Ovvero: il troppo stroppia
Nel terzo pianeta della stella Eta-Eridani, indicato nelle mappe stellari come EE03, il comitato di ascolto galattico non aveva, da circa un mese terrestre, notizie della sua delegazione che in forma assolutamente segreta si era stabilita sulla terra da ormai diversi periodi di rivoluzione locale, o anni eridani ciascuno dei quali durava circa settecentoventuno giorni terrestri.
Il segnale quantistico correlato di comunicazione era cessato improvvisamente senza alcun preavviso e, dopo il periodo standard di attenzione, un segnale di pericolo era apparso sul comunicatore del supervisore delle delegazioni planetarie.
Il giorno successivo, nella riunione quotidiana del comitato di sicurezza, tra le comunicazioni urgenti figurava il resoconto preciso di quanto accaduto.
Il testo del comunicato, redatto con un profilo molto allarmante, riportava che neppure la stazione di monitoraggio automatico e le porte di accesso e teletrasporto verso il pianeta Terra rispondevano alle richieste di attivazione.
Questa situazione innescò nel comitato una discussione molto accesa, tutti sapevano che sul pianeta terra erano abbastanza frequenti guerre e conflitti per motivazioni spesso assurde, gli umani si erano quasi estinti per contendersi una donna di nome Elena, avevano fatto stragi per un Dio mai visto e conosciuto, avevano schiavizzato intere popolazioni per coltivare una pianta chiamata cotone, e con queste premesse ci si poteva aspettare di tutto.
Alcuni membri del comitato, ricordando la presenza di una base di servizio sul satellite naturale del pianeta terra, chiesero se il collegamento di emergenza che un tempo era presente con la base di servizio fosse ancora efficiente.
Il Direttore del comitato rispose che il collegamento di emergenza era stato disattivato da tempo per motivi di sicurezza, per non essere individuato da eventuali ricerche di interferenza spaziale, ma la base era ancora presente quale magazzino e stazione di ambientazione e potenzialmente utilizzabile da parte di viaggiatori e abitanti di EE03.
Dopo qualche minuto di discussione fu presa una decisione, che il Presidente avrebbe sicuramente avallato, sarebbe stata organizzata una spedizione interstellare dato che il teletrasporto quantistico non dava segni di attività.
Questa attività sarebbe costata ai contribuenti di EE03 un mucchio di crediti e sarebbe durata due mesi terrestri a velocità di curvatura zero-due dato che la distanza da superare era di 133 anni luce secondo le unità di misura terrestri .
La decisione del Presidente
Il Presidente fu subito informato e chiese se si sapesse che fine avessero fatto i ventidue delegati presenti sulla terra, espose il suo timore che si fossero fatti in qualche modo corrompere ed avessero assunto quella bevanda chiamata vino che era noto che annebbiava le menti anche se dava una momentanea euforia e felicità.
-
- No Presidente, rispose ossequioso il Direttore del comitato, i nostri non hanno mai trasgredito alle leggi ed ai regolamenti di Eridania, anche se sono metamorfizzati come terrestri, hanno sempre obbedito alla nostra morale.
Però pensava, senza farlo vedere, che era una possibilità non molto remota, dato che anche lui, nel periodo in cui aveva diretto la delegazione terrestre, più di una volta aveva provato quelle euforia a cui si riferiva il Presidente.
- Ma non esisteva una base di emergenza sulla Luna? Chiese il Presidente.
- Si esisteva, confermò il Direttore del Comitato, ed esiste ancora, ma i suoi sistemi di comunicazione sono stati disattivati per non farla intercettare da parte di ricercatori terrestri, ora è solo un punto di deposito di materiale per eventuali necessità della nostra delegazione terrestre o di viaggiatori in transito verso altri sistemi planetari.
- La nostra delegazione, continuò il Direttore del comitato, dispone sulla terra di un veicolo automatico di trasferimento del personale della delegazione dalla terra alla base di emergenza lunare, ma non sappiamo se lo hanno usato.
- Bene, disse il Presidente apponendo il sigillo presidenziale sulla richiesta di organizzare la spedizione, però è indispensabile che tu stesso diriga la spedizione.
