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La macchina della gioia o dei desideri

La primavera avanzata che ormai quasi toccava l’incombente estate favoriva la calma nelle attività umane, ed io, orgoglioso esemplare di questa specie, non mi sottraevo alla pigrizia del primo mattino.

Ero seduto nella resede del bar “Il Cantone” di Pistoia, ritrovo di pensionati e sfaccendati ma esperti nelle più disparate materie, dalla politica all’economia, dai problemi legati al riscaldamento globale alle inevitabili conseguenze della tecnologia sulle nostre automobili ormai datate in attesa dell’ultima offerta di qualche concessionario. Tutti erano pronti per lunghe chiacchierate sui risvolti sociali della incombente Intelligenza Artificiale.

Un osservatore casuale avrebbe trovato, nelle nostre discussioni interminabili e quasi sempre prive di una conclusione sensata, una varietà di soluzioni a cui nessun esperto mai si sarebbe sognato di pensare ed inevitabilmente avrebbe sentito la frase:

Purtroppo LORO non ci stanno a sentire.

E senza dubbio LORO erano politici, economisti ed esperti che da sempre e forse per sempre rimanevano sordi alle soluzioni che gli esperti del bar “Il Cantone” fornivano gratis per puro amore nei confronti dell’intera umanità.

Aspettavo che l’amico Alfredo, dopo aver acquistato più per abitudine che per sete di conoscenza il solito giornale, arrivasse con la sua smart, anch’essa in grande debito alla tecnologia verde, e dopo aver trovato parcheggio scendesse per raggiungermi e sorseggiare il capolavoro di Giovanna, la barista, cioè il miglior caffè che si potesse gustare a Pistoia.

Qualche minuto prima ero passato dalla cassa del bar ove Giovanna miaveva salutato con il consueto sorriso di benvenuto.

- La solita tassa sull’amicizia? Mi aveva chiesto mentre agile batteva sulla tastiera del registratore di cassa l’importo delle nostre bevande, un caffè alto ed un macchiatone, che avremmo consumato appena l’amico Alfredo fosse arrivato.

- Certo, risposi a Giovanna, sai che spesso facciamo gara a chi arriva prima, e spero che questa mattina porti con sé qualche notizia che ci permetta una riserva di discussione per qualche giorno.

- Sei sempre il solito, rispose ridacchiando Giovanna, se l’argomento sarà interessante ci divertiremo tutti.

- Mi siedo fuori, dissi salutando Giovanna.

Così presi posto ad un piccolo tavolo quadrato nell’angolo più silenzioso della resede, per fortuna, pensavo. che le scuole erano finite e non erano più presenti i gruppi di studenti del vicino istituto professionale.

Attraverso gli spazi della siepe di edera e ligustro che delimitava la resede, vidi arrivare la smart di Alfredo.

Non trovò subito un parcheggio, si fermò sul lato opposto della strada, scese con il giornale sotto il braccio e con passo svelto per quanto la sua mole, la sua età ed i suoi ginocchi gli permettessero, si avvicinò alla sedia libera a lui riservata attorno al tavolo che io avevo già occupato.

Giovanna come vide arrivare Alfredo preparò i nostri caffè e ce li portò in meno di un minuto, nel frattempo avevamo già commentato la temperatura, il tempo ed il fatto che eravamo ancora vivi ed in una condizione decente di salute.

Sorseggiammo in silenzio le nostre bevande, profumatissime e di eccellente sapore.

- Quali sono le notizie importanti che hai trovato sul tuo giornale, chiesi, non senza un velo di ironia.

- Le solite, rispose Alfredo, tutti i politici hanno vinto, gli economisti hanno previsto il passato, donne e uomini che si cornificano a vicenda.

Esitò un attimo prima di continuare, quasi avesse timore del mio giudizio su quanto stava per dirmi.

- Sai, continuò Alfredo, che il mercoledì questo quotidiano pubblica una pagina di curiosità da tutto il mondo.

- Bene, lo incalzai, dimmi quello che hai letto. Ti prometto che non farò commenti personali, oggi mi sento buono: solo giudizi tecnici.

