Il qui presente articolo, nasce in risposta ad una domanda postami in privato, da un utente del forum. Poiché sprovvisto di tempo. Al tempo, temo di aver risposto frettolosamente, quindi cerco di rimediare.
La domanda:
Ho visto che ci sono esercizi dove i flussi dei campi magnetici hanno anche la parte relativa alla mutua induzione ed altri dove non ce l'hanno e questo spesso viene assunto all'inizio dell'esercizio stesso senza che il testo specifichi se M=0 H o meno. Quindi vorrei sapere, quand'è che ho mutua induzione e devo calcolare M e quando no? In teoria se ho due o più avvolgimenti sui quali scorrono delle correnti di intesità i diverse dovrei avere mutua induzione (o comunque verificare se c'è o meno) perché è come se avessi due circuiti distinti. Mentre posso in genere dire che se ho due o più avvolgimenti sui quali scorre la stessa intensità di corrente, non ho mutua induzione perché la mutua induzione è quella che si crea tra circuiti distinti. È giusto?
Indice |
Un esercizio di riscaldamento
Calcolare il coefficiente di autoinduzione del bipolo A-B nell’ ipotesi di trascurare le riluttanze dei tratti in ferro e i flussi dispersi. La lunghezza t del traferro è pari a 1 mm, la sezione trasversale del nucleo ferromagnetico S è pari a 4 cm2, N1=100 e N2=200.
Svolgimento
Disegniamo il circuito elettrico equivalente.
dove
le equazioni sono
invertiamo la matrice
da cui
Notiamo che il flusso concatenato con i solenoidi costituenti il dipolo A-B non è uguale in entrambi gli avvolgimenti.
da queste due ultime relazioni evinciamo
È piuttosto evidente, la presenza di un (rilevante) accoppiamento magnetico tra i due induttori, pertanto sarebbe immenso l'errore che commetteremo, considerando
L = L1 + L2
dove L è il coefficiente di autoinduzione del dipolo A-B.
Proviamo a seguire un'altra strada, il flusso concatenato totale, attraverso i due solenoidi è la somma dei singoli flussi concatenati
Φc = Φc1 + Φc2
da cui
Osservazioni
Ora è facile osservare, che
Questa relazione è abbastanza generale, a meno del segno davanti alla mutua, questo dipende dal senso di avvolgimento delle spire.
Basandosi sulla convenzione dei puntini, si ha
Il problema
Nello studio dei circuiti elettrici, ci è stato insegnato che due induttori, elettricamente in serie, si comportano come un solo induttore, avente coefficiente di autoinduzione, pari alla somma delle due singole induttanze.
L = L1 + L2
e
V = V1 + V2
Quest'equivalenza si dimostra facilmente, sulla base della relazione caratteristica dell'induttore.
Ma come si è visto nell'esercizio precedente, questa relazione non è sempre vera. Allora quali sono le condizioni di validità della suddetta?
Per capire un po meglio il fenomeno, facciamo qualche simulazione.
Simulazione campo di induzione magnetica
Lo strumento base, per il calcolo del campo di induzione magnetica, generato in un punto, da una distribuzione di corrente è la legge di Biot-Savart, che riassumo in breve.
Non esplicito i vettori poiché desumibili dagli operatori.
Generato da una spira
Nota la legge di Biot-Savart, andiamo ad analizzare una geometria piuttosto semplice, comunque di notevole interesse, essendo l'elemento costitutivo dei solenoidi, ossia la spira.
La spira, ha una simmetria cilindrica, quindi al fine di determinare il campo B(x,y,z), non è necessario studiare il problema effettivamente in 3D, possiamo invece, sezionare la spira con un piano yz e studiare il campo B(y,z).
Per integrare numericamente la legge di Biot - Savart, è necessario discretizzare lo spazio attorno alla spira, chiamiamo:
Ny il numero di iterazioni lungo l'asse y.
Nz il numero di iterazioni lungo l'asse z.
È inoltre necessario discretizzare la spira stessa, chiamiamo n il numero di elementini dl in cui suddividiamo la spira.
