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Il viaggio verso Marte e la memoria di Deimos

Indice

La preparazione del viaggio

Come tutti sanno le Nazioni Unite Terrestri (TUN) avevano avocato alla loro struttura, con voto pressoché unanime, a partire dall’anno 2055 la gestione delle risorse spaziali al di fuori dell'orbita bassa della terra e nel 2057 avevano pianificato la colonizzazione di Marte, o meglio, come molti amavano dire, la terraformazione di Marte.

In pratica avevano dichiarato Marte e qualsiasi cosa al di fuori del pianeta terra di pertinenza dell’intera umanità, nessuna nazione ne avrebbe mai potuto rivendicare la proprietà esclusiva, si potevano concedere permessi di sfruttamento alle singole nazioni o aziende che avrebbero pagato adeguati diritti, somme che sarebbero andate a favore della comunità mondiale e a rimpinguare le già notevoli disponibilità finanziarie delle Nazioni Unite Terrestri.

Per finanziare la spedizione di terraformazione di Marte le Nazioni Unite Terrestri avevano emesso delle cartelle di debito mondiale. La sottoscrizione ebbe un incredibile successo, con i crediti raccolti si potevano finanziare sia le attrezzature che i viaggi per i successivi dieci anni. Tra i sottoscrittori furono estratti due partecipanti alla prima spedizione. Uno degli estratti mise in vendita la sua partecipazione in un noto sito di aste online e riuscì a raggranellare una ingente somma di denaro.

In una riunione molto burrascosa della Assemblea Generale, con decisione presa a maggioranza assoluta, le Nazioni Unite Terrestri avevano stabilito che la futura società marziana sarebbe stata di tipo matriarcale, con tutte le conseguenze organizzative e gerarchiche che ciò comportava. Era ormai impossibile ignorare che il censimento del 2061 dava il genere femminile come il 62% degli abitanti della terra e che si erano già verificate alcune nascite per partenogenesi, pertanto di esseri umani di sesso sicuramente femminile.

La bandiera di Marte

Prima di stabilire quale vessillo sarebbe sventolato sulle rosse terre di Marte il comitato direttivo delle TUN esaminò molte proposte, molti disegni e bozzetti, ma decise di accettare la bandiera che nei primi anni 2000 sventolò a bordo dello Space Shuttle Discovery. Era stata disegnata dagli ingegneri della NASA e dalla task force leader della Flashline Mars Arctic Research Station (FMARS), Pascal Lee, e portata a bordo dall'astronauta John Mace Grunsfeld.

La bandiera di Marte

La bandiera di Marte

La bandiera consisteva in tre fasce verticali (rosso, verde, e blu), che simboleggiano la trasformazione di Marte da un pianeta arido (rosso) a uno che possa sostenere la vita (verde) e finalmente a un pianeta completamente terraformato con specchi d'acqua all’aria aperta sotto un cielo azzurro (blu).

Le infrastrutture marziane

Per permettere su Marte una vita abbastanza normale era stato deciso che una schiera di robot, molti dei quali androidi, avrebbero preparato il terreno e costruito le infrastrutture sul pianeta rosso prima che le persone prendessero possesso del pianeta. Era stata già da tempo costruita una base fissa sulla Luna dotata di apparecchiature sia per l'estrazione dei metalli direttamente dalle rocce lunari che di intere officine robotiche per costruire qualsiasi manufatto fosse necessario per tutte le future missioni nell’intero sistema solare.

Gli ordini che la base lunare ricevette a partire dal 2057 non avevano uguale nella storia industriale della terra, oltre diecimila robot furono impiegati nelle officine lunari

La prima necessità che gli scienziati avevano individuato era quella di creare uno scudo magnetico attorno a Marte, scudo simile a quello della terra, tale da permettere la protezione dalle radiazioni solari e dai raggi cosmici.

Una squadra di scavatori era stata preparata e programmata per tracciare un solco di 23.358 chilometri largo venti centimetri e profondo ottanta centimetri in cui interrare (o immartare?) un cavo superconduttore. In realtà i cavi erano due per motivi di sicurezza, del diametro di circa dieci centimetri ciascuno capace di trasportare una corrente di oltre cinquantamila ampere a media tensione circolante senza perdite nell'anello equatoriale generando un campo magnetico di intensità simile a quello terrestre. Erano state predisposte cento squadre di scavatori dislocate lungo l'equatore marziano che riuscirono a realizzare dieci chilometri al giorno di solco, completi di cavi e picchetti di segnalazione. Tutto il lavoro fu costellato di alcuni incidenti di minimo conto, ma fu terminato come previsto in quindici giorni.

