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Telecomunicazioni musicali

Informazioni ed emozioni


Gli ultimi articoli di clavicordo

pubblicato 9 anni fa, 375 visualizzazioni

Come tutte le cose anche i documenti informatici hanno un ciclo di vita. Ma mentre i normali documenti dopo un po’ di tempo, variabile secondo il tipo di documento, sono destinati all’estinzione, quelli ritenuti degni di essere conservati (la maggior parte di quelli prodotti nella PA) hanno una durata teoricamente illimitata, eterna.

Ciononostante si parla di “ciclo di vita”, sostituendo la “morte” con la conservazione ad infinitum, che si porta dietro i problemi visti nella prima parte.

Benché ogni sistema di gestione documentale sia di per sé anche un archivio, quindi qualcosa che mantiene i documenti nel tempo, quando i documenti rivestono particolare importanza per una comunità è opportuno che la conservazione (informatica) avvenga tramite un sistema dedicato, il "sistema di conservazione", separato anche fisicamente da quello di gestione.

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pubblicato 9 anni fa, 565 visualizzazioni

Da un po' di tempo mi sto occupando per lavoro anche di questo argomento e ho pensato di farne una sorta di riassunto, che non ha nessuna pretesa di esaustività ma che dovrebbe contenerne i punti principali. E' un argomento che, visto un po' da vicino, si rivela molto più complicato e problematico di quanto potrebbe sembrare a uno sguardo iniziale, tanto è vero che le norme in materia non sono ancora ben stabilizzate e presentano qualche criticità.

Fin quando non esisteva la scrittura, la Storia, ossia l’insieme di avvenimenti e idee che fondano la cultura di una società, poteva essere raccontata solo a voce e tramandata solo grazie alla memoria delle persone e alle figure della pittura, della scultura e dell’architettura. Con lo stabilirsi della scrittura è stato possibile creare “documenti” che potevano resistere all’erosione del tempo.

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pubblicato 9 anni fa, 527 visualizzazioni

"Nella comunicazione, il rapporto che intercorre tra il segnale ed il rumore, ovvero quanto di quello che si ascolta è informazione e quanto invece soltanto sottofondo, viene definito Signal to noise. “Un simbolo dell’attuale stato di salute della musica al quale ci siamo ispirati per darci un nome”: a raccontarlo è Violetta Leoni, voce e fondatrice, insieme a Stefano Bottarelli, esperto di synth, dell’omonima band nata a Parma nel 2013".

In fondo, le telecomunicazioni fondano i loro obiettivi sulla lotta tra "segnale" e "rumore".

Il segnale è energia le cui variazioni di forma sono associate a significati prestabiliti, scelti in un campionario la cui estensione può anche essere virtualmente infinita, come nel caso del segnale analogico. Anche se in pratica non lo è mai, perché l’infinito è solo una comoda astrazione mentale, che stranamente ci fa semplificare i calcoli, perlomeno in molti casi: la matematica con l’infinito (in particolare quella del continuo) è in generale meno difficile di quella del finito, peggio se “discreto”.

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pubblicato 9 anni fa, 527 visualizzazioni

Ognuno di noi ha a che fare con le password, a volte chiamate PIN = Personal Identity Number se numeriche, sia a livello personale che a livello di attività lavorativa. Si tratta di qualcosa di piuttosto fastidioso, un prezzo che la tecnologia attuale ci costringe ancora a pagare. E’ vero che da anni esistono altri mezzi di identificazione, quali i Token (che producono le OTP= One Time Password) che ci danno le banche, i metodi “bio” e forse altri che adesso mi sfuggono. Quindi c'è stato qualche progresso significativo nel mercato dell’autenticazione. Tuttavia questi metodi hanno finora una diffusione assai limitata, e, specie quando si tratta di soldi che girano, la preoccupazione di quanto sicura sia la transazione con il sito web del momento (o con lo sportello bancomat, ma su quello possiamo fare poco) non ci lascia mai del tutto tranquilli.

