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Perché iscriversi in ingegneria elettrica?

Domanda da un milione di dollari... almeno nella mia facoltà. Ebbene sì, Cagliari ha pochissimi iscritti in Ingegneria Elettrica, tanto che la laurea triennale si è dovuta unire con quella in Elettronica, sperando che qualche studente si appassioni e prosegua il percorso anche alla laurea magistrale.

Cos'è che spaventa lo studente in questo percorso? La mole di studio? La difficoltà ad appassionarsi alla materia? L'ipotesi che un ingegnere elettrico non trovi un'occupazione? Beh, quest'ultima è senz'altro scongiurata, considerati i dati Almalaurea, che parlano di studenti soddisfatti degli studi intrapresi, quasi tutti occupati a tempo determinato già ad un anno dalla laurea e auspicabilmente a tempo indeterminato a tre. Per quanto riguarda le altre due ipotesi, è chiaro che c'è da lavorare, da sudare e da soffrire, ma è anche ovvio che non si può fare tutto questo senza avere un minimo di interesse.

Probabilmente nel resto d'Italia la situazione non è la stessa, ma qui spesso manca alle scuole superiori un orientamento mirato, per capire cosa siano i diversi rami dell'ingegneria e quali opportunità possano dare. Quando ho fatto la mia scelta alla laurea triennale, ho pensato alla mia passione per le energie rinnovabili, il risparmio energetico, la domotica o i veicoli elettrici. Durante il mio percorso mi sono accorta che l'ingegnere elettrico viene formato in modo trasversale, diventa a tutti gli effetti un ingegnere industriale e non è chiuso nel solo ambito prettamente elettrotecnico. Infatti, anche il campo energetico è pienamente rappresentato da questa figura.

Dunque, veniamo alla domanda: perché scegliere di diventare un ingegnere elettrico... Personalmente, ritengo che sia un mestiere impegnativo e se non si ha passione, come in tutti gli altri campi, non si andrà molto lontano. Ma si avranno anche molte soddisfazioni, come vedo da colleghi già laureati o da giovanissimi miei docenti. L'ingegnere elettrico può lavorare in tanti ambiti, le imprese, gli enti di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, le amministrazioni pubbliche o la libera professione. Io non sono ancora una dottoressa magistrale, ma posso dire di essere fiera del percorso che sto intraprendendo, pur con le difficoltà incontrate, soprattutto nelle materie più pratiche. Per questo auspico per chi in futuro sceglierà questo percorso, una maggiore vicinanza con le aziende e un migliore approfondimento sugli aspetti pratici del ruolo dell'ingegnere.

So che qui non ci sono solo ingegneri, ma anche periti, che hanno sicuramente una preparazione più consistente della mia a livello pratico, dunque la domanda del titolo è rivolta a tutti, sono curiosa delle vostre motivazioni sulla scelta o meno di questo corso :)

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Commenti e note

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Ciao Danielino, grazie a te per la risposta e per aver dato un contributo importante a questo articolo. È vero, spesso mancano le motivazioni primarie a scegliere un indirizzo di studio piuttosto che uno lavorativo, dopo il diploma. È bello che comunque questa tua passione sia arrivata anche grazie a tuo padre, anche io posso dire di aver avuto da mio padre un po’ di ispirazione, per quanto anche lui non abbia una qualifica di questo settore, ma abbia comunque un diploma triennale di congegnatore meccanico (credo che sarebbe diventato un bravo ingegnere se ai suoi tempi i miei nonni avessero avuto i mezzi economici e fisici per sostenerlo). Ma alla fine ciò che conta non è sempre e solo il pezzo di carta, ma la nostra attitudine verso una materia. Io rispetto a te sono dall’altra parte, ma a conti fatti questa mia laurea non la sto facendo fruttare in quel settore, dunque da questo punto di vista hai sicuramente colto più frutti tu di me :) In ogni caso a mio parere resta una domanda attuale anche per gli studenti di oggi, in quanto nella mia facoltà rimane comunque una delle lauree magistrali meno frequentata... vedremo più avanti!

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di ,

Rispolvero anche io, dopo un ulteriore anno dall'ultimo commento, questo articolo. Che dire, la domanda che hai posto credo sia "la madre" di tutte le domande che uno studente di un istituto superiore di indirizzo elettrotecnico di DEVE porre. Io me la sono posta tante volte durante gli anni di superiori, quando mi rendevo conto che la materia mi affascinava sempre di più. Certo, dalla mia, hai tempi, avevo il fatto di essere sempre stato uno "smanettone". Mio padre, autista di autobus per 35 anni, da giovanissimo ha fatto qualche anno di lavoro da elettricista (senza tuttavia aver fatto alcuno studio in merito): ne è sempre stato anche lui affascinato e negli anni a venire mi ha trasmesso questa passione, ancor prima di terminare le scuole medie (la scelta di un indirizzo nel campo elettrotecnico la devo a lui). Alla fine, quella mia domanda ha avuto come risposta un "perché no": 1) La matematica mi odia, e io odio lei. E' troppo astratta, non mi è mai entrata in testa. Non capisco però il perché, quando la matematica era da applicare all'elettrotecnica, tutto filava liscio con mia grande soddisfazione. 2) La matematica mi odia ... ah, forse l'ho già detto? 3) Risorse economiche: purtroppo questo è il punto chiave. A differenza di tantissimi miei conoscenti, non sono mai stato quello del "DEVO andare all'università a tutti i costi" perché (sempre come tanti miei conoscenti) non mi sono mai "vergognato" di aver frequentato un istituto professionale e non avevo alcuna necessità di "riabilitare" la mia professionalità con una laurea; per questo, prima di chiedere un enorme sacrificio economico ai miei genitori, DOVEVO essere certo che quella fosse l'unica strada che avrei voluto percorrere. Non era così, quindi ho desistito. 4) Poca convinzione, derivata dalle motivazioni precedenti. Ad oggi, a distanza quindi di quasi 10 anni dal diploma, qualche ripensamento ogni tanto me lo faccio: sarà che sono più maturo che all'epoca, sarà che ad oggi ci metterei il 120% in più di quello che ci avrei messo 10 anni fa negli studi (nonostante fossi nettamente nella cerchia dei "più bravi"), sarà che il tempo passa e le cose cambiano, saranno tante cose, ma è andata così. Non mi sono però mai fermato: dal primo giorno di lavoro mi sono sempre adoperato per accrescere le mie conoscenze attraverso qualsiasi mezzo. E continuerò così ... Grazie per la domanda! :)

