Premessa
Il percorso dell’evoluzione scientifica e
tecnologica è stato segnato da numerose vicende caratterizzate dall’antagonismo
tra personaggi più o meno noti. La storia racconta di contrasti e “conflitti” iniziati
per il mancato riconoscimento di un presunto merito o la paternità di
un’invenzione ingiustamente attribuita. Che la dichiarazione per la meritoria
attività venisse promulgata da un’istituzione piuttosto che dalla medesima
persona, poco importa, e le cronache dell’epoca sono a testimoniarlo. Attori,
consapevoli di svolgere un ruolo assegnatosi o, protagonisti loro malgrado,
oggi conosciamo i loro nomi anche tramite la didattica delle specifiche
discipline. Alcuni vengono ricordati per l’importanza delle loro invenzioni oppure
per aver contributo in ambito teorico all’estensione della conoscenza. Alcuni, tale
è stata la loro levatura, hanno lasciato un segno indelebile tanto da diventare
delle icone nell’immaginario collettivo.
Se non siamo a questo livello è comunque, senza dubbio, di uno dei più popolari che andiamo a narrare:
- Guglielmo Marconi.
Personalità particolare e per certi aspetti controversa alla quale è associata ed attribuita inconfutabilmente l’invenzione della radio o, per meglio dire, la comunicazione senza fili. E attenzione, perché questa affermazione che può apparire tanto scontata, per quanto sopra anticipato, in altre parti del globo non lo è, anzi, susciterebbe sorpresa se non sconcerto.
La “corsa del progresso” alla quale Marconi partecipò ed il modo in cui visse la competizione della quale fu protagonista, perché sempre “in fuga davanti al gruppo”, e poi vittorioso, ci restituiscono un romanzo, un’avventura che seguita con un minimo d’attenzione si rivela sorprendente e quasi unica per certi aspetti.
... una pubblicazione ...
Il pretesto per parlarne qui, su ElectroYou, è stata la pubblicazione di un libro che ho letto con piacere, uscito da non molto, intitolato “WIRELESS - scienza, amori e avventure di Guglielmo Marconi” ed edito da Garzanti. L’autore, Riccardo Chiaberghe, lo ha scritto andando a recuperare tutta la documentazione possibile e disponibile inclusa la corrispondenza originale manoscritta da Marconi, dalle persone a lui vicine e con le quali ha avuto a che fare. L’auspicio, prendendo spunto anche da questo volume, è di contribuire, per quanto in minima parte, alla restituzione di un’immagine più definita (e per chi vorrà approfondire, anche complessa) di un protagonista, a volte mitizzato, che ha impresso una violenta accelerazione al locomotore del progresso portando ...
... "quattro" chiacchere ...
“ … va beh, va beh, non farla tanto lunga dai ... cos’altro c’è da dire, è una storia che san tutti, e poi che noia, Marconi ha inventato la radio ! No ? ”
“ si cioè no, nel senso che … “
“ no ? Ma sei fuori ? lo sanno tutti che l’ha inventata lui ! Cos’è, adesso facciamo a chi la spara più grossa ? “
“ no, no ma … il fatto è che la cosa è un po’ più “complessa” “
“ va beh, perché tu c’eri ? Dai, sentiamo adesso cosa t’inventi “
... l'inizio ...