- Ho letto che hanno fatto, a Las Vegas, una vendita all’asta di oggetti che appartengono al mondo della magia e delle scienze esoteriche. Ne sai qualche cosa?

- Il mondo della magia è un mondo professionale, altamente specializzato. Mentre le scienze esoteriche navigano sul ciglio del baratro della cialtroneria. Ma leggimi la notizia che ti ha colpito, non penso che tu sia meravigliato dal fatto che a Las Vegas hanno messo in asta oggetti di uso non comune.

Alfredo aprì il giornale e cercò con lo sguardo la notizia di cui voleva parlare.

- Ecco qua, disse, il giornalista scrive che a questa asta di oggetti che si rifanno anche alla radionica è stata venduta per oltre seimila dollari una macchina dei desideri inventata un certo Dottor Hieronymus. Pensa una macchina dei desideri. Tu che sai qualche cosa di elettronica mi sai dire cosa è? Qui dice che Hieronymus ottenne per questo dispositivo l’unico brevetto concesso dagli Stati Uniti per un dispositivo psichico.

Indice

Parliamo di radionica

- Si, ne ho sentito parlare, risposi, e ti debbo confessare che ne ho letto molto. Mi sono spesso imbattuto in apparecchiature basate sulle più strambe teorie, a cominciare dal cronovisore di cui ho parlato in un apposito documento, ma speravo di non trovarmi a parlare di una macchina che provocasse la gioia delle persone ed esaudisse i loro desideri. Secondo me è una bufala, un acciappacitrulli, ma perché me lochiedi?

- Sarebbe bello acquistarne una, continuò Alfredo, ma costa troppo e poi chi mi garantisce che funzioni.

- Tu saresti in grado di costruirla, mi chiese Alfredo dopo una decina di secondi.

Non risposi subito e pensai attentamente alle parole da usare nella risposta. Poteva essere una nuova avventura tra amici ma anche un grosso problema che poteva impattare sulla mia credibilità professionale.

- Prima di decidere cosa fare, iniziai parlando con un certo tono cattedratico, occorre che tu sappia alcune cose pertinenti a questo argomento.

- Dimmi, rispose Alfredo senza attendere un attimo.

- Bene, prima di tutto una definizione. La teoria alla base di queste macchine e della radionica in generale dice che ogni ogni cosa, vivente o no, in qualsiasi condizione fisica o mentale vibra ad una frequenza tipica e specifica. La teoria dice che la radionica studia le proprietà energetiche di tutte le cose, e consisterebbe in un metodo di interazione tra le persone (gli operatori) e gli oggetti, cose inanimate o animate o altre persone a distanza.

Attesi qualche secondo, poi volgendo lo sguardo lontano, come per prendere ispirazione dallo spazio profondo:

-La radionica si serve, continuai, di particolari strumenti o macchine congiuntamente a facoltà psichiche, e consentirebbe all’operatore di portare alla luce la causa ultima dello squilibrio energetico in qualsiasi sistema, sia esso umano, animale, vegetale o minerale, ma anche di operare per ristabilirne il naturale equilibrio.

- Le macchine coinvolte nella radionica sono costituite da una serie di quadranti e componenti elettronici che consentono ai praticanti di impostare determinati simboli, numeri o altre rappresentazioni. L'operatore può lavorare con testimoni, cioè con campioni biologici o immagini che vengono posizionati sul dispositivo. Attraverso l'impostazione dei simboli e l'uso dei quadranti, l'operatore afferma di poter influenzare, interagendo con i testimoni, gli eventi energetici associati ad essi, riequilibrando le energie in gioco.

Il tono della mia voce era volutamente professionale, quasi cattedratico e dopo un’altra breve pausa.

-Per terminare, dissi, un aspetto fondamentale, e altrettanto peculiare, della radionica è che l’operatore non necessita della presenza del soggetto, né per l'analisi né per il trattamento.

Terminai di parlare senza alcuna espressione particolare del viso e la pausa in completo silenzio dell’amico Alfredo mise in luce la sua grande curiosità.

-Non ho capito tutto quello che hai detto, fece Alfredo, ma perché usi sempre il condizionale.

