Mariangela era rientrata, molto eccitata, dopo aver superato con incredibile successo un esame universitario.
Si sedette sul divano, accese il comunicatore, rispose rapidamente alle chiamate che aveva ricevuto durante la sua assenza e rimase concentrata sull’esame superato e sul confronto con il professore, il Dott. Rivera, su alcune problematiche della vita dell'universo, e si rese conto che stava aspettando la sua chiamata con estremo interesse.
Durante l’esame avevano solo sfiorato l’argomento che, pur importante per Mariangela e per il Prof. Rivera, non era pertinente ai temi discussi durante l’esame, cioè cosa si poteva pensare di un articolo apparso su una importante rivista di divulgazione scientifica che ipotizzava che l’universo fosse una simulazione computerizzata.
Per questo avevano stabilito di sentirsi nel pomeriggio al termine della sessione di esami che Rivera stava seguendo.
Mariangela sapeva che la chiamata del professore sarebbe arrivata verso sera, così lei aveva tutto il tempo di ripassare mentalmente tutti gli argomenti della discussione e avrebbe avuto anche la possibilità di documentarsi nel caso che qualche tema non le fosse sufficientemente chiaro o le fosse del tutto sconosciuto.
La discussione era partita dalla considerazione, non condivisa da tutti gli addetti ai lavori, che la così detta materia oscura non si riteneva fosse stata sempre presente nell’universo ma fosse apparsa in un certo momento della storia galattica.
L’idea di un universo simulato era arrivata alla conoscenza del pubblico dopo la proiezione dal film del 1999 The Matrix, nel quale Thomas Anderson (alias Neo ) presentava la sua verità che metteva fine a tutte le altre verità:
L' universo è una simulazione ...
Anche se questa premessa rese fantastico questo film di fantascienza e spiegò come Neo potesse imparare il kung-fu in circa cinque secondi, Mariangela nelle breve discussione avuta con il professore, aveva iniziato dicendo che questa idea non riteneva fosse relegata alla narrativa fantastica.
Mariangela aveva affermato che la notizia di un universo simulato aveva lasciato il segno nella cultura popolare attraverso film, programmi TV e libri, incluso il film Matrix, e, sebbene sembrasse intrinsecamente speculativa, aveva attirato l'attenzione di scienziati e filosofi per le sue intriganti implicazioni, affermazione che il professore aveva condiviso e per questo aveva chiesto se potevano approfondire questo tema, dandosi appuntamento per il tardo pomeriggio usando i loro comunicatori personali.
Mariangela sapeva che all'interno della comunità scientifica il concetto di un universo simulato aveva suscitato sia fascino che scetticismo e che alcuni scienziati suggerivano che, se la nostra realtà fosse una simulazione, potrebbero esserci anomalie o schemi nella trama dell'universo che ne tradirebbero la natura simulata.
Avendo abbastanza tempo disponibile Mariangela iniziò a scrivere appunti e a riordinarli in attesa di discuterli con il Dott. Rivera.
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Inizia il confronto.
Erano da poco passate le diciannove quando il professor Rivera chiamò Mariangela al comunicatore.
- Buonasera Mariangela, iniziò, ho appena terminato la sessione di esami e sono rientrato nel mio alloggio. Abbiamo un paio di ore per continuare il nostro discorso sul tema della natura dell’universo in cui viviamo, tema che abbiamo per caso sfiorato questa mattina.
- Si, rispose Mariangela, da parte mia ho passato il pomeriggio a prendere appunti e ad ordinarli in modo che abbiamo molte idee e teoremi già sintetizzati e pronti per essere discussi.
- Bene Mariangela, rispose Rivera, cominciamo.- Il primo punto che vorrei discutere con lei è l’idea platonica di realtà, le illustro quanto ho preparato.
L’idea platonica
- Le prime testimonianze del concettoche la realtà sia un'illusione risalgono all'antica Grecia, gli antichi pensatori idealisti come Platone consideravano la mente e lo spirito come la realtà permanente e si ponevano una domanda.
