Ormai il mese di agosto era finito, il ricordo delle ferie, che noi pensionati non possiamo definire brevi, stava sfumando nella realtà di tutti i giorni, qualche hobby, lunghe chiacchierate con gli amici nei vari bar che a Pistoia si affacciano lungo il viale Adua. I più arditi pensionati alla fine di agosto riprendono, da sempre, una vecchia ed inveterata abitudine, nascondono lo stato civile, alcuni si tingono i capelli, e frequentano nei fine settimana una delle tante balere tra Montecatini e Lucca dove è noto che molte ragazze, più o meno attempate, provenienti quasi sempre dai paesi dell’est Europa, accettano le attenzioni dei frequentatori di questi innocenti luoghi di tentazione.
Io facevo e faccio tuttora parte di un gruppo molto affiatato di arzilli ultra settantenni che frequenta fedelmente il bar “Il Cantone”.
Il bar ha una resede con un tappeto di finta erba verde, è dotato di piccoli tavolini quadrati bianchi con sedie di plastica abbastanza comode ed è riparato dalla pioggia e dai venti da una grande tenda quadrata.
Spesso ci incontravamo a leggere il giornale, a fare quattro chiacchiere, a bere un caffè più o meno macchiato, a parlare dei gravi problemi del mondo e a scovare soluzioni che nessuno, proprio nessuno ascoltava. Immancabilmente un cliente occasionale avrebbe udito la solita frase: “Noi l’avevamo detto, peggio per loro” . Purtroppo nonostante i nostri sforzi e le nostre raccomandazioni, nessuno dei potenti della terra ascoltava i nostri suggerimenti.
Eravamo nel 2018 nei primi giorni di settembre, il covid non aveva ancora invaso il mondo e noi, reduci da brevi vacanze rigorosamente marine, ci eravamo dati appuntamento per il solito rito del caffè mattutino delle nove, io, che ho ereditato da mio nonno l’inveterata abitudine di non arrivare mai in ritardo, stavo aspettando l’amico Alfredo già dalle 8,30.
Alfredo sarebbe arrivato con il solito quotidiano sotto il braccio ma sicuramente aveva già letto tutti i titoli e quelli più importanti li aveva commentati con il proprietario dell’edicola distante qualche centinaio di metri, edicola che pomposamente si chiamava “Il paradiso delle notizie”.
Nel tragitto tra l’edicola ed il bar Alfredo aveva focalizzato qualche notizia su cui, noi grandi esperti, avremmo svolto il tema del giorno, con pareri, giudizi, sfoggio di conoscenze e invidiabile competenza sulla politica mondiale. Sicuramente da qualche persona riunita nella resede de “Il Cantone” si sarebbe udita la fatidica frase “Eh! Se ci fossi io….” lasciando intravedere una capacità politica e gestionale fuori dal comune.
Gli amici stavano arrivando alla spicciolata e prendevano posto attorno ai vari tavoli della resede, chiacchieravano del più e del meno, ancora non era stato selezionato un argomento principe sui cui basare la discussione del giorno.
Vidi arrivare Alfredo, il giornale sottobraccio, il passo cadenzato del settantenne che non ha più fretta, con attenzione riuscì ad evitare una automobile che non aveva rispettato il segnale di stop e salì il gradino che separava il bordo della strada con la resede del bar.
- L’hai scampata bella, così lo salutai appena si era seduto al tavolo davanti al suo macchiatone che Giovanna, la barista, aveva portato appena intravisto Alfredo che stava arrivando.
- Carlo, iniziò Alfredo, non serve neppure più leggere il giornale, tanto non ci danno retta. Fanno sempre come gli pare e poi si lamentano che non trovano soluzioni.
- Che vuoi, lo incalzai, se ci dessero retta avrebbero finito di discutere, i problemi sarebbero tutti risolti e dovrebbero andare a lavorare.
- Figurati se quelli, aggiunse Alfredo mentre sorseggiava il suo macchiatone, vogliono lavorare. Discutono, parlano, sentenziano, deliberano e poi ci mettono nuove tasse.
- Purtroppo è così, aggiunse Mario, che nel frattempo si era unito al nostro tavolo portando con sé un piccolo vassoio con un cappuccino ed una pasta.
- Ho letto una notizia strana sulla pagina centrale, continuò Alfredo, viene da Biella. Scrivono che hanno fatto il campionato mondiale dei cercatori d’oro. Ma dove lo cercano l’oro in Italia. Ne sai qualche cosa? Chiese rivolto a me.