- In materie come la radionica, precisai, è indispensabile andarci cauti. Non ci sono certezze ma solo convinzioni. La realtà deve essere analizzata attentamente e spesso con un velo di pessimismo. Ci sono, e molto spesso, risultati positivi, ma ci sono anche momenti di delusione e non bisogna mai alimentare speranze impossibili. E sempre, e dico sempre, insistere che le malattie si curano solo ed esclusivamente con la medicina ufficiale e non con formule e con parole a vanvera.

Alfredo tacque per una decina di secondi poi.

- Va bene, chiese, ma cosa c’entra tutto questo con la macchina deidesideri? E funziona? E cosa si ottiene ?

- Io, risposi, non so tutto, ma i fautori della radionica credono che la macchina, ammesso che possa così definirsi, possa essere utilizzata per una vasta gamma di scopi, tra cui la diagnosi e il trattamento di varie condizioni di salute, il bilanciamento degli squilibri energetici, il miglioramento del benessere generale e persino la previsione e l'influenza di eventi o circostanze future.

- Ma è importante notare, continuai, che non esistono prove scientifiche di tipo galileiano a sostegno di queste affermazioni e la radionica ha affrontato, affronta e affronterà sempre lo scetticismo e le critiche delle comunità scientifiche e mediche. Nonostante la mancanza di convalida scientifica, alcuni individui e professionisti continuano a utilizzare la radionica come parte delle loro pratiche di guarigione olistiche o complementari. Come conqualsiasi terapia alternativa, è essenziale avvicinarsi alla radionica con una mentalità critica ed è consigliabile consultare professionisti sanitari qualificati per qualsiasi problema o condizione medica.

- So per certo che l'uso di dispositivi radionici non è regolamentato nella maggior parte dei paesi e che esiste la possibilità che individui senza scrupoli facciano affermazioni false o sfruttino individui vulnerabili. Pertanto, è importante prestare attenzione e cercare informazioni affidabili e professionisti rispettabili se si decide di esplorare ulteriormente la radionica.

Tacqui e cominciai a pensare come parlare del brevetto concesso dagli Stati Uniti per una apparecchiatura realizzata da Hieronymus, e della mia conoscenza della macchina simbolica che veniva venduta in rete, non sapevo fino a che punto far conoscere subito quanto sapevo della questione, sentivo aria di zingarata, di divertimento e assunsi un’aria solo parzialmente professionale fingendo una totale mancanza di interesse e di modesta conoscenza della questione.

-Ma, riprese Alfredo, perché si parla della macchina dei desideri?

Lasciai passare un certo tempo, intanto anche il Pancani e Roberto si erano seduti al nostro tavolo e avevano ascoltato l’ultima parte del mio discorso. Poi ripresi.

- L’ingegnere Hieronymus, dopo una notevole quantità di ricerche su strane forme di energie di cui non vi parlo perché non capireste niente….

- Grazie della fiducia dissero due amici all’unisono.

- L’ingegnere Hieronymus, continuai ignorando l’interruzione, presentò domanda di brevetto negli Stati Uniti per una apparecchiatura che sfruttava energie fino ad allora sconosciute e da lui scoperte.

- La macchina di Hieronymus, quella del brevetto statunitense, era costituita da una serie di quadranti e componenti elettronici che consentivano all'operatore di impostare determinati simboli, numeri o altre rappresentazioni su di essi. L'operatore poteva lavorare con campioni biologici, come capelli, sangue o saliva, che venivano posizionati sul dispositivo. Attraverso l'impostazione dei simboli e l'uso dei quadranti, l'operatore affermava di poter influenzare i soggetti e gli eventi associati ad essi, modulando le frequenze energetiche.

- Hieronymus affermò che la sua macchina simbolica poteva essere utilizzata per diagnosticare disturbi medici e influenzare la salute attraverso l'equilibrio delle energie sottili. Tuttavia, come per la radionica in generale, mancano prove scientifiche solide per supportare queste affermazioni e le pratiche di Hieronymus erano e sono considerate dall'establishment scientifico come valide solo per un circolo di creduloni.