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pubblicato 9 anni fa, 437 visualizzazioni

pare abbia detto il filosofo George Santayana (1863 – 1952). Così ogni tanto non è male ripercorrere la storia, anche quella della tecnologia, che nel nostro caso può essere ristretta a quella dell'informazione digitale. E’ quello che fa, a grandi linee, la rivista on line Network World nel celebrare i 30 anni della sua esistenza.

Si parte quindi dal 1986, quando l’informatica stava rapidamente diventando un fenomeno di massa, per passare in rassegna gli eventi che appaiono cruciali ma che i più giovani di noi tendono a non conoscere e quelli più vecchi (come me) a guardare con un pizzico di nostalgia. In realtà, almeno nel mio caso, la nostalgia non è tanto per le apparecchiature dimenticate, quanto per la giovane età che non c’è più. Eppure anche qui si nasconde un inganno: non necessariamente da giovani si è così giulivi e si vive un tempo così meraviglioso. Spesso il passato viene idealizzato, forse nel tentativo di esorcizzare alcune difficoltà del presente. Ho pensato comunque di riportare qui i punti principali (o meglio che a me appaiono tali) evidenziati da Network World; magari l’elenco, un po’ US oriented, non è completo e se qualcuno vuole aggiungere altre voci è il benvenuto!

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pubblicato 9 anni fa, 1.796 visualizzazioni

Noi tutti usiamo i numeri con grande disinvoltura e non capita spesso di farsi domande sulla loro natura. Se ne studia qualcosa a scuola e, al di là del corso universitario di matematica, i numeri vengono usati secondo i criteri pratici suggeriti dalle necessità di turno. Gli informatici e anche gli elettronici hanno dimestichezza con il sistema binario e la maggior parte di loro sa anche perché i computer lo preferiscono a quello decimale. Lo stesso dicasi per la comunicazione. Nel nostro mondo sempre più digitale numeri e comunicazione sono sempre più correlati.

I numeri sono entità concettuali, intuitivamente associati al concetto astratto di quantità, che noi possediamo in modo intuitivo, fin da bambini. Quando impariamo a contare sappiamo indicare la quantità di oggetti con un nome, detto “numero”, che cambia proprio come cambia la quantità. Ciò significa che ogni volta che si aggiunge un oggetto all'insieme di partenza serve un nome diverso per indicarne la quantità (1, 2, 3,.. sono nomi che indicano quantità). In tempi antichi, quando nacque l’esigenza di dare un nome alle quantità, i nomi dei numeri erano pochi: da un certo punto in poi, bastava dire qualcosa di simile a “molti”.

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pubblicato 10 anni fa, 662 visualizzazioni

Oggi l’Internet è una realtà che diamo per scontata e i discorsi sociologici su di essa sono quasi sempre noiosi se non ormai inutili, almeno nel mondo cosiddetto occidentale. Tuttavia non mi è parso disprezzabile quanto scrive Geoff Webb, che è Director of Solution Strategy presso la NetIQ (società americana che fornisce soluzioni di gestione delle infrastrutture IT, specialmente della sicurezza):

Gli scrittori di fantascienza immaginano spesso un mondo in cui i nostri robot-servitori sono in grado di spezzare le catene dei loro padroni e di dominare il mondo, in un'orgia di distruzione anarchica. E se ciò fosse già accaduto e nessuno se ne fosse accorto? Come ho scritto nel mio ultimo post del blog, l'”Internet di tutto” ci presenta immense opportunità di ridefinire il modo in cui interagiamo e beneficiamo della tecnologia, così come ci lancia sfide altrettanto grandi nel nostro modo di pensare la privacy, la sicurezza, e su chi possiede davvero la nostra identità. Ma se quegli scrittori avessero previsto giusto, per evitare che le macchine intelligenti (smart machines) prendano il sopravvento dovremmo porci delle domande, del tipo: stiamo seriamente considerando i requisiti che riteniamo accettabili per quelle macchine quando sono interconnesse? E ancora: stiamo facendo le domande giuste ai produttori di quelle macchine? [...]