“ il punto è proprio questo: in pratica Marconi, all’inizio, non “inventò” nel vero senso della parola qualche dispositivo particolare. Lui si mise a studiare, ma … più che studiare a lavorare e sperimentare, con i vari dispositivi presenti all’epoca e dei quali, bene o male, tutti gli scienziati, fisici e studiosi potevano disporre "
“ ma perché, … non studiava ? “
“ in parte, non frequentò l’università, sfuggiva all’approccio didattico per “perdersi” nei suoi esperimenti inseguendo un’idea: il fatto che fosse possibile “inviare informazioni” telegrafando senza fili. “
“ va beh, ma ‘sta roba ce l’aveva in testa solo lui ? “
“ no, e questa è una certezza, perché vi sono corrispondenze, a lui antecedenti, nelle quali si fa riferimento in modo esplicito a questa idea. “
“ e perché allora ... non ci hanno pensato altri ? “
“ perché forse si basavano su presupposti che precludevano certi percorsi, perché forse non ci credevano, perché forse avevano altri studi e interessi verso i quali concentrare la loro attenzione, forse erano “prigionieri” di preconcetti o forse, più semplicemente, ad altri mancò la convinzione di Marconi ... lui, invece, forse libero da condizionamenti si può dire che fece sua quell’idea. Probabilmente ne sentì parlare, lesse qualcosa in merito, oppure la sua fu effettivamente “una sua intuizione”. “
“ ma ... in che periodo siamo ? “
“ ah, vedi che qualcosa non sai ?! Beh, siamo esattamente verso la fine del diciannovesimo secolo e precisamente nel 1895 quando Marconi, praticamente un ragazzo di vent’anni, prova e riprova sino a che non riesce a trasmettere, da un punto all’altro della stanza adibita a laboratorio, un impulso, un’onda hertziana che investe e fa intervenire un altro dispositivo ... e in mezzo niente, il nulla. Ma era un esperimento che, seppur con “sfumature” diverse, altri si accingevano a compiere in “contemporanea” o avevano già messo in pratica, ed intendo prima di lui ... ma “lui”, tra le campagne del suo paese, prosegue coi tentativi ... perfeziona, approfondisce, modifica i vari componenti, li adatta, modella i materiali ... lavora il vetro, i metalli, cambia le dimensioni delle “sue” antenne sino ad aumentare le distanze e valicare una collina ... “
“ si ma dov’è che si trova ? “
... convinzione propria e scetticismo altrui ...
“ ... dicevo che valica la collina vicino a casa sua … lui era di Pontecchio, vicino a Bologna e ... “
“ si ma “hertziana” perché ? Ha a che fare con Hertz ? Eh ... figurati se Hertz non ci aveva pensato, dai ! “
“ insomma mi fai parlare ? Sembrava sapessi tutto e adesso tutte ‘ste domande ... allora, dicevo, che raggiunge dei risultati e si convince d’avere in mano qualcosa di tangibile ... anche se al momento non è ancora pronto per esprimere una proposta commerciale ... ma lui, da lì a breve, ci arriverà. Insegue tenacemente la sua “idea”, la coltiva, non l’abbandona, non si fa distrarre, insomma ci crede e probabilmente, senza esagerare, è il solo al mondo a crederci ciecamente e ad immaginare di poter stravolgere lo stato del sistema delle comunicazioni esistenti ... è questo l’aspetto che distingue il suo operato da ... no, non da quello degli altri, perché gli altri non hanno “operato” come lui che pervicacemente è rimasto aggrappato al suo sogno. Poco tempo dopo, e parliamo di tre o quattro anni al massimo, quando capiranno che la trasmissione senza fili è possibile, perché funziona veramente, e può avere un futuro, cercheranno di recuperare terreno ma ... ormai, col senno di poi, sarà troppo, troppo tardi. Sarà infatti anche un susseguirsi di rivendicazioni per la scoperta di un dispositivo utile alla trasmissione se non, appunto, per l’idea stessa della trasmissione senza fili. Qui, i conflitti, non mancarono. “
