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La frattura dei metalli

Indice

Introduzione all'articolo

Un aspetto indubbiamente importante che va considerato quando si è nella fase di selezione dei materiali nella progettazione, nello sviluppo e nella produzione di componenti vari è il tenere conto della possibilità di fallimento del componente stesso, quando è "in attività".
Cosa vuol dire fallimento?
Fallimento può voler dire tre cose:

  • incapacità di eseguire una precisa funzione;
  • incapacità di incontrare i criteri di prestazione nonostante il componente sia ancora funzionante;
  • incapacità di lavorare in sicurezza in affidabilità anche dopo l'avvenuto deterioramento.

Esempi di situazioni di fallimento sono lo snervamento, l'usura, la deformazione di compressione, la corrosione e la frattura.
Nel seguente articolo ci interesseremo del fallimento per frattura dei componenti progettati, fallimento che gioca un ruolo influente nelle prestazioni meccaniche degli stessi componenti.
Verranno analizzate le varie modalità di frattura e di collasso.

Una prima definizione

La frattura non è altro che la separazione in due o più parti di un solido che viene sollecitato. La frattura dei metalli si distingue in duttile e fragile, ma vi è anche quella mista, in cui sono combinate entrambe le prime due tipologie.
La frattura duttile di un metallo avviene dopo una deformazione plastica estesa e presenta basse velocità di propagazione della rottura. La frattura fragile avanza invece lungo piani cristallografici caratteristici detti piani di clivaggio e si propaga velocemente.
Le fratture fragili portano in genere al collasso improvviso, inatteso e catastrofico, mentre la rottura duttile la si può distinguere prima della frattura.


La frattura duttile

Come precisato prima la frattura duttile di un metallo si ha dopo una profonda deformazione plastica. Consideriamo, a titolo di esempio, la rottura duttile di un provino di trazione cilindrico.
Qualora si applicasse ad esso una sollecitazione maggiore del suo carico di rottura e tale sollecitazione venisse mantenuta a lungo, si avrebbe la rottura del provino.
Per avere un'idea consideriamo la figura sottostante:


Si riconoscono tre stadi distinti nella frattura duttile:

  • inizio della strizione sul provino e nucleazione dei microvuoti all'interno della zona in cui si è avuta strizione ( (a) e (b) della figura sovrastante);
  • i microvuoti si uniscono e formano una cricca nel centro del provino che si propaga verso la superficie in direzione ortogonale allo sforzo applicato ( (c) della figura sovrastante);
  • quando la cricca si avvicina alla superficie la sua direzione si inclina di 45° rispetto all'asse di trazione e si ha una rottura di tipo coppa-cono ( (d) ed (e) della figura sovrastante).


Va detto infine che le fratture duttili sono meno frequenti di quelle fragili e il principale fattore di scatenamento è il sovraccarico del componente. Esso potrebbe essere dovuto a:

  • progettazione e selezione dei materiali non corrette;
  • fabbricazione non adeguata;
  • abuso (cioè un utilizzo del componente per mansioni alle quali non è deputato).


La seguente figura (tratta da http://www.ing.unitn.it/~colombo/Annamariamagnesio/Annamariamagnesio.htm) ritrae il meccanismo di frattura duttile di una lega AM60B:


La frattura fragile

Sono tanti i metalli che incorrono in fratture fragili, con limitata deformazione plastica.
Come accennato in precedenza, la frattura fragile avanza lungo i cosiddetti piani di clivaggio per mezzo dell'azione di una sollecitazione ortogonale al piano di clivaggio stesso.
Nei metalli policristallini, la maggior parte delle rotture fragili è di tipo transgranulare: in altre parole le cricche si propagano attraverso la matrice dei grani. Ad ogni modo la rottura fragile si può verificare in modo intergranulare se i bordi di grano sono soggetti a particolari fenomeni di corrosione o se la regione del bordo di grano è resa fragile dalla segregazione di elementi dannosi.
La rottura fragile si divide in linea generica in tre fasi:

  • la deformazione plastica concentra le dislocazioni in corrispondenza a ostacoli sui piani di scorrimento;
  • nelle zone in cui le dislocazioni sono bloccate, si creano sforzi di taglio che favoriscono la nucleazione delle microcricche;
  • le microcricche si propagano per mezzo di ulteriori sollecitazioni a cui si aggiunge anche il contributo dell'energia di deformazione elastica immagazzinata, che è liberata durante la propagazione stessa delle microcricche.