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pubblicato 10 anni fa, 341 visualizzazioni

Gartner, Inc. è un'autorevole organizzazione leader nel mondo delle società di consulenza e di ricerca sulla Information Technology (IT). Fornisce continuamente dati utili alle scelte strategiche e alle decisioni. I suoi clienti, più di 9.000 in tutto il mondo, sono alti dirigenti IT in grosse aziende e agenzie governative, in imprese leader nell'alta tecnologia e nelle telecomunicazioni, in società di servizi professionali. Fondata nel 1979, Gartner ha sede a Stamford, Connecticut, USA e ha 6.600 associati, tra cui più di 1.500 analisti e consulenti, e ha clienti in 85 paesi.

Questo non per fare pubblicità, peraltro gratuita, ma per dire che le previsioni che riporto non provengono proprio dall’ultimo arrivato. Dunque cominciamo con il vice presidente di Gartner, David Cearley, secondo il quale bisogna guardare ai clienti in modi nuovi e speciali e cioè attraverso quelle tecnologie che costituiranno la base abilitante del cambiamento; l’IT avrà a che fare con tutto, dalle tecnologie virtuali alle macchine intelligenti, dall’analisi dei dati dovunque si trovino alla preparazione di ambienti completamenti sicuri [completamente? utopia?...].

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pubblicato 11 anni fa, 1.109 visualizzazioni

Nel leggere la rivista on line Network World del 30 luglio scorso, mi sono imbattuto in un articolo il cui titolo mi ha colpito: Why TCP/IP is on the way out (Perché il TCP/IP sta per andarsene). Ora, chiunque abbia a che fare con le reti sa che il TCP/IP è in realtà una coppia di protocolli, che fa parte della "suite TCP/IP" su cui si basa tutta l’Internet. Pensare che la loro fine sia vicina stimola una certa curiosità verso ciò che dovrebbe sostituirli.

La prima formulazione del RLNC, ossia la versione random del network coding, compare anni dopo, nel 2013, con lavori svolti dalla succitata università danese in collaborazione con il prestigioso MIT (Massachusets Institute of Technology) e il Caltech (California Institute of Technology). L’argomento è abbastanza complesso e spiegarne i vari perché in profondità è certamente al di là dei miei scopi. Mi accontento di fornire un quadro generale di quello che potrebbe diventare un tema “caldo” in un futuro non lontano.

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pubblicato 11 anni fa, 731 visualizzazioni

Questo breve excursus sulla “logica” non riguarda direttamente la logica dei circuiti così come la conosciamo noi elettrici, anche se, naturalmente, la riguarda indirettamente, come conseguenza. Ma la logica dei circuiti è roba che risale grosso modo alla metà del ‘900, mentre io vorrei occuparmi qui, anche se in modo forzatamente sintetico, delle basi del pensiero logico, nel senso delle regole o leggi che lo governano e della loro storia. Mi baserò a questo scopo sul libro di P.G. Odifreddi Le menzogne di Ulisse (Longanesi – Milano – 2004) di cui riporterò brani tra virgolette, oppure riassunti di suoi brani, senza virgolette e senza più citarlo.

Che cos’è la logica? E’ “lo studio del lògos: cioè del pensiero e del linguaggio. O meglio, del pensiero come esso si esprime attraverso il linguaggio. Il che significa che perché ci possa essere una logica ci deve essere un linguaggio. ” Qui già bisogna fare una precisazione: il linguaggio è stato “inventato o scoperto” relativamente di recente dall’Homo sapiens (circa 190.000 anni fa).

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Chi sono

clavicordo - profilo

Nome: Claudio Bonechi

Reputation: 20.136 6 11 12

Bio: sono un ing elettronico di telecomunicazioni, laureato al Politecnico di Torino; sono anche diplomato in pianoforte, con alle spalle una discreta attività concertistica. Dopo aver fatto per vari anni il progettista in campo TLC telefonia sono passato alle reti informatiche e poi ad argomenti vari. La matematica mi è sempre piaciuta. Ho lavorato anche nel campo della musica elettronica dai secondi anni '60, quando era ancora in fase pionieristica, con E. Zaffiri, al Conservatorio di Torino.

Web: http://www.facebook.it/claudio.claudi/

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