“ si ma non mi hai risposto ... perché ... per esempio Hertz non ci pensò ? “
“ non è che non ci avesse pensato, e stiamo parlando di un grande fisico ... dello scopritore delle “onde hertziane” ... e ti ho detto tutto ma ... il fatto è che non riteneva se ne potesse "tirare fuori" qualcosa ! C’è da ricordare, tra l’altro, che Hertz morì ancora giovane, proprio in quegli anni. Comunque, in base alle sue valutazioni non sarebbe stato possibile ottenere dei risultati e ... ti garantisco che era in buona compagnia, eh già! Anche Poincarè, il famoso matematico, pure lui fisico, tra l’altro, era scettico e glie lo disse pure ... a lui, a Hertz, argomentando nel merito ... no tanto così per dire ! Ma te li vedi ? Là a discutere, valutare, analizzare e poi sentenziare con un lapidario “no, non si può !”. Ma erano in buona fede: basavano le loro affermazioni sulla conoscenza dei fenomeni elettromagnetici e della propagazione delle onde, maturate sino a quel momento. Comunque, capisci anche tu che non stiamo parlando di due dilettanti ... e quando figure di questo calibro, e a quel tempo erano già quello che sono diventati poi per noi, sono così scettiche sulla questione tu, se lo vieni a sapere, cosa fai ? Ma come minimo lasci perdere tutto e vai a controllare se le piantine di pomodoro vengono su bene. Invece lui si accanisce e prosegue nei tentativi. Marconi non possedeva le basi teoriche che lo avrebbero potuto sostenere in un confronto con cotali studiosi ma ... si può dire che quelli erano altri tempi ... “
“ si ma ... mi sembra di ricordare che Marconi era uno che stava bene ... se non avesse avuto … “
“ eeeh no, qui ti sbagli: intanto cosa c'entra con quello che stavo dicendo ? Comunque, è un approccio che mi ha tentato più d’una volta e credo proprio non sia utile.“
“ cosa intendi dire ? “
“ intendo dire che tornando sui “fatti” della storia, coi “se” e coi “ma”, fai poca strada: se vuoi fallo pure, può essere curioso ma ti servirà a ben poco. Puoi esercitarti sconfinando nel revisionismo e, chissà, scoprire qualcosa di nuovo ma in difetto di ciò considererei quello che c’è stato, non quello che non c’è stato poi ... fai come credi ...
... la tutela legale ...
... comunque a quell’epoca, in un’Italia rurale, rispetto a molti altri Marconi sicuramente era un privilegiato. Il padre, per quello che poté, lo sostenne economicamente, prima assecondando la sua passione e poi finanziandolo nella realizzazione della sua impresa, dandogli la possibilità di affrontare le spese economiche per il deposito dei brevetti ... “
“ ... brevetti ? “
“ ... certo, e anche costosi. Ma questa fu la chiave di volta, il “puntello” al quale poté agganciarsi, mettersi
in sicurezza, sostenere la propria realtà industriale e affermarsi anche sotto il profilo imprenditoriale. “
“ continua, continua ! “
“ va bene, va bene ... dicevo ... il padre lo sponsorizzò ma non ci fu solo lui ad aiutarlo. Il contesto familiare lo sostenne e la madre, donna irlandese, lo seguì, lo “marcò stretto”, lo consigliò, lo “protesse” e lo portò in Gran Bretagna offrendogli l’opportunità di rincontrare parenti che a loro volta lo consigliarono, “nei fatti”, per il meglio. Gli diedero occasione di stringere relazioni con personaggi ai vertici delle istituzioni ... anche di quelle militari. Comunque ... la “compilazione” dei brevetti fu un’alzata di scudi: praticamente un vero e proprio “fuoco di copertura legale” che lo protesse rendendolo inattaccabile nelle aule dei tribunali. Certo, questo non impedì l’arrivo di feroci attacchi da più parti ma molti dovettero poi inevitabilmente retrocedere. Detta così adesso sembra facile ma ogni “conflitto” giudiziale immagino sottrasse tempo, risorse ed energie che certamente Marconi avrebbe preferito investire in altro modo. “