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Ciao cicciob90, mi fa piacere che tu abbia rispolverato questo post. Quando l'ho scritto, ero nel bel mezzo della laurea magistrale e ad oggi posso fare un ragionamento più ponderato. Non nascondo che ho avuto più difficoltà rispetto alla laurea triennale, perché nonostante i soli due anni, la mole di lavoro ed eventi miei personali hanno fatto sì che il percorso durasse più del doppio del previsto

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Sono passati sei anni dal post di Martina, ho letto alcune risposte che facevano "programmi a 5 anni". Alla luce del tempo trascorso vorrei proporre la stessa all'autore del post, mi piacerebbe sapere se ancora gli ingegneri elettrici sono considerati "ing. Sottopagati dall'Enel".

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Diciamo che per il momento va bene... ;-)

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Grazie anche a te foxone1978 e a tutti quelli che hanno risposto :) è un peccato non aver potuto intraprendere questa carriera e che l'ingegneria elettrica non sia stata ben pubblicizzata a suo tempo. Spero che comunque la tua carriera attuale ti dia ugualmente tante soddisfazioni.

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di ,

Io mi sono pentito di non averla fatta..ma qua da me all'ITIS E. Divini spingevano molto per l'UNIVPM di Ancona dove all'epoca del mio diploma di Perito Elettrotecnico (1997) c'erano Elettronica e Meccanica che andavano alla grande, ed a quei pochi che avevano passione per l'Elettrotecnica veniva (ahimè) spacciata Elettronica per "più o meno equivalente" ma a me non la davano a bere...! Se uno voleva continuare con la materia avrebbe dovuto trasferirsi (molto) fuori regione ed essendo io di umile estrazione sociale anzichè caricare la mia famiglia di un peso ho preferito intraprendere la strada del tirocinio e del mondo del lavoro alla giovane età di 19 anni. Ora a 35 anni quasi compiuti mi rendo conto che se avessi avuto ingegneria Elettrica vicino casa forse avrei preso una strada diversa con tornaconti diversi e soddisfazioni di altro livello... per cui anche io incoraggio Martina... Ciao..!!

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caro flori2 sono oramai 20nt'anni che faccio l'ingegnere elettronico (robotica, AI e bioingegnria) libero professionista e e mi occupo di elettrica, enegia e impianti. Con risultati accettabili (almeno ... senno' non sarei in giro da cosi' tanto tempo). Forse, anzi di certo, un grosso grazie va all'ITIS - Galilei IM - che mi ha aperto le porte del mondo e mi ha dato lgli strumenti per iniziare a muovermici, e un po' anche alle mie passioni. Per la questione della pratica consiglio di fare da se'; proponetevi per dei "soggiorni" ev. anche non retribuiti presso studi professionali e aziende artigiane durante l'estate o quando volete (rivolgetevi ad ordini, collegi e ass. di categoria) e potrete toccare con mano... Poi sfruttate le passioni e i siti come questo e provate da soli a fare piccole esperienzedi di manualità e vedrete che la pratica non è cosi male nè troppo difficile In bocca al lupo.. Ma ahime' sono qua

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leggevo il commento di Chiodo , solo un appunto a proposito del fatto che ingegneri sottopagati da Enel non credo che esistano o siano mai esistiti, Enel è sempre stata un'isola felice per periti elettrotecnici e ingegneri italiani, talmente felice che quanto offerto da questo ente (anche a livello pensionistico dal munifico fondo elettrici poi inglobato per troppi debiti in inps) non ha avuto mai epigoni in Italia. Anche oggi nonostante tutto è un posto da prendere al volo qualora se ne abbia la possibilità . Se un giovane laureato viene a conoscenza dell'esistenza di qualche bando di selezione da parte di enel/Terna o affini deve parteciparvi assolutamente, è un'occasione da non perdere. I professori universitari magari non conoscono bene quella che è la realtà al di fuori delle proprie aule

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Mi associo anche al tuo pensiero, SalvInt :)

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Della formazione universitaria mooooolto teorica ma poco pratica, ne so più che qualcosa. Ho studiato Elettronica a Catania, dove a qualunque corso di ingegneria ti preparano molto bene, ma di esperienze pratiche ne propongono ben poche (tranne qualche rara "incursione" al laboratorio di elettronica). Ed è anche per questo che non vedo l'ora di "mettere le mani in pasta" nell'ambiente di lavoro!! Concordo quindi con 6367 e MASSIMO-G quando mettono l'accento su due aspetti: curiosità ed umiltà! La curiosità di imparare ciò che non si sa (perché una formazione trasversale, anche non universitaria, può tornare sempre utile in futuro!), e di approfondire ciò che invece già si sa (come dire: più ne sai, meglio è). L'umiltà di chiedere (per meglio capire, per approfondire, per non accettare come assiomi tutto ciò che ci dicono ma saperci spiegare il perchè delle cose), facendo tesoro dell'esperienza di chi ci precede, a prescindere dal loro titolo di studio!!