Le squadre passarono poi a realizzare la piattaforma per ospitare la centrale termonucleare di alimentazione della spira magnetica. Le fondamenta della centrale, anche se la gravità di Marte è circa un terzo di quella terrestre, dovevano essere realizzate con uno scavo di almeno tre metri rispetto alla superficie.

La prima sconcertante scoperta.

Dopo un metro di scavo i robot iniziarono ad estrarre delle pietre squadrate e delle lamiere contorte, ma loro non erano stati addestrati per questa evenienza e lavorarono per quasi trenta minuti prima di ricevere le istruzioni dalla terra.

-"Fermatevi e fateci guardare" fu il comando secco e perentorio arrivato sulla frequenza di lavoro.

Il comando bloccò immediatamente il lavoro di tutte le squadre di robot, i caposquadra posizionarono le telecamere in modo tale che sulla terra potessero vedere quello che si trovava sotto un metro di regolite marziana.

Con grande costernazione ed immensa curiosità dalla terra osservarono quello che ad un primo esame sembravano rovine, muri. Videro un manufatto metallico contorto, alcuni oggetti rotondi e altre cose indistinte, ma tutte sicuramente non naturali. Un androide estrasse dalle rovine e mise in favore di telecamere un foglio metallico dipinto con simboli incomprensibili seguiti da una freccia come se fosse un cartello stradale.

I tecnici terrestri impiegarono tre giorni a preparare e mandare nuovi programmi ai robot convertendoli da puri scavatori a scavatori-archeologi, che per convenzione furono chiamati S-A.

Per l'indispensabile centrale termonucleare fu subito trovato un sito alternativo, un piccolo altopiano roccioso a circa dieci chilometri dal primo scavo delle fondamenta che fu immediatamente sospeso, mentre i robot riprogrammati iniziarono i rilievi archeologici nel modo con cui era stato loro insegnato.

La centrale entrò in funzione senza alcun problema e poiché l' energia disponibile era quasi illimitata i robot potevano lavorare giorno e notte con la massima tranquillità e senza alcuna interruzione. Anche la spira magnetica equatoriale stava funzionando egregiamente ed iniziava a proteggere tutti i circuiti elettronici nel migliore dei modi dalle radiazioni cosmiche e solari.

La notizia delle vestigia trovate su Marte si diffuse in un attimo sulla terra, fu subito deciso di implementare la missione con l'invio di molte squadre di robot-archologi-Marziani (RAM), esattamente 4.500, attrezzati di ogni strumento necessario, programmati ed addestrati per questo nuovo e imprevisto impiego. L'impegno economico era importante, ma l'opinione pubblica chiedeva risposte e le attrezzature in quattro mesi arrivarono su Marte

Quando le squadre di RAM arrivarono trovarono già pronti e funzionanti i primi sistemi di terraformazione, dalla regolite veniva estratta l'acqua, il ferro, l'alluminio ed il silicio. Dall'acqua veniva estratto idrogeno ed ossigeno poi immagazzinati in serbatoi separati. Le radiazioni solari non facevano più' paura e nelle regioni polari iniziavano a intravedersi timide aurore. Le squadre RAM trovarono in funzione sia la centrale nucleare che le officine per la produzione di acciaio, di leghe di alluminio e per la produzione di vetro.

I RAM iniziarono subito il loro lavoro nel cratere chiamato Jules Verne. Uno strato di almeno un metro di polvere, principalmente ossido di ferro e regolite ricopriva quello che sembrava essere una intera città. Mano a mano che proseguivano gli scavi gli esperti terrestri si resero conto che l'estensione delle rovine era immensa, praticamente ricopriva quasi tutte le pianure dell'intero pianeta. Tutte le rovine erano ricoperte di questo strato di polvere di almeno un metro di spessore. La datazione dei manufatti, fatta con diversi metodi non lasciavano dubbi, era di circa 2,5 miliardi di anni. Sembrava incredibile ma ormai non c' erano dubbi sulla datazione e sul fatto che erano sicuramente i resti di una intera civiltà.