- Sono ben lieto di servire il mio paese, esclamò entusiasta il Direttore, cercherò come al solito di limitare le spese e ridurrò al minimo indispensabile il numero dei partecipanti. Le scelte saranno esclusivamente tecniche e professionali, diramo immediatamente l’elenco e l’ordine di metamorfizzarsi in forma terrestre e tra cinque giorni partiremo.
- Bene, disse il Presidente, e relazionami subito di ogni mossa eaccadimento.
- Sicuramente signor Presidente, rispose il Direttore, e pensava alle tante Elene che avrebbe potuto incontrare e le cene con aragostea ccompagnate dalla bevanda chiamata champagne nota per le bollicine di gas che come per miracolo sgorgavano dal liquido senza apparente motivo.
La spedizione verso la terra.
Il Direttore aveva raccolto attorno a sé i più fidati collaboratori compreso il Vice Direttore, o meglio la Vice Direttrice, una signora pluri laureata che nella metamorfosi umana aveva assunto le sembianze di una ragazza con i capelli rossi e con altre appendici molto pronunciate.
Il personale di servizio, che aveva provveduto a caricare sul veicolo interstellare tutto il materiale necessario alla traversata galattica di due mesi terrestri, aveva recuperato dalla casa del Direttore Generale quattro contenitori di cartone con strani simboli scritti in lingua terrestre ma che ad un esame più attento sarebbero stati interpretati
“Fare attenzione, Fragile, Vetro, Champagne, 48 bottiglie”,
ma nessuno delle persone addette al carico sapeva cosa significassero, avevano solo intuito, dopo le raccomandazioni del proprietario, che doveva trattarsi di merce indispensabile per il viaggio e forse un additivo per migliorare la velocità di curvatura.
I partecipanti alla crociera intergalattica erano stati scelti, su base prettamente amicale, tra un numero molto elevato di aspiranti, ed avevano assunto, a proprio piacere e a seconda delle precedenti esperienze terrestri, sembianze adatte alla loro personalità, equamente distribuite tra le varie sensibilità e tendenze personali.
Nel complesso si trattava di 126 individui, che una volta impostata nei computer della nave spaziale, identificata con la sigla EE030940, la destinazione del sistema di riferimento stellare, non dovevano fare altro che aspettare il termine del viaggio e cercare di non annoiarsi e di abituarsi alle consuetudini, invero depravate secondo gli standard di EE03, degli abitanti della terra.
In arrivo nel sistema solare
L’astronave si avvicinò al sole seguendo una rotta polare, evitando le forze gravitazionali dei pianeti ed usando il proprio scudo magnetico per deviare le fastidiose radiazioni solari.
Arrivata a tre unità astronomiche dal sole i sistemi automatici calcolarono la posizione del sistema terra nella sua orbita naturale e puntarono verso quel punto i sistemi di rilevamento ottico e gravitazionale.
Accertarono che la massa e la forze gravitazionali erano corrette, individuarono subito la luna, ma del pianeta terra non c’era alcuna presenza ottica.
Un allarme risuonò per tutta la nave e fece accorrere in sala comando l’intero equipaggio che prese posto nei rispettivi punti di lavoro e di sorveglianza.
Dopo qualche minuto il Direttore Generale, che aveva funzioni di Comandante e come tale veniva chiamato, chiese:
- Qualcuno di voi riesce ad individuare il pianeta Terra?
Il Primo Navigatore con aria molto perplessa, senza distogliere lo sguardo dai monitor, farfugliò:
- Comandante, rilevo la presenza gravitazionale della Terra, vediamo sul monitor la Luna, che sta orbitando regolarmente senza alcuna deviazione dal punto calcolato, ma del pianeta Terra non rileviamo alcuna presenza ottica.
- Avviciniamoci, ordinò il Comandante, e posiamoci sulla Luna, faremo tutti i rilievi necessari da quella posizione, ma teniamoci lontani, per il momento, dalla nostra base di emergenza. Andremo verso la nostra base in un secondo momento, quando saremo sicuri che non ci siano interferenze.
Dopo dieci minuti la nave proveniente da EE03 si era posata in una pianura del Mare della Tranquillità da dove, secondo le mappe galattiche, si sarebbe dovuta avare una vista completa ed eccezionale del pianeta terra.
Ma nonostante tutti i componenti dell’equipaggio di EE030940 si fossero precipitati agli oblo o agli schermi dei comunicatori nessuno riusciva a scorgere la terra, solo una continua e sterminata immensità di puntini luminosi, le stelle e le galassie, su uno sfondo nerissimo.