- Certo che ne so qualcosa, anzi ne so tanto, risposi. Quando il ginocchio destro mi faceva meno male io andavo, due o tre fine settimana all’anno, sui fiumi del nord-ovest a cercare oro. Mi sono molto divertito ed ho passato delle bellissime giornate in mezzo alla natura.
- Ti pareva, disse Mario, Vuoi dire che tu si stato un cercatore d’oro? ma vai!!!. - Chi è il cercatore d’oro? Chiese Roberto alzandosi dal tavolo.
- Ti pareva, disse Alfredo, che Carlo non avesse fatto anche il cercatore d’oro!! Ora capisco perché ha un monte di quattrini, aggiunse con una non velata nota di ironia.
Io li lasciavo parlare senza ribattere. Il mio sorriso ironico, un poco beffardo, era la mia prima risposta in attesa che altri entrassero nella discussione.
Mario, sicuramente quello più polemico, chiese ad alta voce, con un tono che non lasciva dubbi sulla sua domanda e in modo che tutti sentissero, e dicci Carlo, dove sarebbero questi giacimenti di oro che tu hai esplorato? - Giacimenti d’oro, oh dove? chiese il Pancani che si aggiunse subito al gruppo che ormai si era formato attorno al nostro tavolo.
Non risposi subito, lasciai che la curiosità crescesse, solo dopo una decina di secondi ruotando la testa in semicerchio e guardando tutti con supponenza iniziai.
- Se foste meno ignoranti e più informati sapreste che in Italia è presente molto oro e si stima che i romani, in una località chiamata la Bessa, abbiano trovato molte tonnellate d’oro. Però in questo momento non ci sono miniere attive in Italia, sia per motivi di resa economica che per motivi paesaggistici.
- Però continuai, ci sono molti cercatori, chiaramente dilettanti, che passano pomeriggi o fine settimana in diverse località del nord Italia, si divertono, stanno all’aria aperta e qualche volta trovano piccole pepite d’oro.
-Si!, pepite? Ma dai! Esclamò Mario.
- Sicuramente non grandi pepite come si vede nei film, ma qualche cosa si trova. - Ma, chiese Alfredo, tu cosa hai trovato.
- In media ho trovato mezzo grammo in quattro cinque ore di ricerca, risposi, in cinque o sei anni, tre quattro volte all’anno avrò trovato una decina grammi di oro. Li tengo in una fialetta di vetro che conservo in un piccolo quadroappeso al muro nel mio ufficio di Milano. Nella didascalia che ho messo nel quadro ho descritto le località dove ho fatto le ricerche. Io amavo particolarmente il corso del fiume Orba a valle di Ovada, dopo la confluenza del torrente Piota.
- Tra l’altro, continuai, sono zone dove il cibo raggiunge qualità importanti e i pranzi che chiudevano le mattinate di ricerca erano lunghi ricchi e molto soddisfacenti.
- Ma allora sei diventato ricco disse il Pancani. - Una volta ho valutato l’oro che ho trovato negli anni e mi costa più di venti volte di quanto avrei speso per comprarlo in gioielleria, io mi sono divertito, e ora ho molta nostalgia di tornare sul fiume, ma so che difficilmente ci potrò tornare.
- Ma che attrezzatura hai, mi chiese Roberto.
- È la più semplice che tu possa immaginare, il suo costo è di meno di 50 euro. Sono dei piatti di plastica con il bordo rialzato che in gergo tecnico si chiamano batee, poi serve una picozza ed una paletta.
- Serve un permesso per andare a cercare nei fiumi? Chiese ancora Roberto.
- Dipende, risposi, in Piemonte serve un permesso che rilascia gratuitamente la regione, in Lombardia ci sono dei regolamenti da osservare. Questa attività è sempre vietata nei parchi e nelle riserve naturali. A meno che le disposizioni non siano cambiate negli ultimi due o tre anni. Il Pancani, eterno brontolone e scettico di natura, non trattenne una battuta che io speravo qualcuno lanciasse.
- Io non ho, disse, mai sentito parlare che in Italia si sia trovato dell’oro, se non nella bottega del Bianchi.
Il Bianchi gestiva una nota e storica oreficeria in Via Curtatone e Montanara.
Feci un cenno ad Alfredo che prese la palla al balzo.
- Oh Pancani, disse, se Carlo dice che ha trovato l’oro vuol dire che lo ha trovato!!!
- Si va bene, a Carlo ci credo, ma mi piacerebbe vedere, replicò Pancani.
Il gruppetto di amici attorno al tavolo si era infoltito abbastanza, assunsi un atteggiamento pensieroso, poi, parlando lentamente come se dovessi estrarre dalla testa un ragionamento complesso.