Qual è la natura della nostra realtà?
- Questa domanda posta da Platone (427a.C.) e da altri diede inizio all'idealismo, questi filosofi sostenevano che la materia era solo una manifestazione o un'illusione.
- Ma, continuò Mariangela, facciamo un salto in avanti fino ai tempi moderni e vediamo che l'idealismo si è trasformato in una nuova filosofia, nell’idea che sia il mondo materiale sia la scienza facciano parte di una realtà simulata, ed è chiaro che si tratta semplicemente di un'estensione moderna dell'idealismo classico, guidata dai recenti progressi tecnologici nell'informatica e nelle tecnologie digitali.
La vera natura della realtà trascende lo statofisico delle cose.
- Cosa le sembra di questa idea, concluseMariangela.
- E’ certo che rimane confinata, disse deciso Rivera, nella speculazione filosofica, ma mi sorprende la potenza mentale posseduta da Platone.
- Sarebbe incredibile poter dialogare con lui, rispose Mariangela.
- Ora vorrei discutere con lei della teoria probabilistica.
- Si, disse Rivera, proceda.
La teoria probabilistica.
- Immaginiamo, disse Mariangela, che una qualsiasi civiltà tra le tante possibilmente presenti in ununiverso, abbia a disposizione una potenza computazionale abbastanza elevata da permetterle di simulare, nel proprio computer, un intero universo. Questo universo simulato si evolverebbe nel tempo, e le civiltà presenti, a un certo punto della loro storia, potrebbero a loro volta sviluppare degli strumenti abbastanza potenti da simulare un altro universo dentro il loro. E così via, quante volte si vuole.
- Questo, la interruppe Rivera, se queste civiltà hanno tra le proprie caratteristiche quella di voler fare simulazioni.
- Certo, riprese Mariangela, ma tra le moltissime civiltà possibili in un universo sicuramente un numero molto importante potrebbe sviluppare questa curiosità con adeguata tecnologia. La probabilità che tra questi innumerevoli universi simulati sia proprio il nostro a essere quello originale è bassissima ed io penso che sarebbe molto difficile sostenere che non viviamo in un mondo simulato.
- Sempre che, insinuò Rivera, che non sia vero il paradosso di Fermi.
- Do per scontato, continuò Mariangela, che il paradosso di Fermi sia vero solo in condizioni particolari della scala temporale di una civiltà e faccio notare che l’astrofisico e divulgatore NeildeGrasse Tyson, ha quotato a 50-50 la possibilità che tutta la nostra esistenza sia un programma sul computer di qualche altra civiltà.
-Si tutto questo è vero e abbastanza convincente, confermò Rivera,ha preparato altri appunti?
-Si molti altri, confermò Mariangela, ma in questa occasione colloquiale non vorrei parlare di argomenti molto tecnici come certe discrepanze della fisica quantistica o della dimensione minima del tessuto dello spazio che forma l’universo, oggi mi limiterei a problemi che non abbiano necessità di laboratorio, ma su questo tema vorrei esporle una mia osservazione, forse azzardata, ma molto coinvolgente.
-Sono ansioso di ascoltarla, disse immediatamente Rivera.
Potrebbe essere un indizio?
- Lei sa meglio di me, iniziò con un certo timore Mariangela, cosa sia il così detto esperimento a scelta ritardata di John Arcibald Wheeler o esperimento di cancellazione quantistica a scelta ritardata.
L’espressione di Rivera si fece molto seria ed attenta.
-Mi dica cosa ne pensa, disse in un soffio.