Il sole stava sorgendo alla destra dell’astronave EE030940.
- E dove si è nascosta, sbottò il Comandante, hanno forse inventato il manto dell’invisibilità?
Nel visore del Primo Navigatore, il computer di posizionamento galattico proiettò, su comando del suo operatore, un segno a otto raggi centrando il punto in cui si sarebbe dovuto intravedere il pianeta Terra.
Diversi astronauti di EE030940 stavano osservando la scena, curiosi ma ammutoliti dell’insolita situazione, quando uno dei presenti disse:
- Guardate, si è mosso qualche cosa.
Il Primo Navigatore applicò il massimo ingrandimento possibile, con quella configurazione avrebbero potuto osservare l’immagine di una bitante della terra alta qualche millimetro.
- È vero continuò un secondo astronauta presente, guardate, sembra che le stelle sullo sfondo si stiano muovendo lentamente, come se facessero posto a qualche cosa.
- Comandante, urlò il Primo Navigatore, vieni subito qui, e attivò il sistema di registrazione dei dati.
Appena arrivato il Comandante osservò in silenzio qualche minuto il visore, si accertò che tutte le immagini venissero registrate poi convocò tutti in sala riunione.
La riunione operativa dell’equipaggio di EE030940.
Non era passata un’ora dall’arrivo della astronave eridanea che tuttii componenti dell’equipaggio presero posto nella sala riunioni.
Il Primo Navigatore era pronto ed il Comandante ordinò con tono molto preoccupato ma deciso:
- Comincia la proiezione delle immagini registrate e stai attento alla velocità di scorrimento ed al fermo immagine.
Il Primo Navigatore proiettò le immagini registrate facendole scorrereun poco avanti ed un poco indietro, aumentando la velocità di proiezione,
Un oh!!!!! di sorpresa si alzò dalla sala, era chiaro che lungo la traiettoria che doveva essere fatta dalla terra, sembrava che le stelle fossero spostate sopra e sotto un punto virtuale dello schermo.
- Ferma, ordinò il Comandate, anche se sembra pazzesco, ho una idea di cosa sia successo e cosa provoca questo fenomeno, ma prima di esprimermi voglio ascoltare il parere sia del primo Navigatore che dell’Astronomo a cui demando i relativi calcoli.
Nessuno disse una parola, solo silenzio e visi tesi, preoccupati, non una parola uscì dai presenti per diversi minuti, poi il responsabile dei sistemi astronomici e dei sistemi di calcolo , dopo aver controllato più volte il flusso di numeri e i grafici che scorrevano sul visore personale iniziò a parlare.
- Non riesco a credere ai miei calcoli ma non esiste altra spiegazione.
- Al posto del pianeta terra è presente un buco nero, con la sua stessa massa e con la stessa interazione gravitazionale ma di due metri e trentadue centimetri di diametro.
- Questo oggetto ha la stessa massa della terra e per questo, nel suo movimento lungo la traiettoria terrestre attorno al sole, si comporta come una lente gravitazionale e sposta la luce delle stelle che occulta.
- A noi osservatori sembra che le stelle sullo sfondo si stiano spostando dalla loro posizione.
Dopo un attimo di silenzio riprese a parlare:
- Non ho la più pallida idea di come sia possibile, di cosa sia successo, ma sembra proprio che tutto il pianeta terra sia stato trasformato in un buco nero di poco più di due metri di diametro.
- In questo modo l’orbita della luna non ha subito alcuna variazione, né l’orbita terrestre è cambiata. Non c’è stata modifica delle masse, ma solo delle dimensioni.
Il comandante, con una mossa tipica terrestre si mise le mani tra icapelli, chiese con una certa disperazione nella voce:
- Astronomo, controlla ancora una volta i tuoi calcoli.
Passarono un paio di minuti, l’Astronomo chiese al Primo Navigatore di proiettare ancora una volta i filmati, poi con aria sconsolata:
- Niente da fare Comandante, ti confermo che la terra è diventata un buco nero!!!!!
Dopo qualche minuto il Comandante chiese se ci fossero delle emissioni radio proveniente dalla terra ma ricevette una risposta negativa.