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Si Massimo, sicuramente non ho un atteggiamento arrogante, spero di imparare così come dici tu ;)

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come ti dicevo in precedenza l'aspetto pratico non è un problema, è sufficiente avere un minimo di umiltà per imparare da chiunque e un poco di curiosità, lavorando si supera abbastanza agevolmente questo problema. Basta non essere arroganti come sono a volte alcuni tuoi giovani colleghi (una minoranza sparuta ma molto chiassosa), ma questo non mi sembra proprio il tuo caso , anzi direi che sei proprio l'opposto

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di ,

Chiodo, concordo pienamente con la tua analisi, mi rispecchia pienamente! Anche io sono una liceale e ho notato il divario con i miei colleghi che provenivano dalle industriali dal 2° anno di università in poi. Sull'aspetto pratico è proprio così, non siamo abituati a vedere le cose sotto questa luce e infatti ne risentiamo. La prospettiva lavorativa in effetti è rosea sulla carta, ma se si va a vedere effettivamente che ruolo molti di noi potrebbero ricoprire, i 5 anni saranno stati di gran lunga più faticosi di ciò che poi si andrebbe a fare. Sicuramente è un bel corso, ci prepara in modo ferreo, però è vero che all'estero l'ingegnere ha un valore diverso. La battaglia è proprio restare qui... Vedremo tra qualche tempo che carriera avremo intrapreso.

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...se qualcuno mi chiede di progettare un impiantino semplice di un condominio o di una piccola fabbrica non so da dove partire Il seguente libro edito dal CEI è stato redatto proprio per rispondere a questo tipo di esigenza: http://webstore.ceiweb.it/WebStoreCopertina.aspx?id=00M000105 E' abbinato al corso PROIMP, i cui relatori sono gli stessi autori (Ing A. Porro e Per. Ind. L. Muzzini).

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di ,

Ciao, studio anche io Ingegneria Elettrica, ma all'Università di Padova. Perchè scegliere ing. elettrica? Secondo me bisogna distinguere l'ambito lavorativo da quello accademico. ACCADEMICO Nella mia università che vanta una tradizione molto solida in ambito elettrotecnico le materie di studio sono molto più legate agli aspetti teorici che pratici. Esempio banale: avendo fatto impianti elettrici al terzo anno di triennale so calcolare perfettamente le correnti di corto, impedenze alle sequenze e compagnia bella, ma se qualcuno mi chiede di progettare un impiantino semplice di un condominio o di una piccola fabbrica non so da dove partire (so che sono competenze di un perito, ma com'è possibile che un ing. elettrico non le sappia fare?). Ora questo lo dico con rammarico in quanto a me piace molto l'aspetto teorico e se dovessi tornare indietro sceglierei sicuramente ing. elettronica o telecomunicazioni, piena zeppa di matematica (che io amo) e di strumenti analitici ben più potenti dei nostri; ma quando ti interfacci con il mondo esterno a meno che non fai il ricercatore devi avere un linguaggio più pratico. Secondo aspetto è la trasversalità dell'insegnamento: siamo sicuri che sia la cosa giusta oppure ci avviciniamo al sapere un pò di tutto ed un pò di niente finito il nostro corso?? E' una domanda a cui darò risposta solo quando comincerò a lavorare suppongo! Terzo punto consiglierei una qualsiasi ing. di tipo industriale a qualcuno che è un perito! Per quanto io sia uscito con ottimi voti dal liceo scientifico (ed in più il mio era tecnologico, progetto BROCCA) faccio molta più fatica dei periti che studiano con me: loro capiscono al volo tutto ed avranno sicuramente una visione perfetta delle situazioni quando saranno nel mondo del lavoro, in quanto concilieranno perfettamente teorico con pratico. Infine tornando alla troppa teoria credo che comunque un futuro accademico in quest'ambito ci sia: vedo che nel mio dipartimento sono erogati con costanza assegni di ricerca e sono presenti parecchi dottorandi ed assegnisti che svolgono il loro lavoro e la loro attività, magari non pagati a dovere, ma con delle buone opportunità di far carriera in Uni. LAVORATIVO Per quanto so che sia una figura molto richiesta, perchè ci sono pochissimi laureati in questa disciplina, molto spesso in Italia gli ing. elettrici sono come ha detto un mio prof. "ing. sottopagati dell'Enel". Ed in più molti lavorano nel settore dell'economia del mercato elettrico o del fotovoltaico. Per quanto possa essere interessante un lavoro del genere mi sentirei, parlo personalmente, surclassato a lavorare in questi ambiti pensando che per 5 anni ho visto formule, dimensionamenti elettromeccanici, elettrotermia, processi elettromagnetici di materiali, azionamenti, elettronica di potenza, a Padova anche fusione nucleare, e chi più ne ha più ne metta. Un ing. elettrico è destinato a molto di più secondo me! Con questo non voglio dire che non sia un corso da non seguire, anzi; ma suppongo e credo di non avere torto a dire che noi ing. industriali veniamo valorizzati come quello che siamo (ovvero progettisti) solo al di fuori di questo paese. E' giusto avere studiato ed aver fatto tanti sacrifici quando poi si viene pagati 1000 euro al mese? Si passa il confine e si va in Germania e si prende 4 volte di più, oppure si è raccomandati e si entra in qualche grande azienda italiana per esempio! A quel punto si, è meglio fare il gelataio e guadagnare soldi anche durante gli anni in cui si è studiato. Se potessi tornare indietro personalmente farei una laurea all'estero. Si possono saper risolvere i più svariati circuiti non lineari, o calcolare le reattanze subtransitorie di un generatore sincrono ad occhi chiusi, ma se non si sa l'inglese in modo egregio penso che non si vada da nessuna parte a meno di accontentarsi a stare davanti ad un pc in una sala controllo di una stazione AT dell'Enel. D'altronde le grandi industrie spostano i loro reparti di R&D in paesi dove la produzione è più conveniente, proprio a causa dei costi dell'energia ELETTRICA italiana. Non c'è scampo. Estero è la parola d'ordine, oppure lavorare con l'estero, che sia ABB, Siemens o altro un ing. elettrico deve puntare in alto!

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Ringrazio tutti voi per le vostre testimonianze, è molto bello per me sapere che il corso ha riscosso così tanto successo anche nel resto d'Italia e che tutti voi andate fieri del vostro lavoro, anche chi non è riuscito a frequentare l'università.