Quando i RAM arrivarono a scavare i resti nell'altopiano chiamato Keplero, grande fu la sorpresa. Le rovine marziane originali erano state spianate e su di loro era stata costruita un' altra città, diversa nelle forme, nelle tecniche costruttive e abitative, ma questa parte superiore aveva una caratteristica. mentre le rovine sottostanti erano abitazioni in qualche modo abbattute, rase al suolo, distrutte in modo meccanico quelle sovrastanti erano calcinate, bruciate, fuse. Sembrava che una fiamma gigantesca avesse cotto questa città. Le striature di fusione mostravano che la distruzione fosse fatta da una gigantesca ruota quasi un rullo compressore infuocato. Lo sconcerto sulla terra fu enorme, chi e cosa aveva prima abitato e poi distrutto, poi iniziato a ricostruire per poi bruciare tutto ben oltre 2,5 miliardi di anni terrestri prima?

Il TUN organizzò molte riunioni plenarie prima di organizzare la prima missione umana e fu presa la decisione di studiare attentamente la situazione e cercare di capire cosa fosse accaduto, ma nel frattempo preparare attentamente le squadre di umani da inviare su Marte. Cosi squadre di RAM lavorarono per i successivi quattro anni sull'intero pianeta portando alla luce ben ventidue insediamenti con le stesse caratteristiche: grandi città interamente distrutte e spianate con abitazioni aliene costruite sopra ed immancabilmente bruciate, quasi fuse.

I tecnici e gli studiosi avevano appurato che alla prima popolazione si era succeduta una invasione che aveva conquistato e distrutto la prima civiltà, ma sembrava che gli sconfitti fossero riusciti a riorganizzarsi e a sferrare un attacco forse suicida che aveva incenerito gli invasori. ma anche i ribelli avevano dovuto soccombere, forse, si pensava, che gli invasori avessero modificato in modo irreversibile la situazione ambientale dell’intero pianeta di Marte.

Senza dubbio, per produrre quel cataclisma, i marziani ribelli dovevano possedere armi molto potenti, ma nelle rovine non si era trovata traccia né di armi potenti né di resti degli abitanti. Sicuramente il tempo, oltre due miliardi di anni e le fortissime radiazioni avevano distrutto la quasi totalità del materiale organico.

La prima missione sul suolo marziano.

I lavori fatti su Marte non solo avevano portato alla luce la immense rovine delle antiche città ma oramai avevano terraformato Marte, con un clima fresco ed un atmosfera quasi equivalente a quella terrestre a quattromila metri di altitudine, piccoli laghi profondi qualche metro, nuvole nel cielo, pioggia fredda e abbastanza diffusa.

Molto spesso nevicava, sulle montagne i nevai si stavano trasformando in ghiacciai che brillavano stagliandosi netti nell’azzurro pallido, con una leggera sfumatura di colore rosa, del cielo, ma nelle pianure la coltre nevosa non durava a lungo, il sole con la bassa pressione atmosferica riscaldava il terreno molto rapidamente.

Vaste praterie di coltivazioni permettevano la crescita di ortaggi anche se la pressione atmosferica non permetteva la crescita spontanea di alberi ma solo arbusti. Si erano formate immense macchie ma non erano ancora popolate da animali, ma solo da qualche insetto impollinatore.

Il comitato direzionale delle TUN, che aveva iniziato da tempo la selezione e l'addestramento della missione marziana, dette il via operativo nel 2068 e solo dopo che le squadre di robot avevano "messo in sicurezza" il pianeta.

La scelta e la preparazione della missione richiese oltre due anni. I candidati di ogni nazione, di ogni etnia parteciparono alla selezione. Alla fine 223 persone furono selezionate, 173 donne in età fertile, come citava il bando, 43 uomini e 7 X.

Il fatto che tutti questi numeri fossero tutti primi scatenò un esercito di scommettitori, ma da sempre esistono schiere di persone che in ogni cosa vedevano una occasione per giocarsi lo stipendio.

La composizione della missione era in linea con le deliberazioni dell'assemblea del TUN, ma tralascio di commentare le polemiche seguite alla selezione. Partirono in piccoli gruppi dalla base equatoriale di New Harbour per il centro di raccolta e di acclimatazione sella Luna. Dalla base lunare partirono il 31 luglio e sarebbero arrivati su Marte il 20 dicembre. 2069

Il viaggio.

