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Il paradosso di Fermi

Indice

Origine del paradosso

Il paradosso di Fermi, attribuito al fisico Enrico Fermi, sorse nel contesto di una valutazione della probabilita' di entrare in contatto con forme di vita intelligente extraterrestre.

Nel 1950, mentre lavorava a Los Alamos, Enrico Fermi prese parte a una conversazione con alcuni colleghi, tra cui Edward Teller. La conversazione verteva su un recente avvistamento di UFO riportato dalla stampa e preso in giro da una vignetta satirica. La conversazione si protrasse su vari argomenti correlati, finche' improvvisamente Fermi esclamò:

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Dove sono tutti? (Where is everybody?)
cioe'
"Se l'Universo e la nostra galassia pullulano di civilta' sviluppate, dove sono tutte quante?"
L'ipotesi di Fermi da' per scontata la presenza della vita nell'universo senza chiedersi come sia avvenuto, e' forse il metodo migliore per non farsi venire un grosso mal di testa.
Una ipotesi di questo tipo costo' a Giordano Bruno una morte terribile a Roma in Campo de' Fiori il 17 febbraio 1600, un giovedi'.

Una definizione piu' estesa

Il paradosso si riassume solitamente nel seguente ragionamento: dato l'enorme numero di stelle nell'universo osservabile ed i tempi di vita dei sistemi misurabili in miliardi di anni terrestri, e' naturale pensare che la vita possa essersi sviluppata in un grande numero di pianeti e che moltissime civilta' extraterrestri evolute siano apparse durante la vita dell'universo. Da tale considerazione nasce la precedente domanda.

Vorrei far notare solo marginalmente che Los Alamos non e' molto distante da Roswell, localita' del presunto schianto di un veicolo extra terrestre nel 1947.

Il "paradosso" si pone in contrasto con l'affermazione, da molti condivisa e sostenuta dalle stime di Drake, che non siamo soli nell'Universo e scaturisce da alcune considerazioni generali su quanto sappiamo della nostra origine e del posto che occupiamo nell’Universo.
La vita sulla Terra, da quando e' nata oltre tre miliardi di anni fa, si e' evoluta a un ritmo sempre piu' accelerato: ci sono voluti due miliardi di anni per passare dagli archeobatteri ai primi esseri unicellulari eucarioti, forse un altro miliardo di anni per produrre i primi organismi pluricellulari, mezzo miliardo di anni per le piante superiori, i rettili, i mammiferi. L’evoluzione culturale e tecnologica dell’uomo ha seguito ritmi ancora piu' accelerati: l’invenzione della ruota ha richiesto centinaia di migliaia di anni, ma solo poche migliaia sono state sufficienti per passare dalla ruota alla locomotiva e al biplano, e meno di un secolo per passare da questi allo sbarco sulla Luna e all’esplorazione del Sistema Solare con sonde automatiche.
Il fatto che dopo quattro miliardi e mezzo di anni dalla formazione della Terra siamo giunti a questo punto suggerisce che verosimilmente questo e' l’ordine di grandezza del tempo richiesto per compiere tale evoluzione; e poiche' il progresso dell’astronomia ci ha insegnato, da Copernico in poi, che la Terra non occupa in alcun modo un posto privilegiato nell’Universo, non c’e' ragione di credere che un’evoluzione analoga non possa essere avvenuta anche altrove.
L’esistenza di pianeti extrasolari, che all’epoca di Fermi era solo una congettura (anche se considerata altamente probabile), e' ora un fatto assodato: negli ultimi trent’anni ne sono stati scoperti molte migliaia e sappiamo che solo nella nostra Galassia ne esistono centinaia di miliardi, di cui una percentuale non piccola deve avere caratteristiche fisiche simili alla Terra: miliardi di possibili culle per forme di vita aliene. E siccome il nostro Sole e' una stella relativamente giovane (l’Universo ha piu' di tredici miliardi di anni), non solo ci dovrebbero essere in giro una quantita' di civilta' extraterrestri, ma molte di queste dovrebbero essere molto piu' antiche e progredite della nostra e aver raggiunto livelli tecnologici che noi neppure riusciamo a sognare e in particolare padroneggiare le tecniche del volo interstellare. E allora come mai non vediamo le loro astronavi? Come mai i nostri radiotelescopi non captano le trasmissioni con cui essi comunicano tra di loro e magari cercano di comunicare anche con noi? Se l’universo brulica di alieni… dove sono tutti quanti?

