L'introduzione del concetto di
spettri continui ci ha permesso di risolvere matematicamente il
problema dell'ottenimento della
risposta nel tempo, dato un certo segnale d'ingresso, ma solo con determinate
funzioni.
Il metodo che utilizza gli
spettri discreti, pur approssimato, consente invece di ottenere la risposta per
qualsiasi forma del segnale, purchè periodico.
Come si è visto, l'analisi di Fourier che determina il contenuto armonico del segnale consente approssimazioni sempre più spinte più punti di campionamento vengono presi in considerazione.
In altri termini si ha maggior
precisione più è piccolo il tempo fra
un campionamento e il successivo, e di conseguenza più si allarga la banda
delle frequenze calcolate.
A parte la limitazione pratica dell'aumento del tempo di calcolo richiesto per ottenere una certa precisione, non vi sono problemi nell'aumento delle frequenze di campionamento.
Sorgono invece problemi quando la
frequenza di campionamento è troppo piccola, cioè dello stesso ordine di
grandezza delle componenti armoniche del segnale considerato.
Limiti in questo senso derivano
dalla considerazione che il campionamento a frequenza fc (= 1/DT) di un'armonica di frequenza f non può essere distinta dal campionamento di armoniche con frequenze multiple f +
n· fc , dove n può essere qualsiasi numero intero, sia
positivo che negativo.
La Fig. 8.1 illustra questa asserzione, mostrando una frequenza
di 1 Hz campionata a 6 Hz
(quindi in 6 intervalli DT = 1/6
sec), paragonata ad una frequenza
di 7 Hz sempre con il medesimo campionamento.

Fig. 8.1 - Ambiguità nel campionamento
Come si vede i
campionamenti coincidono, quindi
vi è un'ambiguità intrinseca nella valutazione della frequenza e si constata
che gli stessi campionamenti possono rappresentare indifferentemente 1, 7, 13
.... Hz (come pure -5, -11, ecc).
Visto nella rappresentazione
spettrale questo equivale a repliche' dello spettro originale,
distanziate fra loro di fc , come nella Fig. 8.2
Fig. 8.2 -
Un'armonica f viene replicata nello spettro a multipli di
fc
Ciò può portare a gravi
conseguenze perchè se lo spettro del segnale originale è più largo di fc/2 si può avere l'introduzione nello spettro
stesso di frequenze estranee, dovuta alla sovrapposizione degli spettri
replicati adiacenti.
Questo fenomeno è noto come aliasing (da alias, altre, sottointendendo frequenze), ed è la base del teorema del campionamento (sampling theorem o criterio di Nyquist).
Questo stabilisce che la
frequenza di campionamento deve essere almeno il doppio della frequenza della
più alta armonica nello spettro del segnale, di cui non sia trascurabile
l'ampiezza.
Se fmax è questa frequenza ed fc quella di campionamento, si genera una frequenza di battiamento' fb = fc - fmax .
Perchè questa non entri entri nello spettro originale del segnale deve essere
fb ³ 2 fc , quindi fc - fl ³ fmax ,
da cui fc ³ 2 fmax.
La Fig. 8.3 mostra
casi a diverse frequenze di
campionamento, supponendo di forma triangolare lo spettro del segnale
convertito.

Fig. 8.3 - La replica degli spettri e possibile
sovrapposizione (aliasing)
Per evitare l'effetto di aliasing si ricorre ad un filtro (detto appunto anti-aliasing) che, prima della conversione Analogico/Digitale del segnale, tagli sicuramente le frequenze dello spettro originario superiori a fc/2 (detta frequenza di Nyquist).


Fig. 8.4 - Effetti della frequenza di
campionamento sullo spettro del segnale
Un esempio più concreto è dato dalla Fig. 8.4, che mostra il caso di un segnale ad andamento triangolare, di frequenza 1 Hz, convertito a varie frequenze di campionamento.
In ciascuno dei casi esaminati si
ha una serie di valori yn (con n = 1...N, dove N è il
numero di campionamenti nel periodo
[1] ) che vengono utilizzati nell'analisi di Fourier per ricavare i
coefficienti visti nel capitolo 3:
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dove k è il numero
dell'armonica presa in considerazione e nel caso della Fig. 8.1 varia
da 1 a 20.
Dal primo spettro, con N corrispondente a 40, è evidente
che le armoniche significative sono le
prime quattro e che la ricostruzione con le prime 16 armoniche darebbe un
risultato quasi perfetto (la Fig. 3.3 rappresenta questa ricostruzione).
Per comodità si ricorda che la
ricostruzione del segnale nel tempo dati i coefficienti di K
armoniche (vedi capitolo 3) è:

Nel secondo caso, con N =
20 e indicato con yr2 nella Fig.
8.5, si incomincia a vedere l'effetto di aliasing che, interessando solo le
armoniche oltre la sesta (quindi quelle di minore ampiezza), non influiscono
significativamente sulla ricostruzione del segnale.
Il terzo caso (yr3), con N = 10, mostra una distorsione anche nella terza e
quarta armonica, distorsione ancor più evidente nell'ultimo caso (yr4) con N = 5.
Applicando il criterio di Nyquist
prima illustrato, se nel caso considerato sono significative le
prime quattro armoniche, dovrebbe essere utilizzata come minima frequenza di
campionamento il doppio della quarta armonica, cioè 8 Hz (DT=0.125
sec).
La Fig. 8.5 mostra quindi l'effetto di distorsione del segnale ricostruito, dovuto all'aliasing, cioè alla sovrapposizione dello spettro replicato' sullo spettro originale,
Si noti che il numero di
punti N del segnale yrn
ricostruito può essere diverso da
quello del segnale originario yn , e nella Fig. 8.5 è N =
20 (sempre con n=1...N).


Nei tre casi di ricostruzione
della Fig. 8.5 varia soltanto il parametro K,
cioè il numero di armoniche effettivamente considerato nella ricostruzione.
Con K = 2 si prendono in considerazione solo la prima e la seconda armonica, il che è il massimo permesso dal criterio di Nyquist essendo la frequenza di campionamento di 5 Hz.
Per evitare che anche queste
siano distorte occorre però porre un
filtro anti-aliasing che elimini, prima della conversione in valori digitali,
tutte le frequenze superiori ai 2 Hz
I casi di K =
3 e K = 4 mostrano cosa accadrebbe se non si tenesse conto del criterio di
Nyquist.
A conclusione di questo esempio
si può dunque dire che la forma d'onda triangolare considerata può essere
convertita con una buona approssimazione da una frequenza di campionamento
minima di 10 Hz (8 Hz è il minimo teorico), purchè si
provveda un filtro anti-aliasing che tagli le frequenze del segnale d'ingresso
superiori a 4 Hz.
In generale però si deve
concludere che non vi è una regola fissa per determinare a
priori' la frequenza minima di campionamento, se non si conosce già il contenuto armonico
(ovviamente ottenuto con una frequenza di campionamento sicuramente alta rispetto a quella del
segnale).
Inoltre gli effetti di aliasing non sono le uniche cause d'errore nella conversione di un segnale reale, cioè fisicamente rappresentato da un andamento continuo (analogico) nel tempo e non da una funzione matematicamente nota, come visto finora.
[1]In questo esempio, dato che il periodo è 1 sec, il numero di campionamenti N coincide con la frequenza di campionamento.
La conversione di un segnale fisico dalla forma analogica alla forma digitale richiede un sistema come in Fig. 9.1.
Il filtro anti-aliasing è opzionale, mentre il convertitore A/D (Analogico/Digitale), che normalmente è costituito da una scheda elettronica, è necessario alla trasformazione dei valori analogici istantanei y(t) (normalmente una tensione elettrica) in una serie di valori numerici yn opportunamente codificati per essere acquisiti da un apparato elettronico digitale, quale ad esempio un calcolatore.