L’astronave partita dalla Luna per Marte era una enorme veicolo di trasferimento che si sarebbe immesso in orbita marziana, infatti per scendere sulla superficie del pianeta rosso le persone avrebbero usato due scialuppe studiate per movimentare persone e merci dalla nave madre alla superficie di Marte e viceversa.

Il sistema era stato studiato anche per motivi di sicurezza, in caso di necessità questo sistema avrebbe permesso una rapida evacuazione del personale presente sulla superficie marziana.

Le cronache del tempo riportarono il resoconto dettagliato del viaggio. I progettisti avevano previsto spazi per la vita di relazione tra i membri dell’equipaggio ma non pensavano che le cronache di gossip si sarebbero interessate alle avventure di questo viaggio.

Un editore proprietario di una catena di riviste specializzate nel pettegolezzo pruriginoso fece dei record di vendita pubblicando resoconti puntuali delle feste che si erano svolte sull’astronave anche se dovette censurare le immagini e i filmati per non incorrere in una multa per diffusone di immagini pornografiche di gruppo, ma anche i partecipanti alla missione ricevettero somme importanti per la diffusione delle loro performance.


L’arrivo su Marte.

Il 16 dicembre la vista di Marte ormai riempiva l'intero oblò della nave. Era stato un viaggio di quattro mesi terrestri tra feste, balli, pranzi e cene che i partecipanti avrebbero ricordato molto a lungo. Unica concessione alla missione erano state le due ore al giorno dedicate all’addestramento e alla simulazione delle attività che avrebbero dovuto svolgere appena arrivati su Marte, il tutto documentato da una serie lunghissima di fotografie, filmati e interviste che sulla terra avevano avuto una diffusione planetaria.

L’equipaggio della missione era guidato da Marisa, una ragazza bruna proveniente dalla Sicilia che divideva il marito con Romina, di origini australiane. Non dobbiamo stupirci di questa promiscuità, le persone scelte erano selezionate per superare problemi legati alla gelosia di genere, fatto imprescindibile per una permanenza complessiva di oltre tre anni terrestri nella colonia marziana che stavano per raggiungere.

In meno di un giorno tutti gli astronauti furono trasferiti nella struttura predisposta su Marte, nell’astronave in orbita rimasero solo alcuni robot incaricati delle pulizie e della manutenzione. La missione giunse in tempo per festeggiare il Natale in compagnia dei circa ottomila robot e androidi già presenti sul pianeta rosso. L'avvenuta terraformazione fu dimostrata dall'albero di Natale che accolse la missione nell'aerorimessa dove le navette di servizio si erano posata ed il tetto si era richiuso per far acclimatare i nuovi arrivati.

La missione prese possesso di tutto il sistema costruito dai robot per gli umani e iniziò a preparare la prima uscita acclimatandosi sia alla temperatura che alla pressione atmosferica. Il loro sangue aveva bisogno di almeno due settimane per produrre un numero di globuli rossi tale che permettesse di salire una rampa di scale senza avere il classico fiatone da altura.

Ormai tutto era pronto per la prima visita di terrestri sulla superficie di Marte. Marisa, Kean e Stefany, avvolte nelle loro tute bianche con bordature arancione risaltavano nella luce del mattino, la bandiera tricolore, rosso, verde e blu spiccava sulla manica delle divise.

Il suolo dal classico colore rosso pallido stava asciugandosi dalla debole rugiada notturna. La terraformazione aveva ottenuto risultati incredibili.

Non molto lontano si distingueva uno degli scavi che aveva riportato alla luce una delle tante rovine delle due civiltà scoperte. Molte telecamere, anche se con un ritardo di 15 minuti, facevano arrivare sulla terra le immagini di questo epocale evento. Marisa con in bella vista i gradi di comandante era la prima del gruppetto e, respirando la sottile e fresca aria, disse ai suoi compagni.

-"Bello anche se il cielo non è proprio azzurro ma leggermente rosa."

-"Guarda, disse Kean, sta sorgendo Deimos."

Una piccola luce brillante si alzava dall'orizzonte.

Deimos, da miliardi di anni, guardava il pianeta cercando di scoprire qualsiasi cosa nuova vivente fosse presente sulla superficie di Marte.