“ ma cosa scrissero ... gli avvocati immagino ... una formula magica ? “
“ no, come ho detto prima, fu l’idea; fu l’idea che venne messa “al sicuro” quindi non tanto l’apparato in sé ma il diritto esclusivo a poter trasmettere senza fili o meglio, se vuoi, “telegrafare senza fili”. “
“ magari ci poteva provare qualcun altro, da un’altra parte del modo ... “
“ infatti, per questo i brevetti vennero depositati in più nazioni, in più continenti; per esempio, negli Stati
Uniti c’era un tale di nome Tesla, ti dice niente ? Anche lui si stava dando da fare in quel campo. Lodge, in Inghilterra, non si dava pace e cercò il modo per recuperare terreno. Braun, in Germania, anche e soprattutto sotto la pressione politica del Kaiser non “mollò” la preda. Insomma, questo era il livello delle persone con le quali Marconi si trovò, direttamente o indirettamente, a competere: scienziati e studiosi internazionalmente noti e riconosciuti. Diciamo che all’inizio del ‘900 un po’ tutti cominciarono a rendersi conto che il controllo dell’etere avrebbe facilitato il raggiungimento di traguardi politici, militari e industriali. Nonostante tutto Marconi resistette ai tentativi della sua “detronizzazione”. Che possiamo dire ... visione, passione, intelligenza, impegno, tenacia, ambizione, acume tattico, un minimo di disponibilità economica, una rete di relazioni ben tessuta furono gli ingredienti, “nei fatti”, che permisero a Marconi di raggiungere successo, fama e gloria a livello mondiale. “
... una strada in salita ...
“ ma ... mi sembra di aver capito ... che all’inizio non fu proprio tutto “rose e fiori” ... “
“ esatto. Anche dopo la costituzione della sua società (la Marconi Company), siamo ormai nel 1901, le cose non furono facili: la strada continuò in salita. Il passivo era significativo, gli investitori dovevano essere convinti e
l’esposizione con le banche faceva la sua parte. Roba da togliere il sonno a chiunque. I contratti comunque arrivarono e le prime installazioni vennero realizzate nelle basi costiere ... per i fari della Lloyd’s, sulle navi militari della marina britannica e italiana e a seguire sulle navi passeggeri. Perché “la cosa” funzionava, funzionava davvero ! E i gestori dei cavi sottomarini atlantici cominciarono a preoccuparsi e a preoccuparsi seriamente quando Marconi dichiarò d’essere riuscito a trasmettere da una costa all’altra dell’oceano, valicando l’immensità. Per raggiungere questi risultati Marconi non si risparmiò: a trentanni aveva già girato il mondo installando stazioni radiotrasmittenti in ogni dove e coniugando inventiva con capacità imprenditoriali e commerciali stabilì relazioni con i più importanti esponenti governativi e regnanti dell’epoca. “
“ ma come mai la cosa fu difficile all’inizio ? “
“ beh, Marconi si dovette confrontare con la sua epoca. Come dire, lui era “troppo” avanti. “Al mondo” non percepirono subito i vantaggi e i benefici che potevano derivare da un sistema di comunicazioni del genere. Forse bisognerebbe anche immaginarsi in quel periodo, non avevano idea di quello che sarebbe poi diventato il wireless, non si rendevano conto del suo potenziale. L’impresa basata su una tecnologia che non aveva precedenti insieme al fatto che gli oneri da sostenere erano effettivamente notevoli evidentemente rappresentavano due fattori che rendevano “laborioso” attrarre capitali d’investimento. Per dare un’idea: spesso l’installazione di una stazione radio ricetrasmittente poteva avere dei costi elevatissimi perché l’energia, sul territorio, non era disponibile per assenza d'una rete elettrica quindi, occorreva “costruire” una centrale a carbone sul sito ! “
“ ... non ne avevo proprio “idea” ... “
... le cose cambiano ...