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Scrivo per dare la mia testimonianza: nel 2010 mi sono laureato (specialistica ) in ing. elettroNICA e dopo 2 mesi ho cominciato a lavorare nell'impiantistica fotovoltaica per un anno, sebbene con discutibili basi d'impiantistica, finchè il volume d'affari nn si è ridotto. Dopo ho lavorato qualche mese come progettista elettronico ma anche in questo settore finchè c'è stata sufficiente liquidità. Intanto i colloqui fatti sono stati per la maggior parte nel settore elettrico così, nn avendo intanto offerte concrete di lavoro, mi sono riscritto all'univ. e lo scorso luglio ho conseguito la magistrale in ing. elettrICA, Sembra che il risconto di ing. elettrica sia piuttosto positivo dal punto di vista lavorativo, ma il momento nn è certo dei migliori, in più il mio territorio, la Campania, nn è dei più ricchi e tra una cosa e l'altra ho raggiunto i 31 anni. Speriamo comunque bene per tutti.

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ti parlo da ingegnere elettrico vo, è una bellissima facoltà, il problema (almeno lo è stato per me) è che porta a cariere che quasi sicuramente sradicano dalla propria terra, vedi terna, dispacciamento, borsa elettrica e tanto tanto estero ... cioè dove si fanno le macchine e gli impianti di potenza che studierai. Io ho accettato (forse dovuto) un compromesso, lavoro vicino a casa, e ti posso assicurare che nei piccoli impianti la tanta matematica studiata e le tante nozioni accademiche, almeno all'inizio, ti metteranno in difficoltà più del necessario ... e sappi ancora che nel mondo degli impianti BT e BT/MT su 30 esami uno tornerà utile. MA Sapendo un po di quello che pubblicate a Cagliari e se puoi permetterti di partire e concretizzare buona parte di quello che hai studiato SAPPI CHE SARA' UNA FACOLTA' CHE TI METTERA' UNA SPANNA SOPRA LA MEDIA DEGLI INGEGNERI ... provare per credere :)

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Ho dimenticato di dirti una cosa relativamente ai guadagni: In Italia, si parte da 800 - 1200 € netti al mese. In Germania, si parte da 4000 - 4500 € lordi al mese, destinati a crescere sempre di più. In bocca al lupo di nuovo

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Salve, ti risponderò molto francamente: oltre ad intraprendere lo studio di ingegneria magistrale, affiancaci anche lo studio delle lingue. Una volta ottenuto il tuo titolo, incorniciatelo, e poi và all' estero. E' vero, non si studia per i soldi. Ma forse, ottenere uno stipendio "da ingegnere" è veramente il minimo dopo tanti anni di sacrifici, economici per la tua famiglia, e prettamente pratici per te. Andando all'estero, i tuoi orizzonti si allargherano, ed avrai a che fare con mentalità prettamente diverse dalla tua, che ti insegneranno, a relazionarti con altri ingegneri in altre lingue, su temi comuni dal punto di vista ingegneristico. A prescindere da ingegneria, elettrica, elettronica od elettrotecnica, quello che dovresti chiederti è: che faccio dopo? e in che contesto lo andrò a fare. Ancora meglio: se hai la possibilità di fare una specialistica all'estero, fallo. Se hai la possibilità di fare anche solo un erasmus o socrates, meglio di niente. In bocca al lupo.

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Ing. Elettrica, insieme al diploma ITI di elettrotecnica, sono i titoli che al momento danno piu` prospettive di lavoro, come laureati e diplomati. Fra qualche anno esplodera` l'internet delle cose, ovvero Domotica 2.0, e sara` dominio degli elettrotecnici. Ovviamente vale sempre la regola: non fermarsi a quello che viene insegnato, ma arricchire, approfondire, autonomamente quegli aspetti applicativi che l'uni, l'iti, non possono trattare. In bocca al lupo.

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Si spero anche io che il denaro non sia la molla che fà intraprendere certe scelte, del resto credo proprio che per Pinklady non sia il caso.

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Sull'ultimo aspetto posso concordare solo in parte. Esiste una marcia in più, non tanto nel seguire la CEI 64-8. Però, nella mia quotidianità, quando devi andare a spiegare perché il flusso luminoso funziona in quel modo, per cui hai fatto quella scelta, l'architetto, il perito o il geometra restano un po' spiazzati, in senso buono, specie se gli tracci uno schema con due formule. Lo stesso vale quando un perito termotecnico con cui lavoro e del quale sono amico mi chiede una spiegazione plausibile per quella compartimentazione fatta in quel modo, e allora giù di gradiente termico, piastra e carichi distribuiti e concentrati. Si, forse non ci guadagni di più con queste cose, ma sicuramente hai una visione della realtà, più profonda e corretta. Poi forse sarà anche un discorso di carattere personale, ma io provo ancora piacere a rileggere il Teorema di Bolzano-W., soprattutto la dimostrazione, adoro comprendere il regime idraulico prima o dopo i piloni di un ponte, le condizioni al contorno. Tutto questo non ha nulla a che spartire con il denaro, per fortuna aggiungo io. Ingegneria, con l'idea dei soldi, non l'avrei mai superata. Scusate la nota, volevo però spiegare quella che credo sia la giusta motivazione per intraprendere la facoltà di ingegneria. Un saluto.

