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L'Archivista

I libri antichi, custodiscono un preziosissimo tesoro di conoscenza. Il loro valore è implicito nelle informazioni che contengono. Il libro, nei tempi che furono, ha sempre avuto la peculiarità di andare un po’ oltre, i contenuti delle pagine. Per tanto tempo la veste tipografica, contribuiva in maniera sostanziale a definirne le caratteristiche storiche e la provenienza del libro. Metteva in luce il contesto sociale e culturale in cui era nato e dove poi si era successivamente diffuso. Insomma, i libri parlavano prima di venire aperti e anche questa era una parte della conoscenza che il lettore acquisiva, consciamente o meno, leggendoli.

Come è facile comprendere, questa sorta di relazione condiziona, in modo lecito ma improprio, il livello della comunicazione che intercorre fra lo scrittore e il lettore. La modernità, ad esempio, ha aperto le porte a questa nuova era dell’informazione e questo blog è uno degli aspetti che meglio esprimono i nuovi confini della comunicazione.

Una delle rivoluzioni più importanti, che l’informatizzazione sociale ha affrontato è stata quella della digitalizzazione. Con il termine di digitalizzazione, intendiamo quel processo che permette di interfacciare parti della realtà umana, con la realtà informatica dei computer. Da questo processo sono nati, ad esempio, i file con estensione mp3 per la musica o i file pdf per i documenti o ancora i file jpg per le immagini. La digitalizzazione, nella cultura informatica è come trasformare una strada in discesa in una scalinata. Più i gradini sono piccoli meno ci accorgiamo delle differenze.

Le cose cambiano, si trasformano e studiandone la storia, si capisce meglio per quale motivo sono fatte in un certo modo. La digitalizzazione nel caso dei documenti in realtà ha avuto un percorso insolitamente lontano. Molti di noi, più attempati, ricorderanno la rivoluzione del Fax negli uffici che precedette l’era degli scanner. Questa nuova tecnologia, fece molto scalpore ed ebbe un grande impatto nelle attività commerciali. Ma il trasferimento dei documenti nelle reti telematiche, ha una storia molto più lontana nel tempo. L’antesignano di questa macchina era denominato "facsimile machine". Il suo inventore è stato un certo scozzese Alexander Bain che avviò la sperimentazione del progetto tra il 1843 e il 1846. Il prototipo, una meraviglia elettromeccanica, pare avesse però diversi problemi e non è chiaro se sia riuscito effettivamente a produrlo.

Bain_improved_facsimile_1850.png

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Quello che invece è sicuramente il vero precursore del fax è stato prodotto da un fisico italiano, Giovanni Caselli. Con la tecnologia del telegrafo, sviluppò il primo prodotto industrialmente vendibile e funzionante che “trasmetteva documenti”: il pantelegrafo.

PantelegraphCaselli01.png

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L’era moderna ha completamente cambiato il flusso della conoscenza e dell’apprendimento. Le biblioteche erano, per noi studenti, un po’ come fosse la dialog di ricerca di google. Quei libri nascosti fra scaffali, sono stati presi d’assalto e attaccati dall'informatizzazione tanto che spesso non vengono più pubblicati in modo cartaceo, ma semplicemente divulgati attraverso le reti telematiche. Ma i libri, per parlare, devono essere aperti e per riversare il loro contenuto nel mondo dell’informazione, la digitalizzazione ne diventa l’unico strumento percorribile. Quanto poi questo sia sempre lecito o meno, non saprei, francamente ci sto ancora pensando sopra.

L’innovazione applicata ad un prodotto come uno scanner di libri lascia spazio sostanzialmente a tre approcci.

Approccio manuale
Prendi uno scanner da 35 euro. Prendi il libro da digitalizzare, ci strappi un foglio alla volta e lo scannerizzi.

Approccio semi automatico
Compri un kit book scanner open source. Ti diverti facendo un po’ di bricolage del fine settimana montando l’apparato. Poi prendi il libro da digitalizzare, lo sfogli una pagina alla volta e lo scannerizzi .

Approccio automatico
Fai fare all’addetto agli acquisti un'indagine di mercato per uno scanner automatico di libri e attendi il responso. Appena l’addetto degli acquisti ti porta il responso evita come la peste l’approccio manuale e vai direttamente all’approccio semi automatico.

Come potete ben immaginare i tre approcci dipendono sostanzialmente dalle caratteristiche implicite del documento digitalizzato. Il valore della risorsa, le dimensioni, la risoluzione e la disponibilità economica sono le linee guida che determinano le scelte da attuare. Sono molte le possibilità che gli operatori delle biblioteche hanno disponibili, una di queste ad esempio è un progetto open source americano denominato “The Archivist”.

http://www.diybookscanner.org/archivist/

Questo book scanner è una sorta di involucro che ha perfezionato il processo di digitalizzazione delle pagine di un libro. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo approccio è il più pratico per chi semplicemente deve digitalizzare per studio, qualche libro opuscolo o dispensa universitaria.

Per i cultori della automazione che partecipano a questo blog questo progetto lascia la possibilità, a chiunque lo desideri, di affrontare la problematica di automatizzare completamente il processo. Sfogliare le pagine di un libro è fra i movimenti basilari di un essere umano, farlo fare ad una macchina presenta inedite difficoltà. Io mi sono divertito a vedere cosa hanno fatto in giro e devo dire che qualche sorpresina l’ho avuta.

P.S. Con l'occasione saluto tutti i forumisti con un tecnologico abbraccio.

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Commenti e note

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di ,

@duffr si c'è in giro una sorta di recovery di questi libri dei prolifici anni 50-70
@Guerra e si... noi siamo una delle ultime generazioni ancora legate al libro...

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di ,

Articolo molto interessante, specialmente in un momento di "crisi" della cultura stampata. Quest'estate, riordinando la soffitta, ho trovato testi molto antichi sull'elettrotecnica, elettronica e sulla meccanica (addirittura il "Manuale di Macchinista e Fochista" di Malavasi dei primi anni 1960!). Allora ho deciso di tagliare la rilegatura e scannerizzarli (per 20 € ho acquistato uno scanner dipartimentale automatico usato). Ora il mio progetto è quello di sottoporli a riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e salvarli in pdf. Secondo me è importante che un libro fuori stampa, purchè non sia obsoleto, sia reso disponibile a tutti coloro che vogliano darvi un'occhiata. Già sul web si sono mossi in tanti: su www.introni.it, nella sezione Hobby>>vecchi libri e Hobby>>vecchie riviste sono presenti testi e riviste (molti dei quali di elettronica) degli anni 1950-60-70-80 in formato pdf.

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di ,

Bell'articolo Kierkegaard. Nell'era dello scanner e della digitalizzazione io amo ancora sfogliare un libro di carta. Sensi come tatto e odorato completano il piacere della lettura di un buon libro. Alle volte si può spegnere il pc/smart/tablet/... ed accendere la abat jour.

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