Indice |
------------------------------------- Estate 2011 ---------------------------
Giovanna l'aveva già detto.
A me ed anche a qualche amica.
Lo aveva detto mostrando il mazzolino dentro uno dei vasetti o bottiglie dipinte che adornano la nostra casa.
Di solito li mette in cucina, ma anche in mezzo alla tavola da pranzo, o a quella rotonda di mia mamma e mia, o sulla credenza, o in salotto.
Non ci avevo fatto molto caso allora. O meglio ci avevo fatto caso, tant'è che me la ricordo benissimo quella frase, ma non sapevo bene il perché. La catalogavo come una delle tante, dettate da un impulso non derivante da considerazioni estetiche ragionate, simile ad uno dei luoghi comuni infilati in un discorso come piccole sentenze. A Giovanna piace usarle a volte, ma quasi sempre, ne ho esperienza ormai, sono suggerite da un istinto che sfiora una verità abbastanza profonda. Come in questo caso appunto (per me almeno).
Dunque: "I fiori di campo sono i più belli", dice Giovanna.
Sul momento uno resta perplesso, pensando alle rose maestose, o alle eleganti orchidee, o alle voluminose ortensie, o ai gerani o alle surfinie, o agli ibiscus; insomma a tutti i fiori da giardino.
Fiori appariscenti, sontuosi, orgogliosi quasi.
Non voglio attribuire loro atteggiamenti o sentimenti umani, ma sono fiori che sembrano, come dire?, coscienti della loro bellezza, meritevoli di essere ammirati, ricercati, lodati.
I fiori di campo invece sono in genere piccoli, esili; carini sì, ma in mezzo all'erba dei prati quasi non si vedono, non si impongono all'attenzione, tranne alcuni, come il tasso barbasso, che però non lo fa pavoneggiandosi come rose od orchidee, ma solo perché, alto e solitario come un giocatore di pallacanestro, sovrasta i suoi simili.
Finché un giorno mi accorgo e capisco.
Capisco cosa c'era nella frase di Giovanna.
Capisco cosa lei aveva scoperto molto prima di me, cosa aveva sentito guardandoli.
Una sensazione da lei conservata intatta finché, senza imporla, proprio come fanno i fiori di campo, l'ha inserita dentro di me.
Come tante altre del resto: lei questo dono ce l'ha, c'è poco da fare.
Insomma le cose stanno così.
La nostra villeggiatura estiva da pensionati, consiste di gite in bici tra le vie che s'inoltrano tra la colza, il frumento, il mais, la soia, e gli innumerevoli ortaggi dei nostri campi altopolesani.
Percorsi che si estendono tra l'Adige ed il Canalbianco, con puntatine nella bassa padovana fino al Santa Caterina.
Sono giretti meravigliosi che l'entusiasmo mi ha indotto a documentare con filmati su Youtube; filmati che non interessano a nessuno, ma che mi servono per ricordare come si può essere felici per alcune ore, giorni ed anche mesi.
Durante le escursioni ciclistiche, seguendo l'istinto di Giovanna che secondo me è preciso e puro come quello di Wally1, cogliamo fiori dal ciglio di strade o da rive di fossi, canali e fiumi. Giovanna indica quali, ed io li recido con una forbicina da pescatore.
Lei li organizza in un mazzo che adagia sul portapacchi posteriore della bici nuova rossa, una Lombardo acquistata da Carriero proprio l'anno della pensione.
Arrivata a casa, li dispone in un vaso e se li tiene accanto fino a quando appassiscono.
La raccolta, insieme a lei, l'ho sempre fatta con molto piacere, tanto che un bel fiore acquatico rosso, che fiorisce copiosamente in luglio ed agosto, la salcerella, è diventato, nel nostro gergo di coppia, "il fiore per te".
Chi passeggia in bici (non diciamo poi in macchina, ché non vede niente!), può non fare molto caso ai colori che punteggiano il ciglio delle strade, e magari ne cataloga l'arredo spontaneo con "erbacce". Tutto sembra crescere senza criterio, disordinato e confuso, sotto la spinta del sole.
Finché non capita di guardarle da vicino, le erbacce, con calma, una per una.
Come ha imparato a fare la bimba curiosa che tanti anni fa passeggiava solitaria nei campi ricercando l'ombra di salici piangenti ( Giovanna, per chi non lo avesse capito ;) ).
Ecco allora aprirsi un mondo di un'ampiezza e varietà incredibili.
Viene proprio da pensare quanto ingenui si è nel ricercare chissà cosa e chissà dove, quando a poca distanza si ha un universo molteplice e multicolore che aspetta di essere scoperto nella sua tranquilla ed articolata bellezza.
Questo Giovanna lo sapeva fin da bambina, questo ha conservato negli anni, questo mi ha comunicato con la naturalezza che le è tipica.
Ora i cigli delle strade, le rive dei fossi, degli argini dell'Adige, del Santa Caterina, del Canal Bianco, dello Scortico, delle canalette che costeggiano le Viazze, sono per me ricchissimi di varietà disposte, con sapiente fantasia, da un abile arredatore.
Salcerella, piova d'oro, mazza d'oro, vitalba, linaria, scarpette della madonnna, ginestrino, centaurea, consolida, cardo, achillea millefolium, cicuta, giunchi fioriti, saponaria, aristolochia, liquirizia, sambuco, iperico, coda di volpe, erba viperina, caglio, latte di gallina, malva, strigoli, piantaggine, tarassaco, salvia pratensis, pepe d'acqua, menta selvatica, veccione, tasso barbasso...(e mi fermo qui!), hanno acquistato il posto che meritano nell'attenzione di chi desidera vivere senza inutile frenesia, apprezzando le opere che qualcuno o qualcosa ha creato, pur senza fornirgli un perché.
Se si tralasciano le ricerche dei perché, che vanno sempre a vuoto e spostano solo più in là il limite che non si oltrepassa, ecco, se si lasciano da parte domande inutili e ci si abbandona a quello che c'è, a quello che ci è dato, che ci è stato regalato, beh, allora ci si sente in armonia con tutto quel che esiste e si comprende di avere tutto quel che serve.
Sono le cose che non urlano per ottenere attenzione.
Sono le cose che ci regalano la loro presenza, in silenzio, con semplicità, purezza e leggerezza.
Sono le cose più belle.
Sono i fiori di campo
1
Giretti in bici
I fiori per te
Cronaca di un vaso di fiori
Cavalcata lungo l'Adige
Libro
il racconto è inserito anche in questo libro cartaceo