Si possono dividere le possibili soluzioni a questo paradosso proposte da diversi scienziati da quando esso fu formulato da Enrico Fermi nel 1950 in tre categorie:

  • Loro sono, o sono stati qui. Non e' vero che non ci siano tracce di presenze aliene, basta saper guardare con attenzione

    E' l'affermazioni di chi crede di individuare un’origine aliena negli oggetti volanti non identificati (UFO), in certi prodotti delle civilta' del passato (ad esempio le piramidi, Stonehenge) o in strutture visibili sulla Terra (i cerchi nel grano) e su altri pianeti (la“faccia” su Marte). Tuttavia ritiengo che nessuno degli argomenti proposti in questo campo abbia mai costituito una prova convincente dell’esistenza di civiltà extraterrestri, e quindi non penso che la soluzione del paradosso possa essere trovata in questa direzione.

  • Gli alieni esistono, ma per qualche motivo non siamo in grado di rilevare la loro presenza;

    Ogni soluzione di questo tipo deve giustificare i motivi per cui, se civilta' extraterrestri esistono, non solo non ne abbiamo ancora rivelato la presenza qui (sulla Terra o nel Sistema Solare), ma non siamo riusciti neppure a rilevare a distanza i segni della loro attività. Qui si entra in un campo molto ipotetico, perche' le considerazioni devono basarsi necessariamente sulla previsione di quali potrebbero essere le caratteristiche di tecnologie, culture e condizioni sociali di civilta' completamente differenti e o molto piu' avanzate della nostra.

    Da un punto di vista strettamente fisico, non sembrano esserci impedimenti alla possibilita' di viaggi interstellari, ma i tempi necessari sarebbero ovviamente molto lunghi: non e' chiaro se una civiltà, anche potendolo, avrebbe motivazioni sufficienti per intraprendere una colonizzazione della Galassia, e per perseverare in questa impresa per le migliaia (o forse milioni) di anni che essa potrebbe richiedere. Per quanto riguarda le possibilita' di una rilevazione a distanza, occorre notare che tutti i tentativi che sono stati fatti in questo senso (e che sono catalogati sotto la sigla SETI, Search for Extra-Terrestrial Intelligence) inevitabilmente peccano di antropocentrismo, cioe' assumono che i mezzi con cui una ipotetica civilta' aliena potrebbe manifestare (di proposito o involontariamente) la propria presenza siano simili a quelli che noi ora usiamo. Ad esempio la maggior parte dei tentativi di “ascolto” di trasmissioni extraterrestri si e' concentrata nel campo delle onde elettromagnetiche (soprattutto radio): ma questa e' una tecnologia che noi utilizziamo da appena due secoli, ed e' possibile che in un prossimo futuro anche noi la abbandoneremo.

    Nonostante le grandi incertezze di argomentazioni di questo tipo ritengo che sia difficile giustificare “il grande silenzio” solo ricorrendo a spiegazioni che rientrano in questa categoria, perche' non e' ragionevole supporre che esse si possano applicare a tutte le civilta' esistenti, con la grande varieta' di caratteristiche che essere devono avere.

  • Le civilta' extraterrestri non esistono, cioe' noi siamo l’unica forma di vita intelligente nell’Universo.

    Questo risolve il paradosso giungendo alla conclusione che gli alieni non esistono: ciò non significa necessariamente che l’Universo non ospiti altre forme di vita, ma che, se queste esistono, non si sono sviluppate fino al punto di produrre una tecnologia in grado di costruire astronavi e radiotelescopi; in altre parole noi saremmo l’unica civilta' tecnologicamente evoluta dell’Universo. Questo tipo di spiegazione non piace molto agli astronomi, per i quali rinunciare al “principio di mediocrità” (la Terra e' un pianeta del tutto comune, in orbita attorno a una stella del tutto normale, in una galassia come tante, ecc.) ha molto il sapore di un ritorno all’astronomia tolemaica. Tuttavia se si esaminano nel dettaglio le condizioni astronomiche che hanno permesso la nascita della vita e il suo sviluppo fino ai nostri giorni, si vede che formano una combinazione di “colpi di fortuna” che non sembra possa essere molto frequente: ad esempio e' necessario un pianeta dotato di moti convettivi interni (tettonica a zolle) che producano un campo magnetico in grado di proteggere la superficie dai raggi cosmici; che si muova su un’orbita non troppo ellittica e sufficientemente stabile; che sia dotato di un’atmosfera che produca un effetto serra adeguato; e' necessario anche un satellite (la Luna) di massa abbastanza grande da stabilizzare la direzione dell’asse di rotazione del pianeta, ma non troppo grande, altrimenti le maree produrrebbero effetti altrimenti nocivi; ecc. ecc.

