Il piano tedesco mira a sostituire la produzione da termoelettrico con idroelettrico,fotovoltaico ma soprattutto grandi investimenti in impianti eolici sia onshore che offshore che saranno coadiuvati da centrali turbogas in caso di scarsità di sole e vento.
Fin qui tutto bene, non fosse che, dopo pochi giorni dallo spegnimento, si è reso necessario riaccendere nuovamente gli impianti a carbone per integrare la produzione, la centrale di Heyden (875 MW di potenza installata, alimentata a carbonfossile) è stata spenta e riaccesa addirittura 6 volte tra Gennaio e Febbraio.
Dopo questi disguidi la Bundesnetzagentur( Agenzia Federale della Rete Elettrica) ha deciso di dichiarare "system relevant" le centrali a carbone di Heyden,Datteln,Walsum 9 e Westfalen, ciò significa che i suddetti impianti dovranno rimanere a regime in modo da essere pronti per la sincronizzazione con la rete in caso di necessità e quindi continueranno a bruciare carbone anche essendo "offgrid".
Le continue connessioni e disconnessioni rappresentano naturalmente un costo per i produttori, infatti il prezzo dell' energia in Germania è ad oggi uno dei più alti al mondo nonostante l' enorme quantità di energia rinnovabile a basso costo prodotta.
Per peggiorare ancora la situazione il governo tedesco ha programmato la chiusura di altri impianti a carbone e di tutti

Insomma il programma di uscita dal carbone e dal nucleare dei tedeschi si sta rivelando un vero casino, in tutto ciò l' unico a trarne beneficio sembra essere il gigante del gas russo Gazprom, che possiede il 50% delle quote di NordStreamAG (società che gestisce il gasdotto del Mar Baltico), non bastasse la Germania continua a fare pressione sulla Commissione Europea perché il gas venga classificato come energia sostenibile e quindi finanziabile tramite i green bond europei.