- Anche se, continuai accingendomi a terminare, alcuni praticanti e appassionati di radionica potrebbero ancora utilizzare la macchina di Hieronymus o altre varianti di macchine radioniche, è importante notare che non esistono prove scientifiche che dimostrino la loro efficacia. La radionica e le sue macchine sono ampiamente considerate pseudoscienza e non sono riconosciute come un metodo valido di diagnosi o cura medica.

- Come sempre, terminai, per chiunque che abbia preoccupazioni sulla propria salute o desideri trattamenti medici è fondamentale consultare un professionista sanitario qualificato, e non solo unoperatore radionico.

Si era fatto silenzio che durò quasi un minuto, poi:

-Pensa, sentenziò Alfredo, se fosse possibile sentirsi felici o fare felice qualche persona, a comando e a distanza.

-Ci pensi sempre, vero? Lo interruppi, quanti anni sono passati?

-Eh si, rispose l’amico, quasi venti. Ma se questa macchina costasse poco potremmo comprarla oppure potremmo provare a costruirla e chissà potrebbe anche funzionare…. Noi di tempo ne abbiamo tanto.

Poi Alfredo prese la pagina del giornale che riportava la notizia dell’evento che aveva dato origine alla nostra chiacchierata e porgendomela.

-Tieni questo foglio, disse, ho intuito che muori dalla voglia di realizzare qualche cosa, basta che mi prometti che se costruisci una macchina la proviamo qui al bar, sai, continuò, ho tanto bisogno di essere felice dato che non sto vincendo al superenalotto.

Ormai si era fatta l’ora del mio rientro a casa.

Va bene, dissi, la leggo e domani vi dico cosa sarò capace di fare.

Mi alzai, salutai la compagnia e inforcando la bicicletta mi allontanai fischiettando un motivetto del tempo della mia ormai lontana gioventù.

Lo studio e la costruzione della macchina.

Non avevo detto ad Alfredo che nei miei archivi di cose impossibili, di bufale, e di altre cose senza nè capo nè coda, assieme ai vari sistemi per produrre energia infinita, macchine antigravità e altro, una cartella riguardava Hieronymus e quanto da me reperito sulla radionica.

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L'immagine della macchina simbolica

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Sembra incredibile ma è veramente esistita una macchina progettata per guarire l’ inguaribile, trovare l’introvabile, sondare l’insondabile, ed ha ottenuto un brevetto negli stati Uniti: il numero 2.482.773.

Trai vari file trovai l’immagine di una rappresentazione simbolica che circolava in rete e che avevo modificato per renderla ben stampabile dalla mia piccola laser così ottenni una perfetta riproduzione in formato A4. Poi combinai una serie di raccomandazioni e istruzioni per l’uso cercando di non calcare sull’aspetto cialtronesco che circondava tutta questa operazione, anzi provando a dare una parvenza di professionalità a quanto stavo costruendo.

Per produrre un esemplare della macchina simbolica, notare bene simbolica, incollai le due stampe su una tavola di dimensioni opportune mettendo anche una piccola attaccaglia per poter appendere questo aggetto alla bacheca del bar dopo che avesse svolto la sua funzione il mattino successivo.

Poi preparai una piccola manopola in legno lucido con una punta che funzionasse quale indicatore ruotante nel centro della scala graduata con i valori da 1 a 100, la infilai in un piccolo perno e controllai che fosse facile farla girare.


Chiamai Alfredo, concordai con lui che sarebbe arrivato al bar prima delle nove ed avrebbe intrattenuto i presenti sul fatto che stavo preparando una macchina della gioia e che forse avremmo assistito ad un esperimento eclatante, poi cerai Roberto e concordai con lui una mega burla.

Concordammo che Roberto sarebbe arrivato verso le dieci, e che il suo ritardo sarebbe stato monitorizzato da me utilizzando la macchina simbolica che avevo appena terminato di costruire.

In breve tempo tracciammo un comportamento che noi tre, Alfredo Roberto ed io, avremmo tenuto la mattina successiva coscienti che stavamo preparando una burla che avrebbe fatto parlare i frequentatori di tutti i bar per diverse settimane.

La mattina seguente.

Arrivai con la solita bicicletta al bar “Il Cantone” poco prima delle nove e vidi subito che avevano affiancato tre tavolini attorno a cui Alfredo aveva attirato diverse persone.