- La nostra stazione di servizio, disse il Comandante, non è distante, vado con una squadra di almeno quattro uomini a vedere se c’è qualche indizio o segnalazione, e ordinò al Commodoro di attrezzare il veicolo di ispezione e di accompagnarlo con tre astronauti.
La stazione di servizio lunare di EE03
Il veicolo dal Comandante arrivò in meno di un’ora alla stazione di servizio installata molto tempo prima dai visitatori di EE03 alla terra.
Era ormai da tempo solo un magazzino di riserva dei prodotti che i visitatori non potevano trovare sulla terra e, qualche volta, era servito per un periodo di addestramento dei delegati per abituarsi alle nuove forme corporee prima di inserirsi tra il genere umano sulla terra.
Il sistema di gestione della stazione di servizio lunare riconobbe il veicolo che si stava avvicinando, aprì il locale di accettazione e parlando nella lingua nativa di EE03 dette il benvenuto alla delegazione.
Il comandante con le proprie credenziali aprì le porte della stazione e immediatamente si trovò di fronte ad una situazione inattesa e notevolmente preoccupante.
Due figure di forma umana erano distese sui letti e alzarono appena la testa quando il Comandante e gli altri astronauti entrarono nella stanza, non dissero una parola, ma quello più vicino alla porta alzò ambedue le braccia e le agitò in segno di benvenuto.
- Presto, disse il Comandante, portiamoli alla infermeria della nave, avvertiamo i medici di tenersi pronti, poi rivolto ai due, non affaticatevi, avremo tutto il tempo di parlare appena vi sarete ristabiliti.
Il salvataggio dei sopravvissuti.
Nella grande nave la notizia del ritrovamento di due esponenti del popolo di EE03 si diffuse in un attimo e tutti si prodigarono per prestare la migliore accoglienza e le cure indispensabili per la loro guarigione.
In meno di un’ora i due sopravvissuti erano sotto esame del medico di bordo che per prima cosa allontanò tutti i curiosi, Comandante compreso, dicendo che il primo bollettino sarebbe stato diramato non prima di dodici ore.
Il medico disse unicamente al Comandante di comunicare al Presidente che i due individui erano proprio ridotti male da una permanenza nella stazione di servizio per oltre due mesi senza avere importanti riserve di cibo e di acqua, non sarebbero sopravvissuti per un altro mese, ma forse erano stati trovati in tempo.
Il Presidente, costantemente informato dal comunicatore a correlazione quantistica, stette qualche minuto in silenzio, poi rivolto a tutti:
- State facendo un ottimo lavoro, prendete tutto il tempo necessario per conoscere cosa sia avvenuto, fate di tutto per salvare la vita ai due sopravvissuti, fate ogni possibile sforzo per conoscere cosa sia accaduto al pianeta Terra.
E poi rivolto al Comandante:
- Fai ogni sforzo, Comandante, per conoscere i dettagli di questa tragedia. Ti ho inviato diverse navi di rifornimenti. Avrai ogni supporto per questa missione che potrebbe, dico potrebbe, avere risvolti importantissimi per tutta l’intera galassia.
- Vi lascio al vostro lavoro, proseguì il Presidente, ma il canale di comunicazione rimane costantemente aperto e collegato direttamente al mio comunicatore personale.
Il personale ascoltò le comunicazioni del Presidente in assoluto silenzio per poi tornare ai propri incarichi. Il Primo Navigatore continuò ad osservare gli schermi dove un piccolo punto nero si muoveva lentamente sullo sfondo delle stelle della galassia e, mano a mano che procedeva, le stelle dello sfondo sembrava che gli facessero posto.
Nella infermeria dell’astronave i due ricoverati, fortemente denutriti, facevano lenti ma importanti progressi e dopo un paio di giorni furono dichiarati fuori pericolo ma per precauzione ogni contatto congli altri astronauti fu rimandato al termine della settimana di degenza.
Il racconto dei sopravvissuti.
Era stata nominata una commissione, coordinata e diretta dal Comandante, incaricata di ascoltare e interrogare i due sopravvissuti e poi redigere un verbale contenente le informazioni raccolte e valutare i pochissimi documenti e alcune immagini trovate nella stazione di servizio lunare.
Alla loro uscita dalla infermeria i due furono accolti da tutti con un misto di curiosità ed attenzione, ma furono subito accompagnati nella sala appositamente attrezzata dove la commissione, presieduta dal Comandante, li stava aspettando.