- Io metto a vostra disposizione la mia esperienza, la mia attrezzatura, il mio permesso di raccolta minerali da collezione che ho ricevuto dalla regione Piemonte. Se qualche altra persona ci sta potremmo organizzare una due giorni in mezzo alla natura. Già da ora nomino Pancani segretario e redattore ufficiale di questa storica impresa. Lo nomino anche fotografo ufficiale. E ci potrebbe fare da autista dato che è abituato a scorrazzare gente e come sapete tutti io non posseggo una automobile.
Nessuno dei presenti disse una parola di replica, la sfida era lanciata, allora calai un asso e continuai. - Se in una mattina, con la collaborazione di chi partecipa, si trova meno di due grammi di oro pago tutto io, e dico tutto, se no si fa alla romana, tranne che per il Pancani che è ufficialmente, nominato da me, il segretario e autista tuttofare di questa epica avventura che passerà alla storia dei questo bar, che se non ci fossi io ad illuminarlo ogni tanto con mirabolanti avventure passerebbe nel più assoluto anonimato. Il Pancani mette a disposizione il suv ed è ospite del gruppo.
Assunsi una posa di sfida. Al gruppo si era aggiunta anche Giovanna la barista e proprietaria del bar. - Bella storia, disse Giovanna, pensa un resoconto da mettere nella bacheca del bar. Una bella pubblicità. Io non posso venire, ma mando mio babbo Giacomo, così per un paio di giorni me lo levo di torno.
- Bene, dissi, oggi è martedì e ne abbiamo 4, siamo già in tre, se se ne aggiungono altri quattro potremmo partire con il suv di Pancani che è collaudato per sette persone. Che ne dite il 12 o il 18 con rientro il 13 o il 19. - Il mio suv disse Pancani è collaudato per otto persone. - Ma sette è dispari è un numero primo e mi ha sempre portato fortuna, replicai con fermezza. - Ah! Allora, disse Alfredo, per il 18 ci sto, il 12 ho da fare. - Ci sto anch’io disse Roberto.
- Siamo già in cinque, si accettano altre due prenotazioni. Io preparo il piano del viaggio, mappe e documenti che in un paio di giorni consegnerò ad ogni partecipante.
Anche Mario e Andrea si aggregarono subito, ma altri stavano discutendo. - Io verrei disse Filippo, ma siete già in sette. - Per te Filippo facciamo una eccezione, vero? Chiesi a tutti. - Si, Filippo è necessario, è il nostro cantante, aggiunse Alfredo. - Bene, ora siamo al completo. Vado a casa e preparo tutto il materiale. Domani non ci sono, ma giovedì mattina vi porterò un campione del materiale. - Amici, conclusi, avremo oro e gloria. E salutai, la mattina di martedì, tutti gli amici del bar.
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La preparazione del viaggio.
Non fu difficile preparare il viaggio. Le mappe della zona del fiume Orba, le istruzioni sull’uso della batea, dove fare le prospezioni e poco altro lo avevo fotocopiato e messo in una cartellina che riportava sul frontespizio il nome del partecipante. In alto una immagine stilizzata degli strumenti di ricerca, la data del viaggio, o meglio come pomposamente l’avevo chiamata, della spedizione.
Per la cartellina usai un cartoncino di colore verde e la scritta di colore dorato. Il nome del partecipante alla spedizione in bella evidenza.
Dalla mia cantina riuscii a recuperare quattro batee, una canaletta per la selezione delle sabbie aurifere ed un paio di pale pieghevoli trasformabili in zappette. Riuscii a sistemare questi materiali in un borsone per agevolare il trasporto anche per percorsi abbastanza impegnativi.
La voce della spedizione si stava diffondendo. Nei bar della zona era diventato un argomento di conversazione, i commenti si rincorrevano, e molti conoscenti mi avevano contattato per partecipare, ma volevo che questa avventura rimanesse con unnumero limitato di partecipanti.
I giorni prima della partenza della nostra avventura passarono senza avvenimenti particolari da segnalare. Le solite chiacchiere, qualche discorso con un velo di invidia, domande sull’organizzazione, mugugni di qualche moglie, raccomandazioni sulla cucina e sulle bevande, ma nel complesso nessun evento di degno di nota.
Si parte, in viaggio
Erano da poco passate le 13 quando il Pancani, con la macchina tirata al lucido come se dovesse fare il servizio ad un matrimonio si presentò alla mia porta. Caricammo il borsone con l’attrezzatura, le cartelline personalizzate, ed il mio zaino per i due giorni di viaggio.