La seguente figura (tratta da http://www.ing.unitn.it/~colombo/Annamariamagnesio/Annamariamagnesio.htm) mostra il meccanismo di frattura fragile di una lega AM60B:


In molte situazioni le fratture fragili avvengono anche per via di difetti nel metallo, difetti che si sono formati durante la fase di fabbricazione o che si sono creati durante l'esercizio del componente stesso. Oppure si possono formare difetti indesiderati come ripiegature, inclusioni, flussi di grano non desiderati, porosità, rotture e cricche durante le lavorazioni di forgiatura, laminazione, estrusione e fusione e che alla fine conducono ad una rottura fragile.


Ciò che fa iniziare una frattura fragile è l'invito di rottura, o stress raiser, senza riguardo alla causa per la formazione del difetto. Alcuni difetti, inoltre, possono anche causare la frattura fragile di metalli moderatamente duttili.
La transizione da comportamento duttile a comportamento fragile è detta transizione duttile-fragile, detta DBT (ductile to brittle transition). Si deduce quindi che i materiali duttili, in certe circostanze, possono fratturarsi fragilmente.


La temperatura di transizione duttile-fragile

Quindi abbiamo visto che in alcune condizioni particolari si ha un cambiamento significativo della resistenza a frattura di alcuni metalli. Basse temperature, alti livelli di sforzo e velocità elevate di carico possono indurre un materiale duttile ad assumere un comportamento fragile. In genere la temperatura è ritenuta la variabile che regola questa transizione, mentre velocità di carico e sforzo sono costanti.
Lo strumento adoperato per le prove di impatto (come la prova di resilienza) può essere adoperato per determinare l'intervallo di temperatura per la transizione duttile-fragile. la temperatura del provino Charpy potrebbe essere fissata usando sistemi di riscaldamento o di refrigerazione.

provini adoperati nella prova di resilienza

provini adoperati nella prova di resilienza


Nonostante alcuni metalli mostrino una temperatura DBT distinta, per molti di essi questa transizione avviene al di sopra di un intervallo di temperatura, come si può notare dalla figura sottostante, in cui è rappresentato l'effetto della temperatura sulla resilienza di vari materiali metallici:


Si nota che i metalli CFC non vanno incontro a DBT e quindi sono adatti per impieghi a bassa temperatura.
Fattori che influenzano la DBT sono:

  • composizione della lega;
  • il trattamento termico;
  • la lavorazione.


La transizione duttile-fragile è importante da considerare quando si selezionano i materiali per i componenti che devono operare negli ambienti freddi.

La tenacità a frattura

La prova di resilienza fornisce dati utili di confronto, adoperando provini ed attrezzature semplici. Tali prove però non consentono di fornire dei parametri di progetto da utilizzare nel caso in cui i componenti metallici in esame contengano cricche o difetti.
Tali informazioni sono ricavabili dalla meccanica della frattura che permette di realizzare analisi teoriche e sperimentali sulla stabilità strutturale, o rottura, di materiali contenenti cricche e difetti.
Va specificato che i termini rottura e frattura sono analoghi. E' previsto comunque che il termine rottura sia indicato quando ci si riferisce al carico di rottura, alla rottura duttile, alla rottura fragile, a quella per fatica e per creep (scorrimento) e che si usci il termine frattura quando ci si riferisce alla tenacità a frattura e alla meccanica della frattura.
Un metallo, o comunque ogni materiale, inizia a fratturarsi nella zona in cui si ha la massima concentrazione defli sforzi.


Consideriamo un provino piano sollecitato a trazione che contiene una cricca su di un lato, o nella zona centrale, che interessa tutto lo spessore del provino; la sollecitazione è massima in corrispondenza dell'apice della cricca acuta, come indicato nelle sottofigure (a), (b) e (c) della figura sottostante:



L'intensità dello sfozo all'apice della cricca dipende sia dallo sforzo nominale applicato che dalla lunghezza della cricca stessa.
Per esprimere la combinazione degli effetti di sforzo all'apice della cricca e della lunghezza della cricca, si ricorre al fattore di intensità degli sforzi KI : l'indice I si legge "primo" ed indica la modalità I di prova, in cui uno sforzo di trazione provoca l'apertura della cricca. Nel caso di una sollecitazione di trazione assiale su di una lastra di metallo contenente un intaglio o una cricca su di un lato o al centro (prova di tipo I), si ha che:


K_{1}=\ Y\sigma\sqrt{\pi a}

dove:

  • K1 è il fattore di intensità degli sforzi;
  • σ è lo sforzo nominale applicato;
  • a è la lunghezza della cricca se su un lato, oppure semilunghezza della cricca se al centro;
  • Y è la costante geometrica adimensionale avente ordine di grandezza 1.