Si venne subito a conoscenza che i due si erano salvati unicamente perché un veicolo di sicurezza, quello che li aveva portati in salvo, era parcheggiato nel garage della loro villetta ubicata nello stesso quartiere dove viveva lo scienziato Karl Nix.
I due avevano preso alloggio vicino alla casa di Karl dopo che lo scienziato aveva pubblicato i sui lavori sulla gravità artificiale e sulle tecniche per generarla e gestirla, ma non avevano ritenuto di avvisare i responsabili su EE03 dato che Karl non aveva mai dato segno di essere passato dagli studi teorici alla realizzazione pratica, né proposto a nessuno di organizzare una qualsiasi sperimentazione.
Per estrema precauzione avevano installato un gravimetro con allarme nella propria abitazione, ma non era stato possibile accedere alla casa di Karl dotata di sistemi di sorveglianza molto sofisticati.
Una sera del mese di febbraio nella villetta dei due delegati eridani si attivò il sistema di allarme collegato al gravimetro.
I valori letti erano estremamente allarmanti, intuirono che era iniziato un processo irreversibile che avrebbe portato in pochissimo tempo alla distruzione della terra, i due delegati di Eta-Eridani si erano precipitati nel vano dove era conservato il veicolo di emergenza ed erano partiti verso la stazione di riserva presente sulla Luna salvandosi per meno di cinque minuti.
Avevano anche lanciato un allarme in bassa frequenza a tutti i delegati di EE03 sulla terra, ma avevano constatato che non aveva avuto alcun successo.
In meno di quindici minuti il processo di formazione del buco nero era terminato e della terra rimaneva solo una massa di energia gravitazionale del diametro di un paio di metri.
I lavori della commissione durarono tre giorni terrestri, dopo di che venne redatta una relazione sugli avvenimenti.
Il documento fu inviato immediatamente al Presidente che lo approvò eraccomandò al Comandante di farlo circolare tra l’equipaggio.
Il documento sul lavoro dello scienziato Karl Nix.
Karl Nix era noto anche al di fuori del circolo di fisica teorica della università di Santa Fè dello stato di Grenada per la sua teoria sul campo gravitazionale artificiale.
Karl Nix aveva anche migliorato il motore gravitazionale, chiamato anche motore a curvatura, warp drive o motore Alcubierre, aumentando la capacità di curvatura e riducendo notevolmente i tempi di viaggio delle astronavi nei casi in cui non fosse possibile utilizzare il teletrasporto.
Karl era un esperto sullo sfruttamento dell’energia zero per generare il campo gravitazionale artificiale, curvare lo spazio e muoversi secondo le traiettorie generate.
Aveva pubblicato moltissimi lavori sull’argomento di come generare la gravità artificiale da energia zero, senza scendere mai in particolari realizzativi.
Ne lsuo laboratorio privato aveva realizzato, nel modo più riservato possibile, un sistema di confinamento gravitazionale per particelle atomiche prive di carica, tanto da poterlo usare ed installarlo in un acceleratore e accumulatore casalingo.
Le energie utilizzabili non erano molto grandi, la gravità è una forza debole e Karl non disponeva di un amplificatore gravitazionale, tanto che per ottenere velocità importanti il suo acceleratore aveva una lunghezza di oltre venti metri.
I lavori teorici successivi sulla fusione nucleare per confinamento gravitazionale locale non erano stati accettati da gran parte della comunità scientifica per motivi che alcuni facevano risalire alla incompetenza di Karl, ma altri, forse meglio informati, al fatto cheil giovane ricercatore li aveva bruciati sul tempo per questo utilizzo della gravità artificiale.
Situazione energetica.
Sul pianeta Terra la ricerca di nuove fonti energetiche aveva raggiunto un livello di frenesia che non aveva riscontro in nessuna epoca precedente.
Le aziende di ricerca e prospezione avevano raschiato il fondo di ogni giacimento di carbone o di idrocarburi senza trovare che residui di pochissimo conto.
Ogni refolo di vento era stato intrappolato, ogni metro quadrato di terreno disponibile era coperto da pannelli per la conversione fotovoltaica, anche tutta l’ energia geotermica disponibile era stata sfruttata.