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Lavoro da un numero sufficiente di anni per essermi fatto alcune convinzioni che sono suffragate dalla mia esperienza. Per quanto ho visto io per la gran parte del lavori che svolgono gli ingegneri la laurea in ingegneria è assolutamente ridondante, nelle grandi aziende multinazionali molti di loro finiscono a ricoprire ruoli tecnici commerciali che dopo pochi anni fanno loro dimenticare ogni nozione tecnico/scientifica appresa, in genere tali ruoli potrebbero essere svolti da chiunque o quasi e infatti spesso è cosi . In ogni caso a parità di ruolo e competenze in quella situazione un ingegnere viene sicuramente pagato di piu di un’altra persona. L’unico ruolo dove la sua figura è indispensabile è nella ricerca e sviluppo e nella progettazione di alto livello dove le competenze fisico matematiche dell’ingegnere sono assolutamente necessarie , però sono una minoranza a esserne coinvolti. Nella libera professione ovviamente il titolo di studio non ha ovviamente nessuna diretta proporzionalità con il reddito, contano altre qualità e la competenza tecnica non mi sembra nemmeno una delle piu importanti. Ci sono studi dove l’ingegnere titolare “dominus” svolge un ruolo che puo essere definito di rappresentanza e lobbing , le sue competenze prettamente tecniche spesso ormai sono nulle (è assolutamente inutile interpellarli per chiedere spiegazioni o chiarimenti inerenti il progetto fornito, immancabilmente non ne sanno nulla) e infatti questo aspetto viene seguito da altri, questi ingegneri piu politici che tecnici sono quelli che sicuramente guadagnano di piu nell’ambito della libera professione. Anche nel normale lavoro dell’ingegnere libero professionista nel campo elettrico ritengo che la laurea sia in genere piuttosto ridondante (non credo che capiti a tanti di progettare una centrale nucleare o lavoro similare)

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@ marc96, per l'aspetto economico credo ti possa rispondere meglio di me un tuo collega Ingengere, per quanto mi concerne posso dire di aver conosciuto e conosco Ingegneri Elettrici, Elettronici,Meccanici,Chimici,Gestionali ... che senza alcuna ombra di dubbio guadagno (come è giusto che sia) più di quanto guadagno io, che sono un lavoratore dipendente, e non un libero professionista,non ricopro le due figure, questa semplice osservazione per dire che mi resta difficile immaginare un Ingegnere "senza un impiego e/o professione" e molto riduttivo prospettar euna scelta e/o un ambizione ad un mero guadagno,anche se riconosco che di questi tempi sia un argomento molto ricorrente; fermo restando che poi obiettivamente ogni caso è a se stante.

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@mir, la mia è una possibile risposta a "Ebbene sì, Cagliari ha pochissimi iscritti in Ingegneria Elettrica". Certamente non è una giustificazione "La mole di studio? La difficoltà ad appassionarsi alla materia?" @giuliomega, tra i miei colleghi elettrici che svolgono la professione nessuno naviga nell'oro, tutt'altro. Tra i miei compagni di liceo molti stanno meglio di me: tra i primi chi ha continuato attività di famiglia, poi tre compagni maturati con votazione medio bassa ma che hanno scelto medicina e tra loro uno in particolare che, raccomandato, sta nella mutua. L'ultimo della classe, a rischio continuo di bocciatura è in banca. Altri due, parrecchio scarsi per la scuola media, sono architetti e si danno ben da fare per trovare le commesse. Addirittura uno fa il mago... e ti assicuro che non gira con la mia auto. @pinklady, io sono un ingegnere 50-enne che sin da piccolo ha scelto questa strada, chissà perchè. A 40 anni ho scoperto che potrei svolgere benissimo tantissime professioni con la stessa passione. Io però, sono fortunato perchè ai miei tempi ci si poteva permettere il lusso di sbagliare scelta: si trovava lavoro comunque. Oggi non è cosi. Bisogna valutare attentamente, sia l'ambiente di lavoro e le sue prospettive, sia le proprie passioni, che siano vere e che ci possano guidare in ogni caso nel futuro. Ad es. prima dell'iscrizione all'università, si possono fare stage orientativi per cercare di comprendere bene in cosa consiste quell'attività. Molte professioni suonano bene: design, progettista, manager; ma da vicino sono attività adatte al nostro carattere, a come noi siamo, o ci sono aspetti complementari che non ci aspettavamo? Molto spesso far bene il proprio lavoro dipende da tante qualità che non sono propriamente tecniche, ma relazionali, caratteriali ecc. e questo può essere un problema per chi ha sempre pensato che essere il primo della classe è garanzia di futuro lavorativo radioso.. Capita che alla lunga che la parte ripetitiva dell'attività diventi predominante e la passione svanisce...e allora pensi: ma se al posto dell'università avessi investito le mie risorse finanziarie e le mie capacità in una .. gelateria, oggi come mi sarei trovato? In ogni caso, ad ognuno la propria scelta e in bocca al lupo per il futuro.

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@marc96, dei guadagni non ho ancora un'idea precisa, i dati almalaurea per gli intervistati della mia facoltà parlavano di 1300€ dopo 3 anni, ma il campione è irrisorio perché se ne possa fare uno standard... In ogni caso, non avevo ancora trattato la questione guadagno perché mi interessava molto la motivazione all'iscrizione o meno al corso, tuttavia è anche questo un aspetto interessante. @giuliomega, molto interessante il racconto di come vi siate sistemati tu e i tuoi compagni di liceo, in effetti voi ingegneri avete scelto strade diverse fra loro, ma senz'altro tutte appaganti. È bello che tu vada fiero del corso che hai scelto e spero lo siamo tutti :)

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Rispondo rapidamente alla questione lavoro: ho diversi amici che si sono fermati al diploma di liceo scientifico (eravamo compagni di banco), alcuni sono andati all'università, in tre abbiamo fatto ingegneria. Di quelli del liceo chi stava meglio era quello che il babbo o lo zio avevano infilato in Telecom o agli Aeroporti di Roma, contratto a termine o posto fisso: sono finiti gambe all'aria. Degli universitari, uno fece Economia per poi fare il concorso da Vigile urbano, tre o quattro gli avvocati (e lì 4 o 5 anni per passare l'esame di stato e trovare uno studio che ti prendesse). Arrivo agli ingegneri: io e altri due che hanno fatto Aerospaziale. Uno, vive e lavora in Spagna, uno a Roma fa l'informatico per una sub azienda della Banca d'Italia, io l'unico a fare la libera professione. Ho 35 anni e non mi lamento, crisi o non crisi ho sempre avuto un fatturato in aumento. Qualche volta +2%, qualche volta +10% insomma si procede. Il mio mensile mi basta, vorrei di più ma col casino che c'è, se mi lamentassi, sarei ipocrita ed ingrato alla facoltà di ingegneria. Un saluto. Giulio Passarini

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@ marc96, credo che la tua domanda debba essere postata nel forum, in quanto a mio avviso esula dal tema di quest'articolo. ;)

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A 20 anni dalla laurea, mediamente, quanto guadagna un elettrico o un elettronico (come me), per quanto tu ne sappia?