Il valore critico del fattore di intensità degli sforzi che causa la frattura del provino è detto tenacità a frattura KIC del materiale che può essere calcolato noto lo sforzo di rottura σf e la lunghezza della cricca a, per cricca su un lato:


K_{IC}=\ Y\sigma_{f}\sqrt{\pi a}


I valori della tenacità a frattura sono espressi in \mathrm{MPa\sqrt{m}}.



La figura seguente mostra un provino di tipo compact-tension per prove di tenacità a frattura:


Per ottenere valori costanti di KIC lo spessore B del provino deve essere relativamente elevato, in modo da trovarsi in condizioni di deformazione piana, tali che durante la prova non ci siano deformazioni nella direzione dell'intaglio (cioè in direzione z).
Le condizioni di deformazione piana le si hanno per B=2.5\cdot(K_{IC}/R_{S})^{2}, dove B è lo spessore del provino (in m) e RS è il carico di snervamento (in MPa). Il provino per la prova a tenacità a frattura presenta un intaglio ottenuto per lavorazione meccanica, all'apice del quale viene fatta propagare per circa 3 mm una cricca di fatica, al fine di garantire la presenza di un difetto molto acuto e riproducibile.


Conclusioni

Ricapitolando, nel seguente articolo si è appurato come nella scelta dei materiali per la realizzazione del particolare componente è molto importante prevedere il rischio di fallimento dello stesso. Si è visto come sono tante le cause di fallimento; una tra queste, ed è quella che è stata analizzata, è la frattura.
La frattura si distingue in duttile e fragile e sono state viste le caratteristiche per ognuna di esse, anche se molti materiali presentano una transizione nel loro comportamento e quindi vari materiali duttili possono giungere a frattura fragile. Ciò può essere dovuto a basse temperature, ad alti livelli di sforzo e ad elevate velocità di carico.
E' stata spiegata la temperatura di transizione duttile-fragile e si è visto che dipende da vari fattori come la composizione della lega, il trattamento termico e la lavorazione.
Infine abbiamo analizzato la tenacità a frattura e la relativa prova.


Per approfondire...

...la meccanica della frattura:
Meccanica della frattura - Giuseppe Giudice


Bibliografia

Scienza e tecnologia dei materiali - Hashemi, Smith.

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Commenti e note

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di ,

HAHA! il titolo non è importante al momento.... vediamo prima che riusciamo a tirare fuori.... u.u oltretutto non mi sembra il caso di continuare quì nei commenti! vi invio un MP...:)

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di ,

Il titolo poi quale sarebbe ?

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di ,

Si può fare. Io sulla fatica, prova di fatica, fattori che influenzano la fatica dovrei avere qualcosa e anche su altri argomenti connessi. Devo cercare meglio e riordinare il tutto. Molto tempo fa scrissi tre articoli sulla prova di resilienza, sulla fatica e sulla prova di trazione. Non scesi nei particolari, in quanto le mie conoscenze erano limitate a ciò che esposi negli articoli stessi. Però in questo articolo grazie alle vostre conoscenze, tue e di crestus, sicuramente più elevate delle mie, possiamo approfondire meglio questi argomenti e ne verrebbe fuori un bell'articolo approfondito.

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di ,

Ci sto, anche io dovrei avere materiale, forse anche qualcosa scritto di mio pugno, devo controllare e magari integrare. Io dividerei gli argomenti in: 1. Materiali duttili e fragili + prova di trazione 2. Tenacità ed effetti della temperatura + prova di resilienza 3. Fatica Che ne dite?

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di ,

Se cronos80 è d'accordo, sarebbe davvero un'ottima idea un'articolo a 6 mani crestus.