“ ... già, ma paradossalmente la svolta avvenne a seguito di una disgrazia ... così quando si seppe che i sopravvissuti del naufragio del Titanic vennero messi in salvo dall’intervento dei natanti che ricevettero via radio la richiesta di aiuto proveniente dallo stesso transatlantico ... gli investimenti non fu più necessario andarli ad elemosinare: tanta e tale fu la ricaduta "pubblicitaria" da portare le azioni della società ad incrementare inesorabilmente il loro valore. Marconi divenne un eroe e lui, abile anche nello sfruttare la stampa dell'epoca, non perse l'occasione per la propria propaganda.“
“ ... e poi ? “
“ diciamo che da lì in poi ebbe un grande successo industriale ed imprenditoriale e si assistette alla consacrazione della sua figura a livello mondiale e poi ... ci sarebbe tanto altro da dire e raccontare sulle vicissitudini dell’inventore e dell’uomo Marconi ma credo faremmo veramente tardi ... “
“ ... insomma, potremmo andare ben oltre con questa discussione ... certo che se fosse un articolo da leggere ... “
“ tranquillo, ma mi hai fatto venire un’idea ... quasi quasi un articolo ce lo scrivo, magari su “EY”, così, tanto per vedere come va, ... e comunque è sempre un racconto suggestivo. Potrebbe essere un’occasione per ravvivare campanilismi mai sopiti. Le diatribe non finiranno mai: in tanti si sono “presi sotto” nel tentativo d’attribuire il merito della scoperta ad uno piuttosto che all’altro ma ... forse ... normale sia così. “
“ a me invece hai fatto venir voglia di leggere, magari questo libro o qualcos'altro, così poi ti dico io se mi hai raccontato o meno delle "fregnacce" e ... poi ti faccio sapere. “
“ va bene, magari sarà il pretesto per parlare di . . . . . . d’accordo ?
“ d’accordo ! “
Similitudini
E’ curioso scoprire come, da allora ad oggi, certe cose proprio non sono cambiate e le similitudini che si possono osservare, senza ricorrere a forzature, possono essere numerose.
Il mantra dei “cervelli in fuga”, ormai termine talmente abusato dai media al punto quasi da inflazionare la notizia stessa che il messaggio intende veicolare, perché meritoria d’adeguata visibilità, lo si sarebbe potuto applicare a quell’epoca. Marconi, se vogliamo, fu un precursore anche in questo: andò via dall’Italia per sbarcare al di là della Manica per guadagnare considerazione. Inizialmente, infatti, non trovò terreno fertile in patria e sua madre intuì l’opportunità di cercare attenzioni oltre i confini.
Anche allora, nella penisola, trovare credito presso gli istituti bancari era quasi impossibile, al contrario di quanto Marconi poté scoprire altrove; oggi, vuoi certamente per più motivi, questo aspetto è ancor più evidente.
Marconi si scontrò, in Inghilterra, con preconcetti dovuti alla mancanza di un titolo universitario e al fatto d’essere Italiano; in realtà i suoi detrattori inglesi “soffrivano” la sua presenza. Una persona con tali capacità tecniche sostenuta da un’irrefrenabile dinamicità portava a concentrare su di sé le attenzioni mettendo in secondo piano gli altri. Insomma, la delegittimazione tramite la discriminazione: come leggere una notizia ai nostri giorni.
Malgrado ciò, nella terra della Regina, si resero subito conto che il “ragazzo” ci sapeva fare quindi ottenne i riconoscimenti del caso. Come dire, “meritocrazia oltremanica”, cosa che "in casa nostra" pare spesso scontrarsi con altri interessi.
La conoscenza della lingua fu determinante per un veloce inserimento, ad ogni livello, ed ovviamente gli agevolò i rapporti. In tal caso, anche come supporto didattico, sua madre fu di grande aiuto. Sappiamo essere fondamentale una minima conoscenza dell’inglese ... ma questo è forse sin troppo banale scriverlo.
Quando sei una garanzia, trovare estimatori e supporto nell’ambiente politico, è una dinamica facilmente riscontrabile; così fu anche a suo tempo perché Marconi divenne, comprensibilmente, un vanto nazionale da rivendicare. La strumentalizzazione dell’uomo scienziato, poi, non mancò con l’avvento della propaganda del regime fascista dal quale ottenne, comunque, benefici e riconoscimenti.