Ogni ruscello, ogni fiume, ogni onda di marea era stata utilizzata per generare elettricità.
L’uranio per le centrali a fissione era ormai esaurito da decenni, per fortuna gli stati che avevano posseduto bombe atomiche erano stati costretti, da vere e proprie rivolte popolari, a disinnescarle ed usare l’uranio ricavato per produrre calore e elettricità.
Le mirabolanti promesse di energia generata dalla fusione nucleare ottenibile da sistemi a confinamento magnetico del plasma erano cadute nel dimenticatoio dopo l’incidente del monte Rogite quando un circuito superconduttore difettoso aveva disperso alcune tonnellate di plasma a moltissimi milioni di gradi ed aveva semplicemente fuso la montagna ed incenerito in meno di un secondo una decina di milioni di abitanti delle città alle pendici del monte Rogite.
Il sistema a confinamento inerziale e compressione mediante laser di alta potenza era ancora alla ricerca di investimenti con promesse di strabilianti risultati. Ma non aveva mai fornito più del 5% dienergia di quella immessa per innescare la fusione. Gli investimenti in questo settore avevano letteralmente distrutto l’economia di un paio di stati che avevano creduto alle promesse di scaltri broker finanziari.
Era chiaro che l’energia ottenibile dalla fusione nucleare fosse diventata una necessità assoluta per il pianeta Terra, ma solo con metodi completamente nuovi poteva essere realizzata.
I lavori di Karl iniziano.
La maggior parte degli scienziati stavano lavorando agli acceleratori gravitazionali ipotizzati dalle teorie sui campi unificati, ma tutto era rimasto sulle pagine dei libri senza alcuna attinenza con la realtà oggettiva delle cose per la difficoltà del passaggio dalla teoria alla pratica ma anche dalla semplice supponenza e strafottenza accademica della baronia del sapere.
Karl Nix di origini cinesi, ma ormai stabilito nella capitale del piccolo stato di Grenada, pensava da tempo di riuscire a produrre un campo gravitazionale concentrato confinato in un cilindro quantistico, condensando solo neutroni in un super nucleo, utilizzando solamente l’acceleratore gravitazionale che aveva realizzato nel classico garage e che era nella sua disponibilità.
Il calcolo teorico forniva un valore della gravità attenuta accumulando massa neutronica che avrebbe permesso l’inizio della fusione controllata, ma forniva anche un limite non superabile della massa senza che ci si avvicinasse ad un valore molto pericoloso, quello di un piccolo buco nero di cui non si aveva alcuna esperienza né teorica né sperimentale.
Karl voleva ottenere neutroni sparando elettroni e protoni da due cannoni nucleari separati riunendoli in unico fascio di neutroni e raccogliendoli, dato che non avevano carica e pertanto non si sarebbero respinti, in un contenitore gravitazionale e quantistico fino a quando la microgravità locale non avesse raggiunto la soglia critica della fusione.
Da quel momento in poi ogni tre neutroni aggiunti alla massa critica uno sarebbe diventato pura energia lasciando gli altri due pronti per il ciclo successivo. Pertanto dosando i neutroni sparati dal piccolo acceleratore gravitazionale l’energia ricavata sarebbe stata continuamente controllata dal flusso di neutroni, la temperatura non avrebbe mai raggiunto valori tali da fondere il contenitore del supernucleo.
Karl sperava che pompando neutroni nel cilindro potesse controllare il processo di liberazione dell’energia ed aveva calcolato che dieci millimetri cubi di neutroni, senza alcuno spazio tra le particelle, avrebbe realizzato un campo di gravitazione tale che quelli aggiunti si sarebbero fusi, ogni tre neutroni ne sarebbero restati due ed uno si sarebbe trasformato in energia. Le dimensioni del cilindro, come una camera di risonanza, avrebbero permesso di ottenere una radiazione a frequenza infrarossa, cioè calore sfruttabile in modo continuo.
La regolazione del flusso di energia dall’unità di conversione energetica avveniva semplicemente regolando e contando l’ingresso di neutroni nel cilindro gravitazionale, Karl considerava il sistema estremamente sicuro dato che il flusso di neutroni era controllato nella sua continuità e poteva essere finemente regolato o molto semplicemente interrotto.
