, o ti guardi intorno, o fai, senza trascurare il fatto che la tua incolumità dipende anche dall'agire altrui, come quando attraversi la strada.
Saluti
D'altra parte la visibilità di certi argomenti segue una tendenza del momento, difficile da motivare o spiegare, di cosa sia figlia poi non si sà.
E' vero che informazione e formazione fanno prevenzione, la crescente sensibilità sulla sicurezza certamente ha limitato le tragedie, cosa che al tempo stesso, purtroppo, non implica una riduzione degli episodi.
Per quanto riguarda le dinamiche degli incidenti, a volte, un retropensiero lascia il dubbio che un'esposizione all'imponderabile, per quanto attenti, ci sia sempre ... purtroppo.
Nella triste lista ve ne sono diversi, ne prendo uno, "[...] è morto folgorato mentre stava lavorando in un cantiere edile (...) l'operaio stava lavorando a una gettata di cemento e stava manovrando il lungo tubo da cui fuoriesce il calcestruzzo.A un tratto, il braccio metallico da cui passa il cemento aspirato da una betoniera, manovrato da un collega, ha toccato una linea elettrica da 15mila volt di potenza che si è scaricata sull'uomo [...]"; magari scrivo una stupidata, non so se questa possibilità è contemplata ma non mi stupirebbe se non fosse menzionata in un POS o in altri documenti.
Per assurdo(ma neanche tanto) potrebbe essere evidenziata nelle istruzioni d'uso fornite insieme all'acquisto d'una canna da pesca al carbonio.
Ecco la sensazione restituita da certe cronache: ci si dovrebbe mettere sempre del proprio, valutare mentre si sta facendo ma spesso, o ti guardi intorno, o fai, senza trascurare il fatto che la tua incolumità dipende anche dall'agire altrui, come quando attraversi la strada.
Saluti
W - U.H.F.
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WALTERmwp
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Il rischio di infortuni/incidenti non è individualmente caratterizzato da un'unica matrice. Finché sono in una campana di cristallo con la mia smerigliatrice accesa, il rischio dipende esclusivamente dalle mie capacità e dalla mia formazione. Direi anche da quelle che sono le percezioni a prevedere nel subconscio le reazioni alle nostre azioni.
L'esempio è volutamente banale. Ma nei contesti reali, non si è mai in una campana di vetro. Si è esposti a più attività contemporaneamente e non sempre la concentrazione, lo stato emotivo e psicofisico sono al massimo. Credo che ci siano diversi fattori che contribuiscono a rendere possibili dei blackout cerebrali. Ma ovviamente c'è anche tanto altro. La valutazione e percezione del rischio in una specifica attività non è sempre semplice. E non sempre si ha la possibilità o in quel momento la lucidità di valutare. In questi casi direi che la formazione c'entra nulla.
Ti fermi sul ciglio della strada per soccorrere un'automobilista che ha avuto un incidente. O lo fai o non lo fai. Non puoi prevedere che un TIR sbandi centrando il tuo furgone che a sua volta ti schiaccierà né puoi alzare barriere antisfondamento.
Ho perso tempo a scrivere questo messaggio e vedo che Walter ha più o meno espresso ciò che intendo dire io. Gli incidenti non succedono esclusivamente laddove non vi sia formazione.
L'esempio è volutamente banale. Ma nei contesti reali, non si è mai in una campana di vetro. Si è esposti a più attività contemporaneamente e non sempre la concentrazione, lo stato emotivo e psicofisico sono al massimo. Credo che ci siano diversi fattori che contribuiscono a rendere possibili dei blackout cerebrali. Ma ovviamente c'è anche tanto altro. La valutazione e percezione del rischio in una specifica attività non è sempre semplice. E non sempre si ha la possibilità o in quel momento la lucidità di valutare. In questi casi direi che la formazione c'entra nulla.
Ti fermi sul ciglio della strada per soccorrere un'automobilista che ha avuto un incidente. O lo fai o non lo fai. Non puoi prevedere che un TIR sbandi centrando il tuo furgone che a sua volta ti schiaccierà né puoi alzare barriere antisfondamento.
Ho perso tempo a scrivere questo messaggio e vedo che Walter ha più o meno espresso ciò che intendo dire io. Gli incidenti non succedono esclusivamente laddove non vi sia formazione.
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trafitto da un raggio di sole:
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Salvatore Quasimodo
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Non vedo come si possa pensare di colmare la necessità chiaramente indispensabile di cultura in tema di sicurezza senza formazione,generica e specifica.