    A conclusioni analoghe si perviene studiando l’evoluzione biologica, che e' stata caratterizzata da eventi altamente improbabili e che non sembrano rivestire alcun carattere di necessita' dal punto di vista della selezione naturale: la nascita degli eucarioti, la nascita di esseri pluricellulari, lo sviluppo dell’intelligenza, della coscienza, del linguaggio, della scienza e della tecnologia (per ciascuna di queste conquiste, si potrebbero citare innumerevoli contro esempi di organismi che sembra se la cavino benissimo anche senza di esse). Il fatto che sulla Terra questi sviluppi favorevoli si siano effettivamente verificati non costituisce in alcun modo un argomento statistico a favore del fatto che siano frequenti, o anche solo possibili, su altri pianeti.

    La nostra esistenza costituisce infatti un potentissimo effetto di selezione: noi possiamo “vedere” solo una Terra e un’evoluzione passata tale da rendere possibile la comparsa di noi stessi come osservatori coscienti: se le cose fossero andate in altro modo, oggi non ci sarebbe nessuno a porsi domande simili.

    Al di la' della discussione sul paradosso di Fermi, e' un punto di vista inconsueto sull’evoluzione della vita e dell’uomo e sui suoi sforzi per costruire una cultura e una scienza; e, mostrandoci la fortunata concatenazione di eventi e il delicato equilibrio di fattori che l’hanno resa e la rendono possibile, ci fa forse amare un po’ di piu' la nostra posizione su questo piccolo granello di polvere nell’Universo. Ci si accosta in modo stimolante a problemi e scoperte che appartengono ai campi dell’astronomia, della fisica, della chimica e della biologia.

Le motivazioni

Ma quali sono le motivazioni che potrebbero spingere una societa' evoluta a espandersi verso altri sistemi planetari. Espongo alcune mie ipotesi.

  • Colonizzazione "VICHINGA"

    I Vichinghi erano commercianti, contadini, navigatori e guerrieri. Parteciparono a spedizioni, attacchi militari, attivita' coommerciali con altre genti o stabilirsi in nuovi paesi. I Vichinghi fondarono numerose citta' e colonie,

  • Esaurimento delle fonti energetiche

    Ogni societa' evoluta ha necessita' di fonti energetiche. Un pianeta, per quanto grande, non e' infinito. Le risorse energetiche di provenienza plenetaria una volta esaurite non solo impediscono di svilupparsi, ma anche di sopravvivere, questo potrebbe costringere gli abitanti di un pianeta a cercare fonti energetiche in altri ambienti.

  • Esaurimento di elementi fondamentali per la vita

    Alcuni elementi indispensabili per una certa societa' possono esaurirsi. Questo fatto potrebbe stimolare il viaggio spaziale per la loro ricerca.

  • Sovrapopolazione

    Una societa' che non avesse la capacita' di controllare il ritmo delle nascite, in un tempo geologicamente breve dovrebbe trovare una soluzione al di fuori del proprio pianeta.

  • Motivazioni religiose

    Un pianeta che abbia una forte religiosita' fondamentalista, ha sicuramente una vocazione missionaria, e il fanatismo potrebbe spingre gli abitanti a cercare di diffondere il proprio credo.

  • Motivazioni "esilio"

    Gli abitanti della terra hanno esisliato in terre lontane gruppi sociali particolari, allo stesso modo una societa' con grandi possibilita' tecnologiche potrebbe esisiliare gruppi di abitanti su altri pianeti.

Un modello di colonizzazione della galassia.

Se nella galassia sono presenti circa 200 miliardi di stelle la distanza media tra le stelle e' di circa 7.5 anni luce. Supponiamo che il 50% delle stelle abbia sitemi planetari adatti alla vita, la distanza media tra i sistemi planetari abitabili e' di circa 10 anni luce.

Supponiamo che esista un pianeta molto civilizzato che si assuma la missione della colonizzazione galattica. Con questa visione organizzi la missione di colonizzazione e attrezzi quattro navi che viaggiano ad una velocita' del 10% della velocita' della luce, la missione impieghera' in media 100 anni ad arrivare alla nuova destinazione. Stimo che la probabilita' delle missioni di arrivare a destinazione sia il 50% pertanto solo due arriveranno. Ciascuna missione e' formata alla partenza da mille individui (maschi + femmine) ed ogni generazione raddoppiera' dopo venti anni. La vita media e' di cento anni e la vita riproduttiva e' di cinquanta anni. All'arrivo le astronavi avranno una popolazione di oltre ventimila passeggeri. Ogni missione dopo essere arrivata impieghera' altri quattrocento anni per insediarsi e per organizzare altre quattro missioni di espansione.

