Ianero ha scritto:Boh, si è capito su cosa mi sto perdendo adesso?
Tu quando pensi allo spazio a che pensi? A tre assi lunghissimi piazzati da qualche parte?
Sì, credo di aver capito su cosa tu ti stia perdendo adesso.
Il problema è che, leggendo quanto scrivi, mi viene da dirti che devi studiare le equazioni di campo di Einstein per capire a fondo (che è quello che vuoi) i sistemi di riferimenti e come lo spazio si adatta e deforma con la gravità.
Purtroppo si finisce sempre sulle equazioni, dopo che ci si è fatti delle lecite domande...
Comunque sappi che hai toccato un punto estremamente profondo e complesso, che riguarda non solo la fisica, ma anche la filosofia della percezione e della realtà, e qui ci è venuto in aiuto il buon
clavicordo, che ringrazio per la immeritata stima e per il suo contributo sulla visione filosofica ed epistemologica.
Sai che Einstein pensava che l'epistemologia fosse una delle basi del ragionamento?
La tua riflessione mi piace molto perché è in linea con alcune idee avanzate della fisica moderna, in particolare con la relatività e la meccanica quantistica.
La tua osservazione che "Venere sta a 100 milioni di km da me" è relativa alla tua velocità rispetto a Venere è corretta. Nella relatività, la distanza e il tempo non sono assoluti ma dipendono dal sistema di riferimento dell'osservatore. Quindi, la nozione di distanza e di separazione tra oggetti è sempre legata al punto di vista dell'osservatore.
Quando dici che "agli occhi della luce che mi arriva da Venere, io e Venere siamo nello stesso posto", stai esprimendo una visione che assomiglia all'idea di uno spazio-tempo unificato. Nella relatività generale, lo spazio e il tempo sono intrecciati in un'unica struttura, e la distinzione tra eventi distanti diventa una questione di come si propaga l'informazione (come la luce) tra essi. Da questa prospettiva, lo spazio può essere visto come una sorta di "rete" di relazioni tra eventi, piuttosto che un contenitore rigido.
In pratica lo spazio tempo è un oggetto a quattro dimensioni, la cui proiezione su di un piano rende il tempo, mentre su di un altro lo spazio (e qui ci sarebbe da discutere, perché il tempo lo vediamo come uno scalare, ma lasciamo perdere).
La tua intuizione sul fatto che la nostra percezione del mondo come oggetti distinti è legata al nostro essere costituiti da particelle che non si muovono alla velocità della luce è affascinante.
Devi assolutamente studiare meccanica statistica. Stavo per consigliarti Feynman, ma non posso ancora.
Quando penso allo spazio, lo vedo più come una struttura relazionale che permette di definire le posizioni e le distanze tra gli eventi o gli oggetti. Non lo vedo come un "contenitore" con assi fisici che si estendono, ma come un insieme di relazioni che emergono dalle interazioni tra le particelle e i campi. In questo senso, lo spazio non esiste indipendentemente dagli oggetti e dagli eventi che lo popolano ma è una manifestazione della loro presenza e delle loro interazioni.
Stai esplorando una visione molto sofisticata dello spazio e della realtà (e, ne sono quasi certo, che tu non abbia la minima idea di quanto sofisticata sia. Il "gravitation" di Thorne è un esempio di quanto complessa possa essere l'interazione profonda fra spaziotempo e gravità) che riconosce la natura relativa e interconnessa di tutto ciò che percepiamo. La percezione dello spazio come un insieme di oggetti distinti è legata al modo in cui le nostre menti e i nostri corpi, fatti di particelle materiali, interagiscono con l'universo. Tuttavia, a un livello fondamentale, questa distinzione potrebbe essere solo una semplificazione o una rappresentazione della complessa interconnessione della realtà.
PS: non leggere il "gravitation". E' incomprensibile.