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di ,

e magari a 6 se cronos80 vuole partecipare...:)

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di ,

Nel prossimo ritaglio di tempo vedo di inviarti altro materiale in mio possesso....:) al massimo viene fuori un articolo a 4 mani...;)

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di ,

Ciao crestus e cronos80. Vi ringrazio innanzitutto per la partecipazione e l'interesse verso l'argomento e verso l'articolo. Mi piacerebbe approfondire l'articolo partendo dagli spunti di riflessione che voi stessi avete posto, sia crestus che cronos80, ma purtroppo tutto ciò che so riguardo la frattura dei metalli l'ho esposto nell'articolo. A lezione, frattura fragile e duttile mi sono state spiegate (nel modo che ho esposto) nello stesso "blocco" e non come due argomenti nettamente divisi, anche se, va precisato, questi due argomenti non sono stati approfonditi oltre un certo punto. Però mi piacerebbe conoscere ed approfondire anche altri punti di vista e più in generale l'argomento stesso. Motivo per cui se avete del materiale utile in questo senso mi farebbe piacere leggerlo. Ho inserito, anche per completezza, le formule relative alla tenacità, in quanto mi è stato spiegato che la tenacità è una misura della quantità di energia che un materiale è in grado di assorbire prima di giungere alla rottura. Vi ringrazio ancora.

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di ,

L'articolo presenta diversi ottimi spunti di riflessione, anche se ritengo che la scelta di accorpare insieme tre argomenti distinti sia stata poco felice. Per chi ha poca dimestichezza con queste cose potrebbe risultare confusionario, fermo restando la correttezza delle cose scritte. Quelle formule sono di interesse accademico, nella pratica non le si usano quasi mai, in genere basta sapere il limite elastico del materiale e con gli opportuni coefficienti di sicurezza si progettano quasi tutti i particolari.

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di ,

Esattamente quello che dicevo io: cioè che sebbene la rottura di materiali fragili sia di (relativo) poco interesse per dei meccanici, esiste anche il fenomeno di rottura fragile in materiali duttili. Soltanto che l'ultima parte dell'articolo mi ha mandato un po' in confusione... mi ha semplicemente ricordato che l'argomento di frattura fragile in materiali duttili meritasse un argomento a se stante in quanto fenomeno in cui spesso ci si incappa senza aver avuto avvisaglie e spesso anche senza averlo considerato possibile in fase di progettazione... rilevanza che non ho riscontrato leggendolo...tanto più che ci sono formule sull'argomento scritte nell'articolo...adesso non so se le formule siano nate dalla misura di tenacità o dallo studio di questo fenomeno (quest'ultima opzione è come mi è stato spiegato), ma non è importante... poi sicuramente mi sbaglierò io... l'intento era e resta spronare asdf a fare di meglio, ma pensandoci adesso probabilmente ha in cantiere uno o più articoli (a seconda di quanto voglia approfondire) su questi argomenti e su quelli a cui accennavo nel mio primo commento.

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di ,

Che dire Scienza dei materiali, tecnologia meccanica e Costruzione di macchine condensate insieme in poche pagine... @crestus: la rottura duttile e quella fragile sono due facce della stessa medaglia, nel senso che un dato materiale in determinate condizioni sottoposto a determinati sforzi si può rompere sia in maniera duttile che fragile. In condizioni normali esistono materiali duttili (metalli) e materiali fragili (vetro, ceramica, etc.). La differenza tra i due risiede nel fatto che eseguendo una prova di trazione su entrambi i materiali a parità di condizioni i fragili presentano minori deformazioni plastiche prima della rottura, non mostrando il fenomeno della strizione caratteristico dei materiali duttili.

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di ,

mmm a me queste cose le hanno spiegate come due fenomeni differenti, anche se parti di uno stesso argomento... Da un lato c'è la frattura duttile che porta al concetto a fatica e al dimensionamento dei componenti (e che spiega perchè dopo un certo numero di chilometri le macchine si rompono) e dall'altro la frattura fragile: frattura imprevedibile, nel senso di non matematicamente prevedibile il momento della frattura, se non dopo una ispezione visiva e con tecniche particolari per individuare le cricche.... forse converrebbe dividere i due argomenti...di interessante ci sarebbe anche l'analisi di una rottura (ad esempio l'analisi della superficie di rottura dell'assile del treno che deragliò qualche anno fa) p.s. che simpatiche le due faccine...xD

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