-Il paradosso evidenziato da Wheeler, continuò Mariangela, dice che in alcuni esperimenti i fotoni e gli elettroni hanno comportamenti diversi se durante l’esperimento si osservano o meno. In altre parole certi esperimenti hanno risultati diversi se si osserva il loro comportamento o meno. I risultati degli esperimenti hanno confermato, ancora una volta, le predizioni della teoria, la natura di un esperimento osservabile quantistico è intrinsecamente legata alla modalità di osservazione, ossia a come lo si guarda. Senza entrare in dettagli tecnici che lei professore conosce molto meglio di me mi preme solo dire che i risultati degli esperimenti sono diversi se osservati o meno sia a scala subatomica che galattica.
Rivera ascoltava Mariangela con un atteggiamento serio e attento.
-Io ritengo che queste caratteristiche, continuò Mariangela molto eccitata, siano state programmate nella simulazione dell’universo per farci sapere, quando ne fossimo diventati tecnicamente capaci di capirle, che queste differenze nei risultati degli esperimenti erano semplicemente dovute alla loro capacità di muoversi a piacere nello spazio e nel tempo e di conoscere il nostro pensiero.
- Lo stesso Wheeler, citò Mariangela, diceva a proposito degli esperimenti a scelta ritardata:
- E’ sbagliato pensare al passato come già esistente in ogni dettaglio. Il passato è teoria. Il passato non ha esistenza tranne che per l’essere registrato nel presente [...]. Ciò che abbiamo il diritto di dire circa lo spazio-tempo passato, e circa gli eventi passati, è deciso dalle scelte - di quali misure effettuare - compiute nel passato recente e nel presente. I fenomeni resi esistenti da queste decisioni si estendono all’indietro nel tempo nelle loro conseguenze [...]. Strumenti di registrazione che operano qui ed ora hanno un ruolo innegabile nel generare ciò che appare essere accaduto. Per quanto utile possa essere nella vita di ogni giorno il dire “il mondo esiste là fuori indipendentemente da noi”, questo punto di vista non può più essere mantenuto. C’è uno strano senso in cui il nostro è un universo partecipato.
Mariangela non aveva ancora terminato la sua esposizione.
-Sebbene i problemi tecnici siano rari nei programmi di simulazione, ne esiste uno che merita un piccolo approfondimento e cito a questo proposito i nostri programmi di mondi e universi simulati. In questi programmi per risparmiare memoria del computer e migliorare la velocità di lavoro, gli analisti ed i programmatori usano qualcosa chiamato rendering procedurale per generare i dettagli del mondo simulato.
-Quando un osservatore si avvicina agli oggetti nel mondo simulato, gli oggetti vengono ricostruiti in dettaglio e proporzionati al punto di vista dell’osservatore. Se l’osservatore si trova vicino a un albero, ad esempio, può vedere la corteccia e le foglie dell'albero in modo estremamente dettagliato; tuttavia, il programma non avrà generato la corteccia e le foglie di ogni albero nella simulazione, datoche l’osservatore non sta osservando quelle caratteristiche della simulazione e il rendering di tutte queste caratteristiche nell'intero mondo sarebbe un enorme spreco di potenza di calcolo.
Ora, ci sono fenomeni simili nel mondo di oggi? Ci sono caratteristiche del nostro universo il cui stato dipende dal fatto che vengaosservato o meno?
-L'interpretazione di Copenaghen, continuò Mariangela, della meccanica quantistica afferma che i sistemi a livello quantistico non hanno proprietà definite prima di essere osservati e che è l'osservazione a far collassare uno stato altrimenti indefinito dell'universo in uno che rispetta la meccanica classica. La meccanica quantistica, quindi, non può dedurre proprietà definite della materia su scala quantistica; piuttosto, utilizza distribuzioni di probabilità note come funzioni d'onda per dedurre la probabilità di vari stati classici in base all'osservazione.
- Questo ci dice che ci sono dettagli del nostro universo che fondamentalmente non esistono finché non li osserviamo: su scala quantistica, quindi, il nostro universo sembra essere generato proceduralmente, proprio come i mondi simulati che noi umani progettiamo.
Non è pazzesco tutto questo professore, chiese Marriangela?
Si tacque e fissò il volto perplesso di Rivera che la fissava dallo schermo del comunicatore.