In meno di un quarto d’ora riuscimmo a trovare tutti i partecipanti all’avventura pronti e ben lieti di uscire di casa per un paio di giorni. La moglie di Roberto si affacciò ad una finestra e mi chiese, ridendo, se potessi tenerlo per qualche mese, io risposi che due giorni erano anche troppi e partimmo senza attendere la risposta.
Il Pancani guidava con grande professionalità e l’atmosfera era molto rilassata. Senza quasi accorgersi della strada percorsa, tra un discorso e l’altro arrivammo in poco meno di quattro ore a Ovada, ove avevamo prenotato il nostro albergo e la cena.
Una passeggiata nel centro della cittadina concluse la serata prima di andare a dormire.
La ricerca.
Tralascio di raccontare dettagli sulla sveglia e sulla colazione, accenno solo al fatto che tutti, in abiti rigorosamente da lavoro con piccoli stivali, come avevo ordinato, alle 8,30 in punto eravamo pronti. Il Pancani aveva ritirato l’auto dal garage e Alfredo, il cassiere del gruppo, aveva regolato i conti con l’albergo.
- La stagione è perfetta, dissi come se da sempre facessi il meteorologo, avremo bel tempo, sole moderato e temperatura ottimale. Poi rivolto al Pancani.
- Hai la mappa che ti ho dato che ti indica dove andare. Dobbiamo fare una decina di chilometri per arrivare di fronte alla località di Capriata d’Orba. - Si, rispose il Pancani, ho tutto, andiamo.
In meno di venti minuti eravamo arrivati nell’area di parcheggio a meno di cinquecento metri dalla riva sinistra del fiume Orba. Dopo aver scaricato il borsone dell’attrezzatura ci posizionammo sulla curva del fiume che negli anni passati mi aveva dato molte soddisfazioni. Il Pancani, esonerato dalla ricerca, era stato nominato fotografo ufficiale e operatore/regista del filmato che avrebbe documentato per tutti la nostra avventura.
Posizionai la canaletta in modo che tutti potessero alimentarla con la ghiaia raccolta, e poi una breve lezione su come usare la batea per raffinare il materiale presumibilmente aurifero. Presi un buon quantitativo di sabbia da un punto che giudicai promettente, poi con gesti ritmati e circolari agitai la batea mentre gli amici stavano osservando come mi muovevo.
In meno di due minuti nel piatto di ricerca era rimasto solo il fondo di sabbia nera, magnetite, e improvvisamente vidi quattro punti gialli che spiccavano sul nero della plastica del piatto. - Fermi tutti, dissi quasi gridando, vedo già quattro pezzetti d’oro.
- Non ci credo, disse Alfredo che era più vicino a me, fammi vedere. Anche gli altri amici arrivarono di corsa.
- Boia maremma, disse Roberto, ero scettico, bello, ma come li raccogliamo. - Pancani, dissi, prendi il kit.
Pancani prese dal borsone una scatola che portava la scritta “Kit per la raccolta”, la aprì e me la porse.
Io presi uno piccolo attrezzo di plastica, sembrava un contagocce, per succhiare le piccole pepite e raccolsi le quattro pagliuzze visibili, poi aprii una provetta di plastica togliendo il tappo a vite di colore rosso e strizzando la pipetta di raccolta soffiai dentro l’oro raccolto. - Oh quanto è, chiese Filippo.
- Forse un quarto di grammo, risposi. Non tralascio di dire che i volti degli amici che speravano di avere un argomento per sfottermi a lungo erano tra lo stupito ed l’entusiasta, non sapevano cosa dire.
Io muovendo ancora la batea mi accorsi che erano apparse altre due piccoli pezzetti che andarono subito nella provetta di raccolta. Il resto lo lascio immaginare. Tutti si misero a cercare di raffinare la sabbia con le batee a disposizione, il primo a trovare qualche cosa fu Alfredo, che preso dall’entusiasmo quasi si mise a ballare sulla riva dell’Orba.
Filippo era stato destinato ad alimentare la canaletta e lo faceva con solerzia, Pancani filmava e tutti, proprio tutti avevano trovato qualche cosa. Verso mezzogiorno giudicai che avevamo già fatto abbastanza. - Ora basta con le batee, dissi, stiamo arrivando alle tre ore concordate, puliamo la canaletta e vediamo quanto oro ha raccolto Filippo con questo sistema.
La raffinazione del materiale depositato nella canaletta richiese poco più di dieci minuti. Quando riuscimmo a vedere il fondo del piatto di raccolta un grido di stupore uscì dalla bocca dei presenti.