Ora abbiamo tutti gli strumenti per scrivere un
Algoritmo
% definizmo la spira phi= -pi: 2*pi/n:pi rx=r*cos(\phi) ry=r*sin(\phi) % ciclo lungo la griglia spaziale for z = -L:2*L/(Nz-1):L for y=-2*r:4*r/(Ny-1):2*r % per ogni y,z azzeriamo B vettore Bx(y,z)=0 By(y,z)=0 Bz(y,z)=0 % ciclo lungo la spira for i=1:n-1 % calcolo componenti dl dx=rx(i+1)-rx(i) dy=ry(i+1)-ry(i) % calcolo distanza tra dl e P Rx=-0.5*(rx(i+1)+rx(i)) Ry=y-0.5*(ry(i+1)+ry(i)) Rz=z % modulo della distanza R=sqrt(Rx^2+Ry^2+Rz^2) % calcolo di dl vettor R Xcross=dy*Rz Ycross=-dx*Rz Zcross=dx*Ry-dy*Rx % legge di Biot-Savart Bx(y,z)=Bx(y,z)+((u0*I*Xcross)/(4*pi*R^3)) By(y,z)=By(y,z)+((u0*I*Ycross)/(4*pi*R^3)) Bz(y,z)=Bz(y,z)+((u0*I*Zcross)/(4*pi*R^3)) end end end
A questo punto è facile tradurre l'algoritmo in qualche linguaggio di alto livello. Segue il risultato di una simulazione fatta con matlab.
Generato da un solenoide
Se il solenoide ha una densità di spire considerevole, si può assumere con buona approssimazione, come fosse costituito da una serie di anelli, anziché come un'elica cilindrica.
Questo rende la simulazione molto simile a quella della spira base. Di fatto, dobbiamo semplicemente aggiungere un ciclo, che valuti il contributo di ogni spira.
Segue direttamente il codice matlab.
clc; clear all; N=100; L = 10; r=1; I=1; u0=4*pi*1e-7; Nz=75; Ny=25; n=25; phi=-pi:2*pi/n:pi; rx=r*cos(phi); ry=r*sin(phi); rz=-L/2:L/N:L/2; zp(1:Nz)=-L:2*L/(Nz-1):L; yp(1:Ny)=-2*r:4*r/(Ny-1):2*r; Y(1:Ny,1:Nz)=0; Z(1:Ny,1:Nz)=0; for i=1:Nz Z(:,i)=zp(i); end for i=1:Ny Y(i,:)=yp(i); end for z=1:Nz for y=1:Ny Bx(y,z)=0; By(y,z)=0; Bz(y,z)=0; for j=1:N for i=1:n-1 dx=rx(i+1)-rx(i); dy=ry(i+1)-ry(i); Rx=-0.5*(rx(i+1)+rx(i)); Ry=Y(y,z)-0.5*(ry(i+1)+ry(i)); Rz=Z(y,z)-rz(j); R=sqrt(Rx^2+Ry^2+Rz^2); Xcross=dy*Rz; Ycross=-dx*Rz; Zcross=dx*Ry-dy*Rx; Bx(y,z)=Bx(y,z)+((u0*I*Xcross)/(4*pi*R^3)); By(y,z)=By(y,z)+((u0*I*Ycross)/(4*pi*R^3)); Bz(y,z)=Bz(y,z)+((u0*I*Zcross)/(4*pi*R^3)); end end end end plot([-L/2 L/2 L/2 -L/2 -L/2],[-r -r r r -r],'r'), hold on; quiver(zp,yp,Bz,By) axis([-L L -2*r 2*r]) xlabel('Z-axis','fontsize',14) ylabel('Y-axis','fontsize',14) title('B-field Vector flow','fontsize',14)
Che produce.
Come si nota, la quasi totalità del campo si trova all'interno del solenoide, con dei leggeri effetti di bordo che non fanno molta strada.
Solenoide avvolto in cilindro ferromagnetico
Vediamo ora cosa succede se avvolgiamo le nostre spire, in un cilindro idealmente infinito, di materiale ferromagnetico, ad' esempio il ferro.
Da quest'ultima imagine, vediamo che tutto il campo si trova all'interno del cilindro ferromagnetico, praticamente al di fuori di esso non è presente campo B.
La soluzione
Ora che abbiamo le idee leggermente più chiare, possiamo trarre qualche conclusione.
Due solenoidi, elettricamente in serie, sufficientemente distanti tra loro e non connessi da tubi di flusso magnetico, possono considerarsi magneticamente disaccoppiati.
Quindi il coefficiente di mutua induzione sarà nullo. M = 0.
Dalle relazioni
si ottiene
L = L1 + L2
sotto tali condizioni è quindi valida la relazione caratteristica dell'induttore
Due solenoidi, elettricamente in serie, sufficientemente vicini tra loro e/o connessi da un tubo di flusso magnetico, sono magneticamente accoppiati.
Si avrà in generale M > 0.
Bibliografia
Elementi di elettrotecnica generale – 1997 di Giovanni Someda (Autore)