Ciascun cilindro gravitazionale, delle dimensioni di meno di un metro cubo, era in grado di fornire energia equivalente a quella ottenuta bruciando continuamente duemila barili di petrolio e poteva alimentare una piccola città con calore ed elettricità, non produceva radiazioni ma solo fotoni a frequenza infrarossa, questo almeno nei calcoli e nelle speranze di Karl.
Karl aveva realizzato la produzione di elettroni e protoni nel modo più semplice, cioè prima una normale elettrolisi dell’acqua ottenendo idrogeno e ossigeno. L’ossigeno veniva rilasciato in atmosfera, l’idrogeno veniva fatto attraversare un campo elettrico generato da una bobina di Tesla separando poi le particelle positive e negative.
Karl, nel laboratorio ricavato nel seminterrato della propria villetta di famiglia, aveva raccolto negli ultimi due anni le apparecchiature necessarie per condurre in porto l’esperimento.
La cella elettrolitica, l’apprato principale, il generatore di neutroni e le placche gravitazionali di collimazione era riuscito a costruirli in meno di un anno.
Il cilindro di accumulo gravitazionale lo fece costruire nella fonderia di una città vicina, pesava 80 chilogrammi e Karl dovette comprare un piccolo muletto con cui lo mise in posizione davanti al generatore neutronico.
Pochi giorni prima del solstizio di inverno Karl iniziò a elettrolizzare l’acqua e sparare neutroni nel cilindro che, collimati dalle placche gravitazionali, iniziarono ad accumularsi in modo molto ordinato e preciso.
Dopo una ventina di giorni Karl iniziò a constatare che gli effetti gravitazionali erano già evidenti. Lui stesso, quando era vicino al cilindro si sentiva attirato e faceva una certa fatica ad allontanarsi, ma lo scopo era quello di ottenere la fusione di treneutroni e la strada per arrivarci era ancora abbastanza lunga.
Il gravimetro posizionato vicino al cilindro di accumulo forniva dati confortanti e le misure rispettavano i calcoli teorici nei limiti di tolleranza dello strumento anche se il valore misurato sembrava sempre al limite superiore del valore calcolato.
Karl stimò che avrebbe raggiunto la massa critica entro la fine del mesedi febbraio, cioè dopo circa tre mesi sempre che avesse lasciato il cannone spara neutroni sempre acceso.
Il disastro
Il quattordici febbraio, antica festa degli innamorati, Karl andò a cena e a ballare con Marisa, la sua fidanzata, e come ogni altra volta che si allontanava da casa, lasciò il cannone spara neutroni in funzione in modo che continuasse l’aumento della massa nel cilindro gravitazionale.
La cena iniziò senza alcun problema e continuò molto bene, ma improvvisamente Karl diventò pallido come la tovaglia del tavolo, balzò in piedi e quasi urlando:
- Non è possibile, non ci posso credere, sarebbe un disastro mondiale, disse, presto, debbo andare, paga tu, debbo correre, non posso perdere neppure un secondo.
Raggiunse il suo veicolo personale e alla massima velocità possibile corse verso casa, lungo la strada rimuginava l’idea che era balzata alla sua mente e che l’aveva sconvolto.
Nei suoi calcoli non aveva tenuto conto degli isotopi dell’idrogeno e delle altre sostanze che erano presenti nell’acqua elettrolizzata, che da un calcolo fatto a mente nella concitazione dell’emergenza stimò che potevano apportare un eccesso fino al 20 per cento di neutroni.
In questo caso la massa critica sarebbe stata raggiunta molto, molto prima della fine del mese e forse questo fatto poteva giustificare la discrepanza tra valori calcolati e quelli rilevati dal gravimetro.
Entrò di corsa nel laboratorio, all’apparenza sembrava tutto normale, accese la luce e si avvicinò al cilindro gravitazionale, ma arrivato alla distanza di meno di un metro vide con orrore che le sue dita si allungavano a dismisura, Karl urlò disperatamente e sparì in un lampo di luce.
Karl aveva superato l’orizzonte degli eventi del buco nero artificiale che ormai, da pochi minuti, aveva superato la massa critica e si stava auto alimentando.
Gli avvenimenti successivi.
Gli avvenimenti successivi sono solo ipotizzati in quanto in meno di quindici minuti terrestri ogni atomo della terra venne attirato e catturato dalla gravità del micro buco nero generato dalle attrezzature di Karl.
