Cos'è ElectroYou | Login Iscriviti

ElectroYou - la comunità dei professionisti del mondo elettrico

8
voti

Ermanno Olmi: "La diga del ghiacciaio" e altri documentari

Gli anni '50 furono teatro della costruzione di grandi dighe sulle Alpi, e la conseguente energia idroelettrica fu motore del miracolo economico italiano.

Il giovane Ermanno Olmi debuttò come regista girando vari documentari che riguardano la costruzione di queste dighe e gli uomini che, col loro duro lavoro, portarono la necessaria energia elettrica all'Italia che si risollevava dalla guerra.

Il primo di questi documentari, "Sabbioni: una diga a quota 2500" (1953, 10 minuti), e la sua versione meno tecnica, un vero piccolo film, "La diga del ghiacciaio" (1955, 10 minuti), descrivono la costruzione della diga del Sabbione in alta Val Formazza: la più grande del Piemonte in quanto a capacità d’invaso, la seconda delle Alpi dopo la diga di Place Moulin in Valle d’Aosta.


L'ubicazione della diga del Sabbione, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, vicino al confine con la Svizzera.


Il getto del calcestruzzo, 1953. (Questa foto e quella di portata: Archivio iconografico del Verbano-Cusio-Ossola, CC BY-NC-ND 3.0 IT)


Queste pellicole trasmettono già quell'intensità emotiva e quell'attenzione alle persone semplici che sarà poi tipica dei grandi film di Olmi. Qui un bell'articolo ne parla.

I 10 minuti che dura ciascun documentario valgono veramente la pena. Eccoli qui:


La diga del ghiacciaio (1955)


Quella che segue è la prima versione, più ricca di dati tecnici ma dalla qualità di immagini e suono meno buona:


Sabbioni - Una diga a quota 2500 (1953)


È sempre per me un'emozione rivedere queste montagne: la Punta d'Arbola (Ofenhorn) e la Punta del Sabbione (Hohsandhorn), conosciute nel 1988 quando, studente d'ingegneria, ero salito lassù come volontario per la gestione del rifugio Claudio e Bruno dell'Operazione Mato Grosso. Ci sono poi tornato altre volte, e spero di tornarci ancora.


La diga del Sabbione in primavera, con la Punta d'Arbola e la Punta del Sabbione, visibili anche nei filmati. Si intravede a sinistra la casa di guardiania. (Foto: CAI Somma Lombardo)


Quella del Sabbione è una diga a gravità alleggerita ad elementi cavi, che richiede meno materiale per la costruzione rispetto alle dighe a gravità massicce. I suoi contrafforti hanno all'interno grandi cavità ovali, visibili anche nei documentari precedenti. La diga è ispezionabile all'interno attraverso appositi cunicoli. È il lavoro dei guardiani della diga, che a turni, tutto l'anno, mantengono il manufatto sotto controllo. Secondo Oreste Forno, grande alpinista e ora guardiano di dighe, è il lavoro più bello del mondo.


I contrafforti inclinati a monte, almeno in parte sommersi, permettono di sfruttare il peso dell'acqua per mantenere la diga premuta contro il suolo, aumentandone la stabilità allo scorrimento. (Foto: pepe96, ProgettoDighe.it)


Una delle cavità ovali all'interno della diga del Sabbione, con le sue rampe di scale sospese agli estremi. Roba da vertigini! (Foto: nimbus.it)


Pendolo diritto, che permette ai guardiani di rilevare spostamenti anche minimi della struttura. (Foto: nimbus.it)


Vista della diga del Sabbione dal Piano dei Camosci, con la Punta d'Arbola che sovrasta il lago. (Foto: opentrek.it)


Ci raccontava un guardiano della diga che l'acqua accumulata nel lago fa da volano termico e ha modificato il microclima della zona. Questo ha provocato nei decenni lo scioglimento accelerato dei ghiacciai circostanti, discusso anche nella tesi dell'ing. Alessandro Mezzenzana, da anni gestore del rifugio Claudio e Bruno.


Il rifugio Claudio e Bruno nell'agosto 1988, prima del rifacimento in muratura. Era una baracca in lamiera zincata dell'Anas, trasportata e montata in loco negli anni '70 dai ragazzi dell'Operazione Mato Grosso, comunque comoda e ben coibentata all'interno. Sullo sfondo il ghiacciaio del Sabbione, che allora arrivava ancora fino al lago (confrontare col ghiacciaio ritirato della foto precedente). (Foto: Guido Bertolotti)


Il rifugio Claudio e Bruno oggi, con la Punta d'Arbola e la Punta del Sabbione sullo sfondo. (Foto: opentrek.it)


Per la costruzione della diga era stata realizzata una teleferica, rimasta operativa per vari decenni e ora dismessa. È presente anche una piccola funivia riservata al personale ENEL. Tutti gli altri possono giungere al lago del Sabbione partendo dal lago di Morasco dopo circa un'ora e mezza di cammino.