Dopo mille anni ci saranno quattro sistemi planetari colonizzati, ma dopo 10.000 anni i sistemi colonizzati saranno 1024. Dopo un milione di anni i sistemi colonizzati saranno 2200, o meglio potrebbero essere questo numero dato che e' molto piu' grande di tutte le stelle non della galassia ma dell'intero universo.

E' chiaro che in questa situazione anche la nostra terra sarebbe stata completamente colonizzata, anche piu' di una volta.

Questo con una sola civilta' aliena di tipo espansivo. E' facile pensare cosa succederebbe con una decina di societa' di questo tipo disperse solo nella nostra galassia.

Ma allora ?..................

La famosa domanda di Fermi "Dove sono tutti?" , centrale in molti dibattiti sulla prevalenza di civilta' extraterrestri, sorta durante una conversazione a pranzo con Emil Konopinski, Edward Teller e Herbert York nell'estate del 1950, deve essere adeguatamente commentata.

C'e' una prova evidente che potremmo essere soli nella Galassia? Enrico Fermi la pensava così, ed era un uomo di notevolissima intelligenza. Potrebbe avere ragione? Cosa sta bloccando la civilta' galattica, o siamo solo ciechi?

L'argomento piu' eloquente dei pessimisti nel dibattito SETI di mezzo secolo deriva non da teorie o congetture, ma da un'osservazione reale: la Terra non e' gia' stata invasa dagli alieni, contrariamente a qualche opinione popolare. Questa e' un'osservazione piu' profonda di quanto possa sembrare.

Una civilta' che dura da decine di milioni di anni avrebbe tutto il tempo per viaggiare ovunque nella galassia, anche alle basse velocita' prevedibili con il nostro tipo di tecnologia. La tendenza ad espandersi per riempire tutto lo spazio disponibile sembra essere un tratto universale degli esseri viventi. Eppure la Terra non mostra alcun segno nella sua lunga documentazione fossile di essere mai stata colonizzata da un'altra tecnologia aliena.

Ma gli scienziati e altri attenti investigatori che hanno esaminato le affermazioni del movimento UFO concludono quasi universalmente che qui non sta succedendo nulla tranne l'errata percezione umana, il racconto di storie, la follia volontaria e spesso apertamente frode. Piu' di 60 anni dopo la sua nascita, Ufology rimane sterile di un singolo risultato tangibile nonostante migliaia di affermazioni rumorose - il che suggerisce che puoi stare fuori per i prossimi 60 anni e non perderti nulla.)

Gli ottimisti hanno risposto in molti modi al paradosso di Fermi. Forse qualsiasi cultura abbastanza civilizzata da non autodistruggersi si allontana dall'imperialismo, o forse la spinta imperiale si esaurisce dopo aver colonizzato solo poche migliaia di pianeti. Forse questo accade sempre dopo che l'evoluzione culturale ha sostituito l'evoluzione biologica come fonte dominante di cambiamento, e gli esempi tratti dalla natura non sono piu' applicabili.

O forse gli alieni sono densamente stanziati intorno a noi ma obbediscono, come in Star Trek , a una direttiva primaria di "non interferire" con i pianeti viventi, che sono tenuti fuori dai limiti come preserva la natura. Questa e' l'"ipotesi dello zoo". O forse il viaggio interstellare e' ancora piu' costoso in termini di sforzo ed energia di quanto immaginiamo ora, e chiunque ne sia capace ha cose migliori da fare con le risorse, come investigare l'universo tramite l'astronomia o la radio.

Una replica piu' sofisticata al paradosso di Fermi e' stata pubblicata nel 1981 da William I. Newman e Carl Sagan in Galactic civilizations: Population dynamics and interstellar diffusion .

Hanno analizzato la velocita' con cui una civilta' interstellare in espansione si sarebbe effettivamente espansa attraverso la galassia, sulla base di modelli matematici che coprono tutto, dalla diffusione di molecole in un gas alla diffusione di specie animali introdotte in territori vergini sulla Terra.

Hanno scoperto che la velocita' di riempimento della galassia dipende sorprendentemente poco dalla velocita' del viaggio interstellare; ci sono troppi pianeti per essere colonizzati e popolati lungo la strada.

Hanno scritto; La velocita' di espansione del fronte di colonizzazione e' di diversi ordini di grandezza inferiore a quanto previsto in precedenza e riempire la galassia potrebbe anche richiedere un tempo paragonabile all'eta' dell'universo .

Per riassumere, hanno scherzato Roma non e' stata costruita in un giorno, anche se si puo' attraversarla a piedi in poche ore .

