Questa mattina mi sono svegliato male. Avrei potuto intitolare questa discussione deluso dall’elettronica, ma voglio essere positivo e chiedere quale potrebbe essere una non deludente.
I cinque anni che ho passato a studiare questa materia, e le altre complementari, mi hanno allontanato sempre più dall’idea che avevo quando ho iniziato. Il primo anno guardavo quelli di quinta, immaginando chissà quali progetti e calcoli facevano nei loro esercizi e sognando le cose grandiose alle quali mettevano mano nei laboratori che sbirciavo dal corridoio. Adesso che ci sono io, mi rendo conto di aver buttato parte della mia vita e, con quella, molto del mio interesse e della fiducia nel mondo del quale di fatto faccio già parte.
Cosa fa un elettronico come professione? Cinquant’anni fa progettava con i transistor, con la logica integrata. Faceva schede con centinaia di integrati sulle quali erano infilate altre schede con centinaia di transistor. Le competenze necessarie a far funzionare quei progetti erano la moneta con la quali un progettista si vendeva nel mercato del settore. Oggi non c’è nessuno che cerca queste competenze, perché non servono più. Tutti i prodotti sono identici: un ARM, un alimentatore switching, magari un display e una tastiera. Quando va bene un operazionale all’ingresso del convertitore AD del microcontrollore. Cosa c’è da progettare? Nulla. Nulla a parte il software per fargli fare le cose più disparate, ma è questa l’elettronica?
Una volta scelto il microcontrollore (in pratica se sarà un TI o un ST) è già stato tutto fatto da qualcun altro. L’alimentazione, le connessioni all’eventuale memoria esterna, l’USB il WiFi, il BT, tutti i possibili e immaginabili front-end per qualsiasi sensore. Non ha senso cambiare nulla dalle centinaia di application notes che coprono ogni pensabile applicazione. Calcoli? Ma quali calcoli. Forse sommare tra loro gli assorbimenti per scegliere quale taglio di switching da adoperare.
A cosa serve studiare i circuiti cascode, quando non esiste una sola possibilità nell’universo si potranno mai applicare? Certo, ci sono all’interno degli integrati analogici che utilizzeremo, ma serve a qualcosa saper analizzare quantitativamente il loro comportamento? No.
A cosa serve studiare la minimizzazione nei circuiti logici, quando non sarà mai applicata? C’è forse qualcuno che utilizza le mappe di Karnaugh per progettare con le FPGA o per realizzare un nuovo microprocessore? No. Però a scuola abbiamo realizzato tutte le porte logiche con Arduino, apoteosi dell’elettronica digitale. Quando ho chiesto al professore di approfondire questioni quali la metastabilità e i tempi di set-up e di holding, mi ha risposto che è inutile, perché sono cose che di cui si occupano i produttori e che sono già contenute nei driver dei vari componenti (?).
Cosa faccio adesso? Mi iscrivo a elettronica e passo altri cinque anni a buttare via tempo a fare altrettante cose inutili, solo più complicate? Qual è la reale possibilità che una volta laureato possa finire alla Tektronix o alla Lecroy a progettare un nuovo oscilloscopio o multimetro top level? Zero. E anche se fosse, guardando dentro questi strumenti si trova il solito ARM, il solito switching, la solita tastiera e il solito display. Poi un oscilloscopio a quattro canali da 10 GHz ha quattro integrati full-custom che fanno tutto. Fatti da chissà chi, ma certo non da colui che ha progettato il resto dello strumento. Allora tanto vale progettare una macchina per il caffè, tanto alla fine, l’hardware è lo stesso.
Adesso ci saranno commenti del tipo, non è vero, ho appena finito di progettare il pimpinatore di pimpogrammi che ho potuto fare solo con decine di stadi a base comune, specchi di corrente, reazioni multiple incrociate e molto di più. Non cambia nulla. La realtà statistica è che l’elettronica è morta: chiunque con una minima preparazione è in grado di leggere un datasheet e di attaccare tra di loro quattro carabattole e realizzare praticamente tutto. Se si attiene ai vari documenti a corredo dei mega circuiti integrati che utilizzerà, non avrà problemi a passare neppure i test EMI, sempre che anche il circuito stampato sia identico a quanto mostrato nelle application notes.
Non credo di voler questo per la mia vita professionale. Ho sbagliato e cambio strada al primo bivio, tra meno di un anno. Oppure no, se qualcuno mi indica una REALE possibilità di affermazione professionale in questo campo, ma credo sia una bella sfida.
Quale elettronica?
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IsidoroKZ
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Mi spiace dirtelo ma la tua è una posizione completamente sbagliata.