Il lago del Sabbione può essere meta e punto di partenza di varie escursioni, grazie ai vari rifugi lì vicini: Cesare Mores, Somma Lombardo, Claudio e Bruno, 3A (Anna-Attilio-Alessandro), Città di Busto.


Ecco un video recente ripreso presso la diga, dove si vedono: la stazione superiore della funivia utilizzata dal personale ENEL, il Piano dei Camosci con il Rifugio Città di Busto (su uno sperone roccioso a fianco del Piano), il muro laterale del rifugio Cesare Mores. Appare poi la diga e la casa di guardiania, seguite da viste del lago, della Punta d'Arbola e di quel che rimane del ghiacciaio del Sabbione. Si vede poi la Baita Sabbioni dell'Operazione Mato Grosso, la diga dal lato del lago con i contrafforti a monte, e di nuovo la casa di guardiania vista più da vicino:


La diga del Sabbione


Presso la diga del Sabbione negli anni '50 fu realizzato un laboratorio per lo studio dei raggi cosmici, dove lavorò anche il fisico e futuro premio Nobel Carlo Rubbia. Gli strumenti di rivelazione devono essere posti a quote elevate per ridurre l'assorbimento della radiazione cosmica dovuto all'atmosfera.


A fine 2019 è stato pubblicato il libro "Sabbione – Storia di una diga e degli uomini che l’hanno costruita", un omaggio a tutti i lavoratori che hanno dedicato parte della loro vita alla costruzione della diga del Sabbione e all’Impianto di Morasco, nell’occasione del sessantacinquesimo anno dal loro completamento.


Segnalo infine agli appassionati di dighe, centrali idroelettriche e opere idrauliche il sito ProgettoDighe, e una discussione del suo forum incentrata sulla diga e il lago del Sabbione.


Se vi sono piaciuti i documentari precedenti, vi propongo anche: "La pattuglia del passo S. Giacomo" (1954, 13 minuti, regia di Ermanno Olmi), che tratta della riparazione di una linea elettrica a 220 kV, sempre in Val Formazza:


La pattuglia del passo S. Giacomo (1954)


"Un metro lungo cinque" (1961, 23 minuti, regia di Ermanno Olmi) sulla costruzione della diga della Val di Lei. Tra le dighe del tipo a volta a doppia curvatura questa presenta lo sviluppo di coronamento più ampio del mondo (690 m):


Un metro lungo cinque (1961)


Grazie per l'attenzione e arrivederci!

5

Commenti e note

Inserisci un commento

di ,

Grazie Zeno, è importante conoscere il passato per essere consapevoli del presente, del sacrificio che è costato costruirlo, per costruire il futuro. Credo che chi non ha questa consapevolezza e non ha mai provato sulla sua pelle a faticare non potrà mai essere un buon costruttore di futuro. Sento in me anche l'incarico di trasmettere questo messaggio alle nuove generazioni, con le parole e con i fatti. Grazie Marco, rispondo lo stesso anche a te, e ti ringrazio per il link. Grazie anche a te Riccardo, ripeto lo stesso, e grazie per il nuovo 3d!

Rispondi

di ,

Ho passato piacevoli minuti in questa giornata piovosa grazie a Guido. La riparazione della linea elettrica fa venire i brividi a uno che soffre un po' di vertigini come me. Ho aperto un 3d per linkare con più comodità altri filmati, di Olmi e non solo, sulle dighe. La retorica, le immagini e la vita degli anni 50 sono affascinanti! http://www.electroyou.it/forum/viewtopic.php?f=19&t=73382

Rispondi

di ,

Mi unisco anch'io ai complimenti per Guido.
L'oggi non si capisce se non si guarda da dove arriviamo. Il 900 si studia veramente troppo poco.
Complimenti ancora per questo articolo di cultura ingegneristica, storica e cinematografica.
PS : se volete vedere il fantastico panorama del (permettetemi il termine) grande idroelettrico italiano vi consiglio questo sito, eccezionale per la ricchezza di dati, foto e per la possibilità di cambiare "dinamicamente" l'ordinamento : http://www.ingam.com/dighe/elenco-dighe.html

Rispondi

di ,

Grazie Guido condivido quanto scritto da Zeno, vado a guardarmi i documentari! Buona Pasqua e grazie per la sorpresa nell'uovo EY

Rispondi

di ,

Hai avuto una bellissima idea, Guido. Noi viviamo su una superficie, vediamo, e non certo tutte, le cose che ci circondano, ma tutto quello che sta sotto e che ha costruito la nostra superficie, lo ignoriamo. Scoprirlo del resto non è facile, rovistare tra i "big data" del passato non è nemmeno semplice, quando però ci capita di farlo, o c'è qualcuno che lo ha fatto e lo condivide come in questo caso, è una vera emozione. Grazie!

Rispondi

Inserisci un commento

Per inserire commenti è necessario iscriversi ad ElectroYou. Se sei già iscritto, effettua il login.