Passò almeno un minuto in totale silenzio, poi:
-Quanto da lei esposto, commentò Rivera, è molto noto nella comunità scientifica, sono fatti osservati e documentati ma non facilmente spiegabili. La spiegazione che lei sta dando di questi fenomeni quantistici è impressionante, ma coerente se fosse vero che l’universo è una simulazione. Secondo la sua interpretazione loro, e non so chi siano loro, ci vogliono far sapere che possono andare avanti e indietro nel tempo e nello spazio a loro piacimento e che sanno leggere le nostre intenzioni. Se questa ipotesi fosse vera noi, l’intera umanità, non sarebbe altro che un gruppo insignificante di animali da laboratorio utilizzati in un esperimento o addirittura forse per una scommessa.
Mariangela e Rivera rimasero in silenzio per quasi un minuto, poi:
-Per allentare la tensione, disse Mariangela, vorrei parlare di un argomento meno scientifico ma molto intrigante.
- Mi dica di cosa vuole parlare, disse Rivera.
- Vorrei discutere con lei, disse Mariangela, di alcune caratteristiche della mente umana che potrebbeessersi evoluta al di fuori dei programmi di simulazione, sempre che ci sia una simulazione.
-E di cosa, chiese Rivera.
-Dei sogni premonitori, delle visioni, delle profezie, dei miracoli, solo per citare alcune manifestazioni che in molte occasioni sembrano essere delle crepe nel continuo di un universo simulato e programmato.
-Bene, disse con un certo entusiasmo Rivera, mi parli di quello che ha trovato.
Le visioni, le profezie, le apparizioni.
- Le visioni, le profezie, le apparizioni, iniziò Mariangela, come tante altre manifestazioni metafisiche sarebbero crepe della simulazione, noi li potremmo chiamare errori della programmazione, arrivano senza preavviso, non sono replicabili, non sono prevedibili, sono manifestazioni attraverso le quali è possibile postulare l’esistenza di un livello di una diversa realtà e sicuramente non programmabili in anticipo.
- Molti autori hanno postulato che queste manifestazioni siano rese possibili da una particolare evoluzione del nostro cervello che non era stata prevista negli algoritmi programmati durante la preparazione della simulazione del nostro universo, ma altri autori attribuiscono queste manifestazioni a disturbi psicologi, paranoie o allucinazioni.
- Il miracolo, continuò Mariangela, dal latino miraculum o cosa meravigliosa, per sua definizione è un evento straordinario al di fuori delle leggi naturali. Già in questa definizione è implicita la possibilità di errori o difetti nella programmazione che simulerebbe il nostro universo.
- Mi riservo di commentare in futuro quanto da lei elencato ed accennato, disse Rivera, il tutto, posto inquesti termini, lascia poco spazio alla negazione.
- Ora vorrei discutere la sua teoria, disse Mariangela, anche per controllare se la ho correttamente interpretata.
- La ascolto volentieri, disse Rivera e si accomodò sulla sua poltrona.
La teoria del Prof. Rivera
- La simulazione che lei professore ha ipotizzato, iniziò Mariangela, non riguarda l’intero universo ma solo, si fa per dire, gli algoritmi di generazione che, una volta resi funzionanti in quello che potrebbe essere un computer di immensa potenzialità, hanno dato origine al nostro universo così come lo conosciamo.
- La prima anomalia su cui lei ha dissertato è la discrepanza tra la fisica del mondo atomico, che noi chiamiamo quantistica, e quella del cosmo che per capire e studiare il suo comportamento usiamo le teorie di Einstein e di altri fisici moderni. In questo caso lei ipotizza che gli algoritmi di simulazione siano stati preparati da due gruppi di lavoro con idee diverse sull’universo da generare.
- Poi, continuò Mariangela, lei ha sottolineato il fatto che la così detta materia oscura non sia mai stata rilevata e sembra sfuggire ad ogni tentativo di conoscerla. Lei ipotizza che possa essere il risultato di un algoritmo regolatore della gravitazione nel nostro universo simulato.