Se pensi di ottenere qualcosa in elettronica seguendo il pensiero che hai espresso poco sopra fai bene a cambiare strada e i tuoi orizzonti lavorativi.
Per mettere insieme quattro "carabattole" e realizzare tutto bisogna sapere e aver capito cose c'è dentro le quattro "carabattole" e questo si ottiene con uno studio approfondito della teoria che ti dovrebbero aver insegnato a scuola. Se le quattro "carabattole" che hai messo insieme - sperando di farle funzionare come vuoi tu - non funzionano per qualche motivo, non sarai mai in grado di risolvere nulla perché hai "copiato" il lavoro fatto da altri senza capirci una mazza e non hai i mezzi per affrontare il problema in modo critico e costruttivo utilizzando il bagaglio di conoscenze che è imprescindibile che tu debba possedere.
Se progetti un sistema embedded devi avere competenze di elettronica analogica e digitale, programmazione software, teoria dei sistemi, campi elettromagnetici (per la parte EMC) ecc. ecc. e più ne sai e meglio riesci nel tuo lavoro e se nascono problemi forse, con quello che sai, riesci a superarli........altrimenti ti piangi addosso e dai la colpa ad altri, alla scuola, alle scie chimiche, agli alieni........
Nei corsi universitari d'ingegneria (vecchio ordinamento) ti massacravano di teoria, poca pratica, giusto quella di qualche laboratorio scalcagnato, ma se ti mettevano davanti a un problema pratico, con quello che avevi studiato e capito, riuscivi a venirne fuori senza problemi.
Quindi se hai scelto l'elettronica come lavoro e ti piace studia e impara non per gli altri ma per te stesso e le competenze che riuscirai ad acquisire si riveleranno il tesoro della tua vita.
Buona fortuna!!!!!!!!
gekofive ha scritto:La realtà statistica è che l’elettronica è morta: chiunque con una minima preparazione è in grado di leggere un datasheet e di attaccare tra di loro quattro carabattole e realizzare praticamente tutto. Se si attiene ai vari documenti a corredo dei mega circuiti integrati che utilizzerà, non avrà problemi a passare neppure i test EMI, sempre che anche il circuito stampato sia identico a quanto mostrato nelle application notes.
Se pensi di ottenere qualcosa in elettronica seguendo il pensiero che hai espresso poco sopra fai bene a cambiare strada e i tuoi orizzonti lavorativi.
Per mettere insieme quattro "carabattole" e realizzare tutto bisogna sapere e aver capito cose c'è dentro le quattro "carabattole" e questo si ottiene con uno studio approfondito della teoria che ti dovrebbero aver insegnato a scuola. Se le quattro "carabattole" che hai messo insieme - sperando di farle funzionare come vuoi tu - non funzionano per qualche motivo, non sarai mai in grado di risolvere nulla perché hai "copiato" il lavoro fatto da altri senza capirci una mazza e non hai i mezzi per affrontare il problema in modo critico e costruttivo utilizzando il bagaglio di conoscenze che è imprescindibile che tu debba possedere.
Se progetti un sistema embedded devi avere competenze di elettronica analogica e digitale, programmazione software, teoria dei sistemi, campi elettromagnetici (per la parte EMC) ecc. ecc. e più ne sai e meglio riesci nel tuo lavoro e se nascono problemi forse, con quello che sai, riesci a superarli........altrimenti ti piangi addosso e dai la colpa ad altri, alla scuola, alle scie chimiche, agli alieni........
Nei corsi universitari d'ingegneria (vecchio ordinamento) ti massacravano di teoria, poca pratica, giusto quella di qualche laboratorio scalcagnato, ma se ti mettevano davanti a un problema pratico, con quello che avevi studiato e capito, riuscivi a venirne fuori senza problemi.
Quindi se hai scelto l'elettronica come lavoro e ti piace studia e impara non per gli altri ma per te stesso e le competenze che riuscirai ad acquisire si riveleranno il tesoro della tua vita.
Buona fortuna!!!!!!!!
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Non ti sto perc.....o
ma ti offro una (due) visione alternativa a ... (il mondo ???)
1) Tesla è considerata [cut] solo una società che fa automobili, ignorando il fatto che Tesla è la principale azienda nel settore dell’intelligenza artificiale applicata al mondo reale.
Tesla Dojo è un supercomputer progettato e costruito in casa da Tesla, pensato per l’addestramento di reti neurali, in particolare quelle che riguardano le immagini.