Ma altri hanno definito questa argomentazione una forzatura, perche' presuppone che i tassi di crescita della popolazione non siano mai molto alti (non piu'del recente tasso di crescita dell'umanita' di circa il 2% all'anno).

L'assunto che la crescita esponenziale attraverso il cosmo continui per sempre, a qualunque velocita' e' sfidato da Jacob D. Haqq-Misra e Seth D. Baum nel loro articolo del 2009 The Sustainability Solution to the Fermi Paradox. Da nessuna parte nel mondo reale, sottolineano, la crescita esponenziale di qualcosa continua indefinitamente.Uno scrittore della National Public Radio ha chiamato questo il mio Sort-Of-Best-Unheralded-Scientific-Paper of 2009.

Seth Shostak del SETI Institute scrive: Ho appena controllato il parcheggio fuori dall'Istituto e non vedo grandi animali con nasi lunghi e prensili. La conclusione alla Fermi e' che gli elefanti non esistono sulla Terra, giusto? Dopo tutto, tutti i presunti pachidermi hanno avuto tutto il tempo per arrivare nel mio ufficio, anche se solo alcuni di loro sono così inclini.

Milan M. Cirkovic e Robert J. Bradbury propongono una soluzione al paradosso di Fermi alla luce dell'evoluzione post-biologica, sostenendo che le civilta' avanzate migreranno davvero, ma nelle regioni piu' esterne di una galassia.

Ma forse tutto questo e' aggrapparsi al pelo nell'uovo. Alla fine, il fatto che gli alieni non siano accampati nel tuo cortile in questo momento potrebbe davvero significare che siamo soli in tutta la Via Lattea. Forse quasi tutte le galassie sono completamente sterili o abitate in ogni centimetro.

Usare il paradosso di Fermi come ragione per la mancanza di un segnale SETI significa fare un'estrapolazione molto ampia da un'osservazione molto locale., a me sembra una cosa rischiosa.

Ulteriori cause a favore del paradosso di Fermi.

E' questa la base per analizzare ulteriormente il paradosso di Fermi. Quali possibili cause?

  • Siamo soli in tutto l'universo, solo la terra e' abitata.
  • La probabilita' che la vita si evolva spontaneamente fino a produrre una civilta' evoluta e' estremamente bassa.

    Questa tesi può essere contestata sostenendo che la vita non debba necessariamente essere come la si osserva sulla Terra, ma possa evolversi in condizioni differenti, e che non debba necessariamente basarsi sul carbonio.
    Ma tutte le molecole organiche viste nello spazio cosmico sono basate esclusivamente su composti del carbonio.
    Tuttavia si tratta di una argomentazione completamente speculativa perche' di fatto al momento l'unico tipo di vita osservata e sperimentabile e' quella presente sulla Terra, basata sulla chimica del carbonio, sulla presenza di acqua liquida, di temperature confortevoli e relativamente costanti.

  • Le civilta' evolute hanno breve durata. Consumano in breve tempo ogni tipo di risorsa o sviluppano comportamenti suicidi.

    Le cause della scomparsa di una civilta' possono essere sia naturali che culturali. Se una civilta' tende naturalmente ad annientarsi, e' solo questione di tempo purche' inventi i mezzi necessari. L'unico dato osservativo disponibile e' che la nostra civilta' dispone da decenni dei mezzi necessari ad annientarsi, ma per ora e' sopravvissuta. Anche in questo caso e' difficile dire quanto la competizione gerarchica, l'aggressività e l'autoritarismo, elementi del militarismo, siano prerogative della specie umana o siano costanti universali, legate all'evoluzione o all'organizzazione politica degli individui intelligenti.

    Si consideri che non e' necessaria una distruzione totale della specie, ma e' sufficiente una involuzione a livelli primitivi dei sopravvissuti per sottrarre la civilta' alla lista di quelle in grado di comunicare. Anche eventi catastrofici naturali possono considerarsi gravi pericoli per un pianeta vivo: l'impatto di una cometa o di un asteroide, l'eruzione di un super vulcano o l'alterazione delle condizioni climatiche sono minacce alla vita sulla Terra, piu' volte bersaglio di eventi catastrofici, che hanno causato diverse estinzioni di massa (la piu' nota e' quella dei dinosauri).

    Eventi di questo tipo sarebbero anche prevedibili da una civilta' piu' avanzata della nostra, ma difficilmente rimediabili. Il problema con questa tesi e' che non esiste un campione statisticamente valido con cui poter stimare il parametro di durata media di una civilta' evoluta; anzi il campione e' allo stato attuale composto da un solo caso: noi.