E vide.

Attivò antichi programmi, confrontò le tracce dei viventi e lesse dalla sua antica memoria il vecchio piano di lavoro. Attivò i condensatori e li riempì di energia, trasferì alcuni litri di deuterio ai reattori a fusione, attese ancora qualche istante prima di agire, gli avevano insegnato ad essere sia prudente che deciso.

Controllò con attenzione lo spazio attorno al pianeta e vide una grande struttura metallica ed in poco tempo calcolò l’orbita ed il periodo di rotazione e la tenne attentamente sotto controllo.

Sulla superficie di Marte vide un altro movimento e capì che non c'era tempo da perdere.

Sulla terra, venti minuti dopo, videro una nuvola, come una lama larga qualche chilometro e migliaia di volte più luminosa del sole, adagiarsi sul suolo e rotolare, rotolare, rotolare.....

Un astronomo dilettante nel sud della Cina stava guardando il pianeta Marte con il suo telescopio da 5 pollici ed osservò un piccolo bagliore di luce vicino al disco rosa del pianeta, un punto luminoso che su accese e si spense in un paio di secondi, e poi e notò che che il disco planetario aumentò leggermente la sua luminosità, ma non avendo un sistema di misurazione della luce pensò che poteva essere una sua immaginazione.

Dagli altoparlanti delle sale di monitoraggio del TUN uscì un suono come quello di un uovo quando viene gettato su una piastra rovente e che frigge, poi tutti gli schermi diventarono neri e gli altoparlanti si ammutolirono.

Tutto indicava che che Deimos non aveva dimenticato.

Il mimetismo di Deimos.

La notizia della distruzione della spedizione scientifica terrestre si diffuse in pochissimo tempo nell’intero pianeta terrestre ed in tutti gli insediamenti umani del sistema solare.

Fu subito chiaro che era stata una reazione tecnologica dei sistemi di difesa che gli antichi marziani avevano messo in atto per controbattere l’invasione aliena di Marte.

Il generale Kurt fu incaricato dall’assemblea TUN di organizzare una risposta efficace all’incredibile attacco portato, senza alcuna provocazione, alla spedizione terrestre da parte di Deimos.

In due giorni il generale Kurt aveva preparato la spedizione, ma prima di partire venne invitato dal presidente Hibanez a ragguagliare l’assemblea sulle mosse sia strategiche che tattiche che avrebbe usato per riconquistare Marte.

All’assemblea TUN il generale Kurt prese la parola davanti ai delegati attenti e silenziosi. Tutti speravano e fortemente volevano vendicare quanto accaduto qualche giorno prima.

- Signori delegati, iniziò il generale Kurt, ho preparato una spedizione che riporterà la normalità nei nostri rapporti con il pianeta Marte, ma permettetemi di fornirvi alcune considerazioni sull’ambiente in cui opereremo.

- Marte, come sapete, ha due satelliti naturali, il più piccolo, Deimos, ha un diametro medio di 12,4 Km ed orbita a circa 23.000 Km dalla superficie di Marte in modo sincrono in circa 30 ore, in questo momento Deimos è occultato da Marte, dalla Terra sarà visibile tra un decina di giorni.

- Da indagini fatte sui documenti recuperati e decodificati nell’ultima settimana abbiamo saputo che gli abitanti marziani superstiti nella guerra di occupazione svilupparono una tecnologia tale che mimetizzava perfettamente nelle rocce di Deimos qualsiasi arma prodotta senza alcuna possibilità di individuarla.

- Durante le guerre di resistenza i tecnici marziani riuscirono a spostare l’orbita di Deimos portandola ad essere quasi equatoriale per avere una perfetta visione di tutta la superficie di Marte e poter controllare ogni angolo del pianeta ogni 20 giorni.

- Gli astronomi terrestri, avevano valutato la densità di Deimos pari a 1500 kg/m³ ed hanno sempre pensato che appartenesse alla classe degli asteroidi di tipo D, ma non avrebbero mai pensato che una parte importante del satellite fosse stata usata per mescolare alle rocce originarie le armi sviluppate dai tecnici militari di Marte.

- La nostra spedizione militare ha capacità ed armi tali da distruggere completamente Deimos e cercare eventuali altre armi che fossero nascoste su Marte.

