stefanopc ha scritto:“Le centrali nucleari sono beni ad alta intensità di capitale con costi fissi elevati, che devono essere recuperati” [...] “Le rinnovabili, con costi marginali pari a zero e, in alcuni paesi, il gas naturale a basso costo, possono far scendere i prezzi all’ingrosso, riducendo ricavi e margini di profitto delle centrali nucleari”.
Articolo terribilmente fazioso, ma non mi stupisce vista la fonte, esprime un concetto antitetico rispetto alla realtà delle cose:
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sia il nucleare che le rinnovabili presentano un basso costo incrementale di produzione dell'energia.
- questo perché
sia per le nucleari che per le rinnovabili il costo del kWh prodotto è determinato dai costi di realizzazione e e dagli oneri finanziari piuttosto che dal costo del combustibile e perché i costi di manutenzione variano poco con la potenza prodotta.
La produzione di energia a costo zero non è ovviamente possibile, né con le rinnovabili né con qualunque altra fonte: il fatto che su alcuni mercati il prezzo marginale dell'energia sia nullo (o addirittura negativo) non vuol dire che l'energia sia "gratis" in quel momento, ma soltanto che il suo costo viene coperto da altre forme di remunerazione.
Inoltre, il costo marginale è un indicatore solo parziale del prezzo dell'energia per l'utente: lasciando da parte tasse e balzelli, ci sono comunque altri oneri per la gestione della rete e questi dipendono fortemente dal mix di produzione adottato. Un mix energetico completamente sbilanciato verso fonti rinnovabili non programmabili, basati su inverter, richiede maggiori oneri per sistemi di back-up (tipicamente: centrali per la produzione di picco), di trasmissione (reti di trasmissione e distribuzione) e sistemi di accumulo.
Tanto per fare un esempio, sta per partire l'asta (
MACSE) per approvvigionare capacità di accumulo elettrochimica, per un totale di circa 17 miliardi di euro a fronte di
una capacità di 71 GWh e una potenza di oltre 9 GW
.