- Un’altra anomalia su cui lei ha lavorato è la differenza tra quantità di materia e antimateria che rileviamo nel nostro universo. Lei ha ipotizzato che ogni atomo, ogni particella, ogni energia di materia e antimateria siano generate in uguale quantità ma gli algoritmi spostano l’antimateria all’esterno dell’universo in modo che l’universo non si espanda nel mondo che lo sta simulando e niente influenzi il loro mondo. Questo involucro racchiuderebbe e isolerebbe tutto il nostro universo, e loro potrebbero creare quanti universi siano necessari ai loro esperimenti.
- Complimenti Mariangela, la interruppe Rivera, sta sintetizzando il mio pensiero in modo perfetto. La prego di continuare.
- Così, continuò Mariangela, quando vorranno terminare l’esperimento, non dovranno fare altro che variare l‘algoritmo gravitazionale o inserirne uno che faccia restringere l’involucro di antimateria, così in breve tempo non rimarrà niente di tutto quello che ci circonda.
- Ma, continuò Mariangela, lei mi aveva accennato che pensava ad un sistema sicuro per verificare se le sue ipotesi sono vere.
_ Certo, rispose Rivera dopo qualche secondo di attesa, però non parliamo, lei guardi quello che le faccio vedere, lo memorizzi e mi dica solo cosa ne pensa.
Poi il professore prese dal cassetto della sua scrivania alcuni fogli e li mise davanti al visore in modo che Mariangela potesse leggerli.
Passarono almeno tre minuti, l’espressione di Mariangela denotava una concentrazione estrema, poi:
- E’ geniale, disse, potrebbe funzionare. Ma come le è venuta in mente questa possibilità.
- Mi raccomando silenzio, rispose Rivera, ma le racconto questo episodio. Anche noi facciamo simulazioni di possibili scenari cosmici ed un mio studente ha creato una piccola variabile in un programma correlato che ha modificato il comportamento della simulazione. Praticamente questo studente ha creato un virus informatico dotato di una propria micro intelligenza. Ma il procedimento che le ho illustrato lo tenga celato nella suamente. Sono certo che i pensieri nella mente siano le uniche cose non rilevabili dagli algoritmi di simulazione. Forse è un piccolo errore negli algoritmi e ne abbiamo parlato in precedenza.
- Mi ritenga a sua disposizione, rispose Mariangela, ma non pensa che sia pericoloso conservare in un semplice cassetto un materiale così importante?
- E’ una domanda corretta ma le accenno solo, rispose Rivera, che se qualche persona diversa da me aprisse questo cassetto tutto il suo contenuto sarebbe ridotto immediatamente in polvere.
- Inoltre, continuò Rivera, l’avvocato Sampieri ha un plico già confezionato che invierà al Dott. Carol di San Diego nel caso io non mi sia fatto vivo da più di due giorni.
- Ha! il dotto Carol, rispose Mariangela, il direttore del centro dei grandi computer quantistici, bene, mi sento sollevata.
Suonano alla porta.
Mariangela ed il dott. Rivera avevano terminato di leggere e commentare gli appunti presi dalla studentessa durante il pomeriggio in attesa che il professore la chiamasse.
Stettero un attimo in silenzio poi il professore quasi sussurrando disse.
- Non ci vorrei credere ma mi sto convincendo che noi tutti, ogni atomo, molecola, pianeta, stella, galassia, siamo originati da algoritmi e poi lasciati all’interno delle regole poste dagli stessi algoritmi a svilupparsi ed evolversi, ma sempre con le regole impostate da chi ha pensato e programmato questa simulazione.