Non so quanto sia veritiera questa affermazione o autorevole la fonte
2) Dal 2 ottobre al 6 ottobre 2023 e' in collocamento il Titolo di Stato BTP Valore II (questa mia non e' una sollecitazione al publico risparmio) di cui avrai visto la pubblicita' "dappertutto".
ISIN IT0005547408
Titolo BTP Valore I
Rendimento lordo a scadenza 4,50%
_______________
ISIN IT0005565392
Titolo BTP Valore II
Rendimento lordo a scadenza 4,29%
Con premio 4,39%
Le condizioni di emissione del Valore II sono pubblicate sul MEF (Ministero Economia Finanza)
Il titolo Titolo BTP Valore I e' acquistabile su Borsa Italiana
Il suo rendimento e' stato calcolato con il prezzo rilevato il 29 settembre alle ore 15.29
Domanda:
sapresti indicare il metodo di calcolo per ricavare il valore del rendimento del Valore I dato il prezzo rilevato?

1) Tesla è considerata [cut] solo una società che fa automobili, ignorando il fatto che Tesla è la principale azienda nel settore dell’intelligenza artificiale applicata al mondo reale.
Tesla Dojo è un supercomputer progettato e costruito in casa da Tesla, pensato per l’addestramento di reti neurali, in particolare quelle che riguardano le immagini.
Non so quanto sia veritiera questa affermazione o autorevole la fonte
2) Dal 2 ottobre al 6 ottobre 2023 e' in collocamento il Titolo di Stato BTP Valore II (questa mia non e' una sollecitazione al publico risparmio) di cui avrai visto la pubblicita' "dappertutto".
ISIN IT0005547408
Titolo BTP Valore I
Rendimento lordo a scadenza 4,50%
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ISIN IT0005565392
Titolo BTP Valore II
Rendimento lordo a scadenza 4,29%
Con premio 4,39%
Le condizioni di emissione del Valore II sono pubblicate sul MEF (Ministero Economia Finanza)
Il titolo Titolo BTP Valore I e' acquistabile su Borsa Italiana
Il suo rendimento e' stato calcolato con il prezzo rilevato il 29 settembre alle ore 15.29
Domanda:
sapresti indicare il metodo di calcolo per ricavare il valore del rendimento del Valore I dato il prezzo rilevato?
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Posso capire che ti sia avegliato male ma se l'approccio è questo secondo me non sarai mai contento anche di una nuova strada: anche il muratore vecchio stampo dice che ormai è tutto cambiato, è tutto pronto ma le case le si continua a costruire, solo in modo diverso.
Idem l'elettronica e bisogna prenderne atto e (se si vuole) sfruttarne le opportunità.
Negli anno '80 del secolo scorso ho riparato analizzatori di spettro con readout digitale: un massacro di schede, CPU, EPROM. Se ci fosse stato il vituperato ARM, cosa pensi avrebbe usato il progettista?
Non so che idea tu abbia dell'elettronica ma se ti limiti allo strumento di misura, inquadri solo una piccolissima frazione del mondo elettronico. Per inciso, lavorare per certe grosse società potrebbe non essere tanto piacevole a livello umano. Parlo per esperienza diretta.
Ci sono, in Italia, fior di eccellenze che sfruttano l'elettronica per realizzare prodotti esportati in tutto il mondo. E' chiaro che chi produce non può reinventare la ruota, per cui l'uso di micro con annessi & connessi è una scelta obbligata.
Penso ai sistemi di confezionamento, alla integrazione di sistemi di test automatico, ai medicali, ai sistemi multimediali. E' elettronica a livello più alto del componente, perché il componente l'ha progettato Texas, Analog Devices, Microchip & c. Ribadisco: non si può reinventare la ruota.
Sei giovane: guarda avanti, non indietro
Idem l'elettronica e bisogna prenderne atto e (se si vuole) sfruttarne le opportunità.
Cinquant’anni fa progettava con i transistor, con la logica integrata. Faceva schede con centinaia di integrati sulle quali erano infilate altre schede con centinaia di transistor. Le competenze necessarie a far funzionare quei progetti erano la moneta con la quali un progettista si vendeva nel mercato del settore.
Negli anno '80 del secolo scorso ho riparato analizzatori di spettro con readout digitale: un massacro di schede, CPU, EPROM. Se ci fosse stato il vituperato ARM, cosa pensi avrebbe usato il progettista?
Non so che idea tu abbia dell'elettronica ma se ti limiti allo strumento di misura, inquadri solo una piccolissima frazione del mondo elettronico. Per inciso, lavorare per certe grosse società potrebbe non essere tanto piacevole a livello umano. Parlo per esperienza diretta.
