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Quale era il problema
Nella riserva umana di Nuova Firenze si stava organizzando, clandestinamente, la festa del Natale.
Non era facile organizzare la festa, la vita nella riserva aveva le sue regole che erano fatte rispettare dal coordinatore, dal revisore e da tutti gli altri droidi assegnati a questo compito.
Le festività sia religiose che civili non erano previste dallo statuto, potevano essere concesse delle deroghe solo dopo che la richiesta avesse superato il vaglio della commissione di etica robotica.
Il lavoro, sotto ogni forma singola o collettiva, era assolutamente vietato agli umani, le robo-fabbriche fornivano qualsiasi prodotto necessario alla vita degli umani, che, con i valori che ognuno riceveva mensilmente, dovevano acquistarli fino a consumare tutto il credito posseduto.
Lex dura est, sed lex
In questo modo gli umani presenti nella riserva godevano di notevolissimi privilegi, fin da piccoli erano istruiti sia suidiritti che sui doveri che ogni residente era tenuto a conoscere e rispettare.
Anche eventuali prodotti di attività, classificate come ludiche o hobbistiche quali caccia, pesca e orticultura, per motivi di controllo igenico non potevano essere consumati e dovevano essere conferiti al sistema produttivo nazionale.
Il territorio della riserva Nuova Firenze comprendeva quasi completamente l’antica Toscana, e Firenze, o meglio la parterimasta dopo la guerra persa dagli umani contro i droidi, era stata nominata capitale territoriale, anche se non aveva alcuna funzione né politica né amministrativa.
Le città, i musei le gallerie e l’intero territorio della riserva non erano di alcun interesse né economico né strategico per il droidi dominatori e gli abitanti, sorvegliati e seguiti affinché non superassero il rapporto di settantacinque abitanti per chilometro quadrato, passavano la vita fra convegni, concerti, giochi di società e gite culturali.
Tutta l’economia era pianificata, ogni prodotto necessario alla vita della riserva era fornito dallo stato continentale, ma ogni riserva doveva essere in grado di organizzare eventi locali e attività particolari.
Tutte le riserve sparse nell’intero pianeta avevano la possibilità di collegamento tra loro ma i rapporti e gli scambi non erano favoriti, questo non rientrava nella politica globale dei droidi che avevano adottato due motti risalenti agli antichi romani
- Pax droidica,
- Dividit et impera,
per governare tutte le riserve e con esse l’intero pianeta.
L’organizzazione civile della riserva prevedeva un capo-riserva nominato annualmente edi un numero variabile di consiglieri anziani.
Queste cariche, puramente onorifiche, non riportavano alcuna funzione né responsabilità, erano solo utili per dare una parvenza di organizzazione territoriale agli umani.
La richiesta per organizzare la festa
Il capo-riserva pro tempore, il fiorentino Paolo Botticelli, chiese al robot coordinatore e al supervisore il permesso di costruire alberi di natale sintetici e di organizzare la festa del Natale.
Ottenne una risposta negativa, le robo-fabbriche avevano un disperato bisogno di progetti per costruire prodotti da vendere nei centri commerciali dedicati agli abitanti della Nuova Firenze e delle altre riserve del pianeta.
Il supervisore interpellato chiese cosa fosse la festa del Natale e quando seppe che anticamente gli umani si scambiavano doni, cioè oggetti, rispose che ogni oggetto sulla terra doveva essere progettato, prodotto e pianificato dai droidi, distribuito e venduto solo dai centri commerciali autorizzati se e solo se il valore complessivo delle merci prodotte e vendute non superava il credito complessivo posseduto dagli umani.
Alla richiesta di distribuire doni, naturalmente gratuiti, il supervisore rispose:
- In questo tipo di economia, nel nostro e nel vostro tipo di economia, non è possibile avere debiti e ogni oggetto è attentamente pianificato e valorizzato e deve rientrare nel valore complessivo della ricchezza. Questa economia non permette di acquisire beni con un valore superiore alla ricchezza posseduta, liquida e utilizzabile.
A Nuova Firenze ci si organizza.
Non passò molto tempo che i più anziani della riserva si riunirono al parco della Cascine, come se preparassero una partita di calcio tra amici, e con lo spirito anarcoide e ribelle che da sempre avevano contraddistinto i fiorentini, decisero di agire.
Senza far cenno a nessuno, se non ad una ristrettissima cerchia di persone, cercarono nella loro memoria quanto appreso dagli antenati e trasmesso solo oralmente, prepararono e fecero circolare disegni e schemi su come costruire un albero di Natale.
Con i più vari materiali recuperati nelle discariche o rubati nei supermercati collettivi realizzarono alberi che assomigliavano vagamente a piccole conifere, ne realizzarono almeno uno per famiglia che avesse un bimbo in età di regali di Natale.
Altri abitanti, nel più assoluto riserbo, costruirono piccoli oggetti adatti al gioco dei bambini, ciascuno con il nome del piccolo che lo avrebbe ricevuto nella notte più magica dell’anno.
Il Natale è arrivato assieme a Babbo Natale.
La mattina del venticinque dicembre tutti i bambini della riserva, almeno quelli sotto i sette anni, trovarono sotto l’albero sintetico costruito di soppiatto dagli abili artigiani fiorentini, almeno un regalo, un piccolo o grande oggetto, un ninnolo come alcuni, i più vecchi abitanti, li avevano chiamati.