- Eccolo, disse il Pancani appena mi vide legare la bicicletta al solito palo del cartello di stop, dai Carlo facci vedere che cosa ci hai portato.

Con studiata lentezza presi dallo zaino una busta di plastica nera e la posai sul tavolo centrale, poi distribuii diverse pagine stampate con le istruzioni e le caratteristiche della macchina della gioia, ed infine, aperta la busta nera, estrassi il manufatto costruito la sera prima.

- Ma è una tavola! Sentenziò Giovanni.

- No, risposi immediatamente, è una macchina simbolica con proprietà psicotiche capace di amplificare le onde eliottiche. Leggete quanto vi ho distribuito.

- Qui dice, intervenne Alfredo recitando la parte concordata, che potrebbe interferire a distanza con persone assenti.

- Gli esperimenti non sempre riescono, risposi ad Alfredo, ma possiamo provare, chi manca? Chiesi.

Ci fu un attimo di silenzio, poi

- Manca Roberto, disse Pancani, lo ho visto questa mattina presto, ma è andato via, ha detto che aveva da fare e sarebbe tornato più tardi, verso mezzogiorno, per l’aperitivo.

- Voglio proprio vedere come fai, disse il Pancani, sono curioso comeuna scimmia.

- A me sei sempre sembrato una scimmia, lo apostrofò Giovanni.

Una sonora risata generale dimostrò che c’era l’atmosfera giusta per la nostra avventura, avevo messo la tavola con il disegno della macchina simbolica sul tavolo facendo togliere ogni altro oggetto e feci alzare dalle sedie tutti gli amici, almeno un decina, che si misero in cerchio ad osservare ogni mia mossa.

- Andate a prendere dalla bacheca una foto dove sia presente Roberto, chiesi, in modo che possa metterla nella spirale dei testimoni.

Giovanna che nel frattempo si era unita al gruppo corse veloce alla bacheca del bar e mi porse una foto che io lentamente e con molta attenzione la misi nella spirale sulla sinistra del disegno.

Alfredo sembrava il Gran Cerimoniere e fece un giro intorno ai tre tavoli in precedenza occupati in modo che nessuno fosse troppo vicino.

- Fate silenzio, dissi, e lasciatemi concentrare.

Come descritto nella sintesi delle istruzioni con la mano sinistra iniziai a muovere l’indicatore di legno lucido mentre con la mano destra scorrevo la bobina delle sensazioni.

Non si sentiva volare una mosca, tutti stavano osservavano i miei movimenti sicuramente timorosi di parlare e sicuri che si trattassedi uno storico trappolone.

- Secondo me, dissi dopo un paio di minuti, Roberto in questo momento è in un ufficio pubblico, forse al catasto, ma voglio fare di più. Mi concentro e gli chiedo di tornare subito dato che lo stiamo aspettando facendo, a sua insaputa un esperimento su di lui.

- La bestia, disse qualcuno tra gli amici in piedi, se fosse vero Carlo sarebbe un mago.

Continuai per un altro paio di minuti ad armeggiare come in precedenza sulla tavola davanti a me, poi mi alzai e.

- Io il mio lo ho fatto, dissi, vediamo cosa succede. Poi rivolto a Giovanna, portami un ginseng mi sento molto stressato. Alfredo lo vedevo di sottecchi, era raggiante, ci saremmo divertiti per settimane.

- Se non succede niente cosa farai, mi domandò Marco.

- È un altro dei tanti esperimenti falliti e dichiarerò che latavola non funziona, ma se dovesse verificarsi qualche evento favorevole metteremo anche questo oggetto nella nostra bacheca con un ampio resoconto di questa giornata.

Iniziò subito una ampia discussione, sentivo che tutti in qualche modo commentavano quanto avevo fatto con il massimo pessimismo, ma tutti, conoscendomi, temevano qualche trappolone.

Sorseggiai molto lentamente il mio ginseng cercando di fare passare almeno una ventina di minuti, avevamo concordato che Roberto sarebbe tornato poco prima delle dieci.

Roberto arriva.