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Ahah marc, bella domanda! :) dai un po' di positività ci vuole...

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Non per essere disfattisti, ma...non conviene andare a fare il gelataio?

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Grazie per il sostegno dimaios, anche io la penso come te riguardo ai due ruoli, sicuramente ingegneria elettrica si è mantenuta molto fedele al ruolo, cercando però anche di formare in senso più ampio, almeno questo è ciò che ho potuto apprendere.

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di ,

6367 "L'ingegneria elettrica è la più matematica delle ingegnerie (Charles Proteus Steinmetz)", ma Steinmetz e' vissuto intorno al 1900, da allora le cose sono cambiate parecchio. Comunque a mio avviso ingegneria elettrica e' un gran bel corso di laurea perche' non insegue le mode e rimane ben saldo su radici solide e ben collaudate. Spero che elettrici ed elettronici mantengano identita' separate in quanto trattasi di professioni affini ma disgiunte, fare un mix eterogeneo non produrrebbe risultati positivi in termini di professionalita' ma risulterebbe l'ennesima dispersione delle conoscenze ( sapere qualcosa di tutto e tutto di niente ). Pinklady, un grande in bocca al lupo per i tuoi studi.

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di ,

Bene ;) Normalmente i ruoli non sono intercambiabili, ma ci sono delle eccezioni...

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Uno dei progettisti piu scrupolosi e attenti tra i tantissimi che ho conosciuto era un vecchio ingegnere elettronico convertito all’impiantistica, poi abbiamo l’esempio del nostro Mike che pur essendo in teoria un elettronico se la cava molto bene con gli impianti elettrici

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E che nella mia esperienza ho visto 3 ingegneri elettrici trattare benissimo tematiche di elettronica, ma nessun ingegnere elettronico trattare altrettanto bene argomenti di ingegneria elettrica.

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di ,

flori2 forse trasformarci in elettronici è esagerato, nel mio corso abbiamo solo basi di elettronica, ma diventare elettronici non sarebbe possibile secondo me, è vero però che l'ingegnere elettrico è versatile ed essendo un ingegnere industriale probabilmente si adatta a diverse problematiche più facilmente di altri, per la formazione che riceve.

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di ,

Su quest'ultimo commento nutro molti dubbi!

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Il vantaggio dell'ingegnere elettrico è che all'occorrenza si può trasformare in un elettronico, quando il contraio non succede.

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di ,

Per pensarci ci penso e come, e ogni volta che leggo un articolo e/o thread che tratti l'argomento, mi si riaccende l'entusiasmo .. ma dura solo quel poco, che la realtà ed il tempo mi concedono;... al momento frequento la facoltà di ElectroYou... :) ...poi vedremo. ;). Ciao.

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di ,

Non è mai troppo tardi mir se si è convinti delle potenzialità del corso e delle proprie capacità... È un peccato che tu non abbia potuto frequentarlo, ma ora che hai una certa esperienza certe cose ti verrebbero naturali... Pensaci, ti ringrazio e spero si riveli un buon percorso.

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Non sono iscritto ad Ingegneria Elettrica, ma non nascondo che avrei voluto esserlo e vorrei esserlo. Dopo il diploma, il servizio di leva prima e motivi economici poi mi impedirono di iscrviermi, e chissà che non sia stato un bene la matematica non mi è mai stata amica .. :) , in seguito avrei voluto ma gli impegni di lavoro ed il tempo sommati al fuori allenamento dello studio e l'età non propriamente giovane mi hanno fatto desistere,e ti assicuro che ho ancora l'amaro in bocca ... :( .. il perchè avrei voluto iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Elettrica ? probabilmente la passione e il percorso di studi ad indirizzo tecnico hanno fatto la loro parte,oltre al fatto di aver sempre visto di buon occhio la formazione dell'Ingegnere Elettrico che si occupa dell'energia, dalla sua generazione,trasformazione sino alla distribuzione seguendo di pari passo la tecnologia e l'innovazione, anche se credo che l'elemento portante sia ed è sempre "la passione", forse è per quest'ultima ch equalche anno fa presi un secondo diploma; ma la tentazione di iscrivermi è ancora forte...chissà.... Complimenti per la facoltà scelta pinklady, ed in Bocca al Lupo.

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Allora finché sei in tempo sfrutta l'occasione! Poi ci farai sapere se essere partiti in un modo ed aver finito in un altro è stata un'esperienza positiva, in fondo si apre la mente a concetti nuovi ed interessanti no? Qui per esempio chi vuole fare l'ingegnere energetico può solo alla magistrale e alla triennale deve seguire altri corsi, conosciamo il problema dell'"ibrido", ma non è sempre un male, anzi! :)

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Diciamo che è una buona alternativa, ma non proprio quello che volevo. Al terzo anno si può scegliere il "profilo elettrico" facendo materie più mirate al "nostro" settore e quindi ci si può accontentare. Però non è lo stesso. Mi rifarò senza dubbio con la specialistica, almeno quella è rimasta a Palermo...per ora.

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Beh Marco, è triste che li ci sia stata la chiusura definitiva, però riguardo al corso è una bella visione la tua: forse ci stiamo crogiolando troppo nel ruolo dell'ingegnere elettrico, ma il tuo pensiero identifica sicuramente quanto ci tenevi a diventarlo. :) La laurea in energia non penso sia così male no? Anzi!

