Ore 6:40 del mattino, il traffico della tangenziale scorre abbastanza fluido mentre alla radio il cronista mastica i titoli dei principali quotidiani con voce roca e assonnata.
Mentre guido la mia auto sul nastro d'asfalto sono rapito da una bellissima visione: le previsioni per oggi davano neve ma il cielo che evidentemente non le ha lette si ribella, completamente sgombro da nuvole è di un colore blu arancione ad indicare che da li a poco il sole salirà alto ad illuminare quello che rimane della notte mentre la luna è una grande falce luminosa e poco sopra splendente brilla la stella del mattino.
E’ presto, troppo presto per telefonare all'amico Paolo per fare quattro chiacchiere, già lo immagino indaffarato e di corsa con i suoi auricolari ficcati nelle orecchie e il suo zainetto in spalla, a quest’ora starà viaggiando in metropolitana, sotto terra, e purtroppo non potrà godere dello spettacolo che stamane il cielo ci regala.
Sono quasi alla barriera del pedaggio autostradale quando intravedo un serpente di luci rosse anche nella corsia destinata al pagamento elettronico, la cosa non è affatto simpatica: la colonna di auto è presagio di un ingorgo che probabilmente mi costringerà in auto per molto tempo; sarà dura sorpassare Milano e arrivare puntuali dal Cliente.
Pazienza Carlo, anche stamane ti tocca, come per consolarmi mi raggomitolo un poco sprofondando leggermente nel sedile mentre mi incolonno diligentemente con le altre auto per sorpassare la barriera. Il caldo dell’auto e le luci soffuse sono un invito al riposo e alla riflessione, incomincio ad immaginare la telefonata al Cliente per annunciare i ritardo e disegno quindi nella mia mente quelle che saranno le attività della giornata scrivendole nel buio così come se avessi di fronte a me una lavagna blu, una lavagna grande come il cielo.
A volte vorrei disporre di un elicottero, e magari perché no, del tele-trasporto di Star Trek; mi rilasso sul sedile dell'auto e come sempre aspetto, aspetto e aspetto.
Il sole è oramai sorto e la radio continua a gracchiare di notizie e politica quando riesco a superare la barriera del pedaggio e lo spettacolo in termini di traffico si fa ancora più preoccupante: lunghe file di auto incolonnate in uscita dai molteplici caselli che si immettono nelle tre corsie della tangenziale ad imbuto in un delirio di clacson che suonano e frizioni che slittano.
Anche oggi non manco all'appuntamento quotidiano: la coda, quasi si trattasse di un auto-raduno e tutte queste persone si fossero accordate per incontrarsi tutte qui, nel medesimo luogo e nel medesimo istante.
Qualche cosa succede, non è il solito ingorgo da incidente, mano a mano che mi avvicino al raccordo con le corsie della tangenziale osservo che le code di sinistra per piccoli istanti sembrano procedere più speditamente per poi fermarsi nuovamente di colpo: è come se l’origine dell’ingorgo fosse poco più avanti a me; speriamo non si tratti di un incidente, e soprattutto speriamo che nessuno si sia fatto male.
Sono incolonnato nella corsia centrale e il traffico procede a strappi, brusche accelerazioni che si spengono in altrettanto brusche frenate, è molto strano, è tutto troppo nervoso. Provo a sporgermi dalla fila per capire di che cosa si tratti ma non riesco a vedere oltre perché le auto incolonnate alla mia destra si buttano tutte verso la mia corsia in un turbinio di fanali arancioni lampeggianti.
Il volume dei clacson incomincia ad aumentare e tra il gran chiasso mi sembra di sentire anche delle grida, abbasso il volume della radio e si, sono proprio delle grida; cosa ci sarà mai più avanti, chissà mai che cosa sarà successo?
La colonna di auto accelera nervosamente interrotta continuamente nella sua corsa dalle auto a lato che si infilano nella coda, ora si accelera, ora si frena, ora sembra procedere un poco meglio; la velocità non è sostenuta ma almeno è costante, incomincio a rilassarmi un attimo quando alla mia destra intravvedo la ragione di tutto questo trambusto.
Ora è tutto più chiaro, eccolo è lui, alla guida della sua monovolume con guanti e un vistoso cappello pon pon multicolore è intento a mantenere in carreggiata il suo veicolo, il suono assordante dei clacson degli automobilisti che lo circondano e le urla degli improperi a seguire non riescono però a coprire il fracasso generato dal suo veicolo.
In una scia di scintille sull'asfalto procede un poco zizzagando con il tipico rumore che fanno le catene da neve quando affrontano l’asfalto pulito, procede lento e tranquillo senza minimamente curarsi del delirio che lo circonda.
Un pazzo, probabilmente spaventato dalle previsioni meteorologiche ha deciso di montare sin da subito le catene da neve sulla sua auto non preoccupandosi minimamente di osservare il cielo dove ora tenue si sta alzando il sole.
Ora il traffico è ritornato normale, si procede in colonna e ancora sorrido al pensiero di quel folle con le catene da neve montate mentre procedo lentamente verso il prossimo rallentamento: la prossima coda.
Alzo lo sguardo al cielo per cercare ancora la luna a farmi compagnia quando incrocio con lo sguardo un grosso cartellone di segnaletica luminosa dove a lato del simbolo di un fiocco di neve ad indicare la prevista nevicata recita: “obbligo di dotazioni invernali a bordo”.
Mai avviso fu preso così alla lettera penso tra me, dopotutto si tratta di un avvertimento precauzionale, e in quanto a precauzione il tizio di prima non scherzava affatto.
Sono le 7:30, scorro rapidamente i numeri della rubrica telefonica sul display dell'auto, chiamerò il mio Amico Paolo e ci faremo un po di compagnia.
"Dedicato al Paolo che vive di traffico pendolare e tutti coloro che per necessità sono costretti a fare di tangenziale virtù".