Poco dopo, tra le varie e numerose automobili che passavano davanti alla resede dl bar, vidi arrivare l’alfa rossa di Roberto, che, dopo aver parcheggiato al lato opposto della strada, scese dalla sua macchina tenendo in mano il giornale e si avvicinò a passo svelto alnostro gruppo.

- Oh non dovevi tornare a mezzogiorno , lo apostrofò il Pancani.

- Si, disse Roberto, ma dopo essere andato al catasto, dovevo andare anche in banca e alla Camera di Commercio, mi è presa una specie di nostalgia del bar ed ho rimandato a domani, mi è venuta la voglia del caffè di Giovanna.

Un incredibile silenzio scese sul nostro gruppo, io iniziai aguardare con attenzione la punta delle mie scarpe, Alfredo si mise a posto più volte il cappello che non aveva bisogno di alcun intervento, di sottecchi osservavo i volti stupiti degli amici, nessuno voleva iniziare a parlare.

- Perché cosa è successo? Chiese Roberto con una mimica da premio Oscar.

- Non dovevi tornare a mezzogiorno, disse il Pancani.

- Si, rispose Roberto, ma mi è venuta una gran voglia del caffè di Giovanna e continuerò il mio giro domani.

- Ma allora funziona! Sentenziò il Galligani, con una voce che eraallo stesso tempo forte e piena di timore.

- Funziona cosa? Chiese Roberto.

Pancani in trenta secondi lo mise al corrente dell’esperimento, poi rivolto a me.

- Carlo spiega a Roberto come e cosa hai fatto.

Feci un rapido resoconto a Roberto indicando la tavola della gioia e commentando le operazioni eseguite.

- Tutte fesserie, affermò subito Roberto togliendomi dal continuare una imbarazzante spiegazione, Giovanna fammi il miglior caffè, per oggi ne ho sentite abbastanza. E rientrò nel locale del bar, forse per evitare di scoppiare in una sonora risata.

- Quello che è successo, iniziai, non deve né farci esultare, né portarci a facili conclusioni. Per affermare che la macchina della gioia, dei desideri, funziona occorrerebbero decine di sperimentazioni positive, l’episodio di questa mattina può essere un evento puramente casuale.

- Io come promesso, e con il permesso di Giovanna, appenderò questooggetto alla bacheca del bar assieme ad un piccolo documento sulla sua storia e con le indicazioni sintetiche per il suo uso, lasciandoad ogni persona di valutare cosa fare di queste informazioni, ma farò a futura memoria, un ampio resoconto di quanto è accaduto stamattina sempre che Roberto sia disponibile ad essere citato.

- Basta che tu non mi tratti come un topo da laboratorio, disse Roberto che nel frattempo si era nuovamente riunito al nostro gruppo.

- Tranquillo, lo rassicurai, solo una piccola citazione, ma non farò mai più una dimostrazione di questa macchina della gioia. Mi sono troppo stressato.

- Forse è meglio così, disse Alfredo, Giovanna sei d’accordo di mettere in bacheca questo materiale?

- Si ma non facciamo altri esperimenti, non si può scherzare su argomenti pseudo scientifici. Ricordate la santona di San Baronto?

- Rimanemmo per qualche istante in silenzio, poi Giovanna prese il materiale che era sul tavolino.

- Lo metto in bacheca, disse, e a te Carlo per premio ti offro un bel gelato. Che gusti?

- Cioccolato amaro, lo sai che amo i sapori forti.

- Sei il solito scroccone, rispose Giovanna.

Prese il materiale che avevo preparato e rientrò nel bar.

Il gruppo di amici che aveva assistito all’esperimento si stava sciogliendo, parlavano tra loro a bassa voce, scuotevano la testa, ma nessuno osava commentare ad alta voce. Sicuramente tutti pensavano di essere stati oggetto di una burla, senza averne la minima prova, la cui notizia si sarebbe propagata come un piccolo uragano e che avrebbe attirato molte persone nel bar per vedere la ormai famosa macchina della gioia.

Forse qualche persona avrebbe tentato di riprodurla, non oso pensare con quali risultati, e qualche persona mi avrebbe chiesto costruirne una per lui.

C’era ancora spazio per qualche mega burla, naturalmente completamente gratuita, ma con tanto, tanto divertimento.

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