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Anche a Palermo la situazione non è migliore: anzi qui nel 2008 chiusero direttamente il corso di elettrica a favore del corso di "energia". Ingegneria Elettrica fu trasferita a Caltanissetta dove si ha una maggiore affluenza essendo in una posizione più centrale. Ad ogni modo, per vari motivi, io che ero iscritto ad elettrica, ho dovuto fare rinuncia agli studi e ricominciare, ma ho dovuto scegliere energia, perchè il trasferimento a CL sarebbe stato fuori dal mio budget. Avrei voluto davvero fare elettrica, ci tenevo molto: mi ha sempre affascinato questa figura, esco dall'ITIS come perito elettrico e nella mia vita non ho visto altro che questo. Una figura di rilievo, perchè d'altronde per come la vedo io, l'elettrico è quello che serve per fare tutta la restante ingegneria. Forse mi sbaglio....forse sono un po megalomane al riguardo :P

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Grazie 6367 e Giulio per il vostro contributo. Concordo pienamente con la vostra linea e ammiro il percorso di Giulio che con tenacia si è trasformato da ambientale in chimico-elettrico, seguendo la sua passione.

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Concordo su tutta la linea dell'intervento. Io sono un Ing. Ambientale che ha forzato il proprio corso di studi, allontanandosi il più possibile dal civile ed indirizzandosi il più possibile verso: chimica per l'energia, sistemi di rilevamento e misura, impianti e macchine. Riuscii a togliermi roba del tipo: trattamento dei rifiuti solidi urbani. Mi buttai invece su: elettrotecnica 1 e 2, macchine 1 e 2, chimica per l'energia, impego razionale dell'energia, centrali termoelettriche, scienza e tencologia dei materiali, impianti tecnici. etc. Posso dire di non essere assolutamente pentito della scelta, svolgo la libera professione occupandomi di antincendio ed impianti di piccola taglia (termotecnica, elettrica). Se tornassi indietro probabilmente mi scriverei ad energetica o elettrica. Sottoscrivo il fatto che nonostante la crisi, il lavoro non manca in questi settori. Ritengo poi molto importante il fattore passione, ricordo gli scontri con la segreteria didattica per sostituire gli esami sopra indicati o addirittura farne in più: mi sono laureato con due esami extra non necessari per il titolo. La tesi la feci presso il dipartimento di scienze e tecnolgie chimiche, l'unico ing ambientale in quel dipartimento... insomma complimenti e forza così. Giulio Passarini

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Circa il fatto che l'università italiana sia poco pratica sono d'accordo. La pratica la acquisisci sul lavoro imparando la lezione dell'umiltà del collega anziano che non è laureato. Mi ricordo la prefazione ad un vecchio libro di SdC ove si scriveva che l'ingegnere deve imparare la pratica dal muratore che lavora in cantiere. Tuttavia non vorrei che a forza di inseguire una pratica che l'università difficilmente può dare si finisca di perdere la teoria che era il vanto delle scuole di ingegneria italiane... ahimè devo dire che gli ingegneri delle ultime generazioni zoppicano un po'.... Non dico che non sanno fare più nemmeno un integralino o uno sviluppo di Fourier a mano, ma alcuni cadono anche sulla legge di Ohm!

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Be', non lo dico solo io! ;-) lo ha detto Steinmetz il "matematico che si fece ingegnere", lo testimonia l'attività e le opere di Ferraris padre dell'ingegneria elettrotecnica! Occupandomi di cose elettriche ormai da più della metà della mia via di ingegnere elettriche/elettrotecniche/elettroniche ne ho incontrate diverse, prima come studente poi al lavoro.

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6367 concordo con te sulla più matematica delle ingegnerie e mi fa piacere che tu conosca tante donne ingegnere, io non ne conosco tante nel mio ramo, molte energetiche, meccaniche, biomediche, ma non tante elettriche... MASSIMO-G, noto il tuo rammarico per non aver continuato l'università, sicuramente saresti stato bravissimo, spesso in quegli anni c'erano diversi impedimenti allo studio e la leva senz'altro era uno di questi, diciamo che spezzava un po'... La preparazione dell'ingegnere è a tutto tondo e questo è un bene proprio perché non siamo fossilizzati solo nel nostro campo. Spero che per la pratica sia come dici tu, bisognerà vedere cosa andrò effettivamente a fare... Grazie per il tuo contributo :) senatore, ti ringrazio per il sostegno, quello che temo è proprio che la mia generazione (e io in particolare, vista la mancanza di studi pratici) diventiamo dei bravissimi ingegneri teorici, ma che poi non conosciamo effettivamente l'entità pratica dei nostri ragionamenti. La speranza è proprio che scuola e università italiane agiscano in questo senso.

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Coraggio Martina, sono un tuo sostenitore, anche io nel lontano 1985 sono stato iscritto a ingegneria elettrotecnica, purtroppo le mie lacune scolastiche ( diplomato I.T.I.S ) non mi hanno dato tante possibilità nel continuare negli studi. Sono sicuro dell'ottima scelta e ti confermo che chi ha le capacità, l'elettrotecnica è la madre di tutto dandoti la possibilità di approcciarti su tutto e non solo nel ramo elettrico,ti confermo che nel mio lavoro mi aiuta tanto. Premetto non ho proseguito negli studi ma ti posso assicurare che nel mio lavoro mi confronto con molti ingegneri, bravissimi teoricamente, un po meno praticamente, questa è la pecca della scuola in Italia .