E altro ancora si potrebbe scrivere.
Predizioni e precursori
Interessante inoltre scoprire che già all’epoca
ci si ponesse la questione sulla “riservatezza” del contenuto delle comunicazioni. Chi aveva interessi a screditare “il nuovo”, non si fece sfuggire questo aspetto. Nei primi anni del '900, l’industria delle comunicazioni via cavo, ormai da decenni consolidata con tratte transoceaniche, cercò d’osteggiare l’avvento del wireless alimentando anche, e se vogliamo, a posteriori, non senza fondamento, i timori legati al fatto che “qualcun’altro” avrebbe potuto carpire il contenuto delle trasmissioni personali e riservate. Come si può immaginare, all’epoca, non è che ci fossero chissà quanti o quali “esperti” in grado di suffragare un’illazione del genere. Infatti il tutto non ebbe seguito.
Ci fu anche chi, come Tesla, immaginò un sistema di trasmissioni che, basato sul wireless, fosse in grado di raggiungere chiunque in ogni dove e dare altrettanta facoltà alle medesime persone per comunicare con chi volessero: praticamente “internet ante litteram”.
Cosa rimane
L’eredità di Marconi ci
accompagna nella quotidianità e trova espressione nei contenuti delle molteplici “forme” che hanno assunto le trasmissioni basate sulle radiofrequenze. Naturalmente, e questo vale per tutti, chi “arriva in cima alla vetta” lo fa sfruttando gli agganci lasciati da chi ha provato ad avventurarsi sulla medesima parete. Ci si basa sulla stratificazione delle conoscenze accumulate nel passato per guardare al futuro. Un merito di Marconi, penso, sia stato proprio quello di “vedere” prima degli altri la “via migliore" per completare la scalata.
Fuori dalle metafore possiamo scoprire anche l'esistenza di qualcosa di materiale e concreto, dal valore soprattutto storico e simbolico.
Al museo della Scienza e della Tecnica di Milano sono esposti degli oggetti e degli strumenti creati ed utilizzati da Marconi nel suo laboratorio nautico sulla famosa imbarcazione “Elettra”.
Anche qui la storia del loro recupero è tutt’altro che banale.
Nel corso del secondo conflitto mondiale, con la nave alla fonda in quel di Trieste, amici e conoscenti di Marconi, raccolsero e radunarono i materiali presenti all’interno della cabina, sottraendoli alla predazione dei tedeschi prima e di Tito poi. Li consegnarono alla moglie che al termine del conflitto, nel ’47, ne fece dono appunto al museo di Milano. Da allora lì sono rimasti, a disposizione del pubblico.
Finisce qua ?
Di molto ancora si potrebbe scrivere e discutere come: le diatribe coi contemporanei, il premio Nobel, i suoi illustri collaboratori, la guida della Reale Accademia e del Centro di Ricerche Nazionale, il suo rapporto col potere politico, col regime e quello personale con Mussolini, nonché la vita privata e i rapporti familiari. Marconi, nato nel 1874, muore in Italia, nel '37, a causa di complicazioni cardiache che già in passato ne avevano minato la salute. Queste difficoltà lo costrinsero, negli ultimi anni, a limitarsi ad attività prettamente burocratiche riducendo nel tempo le sperimentazioni ed i propri spostamenti.
In fine
Ognuno, oltre alle similitudini citate,
in base alla propria “formazione”, potrà cogliere aspetti diversi da quelli riportati o contestare gli stessi anche in base alla conoscenza di un’altra storia, raccontata in altro modo e, chissà, non meno attendibile di quella che si è provato a riportare in queste righe. Lo stesso discorso vale per le opinioni (o convinzioni) legate al riconoscimento della paternità di una scoperta. Insomma ognuno potrebbe dire la sua ...
Un saluto a tutti e grazie per aver condiviso questo contributo.
“WALTERmwp”