- Gli algoritmi, continuò Mariangela, hanno determinato la gravità, lo spazio, il tempo, la materia e l’antimateria. Hanno stabilito che solo un elettrone il più nell’elemento che noi chiamiamo carbonio produca l’azoto con caratteristiche incredibilmente diverse, il carbonio è la base della vita, l’azoto è la mancanza della vita. Hanno stabilito che il ferro fonde a 1538 gradi celsius, che gli esseri viventi nascono, invecchiano, muoiono e poi si estinguono, così come il sole, tutte le altre stelle e le galassie.
Tacque per alcuni secondi, poi a bassa voce.
- Oso dire, continuò, che nel mio intimo penso che tutte le leggi fisiche e chimiche siano algoritmi pensati da una mente che li ha poi inseriti in un computer o in qualche cosa che per noi potrebbe, non so quanto realisticamente, assomigliare ad un nostro computer. - Ma il tempo, chiese Mariangela, i viaggi nel tempo sono possibili.
- Dipende, disse il professore, da come è stato concepito e realizzato l’algoritmo che lo gestisce. Io credo che per chi ha creato questa simulazione sia possibile, sono certo che loro possano influenzare lo svolgimento degli eventi e fare esperimenti in qualsiasi punto dello spazio e del tempo.
- Ma professore, disse quasi ridendo Mariangela, immaginare un gruppo di esseri che stanno attorno ad un capannone a uno stadio o all’interno di un cinema e che osservano l’evolvesi dell’universo che hanno creato. Non lo trova affascinante?
- Affascinante è dir poco, rispose Rivera, ma pensi se i vari ufo che la gente dice di vedere non fossero altro che sistemi di osservazione e studio dell’evolversi dei mondi e delle galassie che loro hanno creato. A noi hanno limitato la velocità di spostamento ponendo il limite della velocità della luce, ma loro potrebbero spostarsi in qualsiasi punto del loro universo in modo pressoché istantaneo e fare confronti e studi comparati.
- E poi, confermò Mariangela, possono terminare l’esperimento quando vogliono azionando l’algoritmo che restringe l’involucro di antimateria. Iniziò uno strano silenzio che durò una decina di secondi.
- Ma, riprese il professore, ogni tantoanche questi immensi algoritmi hanno degli errori e loro hanno,esempio che lei ha correttamente esposto, dovuto inserire laprogrammazione della materia oscura per limitare gli errori fatti nella programmazione della gravità.
- Ritengo, continuò Rivera, che senza la materia e la energia oscura l’universo sarebbe completamente diverso e forse non in espansione, questa però è una mia convinzione.
- Ma tutto questo dove ci porta, chieseMariangela.
- Non lo so, fu la risposta.
Un altro silenzio, ancora più lungo diquello precedente.
- Le confesso Mariangela, disse con untono molto basso il professore, che questi argomenti sono la migliore definizione della divinità che fino ad ora abbia personalmente mai trovato.
- Mi hanno suonato alla porta, lo interruppe Mariangela.
- Anche da me hanno suonato alla porta, comunicò Rivera.
Mariangela si alzò dalla sua scrivania, si avvicinò alla porta e la aprì.
Vide due persone molto alte, vestite di nero con un cappello a falda molto larga che copriva la testa e le spalle nascondendo il viso senza lasciare intravedere gli occhi.
Senza dire una parola, con una mossa rapida e sicura, una delle due persone prese Mariangela per mano, la donna si irrigidì e non riuscì più a parlare.
L’altra persona entrò con decisione in casa, si avvicinò alla scrivania, spense il comunicatore, e mise nella sua borsa tutte le carte e gli appunti che trovò.
Spense tutte le luci della casa, controllò velocemente di non aver tralasciato alcunché, poi uscì chiudendo accuratamente la porta.
Anche dal professor Rivera si erano presentate due persone molto alte e vestite di nero.
Anche Rivera era stato preso per mano, anche lì avevano spento il comunicatore, ma in un cassetto della scrivania l’uomo in nero aveva trovato solo un mucchio di polvere.
Poi dopo aver controllato che non fosse rimasto del materiale compromettente l’uomo in nero chiuse accuratamente la porta dietro di se.