Questi manufatti, al contrario di quelli presenti nei centri commerciali autorizzati, non riportavano la provenienza robotica ma solo un piccolo logo con un albero stilizzato e la scritta
- Fatto a Rovaniemi,
con una figura, sicuramente di fantasia, che sembrava essere di una slitta trainata da animali, un cenno alla località di produzione ed una figura stilizzata, di origine sicuramente umana, raffigurante un viso con cappello natalizio e una linguaccia di scherno.
Le indagini dei droidi.
Per non provocare disordini i droidi decisero di non sequestrare i doni con la provenienza Rovaniemi, ma inviarono subito dei robo-droni per ispezionare le fabbriche e identificare chi avesse prodotto questi oggetti.
Rovaniemi, minuscola località della Lapponia, non aveva, da oltre duecento anni, alcun abitante e le piccole baracche completamente diroccate non erano certo la località di produzione di quanto ricevuto dai bambini di Nuova Firenze durante la notte di Natale.
I robo-droni riferirono che una delle baracche aveva ancora su una porta un cartello con una scritta che non aveva senso per la logica dominante.
I droidi erano troppo presi dalla loro indagine per riconoscere la vera casa di Babbo Natale, le immagini riportavano un immensa distesa di neve con qualche rudere che spuntava ancora dalla coltre bianca.
Il mistero, per i droidi, rimaneva fitto, cercarono a lungo a Rovaniemi, ma non potevano immaginare quali fossero le abilità innate degli abitanti della vecchia Firenze, capaci di piccoli e grandi prodotti artigianali e di grandi opere d’arte, abilità riapparse al semplice richiamo del Natale.
La speranza del nuovo rinascimento.
Paolo nella riserva era uno degli anziani che aveva concepito questi festeggiamenti.
Aveva tre figli, il più grande di sei anni, e a tutti aveva raccontato quello che suo nonno gli aveva sempre detto, aveva raccontato ai suoi ragazzi dell’atmosfera magica, dell’attesa, della sorpresa alla mattina del venticinque dicembre quando sotto un albero, simbolo della rinascita della speranza della primavera i bambini trovavano i regali.
Ma aveva raccomandato a tutti la massima segretezza ed il massimo riserbo.
Buoni o cattivi che fossero stati, a tutti un piccolo regalo veniva portato da un certo Babbo Natale, che dalla parola babbo si deduceva che fosse sicuramente di origini toscane.
Poi ai ragazzi dopo i sei, sette anni, il mistero veniva svelato, sapevano chi era babbo natale, ma nessuno svelava il mistero a quelli più piccoli.
Troppo, troppo bello, era il tempo del Natale.
Paolo stava passeggiando sul ponte a Santa Trinita e guardava verso Ponte Vecchio, verso il corridoio del Vasari.
Era sicuro che proprio da Nuova Firenze sarebbe iniziato il nuovo rinascimento, dopo il periodo attuale che poteva essere assimilato ad un lontanissimo ed ormai quasi dimenticato medio evo.
I controllori dell’economia droidica avevano indagato molto duramente sulla provenienza dei regali, non potevano tollerare che fossero prodotti fuori dal circuito economico ufficiale.
Era una piccola cosa, ma non poteva essere tollerata, niente doveva sfuggire al loro controllo.
Paolo aveva subito un lungo interrogatorio, a cui aveva sempre opposto un ostinata risposta: nessuno conosce chi è Babbo Natale, non so dove produce i regali che porta, in tutto il mondo, in una sola notte.
Impossibile! era quanto pensavano i droidi, ma Paolo ribatteva che niente era impossibile dato l’amore che Babbo Natale ha per tutti i bambini del mondo.
Per i droidi dominatori l’amore era solo e unicamente un fatto meccanico, fisico, da controllare per non avere una popolazione troppo grande per le risorse della terra che pur vaste non erano infinite.
Il giorno di Natale era passato e Paolo, che camminava lungo una piccola strada costeggiante il fiume Arno, volse lo sguardo verso il confine sud est della riserva, guardava la splendida chiesa di San Miniato al Monte e senza muovere alcun muscolo per non tradire alcuna emozione o sentimento continuò a seguire i suoi pensieri.
Pensava che quelle teste di latta che non avrebbero mai saputo chi fosse nella realtà Babbo Natale, non avrebbero mai provato l’amore per un figlio che non avrebbero mai avuto.
Nessuno avrebbe detto loro che Babbo Natale era proprio Paolo e la sua compagna che durante la notte di Natale avrebbero continuato a mettere i regali sotto un albero, vero o sintetico che fosse, e alla mattina avrebbero visto, con la gioia dei genitori, lo spettacolo di un bimbo che scartava il suo regalo, proprio quello che Babbo Natale aveva scelto per LUI!!!!
Così per tutti i bimbi e tutti i genitori del mondo e di tutte le riserve umane.
Paolo era certo che proprio da Nuova Firenze sarebbe iniziato il nuovo rinascimento con un altro sentimento rinato spontaneamente tra gli umani, sentimento che le teste di latta non avrebbero mai potuto avere: la speranza.