    Ne' siamo in grado di affermare che ne esistano o ne siano esistite altre. Infatti estrapolare tale valore dalle informazioni relative alla nostra esistenza, oltre a non essere statisticamente sensato, vizia il risultato con un effetto di selezione.

    Ancora piu' complesso e' ipotizzare quale sia la probabilita' che una forma di vita possa evolversi fino a creare una specie autocosciente e desiderosa di comunicare. E' possibile che nell'Universo esistano molti corpi celesti ospitanti una forma di vita, ma su pochissimi questa si sia evoluta in una civilta' tecnologica. Inoltre anche se una civilta' sviluppa i mezzi adatti, non e' detto che abbia l'idea o il desiderio di comunicare con altri mondi, o perche' non ci considerano degni (potrebbero considerare la nostra una civilta' troppo arretrata) o hanno paura di noi o perche' pensano che un contatto diretto possa nuocere, o semplicemente non hanno mai sviluppato l'idea dell'esistenza di altre civilta' con cui comunicare.

    Tuttavia concepire una specie aliena come un'unica entita' non e' soddisfacente: se pure la civilta' aliena nel suo complesso fosse disinteressata, timorosa o non desiderosa di comunicare con altre civiltà, ciò non preclude che al suo interno possano esistere individui o gruppi interessati a comunicare. Inoltre, ed e' un'obiezione determinante, indipendentemente dalla non volonta' di comunicare, una civilta' tecnologica evoluta e arrivata almeno alla scoperta ed utilizzo delle onde elettromagnetiche produrrebbe comunque messaggi inconsapevoli attraverso la propagazione nello spazio delle comunicazioni locali.

  • Esistono, ma sono troppo lontane nello spazio o disalllineate nella scala temporale.

    Se esistono ma la distanza e' tale che nessun segnale di tipo elettromagnetico ci puo' arrivare, e' abbastanza facile calcolare che neppure tutta la potenza di emissioni delle stazioni radio di tutta la terra potrebbe arrivare al limite opposto della via lattea. Se una civilta' evoluta ha una vita media di un milione di anni, la probabilita' che due civilta' abbino la stessa finestra temporale nella scalla evolutiva e' molto bassa, non piu' di uno su mille.

  • Esistono, ma non comunicano o non vogliono comunicare, oppure non usano la modulazione delle onde radio. Ad esempio le trasmissioni digitali sono difficili da intercettare.

    I tentativi di inviare/ricevere comunicazioni si sono basati sull'utilizzo di onde elettromagnetiche. Così come prima di Guglielmo Marconi non avremmo neppure immaginato di usare questo mezzo, così potremmo non essere neppure in grado di immaginare le tecniche usate da civiltà radicalmente diverse dalla nostra. Alcune tecnologie teorizzate potrebbero essere basate sui neutrini, le onde gravitazionali o la correlazione quantistica. Vi e' da aggiungere che tali tecnologie di comunicazioni teorizzate sono assai opinabili sulla base delle conoscenze scientifiche attuali, in particolare utilizzare la correlazione quantistica per trasmettere informazioni contrasta con un ben assodato teorema della meccanica quantistica.

    La trasmissione mediante onde gravitazionali o neutrini non pone obiezioni di carattere teorico, ma richiederebbe civilta' con una quantità di energia paragonabile a quella contenuta in larga parte dell'Universo. Attualmente vi sono in funzione in alcuni laboratori rivelatori di neutrini e di onde gravitazionali in grado di misurare tali ipotetici segnali se particolarmente intensi. Si può comunque ipotizzare che una civilta' attraversi diverse fasi di evoluzione tecnologica, passando anche per le relativamente facili onde elettromagnetiche. e' ragionevole ritenere che scienziati di questa civilta' siano in grado comunque di ricevere e decodificare segnali radio, anche se per loro ormai obsoleti.

    Rimanendo nel campo delle onde radio dobbiamo tenere in considerazione il problema della velocita' della luce. Le microonde da noi emesse da quando si e' sviluppata la televisione si stanno ancora allontanando da noi alla velocita' della luce in tutte le direzioni. Il raggio in anni luce della sfera entro la quale queste informazioni sono ricevibili coincide numericamente con il periodo in anni dal quale le trasmissioni sono iniziate. Nel caso della Terra questo valore e' quindi di circa 50 anni luce. La tendenza ad ottimizzare le trasmissioni per ragioni economiche, come nel caso della televisione digitale o dei telefoni cellulari, focalizzandole in fasci di microonde e sopprimendo la portante, fa sì che i segnali trasmessi siano meno distinguibili dal rumore di fondo dello spazio.

  • La teoria della "Foresta Oscura".

    Questa teoria e' stata presentata da Liu Cixin in La materia del cosmo .