Poi vien da se che la valutazione del rischio sia il mezzo con cui si cerca di valutare i rischi noti, e limitare gli eventi ed i relativi danni, e con questo realizzare delle POS che hanno l'intento di procedurare una specifica attività che in genere è un'attività di routine, proprio per rendere quanto più sicuro il lavoro da svolgere .
Altrettanto ovvio, che poi nel mondo del lavoro, che non è propriamente un ambiente ideale dal punto di vista della sicurezza a seconda del tipo di attività lavorativa, ma se è per questo è pur vero che anche la cucina di ogni casa non è il massimo della sicurezza, ma se si hanno le giuste conoscenze/informazioni si possono evitare/limitare i rischi, sicuramente quelli noti; poi si può considerare anche l'evento noto come il "momento del coglione" fenomeno imprevedibile e tipico della specie umana, ma non credo facilmente prevedibile e limitabile, se non realizzare delle POS a prova di scimmia.
Poi vien da se che la valutazione del rischio sia il mezzo con cui si cerca di valutare i rischi noti, e limitare gli eventi ed i relativi danni, e con questo realizzare delle POS che hanno l'intento di procedurare una specifica attività che in genere è un'attività di routine, proprio per rendere quanto più sicuro il lavoro da svolgere .
Altrettanto ovvio, che poi nel mondo del lavoro, che non è propriamente un ambiente ideale dal punto di vista della sicurezza a seconda del tipo di attività lavorativa, ma se è per questo è pur vero che anche la cucina di ogni casa non è il massimo della sicurezza, ma se si hanno le giuste conoscenze/informazioni si possono evitare/limitare i rischi, sicuramente quelli noti; poi si può considerare anche l'evento noto come il "momento del coglione" fenomeno imprevedibile e tipico della specie umana, ma non credo facilmente prevedibile e limitabile, se non realizzare delle POS a prova di scimmia.
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infatti non si obietta a ciò, ma ho espresso un dubbio che, se non erro, appartiene anche ad @Attilio, ovvero: per quanto si faccia, a volte le dinamiche portano a situazioni impreviste o imprevedibili, forse fa semplicemente parte della vita.mir ha scritto:Non vedo come si possa pensare di colmare la necessità chiaramente indispensabile di cultura in tema di sicurezza senza formazione,generica e specifica (...)
Questo non cambia il fatto che formazione e informazione rappresentino un'importante argine culturale rispetto ai rischi.
D'altra parte bisogna anche fare i conti con l'ipocrisia, manifesto d'un compromesso tra l'utile d'impresa e l'assolvimento di pratiche relative alla sicurezza, ai contenuti delle quali la stessa impresa si dovrebbe attenere: in pratica, lavorare seguendo determinate prescrizioni risulta oneroso, i tempi si amplificano, i costi esplodono, allora si mettono a posto le carte, le si ripone in un cassetto, e poi si fa come si deve fare per fare prima, perché prima finisci più guadagni, o limiti l'erosione dell'utile(dipende dai punti di vista).
Ovvio, finché non succede il pasticcio ...
Saluti
W - U.H.F.
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WALTERmwp
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WALTERmwp ha scritto:in pratica, lavorare seguendo determinate prescrizioni risulta oneroso, i tempi si amplificano, i costi esplodono, allora si mettono a posto le carte, le si ripone in un cassetto, e poi si fa come si deve fare per fare prima, perché prima finisci più guadagni, o limiti l'erosione dell'utile(dipende dai punti di vista).
D'accordo. E credo che il quote di

Ho avuto altre precedenti esperienze di lavoro, e riconosco di avere la fortuna attualmente di lavorare in un'azienda che in tema di sicurezza è molto attenta; a differenza delle precedenti aziende in cui ho lavorato, seppur in tempi diversi, non c'era il DLg 37/08, ma c'era la 626.
Grazie alle informazioni/formazione che ho ricevuto,dal mio attuale datore di lavoro, la mia sensibilità/attenzione nei confronti della sicurezza in campo lavorativo si è alzata di molto, cosa che non avevo molto tempo addietro.
Questo per dire, che personalmente ho visto e vedo quotidianamente che le persone che hanno una costante formazione in tema di sicurezza, per forza di cose sviluppano poi un attenzione maggiore su questo tema, e si comportano di conseguenza.
D'accordo che non sia la soluzione a tutti i mali, ma se non altro contribuisce a limitarli.
Poi vien da se che, che ci sarà l'azienda X che pur di velocizzare un lavoro bypassi determinate procedure, o utilizzi manodopera non formata, che non è a conoscenza di determinate procedure o rischi .. etc etc.. ma in questo caso, a mio avviso si apre un'altra considerazione : "la mancanza/scarsità di controlli".
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