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La fatica nei metalli

Sono svariate le situazioni in cui determinati componenti sono soggetti a sollecitazioni e/o sforzi continui e ripetuti, ciclici potremi definirli, che alla lunga portano a rottura per fatica del componente in questione. Quando un componente si rompe per fatica si rompe per via di uno sforzo che è molto più piccolo di quello massimo che riuscirebbe a sopportare in caso di sollecitazione statica.
La rottura dovuta a fatica avviene nei punti in cui vi sono concentrazioni di sforzi o difetti. Una volta formatasi, la cricca si propaga attraverso il componente per via della sollecitazione ripetuta. Si creano sulla superficie di rottura delle linee che indicano la progressione di fatica. Accade che la sezione residua si è così assottigliata che avviene la rottura.
Sono disponibili vari tipi di prove per valutare quanto sia resistente a fatica un metallo. Tra queste una delle più impiegate è la prova a flessione rotante.

Prova a flessione rotante

Il provino usato per questa prova è del tipo:



dove :

  • D varia da 5 a 10 mm;
  • R varia da 90 a 250 mm.

Esso ha forma di una clessidra centralmente e deve essere accuratamente preparato prima della prova stessa.
Il provino è messo in rotazione e, successivamente, si applica una forza ortogonale all'asse di rotazione. Si vengono a creare, sulla superficie esterna del provino, sforzi alternati di trazione e compressione. In particolare il centro del campione usato per la prova è sottoposto nella sua parte superiore a compressione e a trazione nella parte inferiore. Tutto ciò per via del peso applicato.

Fattori che influenzano la resistenza a fatica del metallo

Essi sono:

  • concentrazione degli sforzi: infatti maggiori sono i punti in cui vi è concentrazoine di sforzi, maggiore è la probabilità di incorrere in formazione di cricche e quindi, qualora venissero impresse sollecitazioni cicliche, si andrebbe prima incontro a rottura;
  • rugosità superficiale: se la finitura superficiale del provino usato è migliore, è maggiore la resistenza a fatica;
  • condizione superficiale: è un fattore che in qualche modo si riallaccia al precedente, infatti molte delle rotture a fatica si innescano proprio in superficie e quindi viene da sè pensare che se le condizioni superficiali venissero alterate (in bene o in peggio) cambierebbe (in bene o in peggio) anche la resistenza a fatica;
  • eventuale presenza di un ambiente corrosivo: infatti potrebbe innescarsi una corrosione superficiale che porterebbe poi a cricche.
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Commenti e note

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di ,

DarwinNe, posso affermare che è possibile determinare dopo quanti sforzi ciclici quel pezzo fatto di quel materiale andrà a rottura per fatica. Il problema che io ponevo è che questo tipo di calcolo, detto calcolo della vita a fatica, è un pò più complesso di quanto si possa pensare. In genere si procede nel settore industriale a progettare i pezzi in presenza di difetti, il che può sembrare strano, ma ha una sua logica: il progettare il pezzo in presenza di difetti permette di sottodimensionare la struttura in modo da ottenere dei risparmi in termini di peso, ad esempio. Nel calcolo della vita a fatica di un materiale, diciamo di un "pezzo" per essere generici, intervengono vari fattori, che non riuscirei a spiegare qui, come ti accennavo nel commento precedente. Tutto ciò (voglio specificare) che sto dicendo è frutto comunque di mie conoscenze di studio, limitate a quanto ho fatto finora. Quindi quanto ti sto dicendo non è assoluto. Magari esisteranno sicuramente alti metodi più rapidi per calcolare la vita a fatica di un elemento e che io non conosco in quanto non possiedo delle conoscenze elevate.

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di ,

Cerco di spiegarmi meglio. Quello che descrivi è interessante, ma io non riesco troppo bene a vederne un'applicazione pratica diretta, nel senso: ok, io devo collegare un alberino di un motorino che dà una coppia tot ad un grosso condensatore accordabile per un sistema di accordo d'impedenza automatico per RF à 13,56 MHz da qualche kW, che mi dà una coppia resistente tot altro. Se faccio un alberino in acciaio 18/10, oppure in rame, oppure in alluminio, cosa succede? Dopo quanto rischio di avere una rottura a fatica con i vari materiali? Ok, l'esempio è quello che è, ma dovrebbe chiarire le idee...

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di ,

Ciao DarwinNe, mi fa piacere che l'articolo ti sia piaciuto. Per quanto riguarda l'esempio che mi chiedi, dovrei fare tutto un discorso su altre tematiche che non ho citato in questo articolo, in quanto qui ho fatto un breve discorso non molto approfondito e che fare qui sarebbe molto lungo. Però se ti interessa sapere di più come calcolare dei parametri più specifici, posso fare un altro articolo apposito, un cui posso inserire relazioni matematiche per calcolare alcuni parametri fondamentali. Che ne dici?

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di ,

Molto interessante. Puoi fare qualche esempio legato a dei materiali? Che ne so, se prendo un pezzo di rame o di alluminio, come posso calcolare qualche parametro caratteristico?

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