Ci sono, in Italia, fior di eccellenze che sfruttano l'elettronica per realizzare prodotti esportati in tutto il mondo. E' chiaro che chi produce non può reinventare la ruota, per cui l'uso di micro con annessi & connessi è una scelta obbligata.
Penso ai sistemi di confezionamento, alla integrazione di sistemi di test automatico, ai medicali, ai sistemi multimediali. E' elettronica a livello più alto del componente, perché il componente l'ha progettato Texas, Analog Devices, Microchip & c. Ribadisco: non si può reinventare la ruota.
Sei giovane: guarda avanti, non indietro
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@esisnc
Non sono riuscito a spiegarmi. Non intendo dire che la pratica vale più della teoria e scemate simili. Intendo dire che se togliamo i casi sporadici nei quali un ingegnere elettronico può mettere a frutto quanto acquisito, nel 99% dei casi e del suo tempo lavorativo si troverà a trascrivere pezzi di schemi dai vari application notes, stando ben attento a non sbagliare il numero del pin del micro e il valore della resistenza.
Magari a molti la vita facile può anche apparire allettante. A me personalmente l'idea di un lavoro così fa orrore.
@edgar
Non mi limito allo strumento di misura, anche se il mio interesse pende da quella parte. Però, lo strumento medicale non è fatto in modo diverso: il solito ARM, il solito display, il solito switching. Magari tutto con norme diverse, però non c'è nulla da progettare. Se all'ingresso ho il sensore X oppure quello Y, di sicuro c'è l'application note su come connetterlo all'ARM. Tutto il resto si fa con il software. Allora uno fa ingegneria, ma poi lavora da informatico.
Devo invece ricredermi su quelli che io consideravo solo boomer. Il loro interesse per i vecchi strumenti è molto più motivata di quanto potessi immaginare. In quegli strumenti c'è la vera elettronica, in quelli di oggi c'è solo una manciata di scatole nere connesse tra loro. Se non fai parte di quel pugno di persone che progetta gli integrati a tecnologia mista che fanno in pratica tutto, finisci con l'essere poco più di un passacarte.
Non sono riuscito a spiegarmi. Non intendo dire che la pratica vale più della teoria e scemate simili. Intendo dire che se togliamo i casi sporadici nei quali un ingegnere elettronico può mettere a frutto quanto acquisito, nel 99% dei casi e del suo tempo lavorativo si troverà a trascrivere pezzi di schemi dai vari application notes, stando ben attento a non sbagliare il numero del pin del micro e il valore della resistenza.
Magari a molti la vita facile può anche apparire allettante. A me personalmente l'idea di un lavoro così fa orrore.
@edgar
Non mi limito allo strumento di misura, anche se il mio interesse pende da quella parte. Però, lo strumento medicale non è fatto in modo diverso: il solito ARM, il solito display, il solito switching. Magari tutto con norme diverse, però non c'è nulla da progettare. Se all'ingresso ho il sensore X oppure quello Y, di sicuro c'è l'application note su come connetterlo all'ARM. Tutto il resto si fa con il software. Allora uno fa ingegneria, ma poi lavora da informatico.
Devo invece ricredermi su quelli che io consideravo solo boomer. Il loro interesse per i vecchi strumenti è molto più motivata di quanto potessi immaginare. In quegli strumenti c'è la vera elettronica, in quelli di oggi c'è solo una manciata di scatole nere connesse tra loro. Se non fai parte di quel pugno di persone che progetta gli integrati a tecnologia mista che fanno in pratica tutto, finisci con l'essere poco più di un passacarte.
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gekofive ha scritto:Devo invece ricredermi su quelli che io consideravo solo boomer. Il loro interesse per i vecchi strumenti è molto più motivata di quanto potessi immaginare
Mi sembra ovvio: sono stati progettati dalla loro generazione.
Forse non ti sei reso conto che tra questi boomers ci sono state menti quali Bob Pease, Robert Widlar e altri, meno famosi ma non per questo meno capaci, che hanno portato l'elettronica ai livelli attuali.
Schernire persone solo in base alla data di nascita (perché quello è quanto traspare dalla tua espressione) non ti fa onore.
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Ciao.
Consiglio la lettura del seguente thread:
"Ha ancora senso studiare elettronica?"
al seguente link:
viewtopic.php?f=10&t=85225
che tratta lo stesso argomento ma da un punto di vista leggermente diverso.
Consiglio la lettura del seguente thread:
"Ha ancora senso studiare elettronica?"
al seguente link:
viewtopic.php?f=10&t=85225
che tratta lo stesso argomento ma da un punto di vista leggermente diverso.
