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Tra i Millefori di un CAD


Gli ultimi articoli di posta10100

pubblicato 14 anni fa, 7.411 visualizzazioni

Il condensatore, detto comunemente anche capacitore, è un componente elettrico che immagazzina l'energia in un campo elettrostatico, accumulando al suo interno una certa quantità di carica elettrica. (Definizione di wikipedia) Stando alla definizione, quando vado in negozio ad acquistare un condensatore ho in mente questo:

Quando però esco dal negozio in mano mi ritrovo questo:

Sono stato imbrogliato? No, quello che mi ha dato è un condensatore reale e quello appena mostrato è il suo circuito equivalente.

Il condensatore reale è composto da 4 parti, una (il componente contrassegnato con C) è il condensatore ideale di cui avevamo bisogno, i restanti rappresentano i parassiti sempre presenti in un componente reale. Il resistore R e l'induttore L rappresentano rispettivamente la resistenza e l'induttanza dei reofori, mentre il condensatore Cx rappresenta la piccolissima capacità parassita tra gli stessi. Per analizzare il componente trascuro quest'ultima capacità perchè essendo molto piccola fa sentire il suo effetto solo a frequenze piuttosto elevate.

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pubblicato 14 anni fa, 1.966 visualizzazioni

Il Charlieplexing è una tecnica proposta all'inizio del 1995 da Charlie Allen, impiegato presso la Maxim Integrated Products per pilotare molti led con poche linee di I/O di un microcontrollore. A differenza del multiplexing tradizionale, questo metodo sfrutta la logica tri-state dei buffer di I/O del microcontrollore per pilotare i led con meno linee di I/O. Gli svantaggi di questa tecnica sono sostanzialmente tre:

la maggior complessità della board il maggior lavoro necessario da parte del microcontrollore la luminosità dei led che diminuisce per effetto del duty cicle

Supponiamo di voler pilotare 20 led con un microcontrollore. Possiamo pilotare singolarmente ogni led, ed in questo caso abbiamo bisogno di 20 linee di I/O, un vero spreco, oltretutto buona parte dei processori nemmeno le possiede! Una soluzione più efficiente consiste nell'utilizzare un multiplexing tradizionale come quello mostrato nello schema qui sotto:

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pubblicato 14 anni fa, 6.502 visualizzazioni

Ultimamente mi sono cimentato nella realizzazione di alcune lampade di emergenza che sfruttano il cosiddetto "Ladro di Joule" per accendere i led in caso di mancanza dell'energia elettrica. In questo articolo mostrerò il funzionamento del "Ladro di Joule" e di una possibile modifica per aumentare la luminosità dei led connessi.

Lo schema del circuito è molto semplice.

Il circuito è composto da una pila da 1.5V per l'alimentazione, un resistore R, un transistor BJT di tipo NPN, un trasformatore con un nucleo in ferrite e uno o più led ad alta luminostità (in serie e/o parallelo). Voglio ricordare che la tensione necessaria all'accensione di un led ad alta luminosità è superiore a 1.5V ed è quindi impossibile accenderli con una singola pila senza un adeguato circuito.

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pubblicato 14 anni fa, 2.166 visualizzazioni

Molto spesso accade che sia necessario simulare un circuito in cui è presente un diodo del quale non si dispone del modello SPICE. Del diodo in genere si ha a disposizione il datasheet dal quale si può estrarre la curva tensione/corrente. Se non si dispone del datasheet è comunque possibile ricavare facilmente la curva con delle semplici misure. Utilizzando questo grafico è possibile ricavare un modello approssimato del diodo.

Il modello SPICE completo del diodo è piuttosto complesso, per ricavare il modello approssimato si può utilizzare una versione semplificata del modello. Il circuito a cui si farà riferimento per ricavare il modello è il seguente:

L'equazione che rappresenta il modello SPICE è:

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pubblicato 17 anni fa, 35.523 visualizzazioni

Sempre più spesso mi capita di leggere sul forum richieste da parte di persone che vogliono accendere uno o più led, classici o ad alta luminosità. La soluzione più semplice per accendere un led è quella di mettere in serie una resistenza adeguata in funzione della tensione di alimentazione in modo da far "scorrere" nel led una corrente il più possibile vicina a quella nominale. [Immagine] Ragionevolmente, se si tratta di un led "classico", imponiamo una corrente nel led di 15mA e una caduta sullo stesso di 1.5V, con una tensione di alimentazione di 12V. Applicando la legge di Ohm ricaviamo il valore della resistenza: Fino a quando la tensione di alimentazione rimane di 12V il led rimarrà acceso, ma cosa succederebbe se alzassimo la tensione di alimentazione a 15V, e se arrivassimo a 24V o più? Ben presto la corrente nel diodo led diventerebbe insostenibile portando alla distruzione dello stesso! [...]

pubblicato 17 anni fa, 11.957 visualizzazioni

Un programmatore per cominciare con i Peripheral Interface Controller. [...]
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Bio: Ingegnere elettronico, ho sviluppato per 8 anni un CAD in Java e dal 2012 mi occupo di metodologie di DFT (Design For Test)

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