- Il nostro contingente è già imbarcato sulle astronavi, attendono solo che io termini questo saluto all’assemblea TUN, pertanto voglio assicurarvi che avrete la vostra vendetta servita su un piatto d’argento.

- Passeranno quattro mesi prima che il contingente arrivi su Marte, saremo in contatto continuo con voi, ma vi prego di non far mancare il vostro appoggio alle truppe che si apprestano a combattere questa insolita battaglia contro un nemico vecchio di due miliardi di anni. Un applauso convinto salutò il generale Kurt che in meno di dieci minuti salì a bordo dell’astronave ammiraglia ed ordinò di partire immediatamente.

Il contingente militare arriva su Marte.

Il diario di bordo della nave ammiraglia nei quattro mesi di viaggio non riportava alcun evento di rilievo al di fuori del controllo delle armi e dell’addestramento continuo e accurato dei soldati.

Un paio di settimane dopo la partenza della missione militare l’associazione degli astronomi terrestri rilasciò un comunicato stampa nel quale si dichiarava che Deimos non era stato più visto, probabilmente si era disintegrato durante l’attacco alla delegazione terrestre.

Nel libro di bordo della nave ammiraglia il generale Kurt fece scrivere il suo commento, una sola parola “Speriamo!!!”.

La flotta terrestre si posò senza problemi sulla superfice di Marte, gli artiglieri in pochissimo tempo misero in posizione le armi per colpire Deimos appena sorgesse ad ovest, sull’orizzonte.

Le tabelle delle effemeridi di Deimos furono consultate e confermarono che il satellite sarebbe salito, molto lentamente, dal bordo di Marte entro pochi minuti.

Il tempo passava senza che il puntino luminoso del satellite apparisse ad ovest, il generale Kurt comunicò alla stazione di ascolto sulla terra quanto stava accadendo.

Mentre attendeva la risposta alcuni tecnici trovarono tra i resti calcinati della vecchia base terrestre alcuni documenti non ancora completamente interpretati. Quando li lessero si resero conto dell’immenso pericolo che stavano correndo, corsero ai comunicatori con la Terra cercando di farsi ascoltare dai responsabili dei sistemi di difesa planetaria.

Non ricevettero alcuna risposta e si resero conto che Deimos era arrivato, alcune ore prima, nei pressi della Terra.

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Commenti e note

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di ,

Ho modificato il finale di questo racconto. L'amico MarcoD mi ha dato l'idea. Spero che vi piaccia. Carlo

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di ,

Il mimetismo di Deimos. Deimos ha un diametro medio di 12,4 Km ed orbita a circa 23.000 Km dalla superficie di Marte in modo sincrono in circa 30 ore. Gli abitanti marziani superstiti della guerra di occupazione svilupparono una tecnologia tale che mimetizzava perfettamente nelle rocce di Deimos qualsiasi arma prodotta senza alcuna possibilità di individuarla. Durante le guerre di resistenza i tecnici marziani riuscirono a spostare l’orbita del satellite portandola ad essere quasi equatoriale per avere una perfetta visione di tutta la superficie di Marte e poter controllare ogni angolo del pianeta ogni 20 giorni. Gli astronomi terrestri, valutando la densità di Deimos pari a 1500 kg/m³, hanno sempre pensato che appartenesse alla classe degli asteroidi di tipo D, ma non avrebbero mai pensato che una parte importante del satellite era stata usata per mescolare alle rocce originarie le armi sviluppate. Appena superato il primo momento di stupore dopo la distruzione della base terrestre su Marte, gli eserciti terrestri inviarono una spedizione su Marte per prendere possesso di Deimos e distruggerlo, ma dopo pochi giorni gli astronomi terrestri comunicarono che Deimos era sparito dalla sua orbita e non era stato possibile conoscere la sua nuova posizione. I tecnici trovarono tra i resti calcinati della base terrestre alcuni documenti non ancora completamente interpretati. Quando li lessero si resero conto dell’immenso pericolo che stavano correndo, attivarono subito i comunicatori con la Terra cercando i responsabili dei sistemi di difesa planetaria. Non ricevettero alcuna risposta e si resero conto che Deimos era già arrivato alcune ore prima del loro allarme.

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di ,

Appassionante, ma finisce improvvisamente in modo tragico. Perché Deimos non era stato precedentemente perlustrato?

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