Pancani che stava filmando l’avvenimento si lasciò scappare una imprecazione.
- La bestia, il fondo del piatto è tutto giallo, quanto sarà? chiese rivolto a me. - Sono particelle molto piccole, risposi, e molto sottili, in totale potremmo avere due, massimo tre grammi, sembra tanto ma solo quando lo peseremo sapremo la verità, comunque ora lo raccogliamo. Col solito strumento di raccolta delle piccole particelle d’oro portai anche quello recuperato dalla canaletta nella provetta di raccolta.
Sollevai la provetta ed in controluce tutti potemmo vedere che per almeno tre millimetri il fondo era pieno del metallo giallo. - Quanto sarà? chiese Alfredo.
- Forse arriveremo a tre grammi, risposi. - Hai chiamato il ristorante che ti ho indicato? Gli domandai. - Si tutto a posto, rispose in perfetto toscano, ci aspettano al tocco. - Bene, prendiamo il tutto, rimettiamo la roba nel borsone e andiamo. Raccogliemmo tutto il materiale, il Pancani mise nel taschino della camicia la provetta con il risultato della nostra ricerca. - Non ci avrei mai creduto, disse rivolto a me, come al solito ci hai dato una lezione. - È solo la mia esperienza che ci ha guidato. Poi prima di salire sull’auto. -Vi ringrazio tutti che mi avete permesso di fare una attività che da solo non avrei mai pensato di fare di nuovo. Grazie ancora. - Grazie a te, disse Roberto. Non credevo che fosse vero e non pensavo di divertirmi così tanto. - Andiamo al ristorante, disse Alfredo, ci aspettano.
Il ritorno
Non ci furono problemi durante il ritorno. Alcuni di noi si appisolarono , altri parlavano del più e del meno, io, accanto al Pancani, seguivo la strada e chiacchierammo per tutto il percorso. Quando arrivammo a Pistoia era ancora giorno, ricordo solo che la moglie di Roberto mi chiese perché non me lo fossi tenuto, - Mangia troppo, le risposi, e ha troppa nostalgia di te. Ti saluto Luisa, prima o poi ci vedremo a cena. Così la salutai. In pochi minuti tutti raggiungemmo le nostre case, dandoci appuntamento per la mattina successiva al solito bar.
Al bar
Io fui sicuramente il primo ad arrivare al bar il 20 marzo, un venerdì. Avevo con me il cartello, preparato nella notte su cui avevo incollato le pagliuzze di oro trovato e avevo sintetizzato la narrazione della nostra impresa.
- Oh che siete tornati, esclamò Giovanna, la barista come mi vide entrare, cosa hai in mano?
Era molto presto, il bar era stato appena aperto e non era presente nessun cliente.
- Guarda Giovanna, questo ti dice tutto. Le porsi il cartello che avevo preparato.
- E quello sarebbe l’oro trovato, chiese Giovanna.?
- Si Giovanna, lo ho incollato sotto una pellicola di plastica, vieni attacchiamo il cartello alla bacheca.
Nella bacheca di sughero feci posto tra il materiale presente, con quattro puntine appesi il cartello plastificato che celebrava la nostra impresa.
Io purtroppo, dissi a Giovanna, debbo rientrare a Milano, vedrai quanto ti divertirai a sentire il racconto della nostra gita. Il Pancani ha filmato e fotografato tutto. Sicuramente Roberto preparerà un documento su questi due giorni. Tutti ti parleranno e si faranno grandi dell’impresa.
- Mi dispiace che tu parta, disse Giovanna, quando torni? mi chiese.
- Penso di tornare venerdì prossimo, risposi, ciao e divertiti.
- Ciao Carlo a presto, mi disse Giovanna salutandomi da dietro il bancone agitando la mano sinistra mentre con la destra stava posizionando le tazzine sulla macchina per gli espressi.
E poi.
Quando tornai al bar “Il Cantone” erano passati una quindicina di giorni dalla nostra spedizione. Durante la mia assenza avevo saputo da contatti con gli amici che le discussioni erano state infinite, che passando di bocca in bocca il racconto si era arricchito di particolari qualche volta di fantasia, ma mai palesemente falsi. Sembra che negli altri bar della zona si dicesse che quelli del bar Il Cantone avevano trovato un tesoro.
Mi venne riferito che ci furono molte visite per vedere e leggere il cartello che avevo preparato. Sicuramente la piccola fama locale del bar si era ampliata e forse avrei trovato al mio ritorno un caffè, naturalmente lungo, già pagato.