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@edgar
Non c'era nulla di offensivo nel termine boomer da me utilizzato. Credo che si possa benissimo intendere anche solo come indicatore del periodo di attività professionale. in ogni caso, questo voleva essere.
Le persone brillanti ci sono sempre state e sempre ci saranno in ogni epoca. Ciò che fa la differenza tra quel periodo e quello attuale è la disponibilità odierna di pappapronta che alla fin fine diventa il 90% del lavoro quotidiano.
Non è solo questione di modernità. Non c'è nulla di piacevole nel dover disegnare gli schemi a mano invece che al computer con un CAE, ma l'aver reso il lavoro del progettista questione di ricerca del IC più adatto è invece demoralizzante.
Non c'era nulla di offensivo nel termine boomer da me utilizzato. Credo che si possa benissimo intendere anche solo come indicatore del periodo di attività professionale. in ogni caso, questo voleva essere.
Le persone brillanti ci sono sempre state e sempre ci saranno in ogni epoca. Ciò che fa la differenza tra quel periodo e quello attuale è la disponibilità odierna di pappapronta che alla fin fine diventa il 90% del lavoro quotidiano.
Non è solo questione di modernità. Non c'è nulla di piacevole nel dover disegnare gli schemi a mano invece che al computer con un CAE, ma l'aver reso il lavoro del progettista questione di ricerca del IC più adatto è invece demoralizzante.
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Dipende a che livello della "scala alimentare" uno si pone... Io sono alla fine (hobbista) e prendo il pre-fatto se uno lavora in TI ovviamente dovrà sviluppare partendo dal singolo transistor.
Ti assicuro che gli ingegneri da noi hanno sviluppato apparati partendo ovviamente da ARM, ma poi li finisce.... tutta la parte analogica e gestione digitale del segnale anche solo la logica di come andare ad analizare il segnale.
TI do un esempio: In tempo zero tramite fourier riescono ad identificare la caduta di un conduttore MT, con le giuste condizioni ancora prima che tocchi terra (non chiedete spiegazioni perché non so darvelà lo ho vista funzionare)
è una cosa che sul mercato non esiste, partendo dalle basi hanno contruito HW e SW. Ho visto spremere "ARM" che samsung gli fa un baffo. Tanto codice in assembly per essere più veloci.
Ma questo è lavoro di ricerca e sviluppo, non è da tutti !

Ti assicuro che gli ingegneri da noi hanno sviluppato apparati partendo ovviamente da ARM, ma poi li finisce.... tutta la parte analogica e gestione digitale del segnale anche solo la logica di come andare ad analizare il segnale.
TI do un esempio: In tempo zero tramite fourier riescono ad identificare la caduta di un conduttore MT, con le giuste condizioni ancora prima che tocchi terra (non chiedete spiegazioni perché non so darvelà lo ho vista funzionare)
è una cosa che sul mercato non esiste, partendo dalle basi hanno contruito HW e SW. Ho visto spremere "ARM" che samsung gli fa un baffo. Tanto codice in assembly per essere più veloci.
Ma questo è lavoro di ricerca e sviluppo, non è da tutti !

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@mrc
Ti ringrazio per il link, anche se alcuni dei post mi hanno confermato i dubbi che avevo:
Certo servono anche gli elettronici, ma ormai il mondo è passato di mano. Investire ora altri cinque anni non credo abbia senso. Studiare invece fisica, con alle spalle i cinque anni di elettronica di un Istituto Tecnico, integrati da studio parallelo mirato alle necessità specifiche, credo possa dare più opportunità all'ingresso nel mondo della sensoristica e delle misure.
Ti ringrazio per il link, anche se alcuni dei post mi hanno confermato i dubbi che avevo:
alessio777 ha scritto:ha ancora senso studiare elettronica?
IsidoroKZ ha scritto:Risposta breve: no
PietroBaima ha scritto:Perché?
IsidoroKZ ha scritto:Perché non serve, se non a pochissimi che la useranno davvero.
Theodoro ha scritto:... l'elettronico fa ormai poco ed ed è subordinato al programmatore, le parti si sono invertite, non più l'elettronico che sa anche programmare ma il programmatore che sa fare anche l'elettronico ed a cui non servono tutte le nozioni teoriche che servivano in passato.
Certo servono anche gli elettronici, ma ormai il mondo è passato di mano. Investire ora altri cinque anni non credo abbia senso. Studiare invece fisica, con alle spalle i cinque anni di elettronica di un Istituto Tecnico, integrati da studio parallelo mirato alle necessità specifiche, credo possa dare più opportunità all'ingresso nel mondo della sensoristica e delle misure.
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