Domanda:
1) chi si trova con un impianto elettrico a norma (quindi da un punto di vista tecnico), ma sprovvisto di dichiarazione di conformità che deve fare?2) un ingegnere iscritto all'albo puo' rilasciare un documento (non lo chiamo volutamente dichiarazione) che ne attesti la conformità alla normativa vigente?
3) un tale documento di verfica che validità legale ha?
Vorrei sottolineare la "non banalità" del caso poichè la dichiarazione di conformità, ai sensi della 46/90 dovrebbe essere rilasciata dall'impresa che ABBIA I REQUISITI (e questi siano anche RICONOSCIUTI) e che ABBIA REALIZZATO L'IMPIANTO. Tutto chiaro e lineare in caso di NUOVO IMPIANTO ma nel caso di impianto esistente le cose si complicano poichè ci si puo' trovare in 3 situazione:
1) impianto non adeguato quindi da rifare (e quindi nuovo impianto e nessun problema);
2) impianto adeguato o impianto parzialmente adeguato = Problema: nessuna impresa è tenuta a rilasciarmi dichiarazione di conformità se non per la parte di impianto da essa modificato.
Anzi ai sensi della 46/90 non sono nemmeno sicuro che la ditta POSSA rilasciare tale documento su un impianto realizzato da terzi. E quindi (PRIMA DOMANDA) si può sapere cosa prevede la legge per uscire da tale situazione.? Mi pare improponibile che che un impianto con tutte le caratteristiche tecniche adeguate alle normative debba essere (o RISULTARE) rifatto da una ditta che poi ne rilasci la conformità!
Inoltre, un ingegnere iscritto regolarmente all'albo professionale può rilasciare un documento sostitutivo che attesti la conformità dell'impianto (da un documento trovato sul sito dell'ordine ingegneri di Milano, relativo alla commissione sicurezza ed igiene del lavoro si fa riferimento ad una perizia con la quale il professionista valuta lo stato dell'impianto e quindi ne certifica la conformità o meno; in caso di conformità parziale indica le modifiche da apportare; la ditta esegue le modifiche ne rilascia dichiarazione di conformità e questa congiuntamente, alla perizia del professionista, va a "coprire" tutto l'impianto).
Quello che mi pare strano è che in qualità di ingegnere sono abilitato alla redazione del progetto che poi la ditta va ad eseguire, sono abilitato alla verifica finale del progetto in qualità di direttore lavori (e quindi sviluppo il progetto secondo le NORME e alla fine, verificando la conformita' al progetto, verifico la conformità alle norme) ma non posso dichiarare la conformità di un impianto esistente?
Tanto più che la legge 46/90 si sofferma nella distinzione tra REQUISITI e ABILITAZIONE. La ditta (il responsabile) deve avere i requisiti e deve essere ABILITATO o in alternativa "preporre alle attivita' di installazione, trasformazione, ampliamento" un responsabile tecnico che ABBIA I REQUISITI (non parla di abilitazione!). E inoltre parla di SOGGETTI ABILITATI per l'esecuzione di opere sull'impianto non per il rilascio della dichiarazione di conformità.
Risponde admin
Posso esprimerti la mia opinione, ma è un'opinione e non certamente la risposta definitiva ai problemi che la legge, per come è scritta, ha fatto nascere, risolvendone comunque alcuni, almeno si spera. Evidentemente non ha previsto e tantomeno definito il modo di affrontare e risolvere, in modo che sia accettato da tutte le parti interessate, il problema degli impianti esistenti ed in regola con la normativa vigente tranne per il particolare che sono sprovvisti di dichiarazione di conformità, quindi, sotto questo aspetto, non a norma. Io penso che in questa situazione si debba aggiungere un procedimento che un eventuale giudice possa riconoscere tecnicamente corretto. Ritengo che il documento trovato nel sito dell'ordine degli ingegneri di Milano sia valido da questo punto di vista, e che in tal modo ci si debba regolare finché non ci saranno disposizioni particolari in qualche aggiornamento del regolamento di attuazione di cui finora, io almeno, non ho notizie. Si deve in pratica dichiarare che l'impianto non è a norma per quanto riguarda la completezza della documentazione di cui deve essere corredato, che è stato per questo sottoposto a verifica da parte di un professionista, il quale rilascia una perizia sullo stato dell'impianto. Evidentemente se tutto è a posto, non si può costringere alcuna ditta a rilasciare dichiarazione per lavori che essa non ha eseguito. Se si conosce la ditta che ha eseguito gli impianti, si può invitarla a rilasciare una dichiarazione su quanto da essa eseguito. Confortata dal fatto che il professionista ha trovato tutto in regola, non dovrebbe avere problemi, almeno dal punto di vista tecnico, a rilasciarla. Ma se anche questa è per varie ragioni una strada bloccata, l'unica via percorribile e ragionevole mi sembra quella della perizia. Per quanto concerne la stranezza finale cui accenni, io direi che l'ingegnere non può rilasciare la dichiarazione di conformità prevista dalla legge, che è compito della ditta installatrice abilitata esecutrice dei lavori, ma nessuno e nessuna norma ragionevole gli può vietare di dichiarare, assumendosi tutte le responsabilità che ne possono conseguire, che l'impianto sia eseguito nel rispetto delle normative.Zeno Martini