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’ un peccato che nella tua università ci siano pochi iscritti mettendo in forse l’esistenza stessa del corso. Comunque il problema delle scarse iscrizioni pare essere antico, ho ancora a casa un libricino che mi diedero alla fine delle superiori negli anni 80 edito dai Lyons Club che illustrava le facoltà universitarie , in modo particolare e approfondito soprattutto quelle del politecnico di milano. Per ingegneria elettrotecnica (allora si chiamava cosi) si metteva in risalto la scarsità di studenti in rapporto alle possibilità offerte e le strutture a disposizione degli studenti , sono trascorsi quasi 30 anni e la situazione piu o meno è la stessa quindi. Spesso mi ritrovo a guardare il piano di studi di allora che è riportato nel libro con molto rammarico e rimpianto. Se tornassi indietro nel tempo farei sicuramente il rinvio del servizio militare (il rinvio allora non lo feci per partire alla svelta e togliermelo dalle scatole il prima possibile ), probabilmente oggi con la leva scomparsa da un pezzo appena dopo la maturità farei il tuo stesso percorso senza indugi. Nella mia classe (eravamo circa diciannove/venti) solo due proseguirono per l’università , uno fece ingegneria elettronica a parma e l’altro ingegneria elettrotecnica a pavia e sicuramente fecero la scelta giusta. L’ingegneria elettrica offre una grande varietà di sbocchi professionali , da quelli classici della produzione , trasmissione e utilizzazione dell’energia elettrica a quelli orientati all’automazione. Per la preparazione pratica, che sembra essere un tuo cruccio, non mi preoccuperei piu di tanto. Quando avrai solide basi la pratica l’apprenderai piu o meno velocemente sul campo in base all’attività che intraprenderai, sicuramente all’inizio anche chi non ha grandi studi alle spalle sembrerà saperne tanto piu di te ma vedrai che questo gap sarà solo momentaneo. Con un po’ di pazienza e umità l’aspetto pratico lo si recupera alla svelta, magari si rimedierà inizialmente qualche figura barbina ma in fondo è normale. Nonostante il periodo di crisi economico e occupazionale l’ingegnere elettrico è sempre comunque richiesto, le varie multinazionali del settore (ABB, Schneider, Siemens…ect) ne hanno sempre bisogno La scelta che hai fatto ti darà sicuramente soddisfazioni e come avrai capito io sono molto pentito di non averla fatta a suo tempo

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L'ingegneria elettrica è la più matematica delle ingegnerie (Charles Proteus Steinmetz) PS Comunque di ingegneresse elettriche ne conosco un po'!

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Concordo in pieno... Questa formazione vera la stiamo ancora aspettando, senza sminuire i docenti, che fanno quel che possono per trasferirci anche quel che non si legge sui libri. Chissà se la prossima generazione avrà questa fortuna...

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Questo è un peccato. Ma ancora peggio è la dimostrazione -a mio avviso- della scarsa attenzione che si pone nel preparare al meglio i professionisti di domani. Che poi tutto si riconduca alla mancanza di fondi è una di quelle balle che non accetterò mai. I fondi si trovano, tagliando le spese inutili e investendo in formazione... VERA!

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Sì quella foto è purtroppo una delle pochissime occasioni in cui visitiamo una centrale o un'azienda e quindi ci interfacciamo con la realtà; sfortunatamente, come ho segnalato nell'articolo, le conoscenze pratiche mi mancano notevolmente e questo un po' mi scoraggia, perché ho paura che il mondo del lavoro possa rivelarsi così estraneo da non capirlo pienamente. Poi certo, ci sono diversi ruoli e diverse possibilità, però mi piacerebbe l'affiancamento di cui hai parlato tu... Ti confermo che da me non c'è, ma solo la buona volontà di qualche docente ci consente di vivere esperienze come quella della foto :(

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Sicuramente la provenienza da un liceo, ti ha in alcune cose agevolata e in molte altre penalizzata. Ma si trova la misura a tutto col tempo. C'è poi un ulteriore salto di ruolo, quando si passa dal mondo accademico a quello reale. Per questo motivo, l'importanza degli stages formativi e del continuo confronto con chi opera in realtà impiantistiche reali, dovrebbe a mio avviso essere parte integrante di ogni corso universitario come quello che frequenti tu. E per "integrante" intendo, non roba occasionale di qualche ora o giorno di lezione, piuttosto quasi un "affiancamento" a periodi progressivi. Ma non so come vadano le cose, essendo del tutto estraneo al mondo universitario nella sua globalità. A giudicare però da quella foto che ti ritrae accanto ad un trasformatore dell' "apparente" potenza di qualche centinaio di MVA, direi che il contatto con la realtà c'è... bisogna vedere fin quanto esso viene approfondito.

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Ti ringrazio Attilio, sì hai colto nel segno e volevo anche un parere da parte di chi magari non ha frequentato il corso per un motivo o l'altro. Sai, ho tanti colleghi che avevano problemi in matematica e poi hanno risolto, però certo serve molto lavoro individuale per apprendere al meglio questa materia. Io invece venendo da un liceo adoro la matematica, ma non ero brava a capire i meccanismi dell'elettrotecnica, delle macchine o degli impianti al volo come i miei colleghi. Ho posto una domanda forse difficile, però mi piaceva l'idea di sapere come gli altri hanno intrapreso questa strada o comunque hanno preso parte a questo nostro mondo elettrico. A presto :)

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E' una riflessione interessante, che forse andrebbe portata avanti anche da chi ha maggiore impegno e responsabilità nel campo della "pubblica istruzione". Io se avessi potuto scegliere di andare all'università, avrei senza dubbio scelto ingegneria elettrica. Ma realisticamente avrei fatto un buco nell'acqua. Non ho infatti una sufficiente preparazione matematica di base, che sommata ad una sorta di avversione nei confronti di questa "scienza" non lascia presagire diversamente. Storie vecchie legate ad un paio di professori di math. all' ITIS. Ma tant'è. Il corso è sicuramente impegnativo, probabilmente qualcuno fa anche un conto cumulativo tra ambizione, passione ed impegno necessario per raggiungere lo scopo, e il valore che si da a ciascuno di questi concetti è assolutamente soggettivo e mutevole. In sostanza non so rispondere alla tua domanda, ma posso solo dirti che ti ammiro per la strada che hai intrapreso e anche se solo a livello virtuale, sarai la prima "dottoressa elettrica" che io abbia conosciuto. Continua così! Sono sicuro che le soddisfazioni ti ripagheranno abbondantemente dei sacrifici e degli sforzi profusi. Ciao

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