I due delegati di EE03 si erano salvati unicamente perché avevano ricevuto l’allarme del loro gravimetroo, ma avevano anche udito l’urlo dello scienziato mentre veniva attirato dal campo gravitazionale artificiale ed anche il suono delle sirene di allarme della casa di Karl.
Avevano riferito che il loro gravimetro sembrava impazzito e facevano unacerta fatica a muoversi, allora, senza indugio corsero verso ilveicolo di salvataggio.
Nel verbale ricordarono la messa in funzione del veicolo, la fuga e l’immagine della terra che dietro di loro scompariva. Queste furono le ultime immagini descritte prima di parlare della speranza di essere ritrovati ma della impossibilità di connettersi al pianeta madre per mancanza di sistemi di collegamento correlati, disponevano solo di un collegamento ad onde radio che purtroppo avrebbe impiegato 133 anni per farsi sentire.
Il saluto a SOL03 ed il ritorno.
Tutto l’equipaggio della astronave EE030940 era riunito in sala conferenze dove era stata anche apparecchiata la cena di commiato dal sistema solare.
Dalla cabina del Comandante uscì, come per magia, una cassa piena di bottiglie di colore scuro contenenti un liquido dorato, che, quando versato in leggerissimi bicchieri di vetro, produceva delle piccolissime bollicine di gas che salivano lentamente fino a disperdersi sulla superficie.
Il comandante, senza particolare enfasi, inizio` il discorso di saluto al sistema Terra Luna.
- Amici, iniziò, anzitutto saluto e ringrazio la sorte che almeno due nostri fratelli si sono salvati e come vedete, sono tornati in perfetta salute.
- Ma con immensa tristezza abbiamo constatato una cosa veramente incredibile, il pianeta terra si è trasformato in un buco nero.
- Solo con il racconto dei due amici assieme a quanto trovato come ultimi messaggi che la nostra delegazione, presente in incognito, è riuscita a fare arrivare qui sulla luna, e alcuni frammenti di una serie di comunicati con cui siamo riusciti a ricostruire, purtroppo solo in parte quanto è accaduto.
- In questo documento non sono noti tutti i particolari di quanto accaduto, ma noi abbiamo lasciato in questo punto sulla superficie della Luna un piccolo monumento con una descrizione di quanto a nostra conoscenza.
- Come erano soliti fare i terrestri nelle più varie occasioni,alziamo questi bicchieri, che loro chiamavano calici, verso il cielo in segno di saluto ed augurio. Purtroppo nessun abitante della Terra ci può ascoltare, ma il monumento che abbiamo preparato ed inaugurato rimarrà nel tempo a raccontare gli avvenimenti di cui noi siamo stati semplici testimoni.
- Ho già avvisato il Presidente di quanto è accaduto e del nostro rientro.
- Infiniti auguri a tutti per il viaggio di ritorno che stiamo per iniziare, quando volete potete cessare di mantenere le sembianze umane.
Con un gesto semplice, lento e misurato il Comandante portò alle labbra il bicchiere con quella strana bevanda terrestre che nessuna altro, nell’infinità del tempo, avrebbe mai più bevuto.
- Peccato che sia finito, disse rivolgendosi al Primo Navigatore, ora calcola la rotta e torniamo a EE03.
Il primo navigatore posò lo sguardo sul visore, guardò l’area dove avrebbe dovuto trovarsi la Terra, vide solo i punti luminosi delle stelle, solo un piccolo cerchio nero con alcuni punti luminosi intorno che indicava quello che rimaneva del terzo pianeta del sistema Solare.
In un attimo i punti luminosi che individuavano le stelle diventarono delle strisce luminose, i motori a curvatura avevano iniziato a funzionare, il sistema stellare EE03 era pronto a ricevere l’astronave EE030940.
Sulla Luna, vicino al monumento con la documentazione di quanto accaduto, un piccolo atomizzatore stava polverizzando un sacco di rifiuti contenente anche alcune centinaia di bottiglie vuote di vetro che fino a poco tempo prima erano piene di un liquido dorato e spumeggiante.
Mai più nessuno avrebbe osservato un calice con quello che veniva chiamato un “fine perlage” e, quasi fosse una conferma a tutto quanto accaduto, proprio in quel momento Eta-Eridani stava sorgendo sul bordo frastagliato delle montagne della Luna.