Il convertitore ha un suo ciclo di conversione, ha quindi una frequenza di campionamento che è asincrona rispetto al periodo del segnale in ingresso (sempre supposto periodico).
Pur continuando a supporre, per il momento, di conoscere il periodo P di y(t) e di poter predisporre la frequenza di campionamento fc del convertitore ad un esatto multiplo della frequenza fondamentale f (=1/P) , non è possibile garantire che il primo campionamento coincida con l’inizio del periodo del segnale, come supposto sinora.
Il possibile sfasamento degli intervalli di campionamento rispetto al periodo del segnale è una nuova causa di errore nella conversione.
Se si considera infatti l’armonica fmax (precedentemente definita come la più alta armonica significativa dello spettro) campionata alla frequenza fc = 2·fmax è semplice riscontrare che l’ampiezza rilevata dipende non soltanto dall’ampiezza effettiva dell’armonica, ma dipende in modo prevalente dallo sfasamento di fc rispetto fmax .
Per esaminare un caso concreto, ci si può riferire all’esempio di onda triangolare della Fig. 8.4, che è la stessa analizzata nella Fig 3.3.
Si è visto in questo caso che l’armonica fmax è la quarta ( k=4 ), e ricavando dalla tabella della Fig.3.3 i coefficienti Ak (=0.0188) e Bk (=-0.0137), si può rappresentare questa armonica come in Fig. 9.2.
L’ampiezza effettiva dell’armonica corrisponde al modulo
e la sua fase iniziale (rispetto all’inizio del periodo) è qk = atan (Ak / Bk).
La frequenza è fmax = 4 Hz, e quella di campionamento è fc = 8 Hz.
La Fig. 9.2 mostra poi tre casi di campionamento a diverso sfasamento j fra le due frequenze.

Fig. 9.2 - Effetto dello sfasamento fra armonica e campionamento nella determinazione dell’ampiezza dell’armonica stessa.
Il primo caso si riferisce al campionamento senza sfasamento, cioè con il primo rilevamento corrispondente all’inizio del periodo effettivo (la fase iniziale della quarta armonica risulta q 4 =.994 rad @ 37 msec) e ripetizione a multipli di 250 msec.
Questa scansione darebbe un’ampiezza di .0188 (anzichè l’effettiva che è .0233).
Se però si anticipano i cicli di scansione, introducendo un certo sfasamento fra periodo e campionamento, si vede che è possibile ottenere qualsiasi ampiezza compresa fra zero ed il massimo, pur mantenendo sempre la stessa frequenza di campionamento.
In particolare si può constatare che con j = p/2 - q 4 si ottengono campionamenti in corrispondenza dei massimi (secondo caso), e con j = - q 4 si ottengono campionamenti in corrispondenza degli zeri (terzo caso)..
Ciò significa che, variando l’inizio del campionamento, si ha un errore nella valutazione dell’ampiezza che varia da 0 al 100%.
Trattandosi dell’ultima armonica significativa dello spettro, questo può sembrare non così importante, ma in effetti tutte le armoniche sono affette, anche se in modo minore, dall’errore d’ampiezza.
Ma, oltre all’errore d’ampiezza, tutte le armoniche del segnale convertito sono soggette anche ad un errore di fase, sempre dovuto all’intervallo DT di campionamento.
La Fig. 9.3 mostra l’effetto di sfasamento di un’armonica ad 1 Hz campionata ogni 100 msec, cioè a 10 Hz.
Lo sfasamento è in questo caso di 36° (360° / 10).


Fig. 9.3 - Effetto di sfasamemto di un’armonica dovuto all’intervallo di campionamento
Ma ancora peggiore è l’effetto di una frequenza di campionamento non multipla della frequenza del segnale.
La Fig. 9.4 rappresenta il caso di un segnale sinusoidale a 7 Hz campionato ogni 25 msec, cioè a 40 Hz.

Fig. 9.4 - Effetto di un campionamento con frequenza non multipla di
Estendendo il campionamento a più cicli (7 nel caso considerato), si nota che ogni ciclo ha una diversa scansione, ciò significa che se si limitasse l’esame ad un ciclo si avrebbero campionature diverse per ognuno dei cicli.
Persino la misura del periodo (quindi della frequenza) risulterebbe diversa a seconda di quale periodo si prendesse in considerazione.
Tutte queste considerazioni pongono in risalto che la semplice osservanza del criterio di Nyquist non garantisce affatto una precisa definizione nella conversione di un segnale.
In realtà il teorema del campionamento dice solo che con la frequenza di Nyquist si possono evitare gli effetti di aliasing, ma non dice quali siano gli effetti sull’ampiezza, fase e frequenza del segnale convertito, rispetto all’originale.
Anche se spesso non evidenziati nei trattati teorici, tali errori possono però in pratica compromettere il risultato di un’applicazione concreta, ove questi non vengano correttamente valutati.
Soprattutto l’ultimo caso esaminato pone problemi sul periodo di campionamento, cioè su quanto estesa debba essere l’osservazione, oltrechè quanto fitta questa debba essere.