    Primo assioma: la sopravvivenza e' il primario bisogno di una civiltà, di conseguenza le civilta' fanno tutto ciò che serve per garantirsi la sopravvivenza .

    Secondo assioma: le civilta' crescono e si espandono, ma la quantità della materia e delle risorse dell'universo e' finita, di conseguenza l'universo e' una foresta oscura dove tutti si nascondono, perche' non appena sei notato sei catalogato come possibile concorrente alla sopravvivenza, ti distruggono e ti depredano della tua materia prima che lo faccia tu.

    A questa teoria si puo' obiettare che una civilta' tecnologica necessariamente produce una grande quantita' di messaggi inconsapevoli, almeno fino a che non subentra la sindrome della foresta oscura, ammesso che questa sia l'evoluzione tipica di ogni civilta'. Inoltre anche a questa teoria si può portare una delle obiezioni principali dei punti precedenti: l'unica civilta' tecnologica di cui abbiamo esperienza e' la nostra e noi ci stiamo comportando in modo completamente opposto anche se per ora non siamo in grado di ricevere comunicazioni.

  • Non siamo in grado di ricevere le loro comunicazioni.

    I critici di questa soluzione fanno notare che se una civiltà aliena volesse comunicare, utilizzerebbe dei segnali facilmente riconoscibili, come ad esempio una modulazione con portante. Se tale civilta' intendesse usare segnali di difficile ricezione per evitare di comunicare con altre civilta' piu' arretrate o diverse, si ricadrebbe nel caso precedente. Inoltre alcuni dei mezzi di comunicazione proposti, alternativi alle onde elettromagnetiche, o sono speculazioni teoriche o sono gia' rilevabili con la tecnologia terrestre. </li> </ul>

    Infine..

    C'e' stata parecchia speculazione attorno alla famosa domanda avanzata da Enrico Fermi: "Ma loro dove sono?" Perche' non abbiamo ancora visto alcuna traccia di vita intelligente extraterrestre? La risposta e' indeterminata come la domanda, ma credo che la piu' normale e onesta sia semplicemente

    Non lo sappiamo (almeno per ora).

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Commenti e note

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di ,

mi e'scappato il commento, ho una mano con un dito infortunato ed ho battuto un tasto errato. Ma i concetti credo di averli espressi. Personalemente ritengo che non siamo soli nell'universo, che l'intelligenza non sia molto comune ma forse non lo sapremo mai. E forse e'meglio. cosi' Carlo

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di ,

Buona sera, Quando ho commentato, raccogliendo pareri e scritti, il paradosso di Fermi, mi sono soffermato sulla possibilita' che il genere umano si autoeliminasse.
A mio avviso sono due le cause che potrebbero portare a esingure l' umanita' La prima e'una guerra. La guerra di Troia fu promossa dagli dei perche'gli esseri umani erano troppi e si doveva fare una pulizia, ma non fu un esperimento felice. Penso che una guerra nucleare potrebbe azzerare sia la tecnologia che una gran parte dell'umanita'. Ma i supestiti forgerebbero pietre a forma di punta di fraccia e userebbero bastoni pr continuare a difendersi dagli altri. Non si sa chi siano gli altri ma sono altri. E econdo me questo e'insito nella natura umana. I cicli si ripeterebbero senza soluzione di continuita' Láltro motivo di estinzione e' ;a religioe, o meglio il fanatismo religioso. Che ha due facce. La prima e' lo spirito missionario. Ilvolere a tutti i costi convincere che quello a cui noi crediamo sia la verita' e chi non ci crede puo'essere costretto a crederci. Ma esiste un altro aspetto del fanatismo religioso, quello che io ho visto nell'isola di Pasqua. Lísola di Pasqua era un vero

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di ,

Se ti riferisci ai recenti avvenimenti... non credo affatto. Un conflitto nucleare comporterebbe, oltre alla morte quasi istantanea di oltre il 90% dell'umanità, anche l'azzeramento della quasi totalità delle conoscenze scientifiche tecnologiche acquisite (così come quelle nel campo umanistico/letterario e culturalea); riportando i pochi sopravvissuti ad una nuova età ella pietra. Ma non credo sia possibile un'estensione totale.

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di ,

Ottimo articolo, come il precedente, complimenti all'autore. Anche se presenta la pecca di dare per scontata l'evoluzione biologica nonostante il fatto quella di Darwin rimane a tutt'oggi una teoria... e probabilmente errata !!!

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di ,

E'un errore di formattazione - Grazie ho corretto

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di ,

Credo che al paragrafo "Un modello di colonizzazione della galassia" bisogna correggere il numero di pianeti colonizzati dopo un milione di anni, (nel testo risultano 2200).

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di ,

Buon giorno maubarzi, buon giorno Goofy,

Ho letto ora i vostri commenti, e se devo esprimere un parere personale, spassionato, spero che eventuali civilta' aliene non assomigliano alla nostra. Noi umani facciamo una grande fatica a rimanere in pace e non fare di tutto per estinguerci, eliminarci a vicenda.
Per quanto riguarda la formattazione del testo consiglio di mettere un tag html br preceduto e seguito dal segno di minore e maggiore.
Ma esaminando tutte le possibilita' di una diffusione di una civilta'nella galassia, io non sottovaluterei l'aspetto del fanatismo religioso. Pensiamo a quello che e'stato fatto durante la colonizzazione dell'america latina o durante le conversioni forzate attuate anche attualmente in Africa e prendiamo in considerazione le leggi in molti paesi del medio oriente.
Una diffusione di tipo fanatico non ha necessita' di mantenere rapporti con la madre patria, ma va solo avanti , avanti, avanti con il solo scopo di diffondere il proprio credo.
Quale e' la probalita'che una civilta' intelligente sia di questo tipo? Secondo me, una civilta'che raggiunga un livello di buona tecnologia puo' cadere nel fanatismo per l'uso che anche noi facciamo dei mezzi di comunicazione che possono assumere una forma quasi ipnotica di convincimento.
E chi ha i mezzi di comunicazione ha in mano un incredibile mezzo di convinzione.

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di ,

Fino ad ora non si è osservata nessuna civiltà in grado di svilupparsi abbastanza per intraprendere viaggi interstellari: la nostra non promette bene. Probabilmente si arriva prima all'estinzione.

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di ,

Azz, mi ha spianato tutta la formattazione e ha messo tutto in linea...terribile da leggere così... Maurizio

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di ,

Riflessione sicuramente interessante. Faccio anche io una riflessione, ma su un solo aspetto tra quelli trattati, cioè sulle motivazioni, per vedere se possano essere abbastanza forti da spingere effettivamente ad una colonizzazione estesa della galassia. Assumiamo possibili i 100 anni di viaggio per raggiungere la prima cerchia di destinazioni disponibili. Colonizzazione "VICHINGA" Ha senso un'attività commerciale con un ciclo di scambio di durata superiore alla durata della vita stessa? Chi farebbe un investimento di questo tipo per avere, forse, un beneficio unicamente per le generazioni future? Esaurimento delle fonti energetiche Un viaggio di 100 anni che preveda almeno un avvicendamento generazionale dell'intero equipaggio, dovrebbe avere a disposizione una gestione energetica autonoma e sostenibile che da sola risolverebbe il problema scatenante. Esaurimento di elementi fondamentali per la vita Anche in questo caso, più che una colonizzazione di altri posti, potrebbe essere stimolo per lo sfruttamento di altre risorse spaziali anche se in luoghi non adatti alla vita continuativa, ma sicuramente più vicini, es. altri pianeti del sistema solare, nel nostro caso. Sovrapopolazione Questo è un falso problema, non si potrebbe mai, creare un flusso migratorio tale da alleggerire la sovrapopolazione del pianeta d'origine, quindi si ridurrebbe al fuggi fuggi dei più danarosi che comunque si ridurrebbero ad una vita di clausura nella nave spaziale a beneficio unico dei propri discendenti. Sarebbe forse più plausibile una creazione di satelliti artificiali dove spostarsi per non stare assieme alla massa di poveracci. Ci sono vari film sull'argomento. Motivazioni religiose Questa, forse, sarebbe la motivazione più forte, ma richiederebbe che "fanatismo" religioso e ricchezza si unissero per un lungo lasso di tempo in modo da rendere possibile questo tipo di viaggio e comunque resta il fatto che chi parte lo fa con il beneficio di inventario perchè a raggiungere la destinazione saranno solo i suoi eredi che ancora devono nascere e che potrebbero non condividere lo stesso spirito religioso. Motivazioni "esilio" Metodo molto costoso per risolvere il problema, forse sarebbe più verosimile pensare a satelliti isolati di detenzione, più che a viaggi interstellari di colonizzazione. Potresti spacciare la cosa per viaggi di colonizzazione e far detonare le astronavi una volta lontane, per chi resta sul pianeta sarebbe una soluzione equivalente, anche se sempre molto costosa, e ridurrebbe le difficoltà del viaggio da dover risolvere per fargli avere effettivamente successo. Non so, ma a naso forse potrebbe essere proprio la motivazione a non essere abbastanza forte da permettere questo tipo di colonizzazione. Maurizio

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